Giannantonio Arri

Gianntonio Arri (Asti, 11 luglio 1805Torino, 2 novembre 1841) è stato un abate, bibliotecario e orientalista italiano.

Gianantonio (o Giovannantonio) Arri è stato un abate e un orientalista piemontese.

Dal 1835 fu Assistente alla biblioteca dell'Università di Torino.[1] Nel suo ruolo di bibliotecario, collaborò insieme a Giuseppe Vernazza e Israel Treves a catalogare il fondo Tommaso Valperga di Caluso, l'ultima grande acquisizione di libri in ebraico della biblioteca universitaria e oggi custoditi all'archivio di Stato di Torino.[2] Gli sforzi dei tre accrebbero l'importanza della biblioteca tra coloro che avessero inteso studiare ebraico a metà Ottocento.[3]

Divenne poi membro dell'Accademia reale di Torino.

I suoi studi si concentrarono in particolare sulla storia della Sardegna antica. È conosciuto principalmente per l'ipotesi, da lui elaborata e difesa, secondo la quale i nuraghi sarebbero templi fenici dedicati al culto e alla conservazione del fuoco. A lui si deve anche la editio princeps della Stele di Nora.[4]

Fu amico dell'antichista Francesco Barucchi e dell'orientalista Gaspare Gorresio[5] e comunicò epistolarmente con molti intellettuali del periodo e le sue pubblicazioni furono spesso dibattute da studiosi che approvavano[6] o contestavano[7] alcune sue tesi.

La sua edizione di Boccaccio su Tito Livio non ebbe immediatamente molti lettori perché pochissimi esemplari fuori stampati[8], ma è ancora inclusa nel catalogo dei volgarizzamenti della Normale di Pisa.[9]

Pubblicazioni

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  1. ^ https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/gianantonio-arri
  2. ^ Copia archiviata, su archiviodistatotorino.beniculturali.it. URL consultato il 22 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2020).
  3. ^ Andrea De Pasquale, Le collezioni di libri a stampa ebraici della Biblioteca nazionale universitaria di Torino e della Biblioteca palatina di Parma, in La Rassegna Mensile di Israel Vol. 82, No. 2-3, p. 29
  4. ^ * Giovannantonio Arri, Lapide fenicia di Nora in Sardegna, dichiarata da G. Arri. L.P., Torino, 1834.
  5. ^ Noti sono gli scambi epistolari fra i tre: Cracco Ruggini, Centocinquantanni di cultura storico-antichistica in Piemonte, in Stud, hist., H.a antig. 19, 2001, ISSN 0213-2052, p. 46
  6. ^ A. M. Reinaud, Lettres. Sur quelques points de la numismatique arabe, nell'aprile 1839 p. 348 riprende e propone in Francia un'idea di Arri sulla numismatica araba
  7. ^ Wilhelm Genenius, Scripturae linguaeque phoeniciae monumenta quotquot supersunt. Pars Prima. Duos priores de litteris et inscriptionibus phoeniciis libros continens, Lipsia, 1837. contesta la lettura di Arri della Stele di Nora.
  8. ^ Al riguardo Attilio Hortis, nella sua opera Studj sulle opere latine del Boccaccio del 1879 a p. 422 scrisse: "È un libricciuolo rarissimo, del quale mancano anche le maggiori biblioteche e che a trovarlo presso a' libraj è una fortuna."
  9. ^ http://tlion.sns.it/divo/index.php?op=fetch&type=bibliografia&lang=en&id=1620

Collegamenti esterni

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