Butrinto
Butrinto | |
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Civiltà | illirica |
Utilizzo | città |
Epoca | X - VIII secolo a.C. |
Localizzazione | |
Stato | Albania |
Dimensioni | |
Superficie | 39 800 000 m² |
Amministrazione | |
Sito web | butrint.al |
Mappa di localizzazione | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Butrinto | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (iii) |
Pericolo | 1997 - 2005 |
Riconosciuto dal | 1992 |
Scheda UNESCO | (EN) Butrint (FR) Butrint |
Butrinto (in albanese Butrint o Butrinti) è una città e un sito archeologico in Albania, vicino al confine con la Ciamuria, parte del sud dell’Albania. Nell'antichità era conosciuta come Bouthroton in greco antico e come Buthrotum in latino.
Si trova su una collina vicina al Canale di Vivari. Abitata fin dai tempi della preistoria, Butrinto era una città appartenente alla civiltà Illirica.
Storia antica
[modifica | modifica wikitesto]Mitologia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Virgilio venne fondata dal profeta troiano Eleno, figlio del re Priamo, che dopo la caduta di Troia sposò Andromaca e si spostò a occidente. Lo storico Dionigi di Alicarnasso scrisse che Enea visitò Butrinto dopo la sua stessa fuga dalla distruzione di Troia, e Virgilio ricordò la città in alcuni versi del suo poema dedicato all'eroe troiano:
«protinus aerias Pheacum abscondimus arces
litoraque Epiri legimus portuque subimus
Chaonio et celsam Buthroti accedimus urbem»
«Subito vediamo sparire le aeree rocche dei Feaci;
costeggiamo le spiagge dell' Epiro ed entriamo nel porto
Caonio e ci avviciniamo all'alta città di Butroto.»
Butrinto fa parte dell’itinerario culturale ‘Rotta di Enea’, certificato dal Consiglio d’Europa.
Origini e storia
[modifica | modifica wikitesto]Butrinto in origine era una città della storica regione dell'Epiro, con contatti con la colonia greca di Corfù e le tribù dell'Illiria a nord.
I resti archeologici più antichi datano ad un periodo compreso fra il XIII e XII secolo a.C. . L'insediamento originario probabilmente mercanteggiava con Corfù e aveva una fortezza ed un santuario. Butrinto si trovava in una posizione strategicamente importante a causa dell'accesso allo stretto di Corfù. Dal IV secolo a.C. crebbe in importanza e comprendeva un teatro, un tempio ad Asclepio ed un'agorà.
Nel 228 a.C. Butrinto divenne un protettorato romano insieme a Corfù, e successivamente divenne parte della provincia dell'Epiro. Nel 44 a.C. Cesare designò Butrinto come colonia per ricompensare i soldati che avevano combattuto per lui contro Pompeo, tuttavia il proprietario terriero locale Tito Pomponio Attico si oppose al suo corrispondente Cicerone, che stava agendo nel Senato romano, contro il piano. Come risultato, pochi coloni si spostarono a Butrinto. Nel 31 a.C. l'imperatore Augusto, fresco vincitore della Battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, rimise in vigore il piano per fare di Butrinto una colonia di veterani. I nuovi residenti espansero la città e, fra l'altro, costruirono un acquedotto, le terme, un foro e un ninfeo.
Nel III secolo gran parte della città venne distrutta da un terremoto, che rase al suolo parecchi edifici del foro e dei dintorni. Gli scavi archeologici hanno rivelato che la città era già in declino e stava diventando un centro manifatturiero, anche se la città sopravvisse comunque e divenne un porto molto importante.
All'inizio del VI secolo Butrinto divenne un vescovato e vennero costruiti nuovi edifici come il battistero (uno dei più grandi dell'epoca paleocristiana) e la basilica. La Basilica di Butrinto è da riconnettersi alla basilica dei Santi Cosma e Damiano di Giurdignano (vicino ad Otranto) che presenta un simile impianto planimetrico con abside poligonale con estradossi, come nella basilica di Butrinto[1]. L'imperatore Giustiniano rafforzò le mura della città, che però venne saccheggiata nel 550 dagli Ostrogoti guidati dal re Totila. Gli scavi evidenziano che le importazioni di beni dal vicino oriente continuarono fino agli inizi del VII secolo, quando i Bizantini persero il controllo della zona. Butrinto segue così la stessa sorte di gran parte delle città balcaniche dell'epoca, dove la fine del VI e l'inizio del VII secolo sono uno spartiacque fra l'età romana e il medioevo.
Dal VII secolo Butrinto si ridusse ad una piccola città fortificata e, in breve, venne conquistata dal primo impero bulgaro, prima di essere riconquistata dai Bizantini nel IX secolo. Rimase un avamposto dell'impero contro gli assalti dei Normanni fino al 1204 quando, a seguito della IV Crociata, l'Impero Bizantino si frammentò e Butrinto entrò a far parte del Despotato d'Epiro. Nei secoli seguenti quest'area fu luogo di scontro fra Bizantini, Angioini e Veneziani, e la città cambiò di mano parecchie volte. Nel 1267 Carlo I d'Angiò prese controllo di Butrinto e di Corfù e ricostruì sia le mura che la basilica. Nel 1386 Butrinto e Corfù vennero acquistate dagli Angioini da parte della Repubblica di Venezia, ma i mercanti veneziani erano principalmente interessati a Corfù e Butrinto cominciò un nuovo periodo di decadenza. Nel 1490 vennero costruite una torre e una piccola fortezza.
Nel 1797 Butrinto venne ceduta a Napoleone in seguito al trattato di Campoformio, e due anni dopo venne conquistata dal governatore ottomano Alì Pascià di Tepeleni, fino a che nel 1912 divenne parte dell'Albania. Ormai comunque il sito della città originale era stato abbandonato.
Scavi archeologici
[modifica | modifica wikitesto]I primi moderni scavi archeologici cominciarono nel 1928 quando il governo fascista di Mussolini mandò una spedizione verso Butrinto. Gli scopi oltre che scientifici avevano anche ragioni geopolitiche, puntando ad estendere l'egemonia italiana nella zona. La spedizione era condotta da un archeologo italiano, Luigi Maria Ugolini, che fece un ottimo lavoro. Ugolini morì nel 1936, ma gli scavi continuarono fino al 1943, quando furono fermati dalla seconda guerra mondiale. Vennero riportate alla luce la città romana e la città ellenistica, comprese la porta dei leoni e le porte Scee, chiamate così da Ugolini in ricordo delle famose porte di Troia nominate nell'Iliade di Omero.
Dopo che il governo comunista di Enver Hoxha prese il potere nel 1944, le missioni archeologiche straniere vennero bandite. Il lavoro venne proseguito da archeologi albanesi, fra i quali Hasan Ceka. Nel 1959 le rovine vennero visitate da Nikita Chruščёv, il quale suggerì a Hoxha di convertire l'area in una base sottomarina. Negli anni settanta l'Istituto Albanese di Archeologia intraprese una campagna di scavi su larga scala.
A partire dal 1993 un'équipe di archeologi inglesi, guidati dal Prof. Richard Hodges (University of East Anglia, Penn Museum) ha ripreso le ricerche archeologiche all'interno ella città di Butrinto e nel vicino suburbio di Vrina. Gli scavi hanno riportato alla luce i resti del palazzo Triconch, l'area capitolina e forense, una torre tardoantica riusata nel periodo altomedievale come residenza, numerosi cimiteri urbani tra cui si segnala quello presso il pozzo di Junia Rufina, assieme a numerose altre strutture. Le indagini presso la pianura di Vrina hanno dimostrato l'esistenza di una colonia romana databile ad età augustea, attraversata da un imponente acquedotto che riforniva la città. L'intero progetto archeologico è stato finanziato e sostenuto dalla Butrint Foundation e dal Packard Humanities Institute, in collaborazione con l'Istituto d'Archeologia di Tirana. Allo scavo presso Butrinto hanno preso parte specialisti da ogni parte del mondo e studenti albanesi in archeologia, ai quali è stato dedicato il Training Programme.
La città moderna
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la caduta del regime comunista nel 1992 il nuovo governo democratico progettò di sviluppare turisticamente il sito di Butrinto, e lo stesso anno esso divenne parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Nel 1997, a causa di una grande crisi politica e finanziaria, l'UNESCO inserì Butrinto nella lista dei siti in pericolo, a causa di furti di reperti, mancanza di protezione e problemi manageriali ed economici.
Nel 2000 il governo albanese istituì il Parco nazionale di Butrinto, e grazie all'aiuto del governo albanese e di enti internazionali il sito venne cancellato dalla lista dei Patrimoni dell'umanità in pericolo nel 2005, anno in cui anche il Parco Nazionale entrò a far parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanità.
Butrinto può essere un modello di come le comunità locali in paesi in via di sviluppo possono essere responsabilizzate attraverso l'utilizzo sostenibile del patrimonio culturale. Nel 2005 il Parco Nazionale in collaborazione con la Butrint Foundation e la Leventis Foundation riaprirono il museo che era stato distrutto nel 1997.
Butrinto può essere raggiunta dalla città di Saranda tramite una strada costruita nel 1959 in occasione della visita di Chruščёv. È un'attrazione turistica sempre più importante per coloro che passano le vacanze nella vicina isola greca di Corfù (da cui si può raggiungere Saranda in mezz'ora di aliscafo o 90 minuti di traghetto).
Sport
[modifica | modifica wikitesto]La squadra di calcio locale è il KS Butrinti.
Documentari
[modifica | modifica wikitesto]- Butrinti è un documentario dell'albanese Vladimir Prifti (2001), premiato al 9 Festival Internazionale del film d'archeologia di Bordeaux nel 2004.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ F. Canali, V, Galati, Paesaggi, città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto tra Otto e Novecento, Una «piccola Patria» d'eccellenza, dalla Conoscenza alla Valutazione e alla Tutela dei Monumenti ..., Firenze, 2017, pp,257-271.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Johannes Bergemann, Die römische Kolonie von Butrint und die Romanisierung Griechenlands. Studien zur antiken Stadt. Bayer. Akad. d. Wiss., Komm. zur Erforschung d. Antiken Städtewesens 2. Pfeil, München 1998. ISBN 3-931516-28-8
- Neritan Ceka, Butrint. A guide to the city and its monuments, Migjeni Books, Tirana 2005.
- Neritan Ceka, Buthrotum its history and monuments, Tirana 2002. ISBN 99927-801-2-6
- Andrew Crowson., Butrint from the Air ("Current World Archaeology" magazine 14 2006)
- Oliver J. Gilkes, The theatre at Butrint. Luigi Maria Ugolini's excavations at Butrint, 1928-1932, London 2003. ISBN 0-904887-44-8
- Jarrett A. Lobell, Ages of Albania (Archeology magazine March/April 2006)
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- Richard Hodges "Eternal Butrint. A UNESCO World Heritage Site in Albania" 2006, London.
- Richard Hodges, "Saranda, ancient Onchesmos, A short History and Guide", 2007, Tirana.
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- I Inge Hansen, Richard Hodges, "Roman Butrint. An Assessment", Oxbow, Books Oxford 2007. ISBN 978-1-84217-234-6
- Jarrett A. Lobell, Ages of Albania. The ruins at Butrint reflect an extraordinary history, from the rise of the Iron Age to the fall of the Iron Curtain. In: Archaeology 59,2(2006) Abstract hier.
- John Mitchell, "Pagëzimorja e Butrintit dhe mozaikët e saj / The Butrint Baptisteryand its Mosaics", 2008, London/Tirana, Butrint Foundation.
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- Alessandro Sebastiani "Butrinto medievale. Bizantini, Veneziani e Ottomani nella città di Enea", 2007, in Medioevo, 128, pp. 76–80.
- F. Canali, V, Galati, Paesaggi, città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto tra Otto e Novecento, Una «piccola Patria» d'eccellenza, dalla Conoscenza alla Valutazione e alla Tutela dei Monumenti..., Firenze, 2017, pp,257-271.
- Alessandro Sebastiani "Roman e Byzantine Butrint: ”: forme insediative e urbanistica tardoantica ed altomedievale nell'adriatico albanese", 2007, in Archeologia Medievale, 34, pp. 227–238.
- Luigi M. Ugolini, L'acropoli di Butrinto, Roma 1942.
- Luigi M. Ugolini, Butrinto. Il mito d'Enea; gli scavi. Istituto Grafico Tiberino, Roma 1937, Ristampato dall'Istituto Italiano di Cultura, Tirana 1999.
- Martin Uhrmacher, Udo Fleck, Auf Aeneas' Spuren. in: Archäologie in Deutschland. Konrad Theiss, Stuttgart 2001,4, S. 58-63.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Butrinto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Butrinti Foundation, su butrintfound.dial.pipex.com. URL consultato il 19 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2014).
- Pagina dell'UNESCO su Butrinto, su whc.unesco.org.
- Battistero di Butrinto, su BeWeB - Beni ecclesiastici in web.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 133798839 · LCCN (EN) n88142065 · GND (DE) 4489547-1 · J9U (EN, HE) 987007567335305171 |
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