Dobbs contro Jackson Women's Health Organization

Dobbs v. Jackson Women's Health Organization
Dobbs contro Jackson Women's Health Organization
TribunaleCorte suprema degli Stati Uniti d'America
Caso597 U.S. 142 S. Ct. 2228, 213 L. Ed. 2d 545, 2022 WL 2276808; 2022 U.S. LEXIS 3057
Data1º dicembre 2021
Sentenza24 giugno 2022; 2 anni fa
GiudiciJohn G. Roberts (Presidente della Corte) Clarence Thomas · Stephen Breyer · Samuel Alito · Sonia Sotomayor · Elena Kagan · Neil Gorsuch · Brett Kavanaugh · Amy Coney Barrett
Opinione del caso
La Costituzione non menziona e non conferisce il diritto all'aborto. La facoltà di legiferare sull'interruzione di gravidanza spetta al popolo e ai suoi rappresentanti eletti.
Leggi applicate
XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti;
Mississippi Code § 41-41-191 (2018)
Sentenze precedenti superate
Roe contro Wade (1973)
Planned Parenthood contro Casey (1992)

Dobbs contro Jackson Women's Health Organization è una storica sentenza di grande importanza della Corte Suprema degli Stati Uniti annunciata il 24 giugno 2022 in materia di diritto all'aborto.

Il caso analizzato riguarda una legge del Mississippi che ha vietato la maggioranza degli aborti dopo quindici settimane. Le corti inferiori hanno sospeso questa legge, in base ai precedenti della Corte Suprema che stabiliscono un diritto all'aborto se il feto non è in grado di vivere al di fuori del ventre materno, fondati sul quattordicesimo emendamento.

La Corte ha accettato di ascoltare il caso, l'udienza si è svolta nel dicembre 2021. Il 2 maggio 2022 Politico ha pubblicato una bozza della sentenza che avrebbe rovesciato Roe contro Wade, la cui genuinità è stata confermata dal Presidente della Corte John G. Roberts. Venti stati hanno predisposto disegni di legge più stringenti.

Infine, la Corte ha stabilito con un maggioranza di 6 a 3 che la Costituzione non garantisce il diritto all'aborto né questo può essere dedotto dalle altre disposizioni costituzionali a tutela delle libertà. La decisione spetta dunque al popolo, per il tramite degli Stati. Il parere di maggioranza è stato redatto dal giudice Samuel Alito, e poi sostenuto dai giudici Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Il presidente Roberts, nel sostenere la legge del Mississippi, ha redatto un proprio controparere che confermava la costituzionalità della legge del Mississippi ma non abrogava i precedenti delle sentenze Roe e Casey, in base al principio dello stare decisis. I giudici Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer hanno votato contro la decisione presentando un parere di minoranza.

Come effetto della nuova sentenza, la competenza a legiferare in materia di aborto è tornata agli Stati federati, molti dei quali avevano "leggi grilletto"[1] che abolivano l'aborto, pronte a tornare immediatamente applicabili qualora l'orientamento assunto dalla Corte in Roe contro Wade fosse cambiato, come accaduto.[2]

«Pensiamo che Roe e Casey debbano essere rovesciate. La Costituzione non parla di aborto, e quel diritto non è protetto in maniera implicita da qualsivoglia parte della Costituzione, nemmeno da quella menzionata dai difensori di Roe e Casey, la Clausola del Giusto Processo del quattordicesimo emendamento. Quella sezione stabilisce come ci siano dei diritti garantiti che non sono scritti nella Costituzione, ma ogni diritto del genere deve "avere forti radici nella storia e nella tradizione della Nazione" e "essere implicito nel concetto di libertà ordinata". È ora di prestare attenzione alla Costituzione e di dare ancora la questione dell'aborto in mano ai rappresentanti del popolo»

  1. ^ Negli Stati Uniti le trigger laws (lett. "leggi grilletto") sono leggi dormienti, mai abrogate e ancora presenti nel codice (quindi ancora in vigore), inapplicabili per via di una sentenza di tribunale che lo impedisce ma pronte a "scattare come un grilletto" qualora tale sentenza venga ribaltata, senza bisogno di un nuovo procedimento legislativo.
  2. ^ Usa, la Corte Suprema sancisce la fine del diritto all'aborto: annullata la sentenza Roe v. Wade, su la Repubblica, 24 giugno 2022.

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