Gabriele Parolari

Gabriele Parolari

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVIII, XXIX
Sito istituzionale

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
Durata mandato23 marzo 1939 –
?
LegislaturaXXX
Gruppo
parlamentare
Corporazione dell'abbigliamento[1]

Dati generali
Partito politicoPNF
Titolo di studioRagioniere
Professionecommercialista
Gabriele Parolari
NascitaBivona, 29 dicembre 1890
MorteRoma, 29 aprile 1949
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
GradoBrigadiere generale
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia dell'Ortigara
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Gli Ordini di Savoia e d'Italia[2]
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Gabriele Parolari (Bivona, 29 dicembre 1890Roma, 29 aprile 1949) è stato un generale e politico italiano, distintosi particolarmente durante il corso della prima guerra mondiale, dove fu decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, quattro medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare. Dopo la fine del conflitto partecipò all'impresa di Fiume al seguito di Gabriele D'Annunzio, e in seguito ricoprì svariati incarichi, sia amministrativi che politici. Fu deputato del Regno d'Italia nella XXVIII e XXIX Legislatura e consigliere nazionale del Regno d'Italia nella XXX Legislatura.

Nasce a Bivona (provincia di Agrigento)[N 1] il 29 dicembre 1890.[3] Conseguito il diploma di ragioniere, si arruolò nel Regio Esercito come ufficiale di complemento, partecipando alla guerra italo-turca.[3] Nel 1914 è uno degli pochi entusiasti che accolsero l'offerta, da parte dello scultore Emilio Bisi, del bozzetto in creta dell'Alpino "Valsecchi in Libia", divenuto successivamente il Monumento del 5º Reggimento alpini.[4] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, con il grado di tenente si distinse subito nelle prime operazioni belliche.[4] Inquadrato in un Reggimento di fanteria, fu decorato con una prima Medaglia di bronzo al valor militare a Globna, 21 ottobre 1915.[4] Promosso capitano per merito di guerra, fu decorato con una prima Medaglia d'argento al valor militare per essersi distinto nei combattimenti sul Monte Lemerle e Magnaboschi, 17-21 giugno 1916.[4] Trasferito al Corpo degli alpini assume il comando della 137ª Compagnia del Battaglione alpini "Monte Stelvio", venendo decorato con altre due Medaglie d'argento al valor militare durante i combattimenti che portarono alla conquista[5] di Quota 2105 del Monte Ortigara (giugno 1917).[6] Tra il 7 luglio e il 28 agosto 1917 fu comandante del Battaglione alpini "Tirano". Infine, in forza al 5º Reggimento alpini, diviene addetto al Comando della LII Divisione alpina, ottiene la quarta Medaglia d'argento al valor militare nel corso della battaglia di Vittorio Veneto.[6] Congedatosi dall'Esercito con il grado di maggiore, e insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[3] Nell'immediato dopoguerra diviene esponente del combattentismo e nel 1919 prese parte all'impresa di Fiume con Gabriele D'Annunzio.[3] Partecipò in seguito parte al Movimento squadrista, ricoprendo l'incarico di Segretario del Gruppo nazionalista fiorentino, e comandò la Legione Azzurra "Sempre Pronti".[6] Fu Consigliere comunale a Firenze, ricoprendo anche la carica di Benemerito Segretario Generale dell'Opera Nazionale Combattenti.[6]

Con il Decreto del Prefetto di Milano in data 10 giugno 1928 n.9517, Angelo Manaresi assume la carica di Commissario Straordinario dell’Associazione Nazionale Alpini, sostituendo l'allora presidente nazionale, Ernesto Robustelli.[6] Contemporaneamente all’assunzione della carica, Manaresi indicò suoi collaboratori lui e Renzo Longo.[6] Nel settembre dello stesso anno fu nominato commissario straordinario dell'Associazione Nazionale Alpini e, come primo atto effettuò una donazione di 500 Lire per la realizzazione del secondo Rifugio Contrin.[7] Nel 1929 divenne vice Presidente dell’ANA e, sempre in quell'anno fu eletto Deputato al Regio Parlamento nella XXVIII Legislatura,[N 2] riconfermato nella successiva XXIX.[7] Sempre nel 1929 fu l'organizzatore dell'Adunata nazionale degli Alpini tenutasi a Roma.[7]

Nell'ottobre 1930 viene chiamato da Benito Mussolini a far parte del Direttorio del Partito Nazionale Fascista.[7] Nel 1931, su incarico assegnatogli dall’ANA, diviene suo rappresentante nel "Consorzio del Segretariato Nazionale della Montagna" nel quale l’ANA diviene Ente di Diritto.[7] Per ulteriori due anni mantenne le numerose cariche sia all'interno che all'esterno dell'ANA , ed è citato sempre di meno nelle cronache della rivista "L’Alpino" fino a quando, nel gennaio 1933, a causa dei gravosi impegni politici è costretto a rassegnare le proprie dimissioni, accolte dal Presidente Manaresi.[7]

Nel marzo dello stesso anno è nominato presidente dell'Istituto Geografico De Agostini, incarico che mantenne[N 3] fino al 31 luglio 1937.[3] Nel corso del 1936, in occasione dell'emergenza legata alla guerra d'Etiopia, su sua richiesta partì per le isole del Dodecaneso per assumere la carica di Capo di stato maggiore delle Forze Armate.[3] ivi stanziate, servendo agli ordini del nuovo governatore, il generale Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon.[8] In quell'anno fu promosso colonnello per meriti di guerra.[8] Con la trasformazione della Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni, prese parte alla XXX legislatura. Nel 1941 fu promosso Brigadiere generale, ma non ricoprì incarichi operativi nel corso della seconda guerra mondiale.[8] Si spense a Roma il 29 aprile 1949.[8]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano in servizio di collegamento fra la 4ª Divisione e la 3ª Brigata Bersaglieri durante l’azione nella quale, per opera specialmente di questa, venne conquistato il terreno fra le due Piavi, fu elemento preziosissimo per il comando; recatosi in linea, malgrado l’intenso fuoco di interdizione e quando maggiormente infieriva il combattimento, ne riportò esatta la situazione del complicatissimo campo della lotta, si che il Comando della Brigata potè assai avvantaggiarsi per dare ordini e disposizioni per il felice esito finale della medesima. Con l’abituale suo coraggio e serenità questa infuse in un reparto scosso e decimato da intenso tiro di mitragliatrici rimettendolo a posto di propria iniziativa. Esempio costante di valore, di serenità, di scrupoloso adempimento del proprio dovere e di santa fede ed entusiasmo per la liberazione delle sue terre invase. Due Piavi, 2-6 luglio 1918
— Regio Decreto n.107 17 maggio 1918[9][10]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia, concorreva con gli altri reparti del Battaglione a fermare, prima, con ammirevole slancio, il nemico incalzante e a respingerlo, poi inseguendolo ed occupando, con azione rapida e violenta, il tratto di fronte assegnatogli. Assumeva poi il comando del battaglione, riuscendo valido cooperatore del Comando del reggimento e durante la lunga azione, dava prova continua di mirabile energia, incitando i propri dipendenti e riuscendo sempre a respingere i violenti tentativi avversari. M.te Lemerle e Magnaboschi, 17-21 giugno 1916.[11]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia, la conduceva di slancio alla conquista di una importante posizione nemica, giungendovi per primo. Manteneva poi saldi i suoi uomini sulla posizione sotto un violento fuoco d’artiglieria anche da tergo che produceva ingenti perdite e li incitava alla lotta. Leggermente ferito, non lasciava il proprio reparto. Monte Ortigara, 19 giugno 1917.[12]»
— Decreto Luogotenenziale 3 marzo 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante la compagnia di rincalzo del battaglione, con la sua attività, il suo esempio e le sue sagge disposizioni, infondeva nel proprio reparto, lo spirito di resistenza ad ogni costo, cooperando mirabilmente, nonostante il bombardamento avversario, le perdite e la situazione critica, al buon disimpegno del compito affidato al battaglione stesso. Monte Ortigara, 25-26 giugno 1917.[13]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In frequenti ripetute occasioni confermava la sua figura di buon soldato, dalla rude e bonaria franchezza, dalla coscienza sicura, dall’anima illuminata ed ardente. Nella preparazione e nell’esecuzione d’importante operazione offensiva, sostituiva efficacemente, nell’ufficio e sul campo, il Capo di SM d'una divisione, e con ardite iniziative, con parola calda, con esempio fattivo e crescente valore personale, sotto intenso fuoco nemico, riusciva caldo animatore, durante le aspre vicende del combattimento coronato da pieno successo. Piave, Monte Cesen, 26 ottobre, I novembre 1918.[14]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una pattuglia in servizio di ricognizione, in territorio insidioso intensamente battuto dall’artiglieria avversaria di medio calibro, si portava, con grande ardire, fino sotto un villaggio che trovava occupato. Compiuta la ricognizione, e, mentre prendeva la via del ritorno, accortosi della presenza del nemico in una abitazione, vi si precipitava coi suoi uomini e traeva prigionieri undici militari avversari. Globna, 21 ottobre 1915.[15]»
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Intrepido combattente della Grande Guerra – più volte decorato al valore – richiamato a sua domanda ed assegnato al comando delle unità in Egeo con le funzioni di Capo di Stato Maggiore, dimostrò eccezionali qualità di organizzatore intelligente, sagace, pronto e sicuro
— Regio Decreto 1 ottobre 1936[17]
  1. ^ I suoi genitori erano originari di Valdobbiadene, e si recarono in Sicilia in quanto il padre aveva assunto l'incarico di Provveditore agli studi.
  2. ^ Durante il suo mandato parlamentare propose, ed e ottenne, lo stanziamento di un finanziamento al fine di combattere lo spopolamento della montagna e il miglioramento dei pascoli in quota.
  3. ^ L'Istituto subì un tracollo finanziario a causa della difficile situazione economica del Paese, e per le sanzioni inflitte al regno d'Italia dalla Società delle Nazioni per la guerra d'Etiopia.
  1. ^ Annuario generale d'Italia guida generale del Regno, 1935, p. 72. URL consultato il 4 febbraio 2020.
  2. ^ Bianchi 2012, p. 174.
  3. ^ a b c d e f Coleselli, Santomaso 2014, p. 6.
  4. ^ a b c d Bianchi 2012, p. 175.
  5. ^ Vidulich 2018, p.8.
  6. ^ a b c d e f Bianchi 2012, p. 176.
  7. ^ a b c d e f Bianchi 2012, p. 177.
  8. ^ a b c d Coleselli, Santomaso 2014, p. 7.
  9. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  10. ^ Bollettino Ufficiale 1919, pag.2272.
  11. ^ Bollettino Ufficiale 1917, pag.900.
  12. ^ Bollettino Ufficiale 1918, pag.1126.
  13. ^ Bollettino Ufficiale 1918, pag.3101.
  14. ^ Bollettino Ufficiale 1922, pag.2372.
  15. ^ Bollettino Ufficiale 1915, pag.3784.
  16. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.143 del 21 giugno 1933, pag. 2582.
  17. ^ Bollettino Ufficiale 8 ottobre 1936, dispensa 66ª, pag.3071, registrato alla Corte dei Conti addì 3 ottobre 1936, registro n.32, foglio 50.
  • Andrea Bianchi, Gli Ordini Militari di Savoia e d'Italia, Associazione nazionale Alpini, 2012.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
Periodici
  • Franco Coleselli e Loris Santomaso, Gabriele Parolari, un siciliano dall’Ortigara all’Egeo, in In Marcia nel segno della tradizione, n. 1, trieste, Associazione Nazionale Alpini Sezione di Trieste, marzo 2014, pp. 6-8.
  • Tullio Vidulich, Monte Ortigara (seconda parte), in L'Alpin de Trieste, n. 192, Belluno, Sezione ANA di Belluno, marzo 2014, pp. 7-12.

Collegamenti esterni

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