Bugha il Vecchio
Bughā al-Kabīr (Bughā il Vecchio) (in arabo ﺑﻐﺎ ﺍﻟﻜﺒﻴﺮ?), noto anche come Bughā al-Turkī (Bughā il Turco) (770 – 862) è stato un generale turco che servì il Califfato abbaside nel corso del IX secolo.
Era di origine turca e fu acquistato nell'819-20[1] come schiavo destinato al servizio militare (ghulām), assieme ai suoi figli, da al-Mu'tasim, fratello del Califfo al-Maʾmūn e più tardi suo successore.
Viene ricordato per la prima volta nell'825, e ancora nell'835, quando comandò i rinforzi inviati da Baghdad per sconfiggere i ribelli khurramiti (o "khurramdiniti") di Babak Khorramdin. Bughā partecipò anche alla Campagna di Amorio guidata da al-Mu'tasim nell'838, dove gli fu affidato il comando della retroguardia. Più tardi servì come hajib del Califfo al-Mu'tasim.[2] Nell'844-45, represse la rivolta delle tribù beduine dell'Arabia centrale.[3]
In seguito rivestì un ruolo importante nello stroncare la rivolta armena dell'850–55, dopo che nell'852 ebbe ricevuto il comando delle operazioni dal Califfo al-Mutawakkil. Partendo dalla sua base a Diyarbakır, si concentrò dapprima sulla parte meridionale dell'Armenia, cioè le regioni del Vaspurakan e del Lago di Van, prima di muoversi verso settentrione su Dvin, l'Iberia e l'Albania. Nel corso di queste operazioni militari, sconfisse pure il rinnegato Emiro di Tiflis, Ishaq ibn Isma'il, e mise a sacco e incendiò Tiflis. Verso la fine dell'853, aveva soggiogato l'intera regione e messo in catene molti magnati caucasici (gli eristavi e gli naxarar), inviandoli nella nuova capitale abbaside di Samarra.[4][5]
Bughā fu quindi spedito alla frontiera (thughūr) con l'Impero bizantino nell'857-58, e si distinse per bravura, rimanendo lì per qualche anno.[5] Era quindi assente a Samarra al tempo dell'omicidio di al-Mutawwakil, ma tornò subito in città non appena gli pervenne la notizia di quanto era accaduto. A seguito della morte del successore di al-Mutawwakil, il parricida al-Muntasir, pochi mesi più tardi, Bughā e altri comandanti turchi dell'esercito scelòsero come successore al-Musta'in (si veda Anarchia di Samarra").[3] Bughā morì pochi mesi dopo, nell'agosto dell'862, si dice all'età di "oltre 90 anni lunari".[1][2] Suo figlio Mūsā e i figli di costui, parteciparono da protagonisti alle successive vicende.[3][6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Matthew Gordon, The breaking of a thousand swords: a history of the Turkish military of Samarra, A.H. 200–275/815–889 C.E., State University of New York Press, 2001, ISBN 978-0-7914-4795-6.
- Richard G. Hovannisian, The Armenian People From Ancient to Modern Times, Volume I: The Dynastic Periods: From Antiquity to the Fourteenth Century, Palgrave Macmillan, 2004, ISBN 1-4039-6636-2.
- Hugh N. Kennedy, The armies of the caliphs: military and society in the early Islamic state, Routledge, 2001, ISBN 0-415-25093-5.
- Daniel Pipes, Slave soldiers and Islam: the genesis of a military system, 1981, ISBN 0-300-02447-9.
- D. Sourdel, «Bughā al-Kabīr», in The Encyclopedia of Islam, New Edition, Volume I: A–B, Leiden and New York, BRILL, 1986, p. 1287, ISBN 90-04-08114-3.