Antropologia del cyberspazio

L'antropologia del cyberspazio è un'area di studi facente parte delle scienze etnoantropologiche, sviluppatasi a partire dagli anni 1990, che studia le interrelazioni sociali mediate da strumenti informatici e gli aspetti culturali che in tale contesto si sviluppano. L'approccio è spesso fortemente improntato alla multidisciplinarità, con una commistione dei classici strumenti concettuali della ricerca etnografica e delle teorie cibernetica, dei cultural studies, delle scienze della comunicazione, ed in generale delle discipline che affrontano il tema della Comunicazione mediata dal computer (CMC)[1].

Definizioni del campo di studi

[modifica | modifica wikitesto]

Tali incontri tra diverse tradizioni teoriche hanno portato alla proliferazione delle etichette con cui tale campo di studi è indicato, come ad esempio Cybercultures Studies, Computer Mediated Communication Studies, Internet Studies, CyberAnthropology, Ethnography of cyberspace, ognuna delle quali comporta differenti sfumature teoriche nell'intendere l'obiettivo conoscitivo della disciplina. Una disciplina che può essere considerata caratterizzata da una strategia conoscitiva a sé è l'etnografia virtuale (virtual ethnography, o digital ethnography, o net-ethnography), ad esempio le ricerche e le teorizzazioni metodologiche di Christina Hine[2], caratterizzata da una maggior attenzione alle dinamiche strettamente on-line.

Caratteristiche e storia dell'antropologia del cyberspazio

[modifica | modifica wikitesto]

L'antropologia del cyberspazio deve il suo nome al libro scritto da Arturo Escobar "Bienvenidos a Cyberia" (Benvenuti a Cyberia) ed affronta la relazione tra gli esseri umani e le tecnologie, ampliando l'ambito del discorso al di fuori del contesto online, a differenza della metodologia talvolta detta etnografia virtuale, che si limita a uno studio delle dinamiche che si verificano su internet. Inoltre vengono indagati fenomeni come possono esserlo lo studio di dispositivi tecnologici di uso di massa, come ad esempio i-Pod, Palmari e ogni tipo di hardware, ed in generale ogni commistione tra uomo e macchina. L'etichetta "antropologia del cyberspazio" è stata inoltre resa ulteriormente nota dal filosofo francese Pierre Lévy, autore del libro L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio (Feltrinelli, 1996), che prospetta l'affermazione dell'"intelligenza collettiva" e di un modello di cooperazione sociale basato su relazioni "orizzontali".

Vincenzo Bitti individua tre fasi nell'evoluzione del campo di studi negli anni 1990.

La prima fase, la Popular Cyberculture dei primi anni 1990, fu improntata alla curiosità per le nuove tecnologie (in modo simile all'approccio dei media tradizionali alle novità, concentrato soprattutto sugli aspetti delle nuove tecnologie che più colpivano l'immaginario collettivo) e presentò spesso una netta contrapposizione tra chi le considerava un pericolo o una degenerazione e chi le considerava una grande possibilità per il rinnovamento culturale e la libertà.

Rispettivamente nel 1993 e nel 1995 escono due testi chiave dell'antropologia della rete: The Virtual Community di Howard Rheingold e Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet di Sherry Turkle. Inizia una fase, definita da Bitti dei Cyberculture Studies, in cui vengono approfonditi i meccanismi e le culture delle comunità on-line, tramite il metodo dell'etnografia virtuale. Una delle classiche tematiche affrontate dagli studiosi sono le identità create nello spazio virtuale.

Nella terza fase, definita Critical Cyberculture Studies e individuata negli ultimi anni 1990, viene allargato lo sguardo alla vita off-line e viene riconosciuta l'importanza della contestualizzazione sociologica dei soggetti interagenti nello spazio virtuale. Grande importanza assume inoltre l'approfondimento delle commistioni tra comunicazione mediata dalla tecnologia e rapporti umani di altro tipo, e viene ripensata la teorizzazione delle identità costruite virtuali, considerando il fatto che esse generalmente devono rapportarsi con le identità tradizionali.

  1. ^ Etnografie del cyberspazio: appunti per una futura storia degli studi (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2008). di Vincenzo Bitti, pubblicato su Politicaonline il 6/10/2004
  2. ^ Virtual Ethnography, paper presentato all'IRISS '98 - International Conference: 25-27 March 1998, Bristol, UK da Christina Hine
Italiano
  • L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio, Pierre Lévy, 1996, ed. Feltrinelli
  • Bitti Vincenzo, Cultura, identità ed etnografia nell'epoca di Internet. Note dal cyberspazio, in Culture della complessità, a cura di Alberto M. Sobrero e Alessandro Simonicca, Cisu, Roma, 2001, pp. 161–180
Inglese
  • Budka, Philipp and Manfred Kremser. 2004. "CyberAnthropology—Anthropology of CyberCulture", in Contemporary issues in socio-cultural anthropology: Perspectives and research activities from Austria edited by S. Khittel, B. Plankensteiner and M. Six-Hohenbalken, pp. 213–226. Vienna: Loecker.
  • Escobar, Arturo. 1994. "Welcome to Cyberia: notes on the anthropology of cyberculture." Current Anthropology 35(3): 211-231.
  • Fabian, Johannes. 2002. Virtual archives and ethnographic writing: "Commentary" as a new genre? Current Anthropology 43(5): 775-786.
  • Hine, Christine. 2000. Virtual ethnography. London, Thousand Oaks, New Delhi: Sage.
  • Kozinets, Robert V. (2006), “Click to Connect: Netnography and Tribal Advertising,” Journal of Advertising Research, 46 (September), 279-288.
  • Kozinets, Robert V. (2005), “Communal Big Bangs and the Ever-Expanding Netnographic Universe,” Thexis, 3, 38-41.
  • Kozinets, Robert V. (2002), “The Field Behind the Screen: Using Netnography for Marketing Research in Online Communities,” Journal of Marketing Research, 39 (February), 61-72.
  • Kozinets, Robert V. (1999), “E-Tribalized Marketing?: The Strategic Implications of Virtual Communities of Consumption,” European Management Journal, 17 (3), 252-264.
  • Kozinets, Robert V. (1998), “On Netnography: Initial Reflections on Consumer Research Investigations of Cyberculture,” in Advances in Consumer Research, Volume 25, ed., Joseph Alba and Wesley Hutchinson, Provo, UT: Association for Consumer Research, 366-371.
  • Kremser, Manfred. 1999. CyberAnthropology und die neuen Räume des Wissens. Mitteilungen der Anthropologischen Gesellschaft in Wien 129: 275-290.
  • Paccagnella, Luciano. 1997. Getting the seats of your pants dirty: Strategies for ethnographic research on virtual communities. Journal of Computer Mediated Communication 3(1).
  • Sugita, Shigeharu. 1987. "Computers in ethnological studies: As a tool and an object," in Toward a computer ethnology: Proceedings of the 8th International Symposium at the Japan National Museum of Ethnology edited by Joseph Raben, Shigeharu Sugita, and Masatoshi Kubo, pp. 9–40. Osaka: National Museum of Ethnology. (Senri Ethnological Studies 20)
  • Wittel, Andreas. 2000. Ethnography on the move: From field to net to Internet. Forum Qualitative Sozialforschung / Forum: Qualitative Social Research 1(1).
Spagnolo
  • COLANTROPOS - Colombia en la antropología / La antropología en Colombia
  • La Comunidad Virtual- Guinalíu, M (2003): "La Comunidad Virtual"
  • Youth Division- Empresa investigativa que implementa ciberantrolopogía en sus estudios.
  • Blog Youth Division- Blog dedicado a la función de las tecnologías en la vida de los individuos (también maneja otras temáticas).
  • Comunidad En la Red- Blog dedicado al estudio de las comunidades virtuales.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Antropologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di antropologia