Amaseno

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Amaseno
comune
Amaseno – Stemma
Amaseno – Bandiera
Amaseno – Veduta
Amaseno – Veduta
Chiesa di Santa Maria Assunta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Lazio
Provincia Frosinone
Amministrazione
SindacoErnesto Gerardi (lista civica Amaseno Ernesto Gerardi sindaco) dal 15-5-2023
Territorio
Coordinate41°28′N 13°20′E
Altitudine112 m s.l.m.
Superficie77,73 km²
Abitanti4 067[2] (31-7-2023)
Densità52,32 ab./km²
FrazioniCollefiore, Porcini, Ripole, San Benedetto, Sant'Angelo, Santa Lucia, Selvina, Spinetti, Vallemartina
Comuni confinantiCastro dei Volsci, Monte San Biagio (LT), Prossedi (LT), Roccasecca dei Volsci (LT), Sonnino (LT), Vallecorsa, Villa Santo Stefano
Altre informazioni
Cod. postale03021
Prefisso0775
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT060005
Cod. catastaleA256
TargaFR
Cl. sismicazona 3A (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona C, 1 330 GG[4]
Nome abitantiAmasenesi[1]
Patronosan Lorenzo
Giorno festivo10 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Amaseno
Amaseno
Amaseno – Mappa
Amaseno – Mappa
Posizione del comune di Amaseno nella provincia di Frosinone
Sito istituzionale

Amaseno (IPA: amaˈsɛːno, Masè in dialetto locale[5]) è un comune italiano di 4 067 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio.

Geografia fisica

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Amaseno si trova nella Valle dell'Amaseno, tra gli Ausoni (a est-sud-ovest) e i monti Lepini (a nord).

Tutt'intorno si innalzano le montagne, dai 546 metri del Monte Rotondo, fino ai 1090 metri[6], del Monte delle Fate. Le parti più alte sono ricoperte da rocce calcaree, mentre sui fianchi ci sono molte macchie di vegetazione. Secondo la Carta Geologica d'Italia redatta dal Servizio Geologico d'Italia[7] il territorio di Amaseno è composto in gran parte da "Calcari con fossili del Turoniano" ed è sufficientemente fertile e adatto per qualsiasi coltura.

Il fiume principale è il fiume Amaseno, che scorre nella valle, prima di dar vita, insieme al fiume Ufente, al fiume Portatore. Virgilio nell'Eneide, menziona il fiume, e lo chiamava con il vocativo "Amasene pater" e "Amasenus abundans".

Origini del nome

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Il nome Amaseno deriva da un piccolo fiume denominato “Amasenus” il quale si ipotizza che potrebbe derivare a sua volta da un nome di città; Amasos. Il nome attuale (Amaseno) gli fu assegnato nel 1872 sostituendo il vecchio nome; San Lorenzo in Campagna, denominata in epoca molto più remota Castrum Sancti Laurentii.[8]

Dalle ricerche effettuate sul territorio si può dedurre che Amaseno non sia di origine antica, né romana né tantomeno pre-romana: infatti nel suo territorio non sono mai stati rinvenuti manufatti, lapidi o edifici che attestino l'esistenza di un oppidum o di un vicus di età antica[9]. Secondo una delle ipotesi più accreditate, Amaseno sarebbe nato nel IX secolo e, come molti altri abitati medioevali, anch'esso sarebbe sorto attorno a un monastero. Altri suppongono invece che il centro abitativo che diede origine ad Amaseno si sia formato intorno ad una fortificazione militare. In ogni modo, la prima attestazione scritta dell'esistenza di Amaseno risale al 1125, quando ancora si chiamava Castrum Sancti Laurentii:

«Hoc anno Idibus Martii venit Honorius papa cum maxima gente, et cepit Trevem atque Magentiam, et cremavit post tertium et Roccamsiccam et Julianum, et S. Stephanum et Prossei et abstulit Sanctum Laurentium. Postea comites Guttifredus, Landulfus, Raynaldus juraverunt Papae»

Nel testo degli Annales Ceccanenses si ricorda come nel 1125 papa Onorio II abbia condotto di persona una spedizione militare in cui prese Trevi e Maenza, incendiò Roccasecca e Giuliano, S. Stefano e Prossedi, e sottrasse (abstulit) San Lorenzo, che all'epoca doveva già far parte dei possedimenti dei Conti di Ceccano. I Conti, vinti, gli giurarono fedeltà. Di San Lorenzo si fa nuovamente menzione per il 1165, quando fu incendiato dalle truppe del re di Sicilia, guidate da Gilberto duca di Gravina e da Riccardo di Esaia:

«comes Gilibertus et Riccardus de Esaya venerunt cum exercitu regis Siciliae; et intraverunt in Campaniam [...] Et sic intraverunt in vallem Sancti Laurentii, et incenderunt castrum Sancti Stephani et Prossei, et unusquisque postea rediit ad propria. Hoc autem anno Ripe, Turrice et castrum Sancti Laurentii et Insula cremata sunt et Alesander papa reversus est Romam»

Ricostruito, San Lorenzo nel XIII secolo tornò ad essere possedimento dei bellicosi Conti di Ceccano, che ne fortificarono il castello. Tra la fine del Duecento e i primi del Trecento passò per breve tempo ai Caetani: Landolfo II dei Conti di Ceccano, con testamento datato 18 agosto 1264, lasciò in eredità S. Lorenzo alla propria moglie Maccalona[10], ma nel 1297, durante le lotte dei De Ceccano contro i Caetani, Bonifacio VIII confiscò S. Lorenzo e lo diede ai Caetani, suoi parenti. Alla morte di Bonifacio VIII S. Lorenzo ritornò ai Conti di Ceccano: Tommaso II detto “il Mutilo” lo tenne fino al 1350 circa, quando suo cugino Francesco III gli mosse guerra confiscandogli San Lorenzo assieme a Ceccano e a Ripi.

In seguito San Lorenzo passò ancora ai Caetani, che si erano imparentati coi Conti di Ceccano, ma nel 1419 papa Martino V Colonna lo confiscò a Cristoforo Caetani, duca di Fondi, e lo donò alla regina Giovanna II di Napoli, che a sua volta lo girò a Giordano e Lorenzo Colonna, aggiungendovi anche altri feudi e il Principato di Salerno. Da questo momento si aprì un lungo contenzioso tra i Colonna e i Caetani che costò a San Lorenzo anche un saccheggio, compiuto nel 1556 da Bonifacio Caetani. Dal 1549, proprio a causa del conflitto Colonna-Caetani, l'Ambasciatore spagnolo a Roma aveva preso possesso pro tempore di San Lorenzo, Sonnino e Vallecorsa che rimasero sotto l'amministrazione spagnola fino al 24 ottobre 1591, quando Filippo II di Spagna concesse i tre paesi oggetto di contesa a Marcantonio Colonna, il vincitore di Lepanto. Dal 1591 fino al 1816 San Lorenzo rimarrà feudo dei Colonna e non sarà più oggetto di contese tra i baroni romani.

Queste lotte però avevano alimentato il brigantaggio, di cui San Lorenzo ebbe a patire. Esemplare il caso del brigante Bartolomeo Vallante, detto "Catena" (circa 1550 - 1581), che alternava i suoi regolamenti di conti e le sue grassazioni con i "servizi", perlopiù assassinii, effettuati a pagamento per conto proprio dei signori locali. Costoro, infatti, oltre a laute ricompense in denaro, accordavano ai briganti l'impunità nei propri feudi. Tra i baroni che si valsero dei "servizi" di Catena vi furono appunto anche dei Caetani: Cesare e Pietro, signore di Maenza[11]. Non meraviglia dunque che il brigantaggio abbia conosciuto nella zona un notevole sviluppo proprio nel Cinquecento, in tempo di contese tra baroni. Un tentativo di reprimere il brigantaggio si ebbe con il sanguinario Sisto V: ai suoi tempi "nel breve tratto di strada tra Frosinone e Anagni si videro ben presto erette fino a dodici forche, dove pendevano straziati i corpi dei briganti"[12] Inoltre San Lorenzo era ubicato non lontano dal confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli: passare il confine permetteva ai briganti di eludere i soldati inviati a combatterli. Famoso nella prima metà del Seicento fu il brigante Domenico Colessa di Aloisio, detto "Papone", che aveva la sua base di operazioni presso Roccasecca, nella contrada Caprile e che cercò addirittura di fondare una repubblica che da lui avrebbe preso il nome di "paponiana". Per debellare Papone, che spesso sconfinava nello Stato Pontificio, il re di Napoli dovette far intervenire più volte l'esercito[13]. Nella prima metà del Settecento primeggiò il terracinese Giuseppe Mastrilli (ca. 1710-1750), di famiglia agiata ed ex-seminarista[14].

In seguito alla rivoluzione francese e con la creazione, nel 1798, della Repubblica gallo-romana, il territorio dello Stato Pontificio fu diviso in otto dipartimenti e la vecchia provincia di Campagna e Marittima formò il dipartimento del Circeo, con capitale Anagni. Caduto il regime repubblicano nel 1799 fu restaurato lo Stato Pontificio, che rimase in piedi fino al 1809, quando fu annesso da Napoleone alla Francia; nella riorganizzazione amministrativa che seguì San Lorenzo rientrò nel Cantone di Vallecorsa, appartenente al Circondario di Frosinone, a sua volta parte del Dipartimento del Tevere[15]. Nel 1815 il Congresso di Vienna restaurò ancora lo Stato pontificio e l'anno successivo il cardinal Consalvi spinse papa Pio VII a decretare l'abolizione dei diritti feudali nello Stato Pontificio, così anche il principe di Paliano Filippo Colonna, ultimo discendente diretto di Marcantonio, rinunciò ai suoi ventisette feudi, compreso S. Lorenzo[16]. Inoltre Pio VII, con il motu proprio del 6 luglio 1816 istituì la delegazione apostolica di Frosinone. Una lettera della delegazione, risalente al 1837 e oggi conservata nell'archivio storico del comune, attesta come nel 1822 il Consiglio Comunale fosse formato da 18 membri per tre quarti di S. Lorenzo e un quarto di Pisterzo.

T. Allon, La famiglia brigantesca

Nel frattempo il brigantaggio, che non si era sopito durante il periodo francese, si riacutizzò per l'attività delle bande di Pasquale Iambucci di Vallecorsa (attivo tra il 1812 e il 1814), di Alessandro Massaroni detto "mancinello", anch'egli di Vallecorsa (1814-21), di Giuseppe de Cesaris di Prossedi (1819-20), del famoso Antonio Gasbarrone detto "Gasperone", originario di Sonnino (1814-19) e, infine, di Michele Feodi, arrestato il 16 luglio 1825[17]. Talvolta all'interno di queste bande si trovava anche qualche amasenese[18]. Più spesso ne furono vittime: nel 1864 veniva decretato un «aumento delle forze di gendarmeria in San Lorenzo per giungere all'arresto dei briganti che si aggirano nella zona»[19]. E in effetti gli zuavi pontifici effettuarono vari arresti sulle montagne tra Amaseno e Sonnino nel 1865[20], tuttavia ancora nel 1866 si registra un "ricatto ai danni di due abitanti di San Lorenzo da parte di alcuni briganti"[21]. La fine del brigantaggio si sarebbe avuta solo dopo l'Unità d'Italia.

Nel 1849 San Lorenzo fece parte della Repubblica Romana. Il 13 ottobre del 1867, nell'ambito della campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma conclusasi con la battaglia di Mentana, i volontari garibaldini della colonna guidata dal generale Nicotera passarono attraverso il territorio di San Lorenzo[22]. Dopo la Breccia di Porta Pia fu assegnato alla provincia di Roma (allora comprendente quasi tutto il Lazio attuale, tranne Cassino, Sora, Gaeta e la Sabina): circondario di Frosinone, mandamento di Ceccano. Nel decaduto Stato Pontificio erano più di trenta le località chiamate "San Lorenzo", delle quali quattro o cinque nella nuova Provincia di Roma[23]. Con il regio decreto 23-6-1872 San Lorenzo assunse la denominazione e lo stemma attuali. Lo stemma del vecchio comune di "San Lorenzo di Campagna" recava l'immagine del santo patrono. Lo stemma odierno raffigura una torre, simbolo che ricorda l'origine castrense del comune.

Nel 1927 il comune di Amaseno fu distaccato dalla provincia di Roma ed aggregato a quella di Frosinone[24], istituita pochi mesi prima. In questi anni ancora non era raro nel periodo estivo-autunnale contrarvi la malaria. Nel 1925 ad Amaseno, dove aveva il bacino d'impluvio una palude della valle omonima, si verificò una grave epidemia: su nemmeno 3 000 abitanti addirittura 2.800 risultarono malarici gravi[25]. Durante la seconda guerra mondiale Amaseno fu duramente provato dall'occupazione tedesca prima, e dal bombardamento e dall'occupazione delle truppe alleate poi, che lo occuparono il 29 maggio 1944[26]. In particolare si segnalarono per le loro violenze, spesso ai danni di donne, i militari delle truppe marocchine[27]. In totale furono stuprate nel comune 12 donne.[28]

Anche la collegiata di S. Maria fu colpita da un cannoneggiamento che durò tre giorni. Nel 1945, immediatamente dopo la guerra, si verificò un'endemia di malaria dovuta in una prima ondata al Plasmodium virax, nella seconda al più grave Plasmodium falciparum[29]. Da decenni ormai la malaria ad Amaseno è completamente debellata. Durante la prima Repubblica Amaseno ha fatto parte del bacino elettorale di Giulio Andreotti[30].

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 27 giugno 1983.[31] Nello stemma è raffigurata una torre su una collina, circondata da rose. Fino al 1872 il comune aveva come proprio simbolo la figura di san Lorenzo, con la graticola e la palma del martirio.[32]

Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di rosso.

Monumenti e luoghi d'interesse

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L'Auricola

Architetture religiose

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  • Chiesa di Santa Maria Assunta; consacrata nel 1177, fu probabilmente ultimata alla fine del XIII secolo, anno in cui si data il pulpito eseguito da Pietro e Giacomo Gullimari de Piperno (Priverno). La chiesa, che mostra numerose caratteristiche cistercensi, tanto nella pianta quanto nella scultura architettonica, conserva all'interno interessanti opere d'arte medievali e moderne. Possiede, inoltre, il prodigioso Sangue di San Lorenzo martire che si scioglie in occasione della festività (10 agosto)[33].
  • Chiesa di San Pietro Apostolo; si fa risalire al XIV secolo, infatti viene nominata in alcuni documenti riguardanti il pagamento delle tasse. Nel corso dei secoli la chiesa subì varie modifiche, fino al 1749. Nel 1944 a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale fu danneggiata e fu fatta restaurare. Alcune parti della chiesa sono in stile gotico. Possiede tre navate e ha un'abside del XVIII secolo.
  • Chiesa di Santa Maria dell'Auricola; si trova sul colle dell'Auricola su un'altura di 270 metri. Risale al XIII secolo, infatti la chiesa viene menzionata in alcuni documenti di papa Onorio II verso l'inizio del XIII secolo. Secondo alcune ipotesi, la chiesa fu fondata dai monaci cistercensi. Nel 1893 la chiesa passò nelle mani di alcuni vescovi, che a loro volta l'affidarono a dei padri francescani che la fecero restaurare. Come molte altre chiese del territorio, subì molti danni nella seconda guerra mondiale. Ora la chiesa è in mano alla Curia di Ferentino.
  • Chiesa di San Rocco; questa fu costruita come voto durante all'epidemia di peste che colpì la popolazione di Amaseno nel XVII secolo. Il campanile è del 1927, mentre la statua di San Rocco è del XVII secolo.
  • Chiesa dell'Annunziata, fu costruita nel XIII secolo, poiché è fatta in stile gotico. Anche questa chiesa è stata in parte distrutta nella seconda guerra mondiale.
  • Chiesa di San Sebastiano; sorge nel centro storico e viene menzionata per la prima volta nel Inventario di Onorato Caetani del 1491. È di piccole dimensioni e fu fatta restaurare nel 1888. All'interno vi è una statua di San Sebastiano scolpita da Giuseppe Apponi nello stesso anno della ristrutturazione. La statua raffigura San Sebastiano ferito da frecce, che contempla il cielo.

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[34]

Da un documento conservato presso l'archivio vescovile di Ferentino, in cui viene riportato un sommario censimento della popolazione diocesana, si ricava che nel 1662 la popolazione totale di Amaseno contava 696 unità, di cui 412 "anime da comunione"[35].

Nel 1828 Amaseno contava 1 852 abitanti[36].

Soprattutto tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, ma anche dopo la seconda guerra mondiale, vi fu una consistente emigrazione, diretta soprattutto verso Canada e Stati Uniti. In una cittadina a 45 km da Chicago, chiamata Chicago Heights, gli immigrati di origine amasenese si sono organizzati in una società: la Amaseno Lodge, le cui riunioni mensili si svolgono in italiano e in dialetto amasenese (oltre che in inglese)[37]. La società ha fatto istituire nell'ambito dell'arcidiocesi di Chicago un San Lorenzo Festival consistente in una processione in onore di S. Lorenzo, il patrono di Amaseno, che si tiene ogni anno. Vi partecipano anche donne in costume amasenese e ha come destinazione il St Rocco Oratory di Chicago Heights[38].

Etnie e minoranze straniere

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Al 31 dicembre 2018 ad Amaseno risultavano residenti 314 cittadini stranieri. Le cittadinanze più numerose erano le seguenti[39]:

  • Biblioteca Biblioteca Comunale di Amaseno
La Banda Musicale

La Banda musicale è tra le più antiche associazioni del paese[senza fonte], i documenti che possono avvalorare questa dichiarazione risalgono al 1884, anno in cui grazie al consiglio comunale di allora nacque una Società Concertistica ed in seguito due complessi bandistici, legati ognuno alle due società di mutuo soccorso, l'Opera Pia intitolata a San Rocco e il Mutuo Soccorso intitolato a San Lorenzo; i due complessi vissero fino all'inizio del primo conflitto Mondiale. In seguito nel 1946, venne data origine ad una nuova società denominata “Amici della Musica” il cui primo obbiettivo fu la ricostruzione della banda cittadina. Nel 1980 subentrò L'associazione Banda Musicale “Città di Amaseno”.

Amaseno MB

Dal 2005 il Gruppo si è evoluto, trasformandosi da una banda cittadina tradizionale in Marching band, una delle poche del genere in Italia, partecipando nelle più importanti competizioni Italiane ed Internazionali.

  • Caciottina di bufala di Amaseno (semplice e aromatizzata): questa pietanza è un formaggio fatto con latte di bufala crudo. Gli elementi tradizionali nella lavorazione di questo formaggio sono l'uso del latte di bufala crudo, il metodo di salatura e come vengono trattate le forme. Per lavorarlo si usano degli attrezzi tradizionali di Amaseno, ovvero la mastella in legno e i vasi di coccio. La caciottina può essere arricchita con frutta secca o peperoncino.
  • Vitellina di bufala di Amaseno: questa pietanza è fatta con carne di vitelli maschi allattati con latte alimentare per 90 giorni e si produce prevalentemente in inverno.[40]

Metal Detector Amaseno

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  • M.D.A. Metal Detector Amaseno

Il settore più sviluppato è quello dell'allevamento bufalino: 14.000 capi di bestiame in circa 250 aziende. Il prodotto principale è infatti la mozzarella di bufala e ogni anno in luglio si tiene ad Amaseno la "Festa della mozzarella di bufala e dell'agricoltura", giunta nel 2010 alla sua XIV edizione, con degustazioni di mozzarelle e delle carni dei "bufaletti", i vitelli del bufalo. Altri prodotti importanti sono le olive e la marzolina, un formaggio fatto con latte di capra.

Fino alla prima metà del secolo scorso uno dei principali cespiti dell'economia amasenese, oltre all'olio, era la coltivazione del grano. Numerose erano anche le vigne, e si aveva una piccola industria nella tessitura di uno speciale panno di lana, di color rosso sangue, e di tela di lino bianca, che servivano rispettivamente per le vesti e per il copricapo (detto mantricella) tradizionali delle donne amasenesi. Fu importante, prima che s'imponesse l'allevamento bufalino, quello equino.

Il territorio comunale di Amaseno rientra nella zona DOP della mozzarella di bufala campana.

Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero di addetti delle imprese locali attive (valori medi annui).[41]

2015 2014 2013
Numero imprese attive % Provinciale Imprese attive % Regionale Imprese attive Numero addetti % Provinciale Addetti % Regionale Addetti Numero imprese attive Numero addetti Numero imprese attive Numero addetti
Amaseno 216 0,64% 0,05% 414 0,39% 0,03% 221 418 224 429
Frosinone 33.605 7,38% 106.578 6,92% 34.015 107.546 35.081 111.529
Lazio 455.591 1.539.359 457.686 1.510.459 464.094 1.525.471

Nel 2015 le 216 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,64% del totale provinciale (33.605 imprese attive), hanno occupato 414 addetti, lo 0,39% del dato provinciale; in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco meno di due addetti (1,92).

Infrastrutture e trasporti

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La stazione ferroviaria più vicina è la stazione di Castro-Pofi-Vallecorsa.

Amaseno, tramite la Strada Provinciale 3, è collegata a Castro dei Volsci.

Mobilità urbana

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La mobilità extra urbana è garantita dal servizio di trasporto del COTRAL.

Amministrazione

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Nel 1872 cambia denominazione da San Lorenzo ad Amaseno.

Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Frosinone, Amaseno passò dalla provincia di Roma a quella di Frosinone.

Altre informazioni amministrative

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Società sportive

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  • Ciclismo: A.S.D. FireFox Team Amaseno
  • Calcio:Folgore Amaseno
  1. ^ Teresa Cappello e Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani (DETI), Bologna, Pàtron editore, 1981, p. 17, sub vocem Amaseno.
  2. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 25, ISBN 88-11-30500-4.
  6. ^ Amaseno: Clima e dati geografici, su Comuni-italiani.it. URL consultato il 29 giugno 2010.
  7. ^ Servizio Geologico d'Italia - Carta Geologica d'Italia, foglio n° 159 (Amaseno) [collegamento interrotto], su apat.gov.it. URL consultato il 29 giugno 2010.
  8. ^ AMASENO, su italia-mia.it.
  9. ^ Tomassetti, p. 102. Giuseppe Tomassetti, archeologo e storico romano, è stato Il primo storico di Amaseno e dei suoi monumenti. Le fonti che utilizzò furono gli archivi di casa Colonna, gli archivi locali, gli archivi di Ferentino e gli archivi del Vaticano.
  10. ^ Tomassetti, p. 112. Vedi anche la genealogia dei Conti di Ceccano (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2010).
  11. ^ Su Catena e il suo rapporto con i Caetani vd. Renato Mammucari, I briganti. Storia arte letteratura immaginario, Città di Castello, Edimond, 2000, pp. 166-8.
  12. ^ Renato Mammucari, I briganti. Storia arte letteratura immaginario, Città di Castello, Edimond, 2000, p. 169.
  13. ^ Renato Mammucari, I briganti. Storia arte letteratura immaginario, Città di Castello, Edimond, 2000, p. 191.
  14. ^ Renato Mammucari, I briganti. Storia arte letteratura immaginario, Città di Castello, Edimond, 2000, pp. 194-195.
  15. ^ Cfr. Bollettino delle leggi e decreti imperiali pubblicati dalla consulta straordinaria negli stati romani, Roma, Presso Luigi Perego Salvioni Stampatore del Bollettino delle Leggi, 1809, vol. 2, p. 12.
  16. ^ Mario Tosi, La società romana dalla feudalità al patriziato (1816-1853), Roma, Edizioni di storia e di letteratura, 1968, p. 17. Riguardo all'abolizione dei feudi «Bisogna osservare che San Lorenzo, come feudo prima dei Ceccano, poi dei Caetani e da ultimo dei Colonna, non pagava tasse alla Reverenda Camera Apostolica»: Tomassetti, p. 146. E comunque ancora verso la metà dell'Ottocento i Colonna continuavano ad avere a San Lorenzo «notabili possedimenti, e palazzo baronale», cfr. Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. XXVII, Venezia, dalla tipografia Emiliana, 1844, p. 296. I Colonna avrebbero alienato le loro proprietà amasenesi solo nei primi decenni del Novecento, quando la Sbp (Società Bonifiche Pontine) acquistò da loro ben 4.000 ettari di terreni incolti situati tra Amaseno e Giuliano di Roma: cfr. Giuseppe Barone, Mezzogiorno e modernizzazione: elettricità, irrigazione e bonifica nell'Italia contemporanea, Torino, Einaudi, 1986, p. 332.
  17. ^ Renato Mammucari, I briganti. Storia arte letteratura immaginario, Città di Castello, Edimond, 2000, pp. 244-53.
  18. ^ In calce all'editto emanato il 22 dicembre 1812 dal Luogotenente generale conte Miollis si trova l'elenco dei quaranta briganti allora latitanti: sette sono di Vallecorsa, nove di S. Stefano, otto di Giuliano, uno di Supino, uno di Veroli, due di Montefortino, quattro di Bassiano, due di Sonnino, quattro vengono dalla Calabria e uno è, appunto, di San Lorenzo: cfr. A. Gasbaroni, La mia vita di brigante. Redatta in prigione da Pietro Masi da Patrica, ergastolano, suo compagno di banda e di pena, Roma, Atlante, 1952, pp. 55-56. In una diffusa guida turistica dell'Italia di fine Ottocento si avvertiva che «"Sonnino" […] and "San Lorenzo", in the valley of the Amaseno […] are both famous for the picturesqueness of the costume of the women, and were formerly notorious for the audacity of the brigands», da: Italy, handbook for travellers, vol. 1, Coblenz, K. Baedeker, 1887, p. 13.
  19. ^ Cfr. la Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato, vol. 2, p. 1065.
  20. ^ Cfr. Documenti diplomatici presentati al Parlamento dal Ministro degli Affari Esteri Presidente del Consiglio dei Ministri il 12 dicembre 1865, Firenze, Eredi Botta tipografi della Camera dei Deputati, pp. 73-76.
  21. ^ Cfr. la Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato, Volume 2, p. 1071: Guida alle fonti per la storia del... - Google Libri.
  22. ^ Felice Cavallotti, Storia della insurrezione di Roma nel 1867, Milano, presso la libreria Dante Alighieri, 1869, p. 434.
  23. ^ Tomassetti, p. 103.
  24. ^ R.D.L. 31 marzo 1927, n. 468, art. 1
  25. ^ "Rivista di malariologia", Volume 25 (1946), p. 146.
  26. ^ Carlo Chevallard Diario, 1942-1945: cronache del tempo di guerra, a cura di Riccardo Marchis, Torino, Blu Edizioni, 2005, p. 256.
  27. ^ Già nei giorni precedenti l'occupazione di Amaseno, alcuni militari delle truppe marocchine fecero violenza carnale su alcune donne della contrada di Vettia: cfr. Il Foro amministrativo - Google Libri.. Vd. anche Copia archiviata, su storialibera.it. URL consultato il 16 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2014).
  28. ^ E. Ciotti, "Le marocchinate". Cronaca di uno stupro di massa, Roma 2018, p. 202
  29. ^ "Rivista di malariologia", Volume 25 (1946), p. 195.
  30. ^ Alessandro Portelli, Cultura operaia, condizione giovanile, politicità del privato: ipotesi di una verifica sul campo, in "Rivista di storia contemporanea", Volume 8 (1979), fascicolo: 1, pp. 56-83, p. 69.
  31. ^ Amaseno, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 17 luglio 2023.
  32. ^ Storia di Amaseno, su amasenoonline.com. URL consultato il 17 luglio 2023.
  33. ^ Lorenzo Riccardi, Il trittico perduto e ritrovato di Amaseno. Un contributo alla pittura del XIII secolo nel Lazio meridionale, in Arte Medievale, IV serie, III, 2013, pp. 163-174.
  34. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
  35. ^ Biancamaria Valeri, Le carte dell'archivio vescovile di Ferentino: appunti per una storia della religiosità nella diocesi, in "Archiva ecclesiae", 34-35 (1991-1992), pp. 95-102, p. 98.
  36. ^ Indice alfabetico di tutti i Comuni, appodiati, frazioni ed annessi dello Stato pontificio colla indicazione della respettiva Legazione, o Delegazione, in che sono compresi; del Distretto, Governo e Podesteria, da cui dipendono, delle Diocesi, alle quali sono essi soggetti e coll'epilogo infine dei Distretti, e Governi di ciascuna Legazione e Delegazione, Roma, presso Vincenzo Poggioli, 1828, p. 214 Indice alfabetico di tutti i comuni... - Google Libri.
  37. ^ Dominic Lawrence Candeloro, Chicago's Italians: immigrants, ethnics, Americans, Chicago, Arcadia Publishing, 2003, p. 153: Chicago's Italians: immigrants... - Dominic Lawrence Candeloro - Google Libri.
  38. ^ Cfr (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2010).
  39. ^ Dati ISTAT, su demo.istat.it (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
  40. ^ Prodotti-tipici.com - Amaseno: Vitellina di bufala, su prodottitipici.com.
  41. ^ Atlante Statistico dei comuni dell'Istat, su asc.istat.it. URL consultato il 15 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2020).
  • Annales Ceccanenses edizione elettronica (DOC).
  • Mirella Fidomanzo, Amaseno, in: Lazio medievale. Ricerca topografica su 33 abitati delle antiche diocesi di Alatri, Anagni, Ferentino, Veroli, Roma, Multigrafica editrice, 1980, pp. 181–186;
  • Enrico Giannetta, Amaseno già S.Lorenzo, Casamari, Tipografia dell'Abbazia, 1977;
  • Enrico Giannetta, Il sangue miracoloso di S. Lorenzo martire. In appendice Storia e Monumenti di Amaseno, Frosinone, Tip. Abbazia di Casamari, 1964;
  • Enrico Giannetta, Le chiese di Amaseno, Frosinone, Tipografia Tecnostampa, 1987;
  • Giuseppe Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio e relazione topografica di ogni paese, Roma, tipografia Boulzaler, 1834, tomo V, pp. 33-4.
  • Lorenzo Riccardi, Il trittico perduto e ritrovato di Amaseno. Un contributo alla pittura del XIII secolo nel Lazio meridionale. in Arte Medievale, IV serie, III, 2013, pp. 163–174.
  • Giuseppe Tomassetti, Amaseno, Roma, Tip. dell'Unione cooperativa, 1899.
  • Carlo Vignoli, Vernacolo e canti di Amaseno, Roma, Società Filologica Romana, 1920 (alle pp. 3–17 vi è una descrizione generale di Amaseno).

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