Galeria Fundana

Galeria Fundana
L'imperatrice Galeria Fundana, dal "Promptuarii Iconum Insigniorum"
Imperatrice consorte dell'Impero romano
In caricamarzo 69 – dicembre 69
PredecessoreStatilia Messalina
SuccessoreDomizia Longina
Nascitacirca 40
Mortepost 69
PadreGalerio
Madre?
ConsorteVitellio
FigliVitellio Germanico
Vitellia

Galeria Fundana (circa 40 – post 69) è stata un'imperatrice romana.

Fu l'unica imperatrice romana durante l'Anno dei Quattro Imperatori nel 69, per soli dieci mesi.

Figlia di un ex pretore, fu la seconda moglie dell'imperatore romano Vitellio[1]. Aveva un'abitazione a Roma sull'Aventino[2] ed ebbe due figli nel matrimonio con Vitellio, un figlio di nome Vitellio Germanico e una figlia il cui nome non si è conservato ma generalmente chiamata Vitellia[3].

Tacito, che scredita Vitellio, sostiene che Galeria era una donna di «virtù esemplare che non aveva preso parte agli orrori compiuti da Vitellio»[4].

Quando, nel 69, Vitellio cominciò la lotta per conquistare il potere, Galeria era con la figlia Vitellia a Roma. L'imperatore Otone adottò misure per proteggere e garantire la sicurezza della famiglia del suo avversario[5].

Nel 69, dopo la prima battaglia di Bedriaco nella quale Vitellio sconfisse Otone e fu proclamato imperatore dalle sue legioni in Gallia, Galeria e i suoi figli andarono da lui a Lugdunum. Qui Vitellio diede al figlio di soli sei anni (e affetto da una forte balbuzie che quasi gli impediva di parlare) il titolo di Germanico e lo designò come suo successore[6]. Germanico fu ucciso durante la ribellione delle legioni che sostenevano Vespasiano, insieme a Vitellio stesso. A Galeria fu risparmiata la vita ed ebbe il permesso di prendersi cura del corpo del marito al quale i soldati avevano negato la sepoltura[7].

  1. ^ TacitoHistoriae 2.64.2; Plutarco, Otho 5.16.
  2. ^ Tacito, Historiae 3.70.1.
  3. ^ Svetonio, De vita Caesarum "Vitellius" 6.
  4. ^ Tacito, Historiae, I
  5. ^ Tacito, Storia, I. 75; Plutarco,Vite parallele, Otone, 5, 16.
  6. ^ Giovanni Zonara, Epitome 11.16.
  7. ^ Xiphilinus, Epitome Historiarum Dionis Cassii, 201-202

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