Gianni Berengo Gardin
Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 10 ottobre 1930) è un fotografo e fotoreporter italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, da Alberto, veneziano, e da Carmen, svizzera che nella cittadina ligure dirigeva l’Hotel Imperiale.[1] Cresce e studia a Venezia, la sua vera città d'origine. Si dedica alla fotografia dagli inizi degli anni Cinquanta accumulando un archivio fotografico considerevole che documenta l'evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra a oggi. Fin dall'inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all'architettura e al paesaggio. Viene considerato un fotografo eclettico, apprezzato a livello internazionale, e che è stato spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia.
Fotografia
[modifica | modifica wikitesto]La sua formazione fotografica ha avuto una svolta proprio grazie alla Magnum (anche se indirettamente), di cui Cartier Bresson è stato fondatore: all'inizio degli anni sessanta del Novecento un suo parente americano lo mise in contatto con Cornell Capa, che gli fece avere alcuni libri di fotografia. Avendo già due figli e un lavoro sicuro, chiese all'amico Romeo Martinez, direttore della prestigiosa rivista Camera, che spesso veniva a Venezia, cosa ne pensasse di diventare fotografo professionista[2]. Decise di seguire le orme dei grandi fotografi di Life e Magnum, raccontando la società con gli occhi di un artigiano votato all'impegno sociale. Pochi anni dopo incontrò un editore che lo fece entrare nel mondo del foto-giornalismo. Da lì ebbe inizio una carriera da fotografo professionista che lo ha portato a realizzare oltre 200 mostre in tutto il mondo e altrettante pubblicazioni.
Nel 1954 pubblicò le sue prime foto ne Il Mondo di Mario Pannunzio. Iniziò la carriera di fotoreporter nel 1962. Negli anni a venire collaborò con le maggiori testate nazionali e internazionali, come Domus, Epoca, Le Figaro, L'Espresso, Time, Stern.
Il suo modo caratteristico di fotografare e il suo occhio attento al mondo e alle sue diverse realtà gli hanno permesso di spaziare dal reportage umanista all'architettura e al paesaggio, dall'indagine sociale alla foto industriale. Scrive di lui lo storico della fotografia Italo Zannier[3]: "Con la sua capacità di visualizzazione, spesso virtuosistica e sempre aggiornata nei confronti dell'evoluzione della cultura fotografica mondiale, Berengo Gardin è, a mio avviso, il fotografo italiano più ragguardevole del dopoguerra... quello che meglio ha saputo mediare proficuamente le varie tendenze, con un acume visivo che non si è lasciato condizionare troppo dal gusto del momento, slittando subito oltre la moda, per cercare garanzie soprattutto nella chiarezza dello sguardo". La sua amicizia con l'architetto Carlo Scarpa gli ha permesso di documentare alcune opere di quest'ultimo, come la tomba Brion vicino a Treviso, e dal 1979 al 2012 ha documentato per Renzo Piano le fasi di realizzazione dei suoi progetti architettonici.
Ha esposto le sue foto in centinaia di mostre in diverse parti del mondo: al Museum of Modern Art di New York, alla George Eastman House di Rochester, alla Biblioteca Nazionale di Parigi, agli Incontri Internazionali di Arles, al Mois de la Photo di Parigi, nelle gallerie delle librerie FNAC.
L'8 settembre 1981 il cugino Piero si trovava a Ulassai per documentare l'operazione Legarsi alla montagna di Maria Lai, un'operazione che lo segnerà negli anni a seguire. Infatti alcune sue fotografie di quell'evento sono parte integrante della collezione del Museo Stazione dell'arte di Ulassai.
Lavora in Italia e all'estero, trascorrendo lunghi periodi a Roma, Parigi e in Svizzera.
Nel 2005 la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche gli ha dedicato una monografia della collana "Grandi Autori". Nel novembre 2007 la FIAF ha editato la monografia "L'Abruzzo dei fotografi", che ospita (anche in copertina) dieci sue immagini dell'Aquila con un'intervista. Nel dicembre 2007, in occasione del «Lucca Digital Photo Festival», ha esposto nella città toscana il suo ultimo lavoro: "Aiutiamo la Casa del Sole".
Di notevole spessore i suoi scatti nello studio bolognese di via Fondazza del pittore e incisore Giorgio Morandi (1890-1964), ripubblicati in una raccolta uscita nel gennaio 2009 a cura della casa editrice Charta. Sempre nel 2009 ha pubblicato con Allemandi & C. Reportrait. Incursioni di un reporter nel mondo della cultura (con Flavio Arensi), in cui ha presentato oltre duecento ritratti inediti di artisti, intellettuali, scrittori, architetti. Nel maggio 2009 la mostra omonima è stata ospitata a Orta San Giulio (Novara). Sempre Allemandi ha pubblicato un libro dedicato dal fotografo al lavoro di Mimmo Paladino.
Nel 2013 ha iniziato una collaborazione con It@rt, prestando le sue fotografie alla creazione di t-shirt in edizione limitata e certificate dall'artista stesso. Nel 2022 esce il film Nei giardini della mente, dove Gardin ripercorre la sua esperienza da fotoreporter negli ospedali psichiatrici, in particolare raccontando il suo libro Morire di classe documentato insieme a Carla Cerati.
Vive tra Milano e Camogli,[1] ed è membro dell'agenzia fotografica Contrasto dal 1990 e del circolo "La gondola" di Venezia[4].
Attività espositiva
[modifica | modifica wikitesto]Ha tenuto oltre 300 mostre personali in Italia e all’estero. Nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell'Elysée a Losanna e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all'Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York.
Nel febbraio 2005 la Fondazione Forma per la Fotografia ha presentato una sua grande mostra retrospettiva alla Maison Européenne de la photographie di Parigi e nel luglio dello stesso anno ha iniziato la sua attività espositiva con una sua personale a Milano.
Nell'autunno del 2008 è stata allestita una personale a Palazzo Pichi Sforza di Sansepolcro (AR)[5][6].
Il 17 agosto 2009 è stata inaugurata a Porretta Terme la mostra fotografica “La Porrettana in cinque amici”. Le immagini ritraggono la prima strada ferrata che attraversò l'Appennino collegando Bologna con Pistoia com'è oggi, soffermandosi lungamente sui luoghi che la ferrovia Porrettana attraversa e sulle persone che vivono nei territori attraversati. Dal lavoro è stato tratto anche un catalogo a tiratura limitata[7].
La retrospettiva "Storie di un fotografo” tra 2013 e 2014 ha toccato le città di Venezia, Milano, Verona e Genova. Nel 2014 e nel 2015, con il Fondo Ambientale Italiano, ha esposto a Milano (Villa Necchi) e a Venezia (Negozio Olivetti) il suo reportage di denuncia sul passaggio delle grandi navi a Venezia.
Nel 2016 la mostra “Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri”, al PalaExpo di Roma, ne ha ripercorso la lunga carriera attraverso i principali reportage e oltre 250 fotografie.
Nel 2017 a Pistoia per il festival Dialoghi sull'uomo è stata inaugurata la mostra fotografica "In festa. Viaggio nella cultura popolare italiana". L’esposizione riunisce per la prima volta 60 fotografie in bianco e nero realizzate tra il 1957 e il 2009, molte delle quali inedite, dedicate alla cultura popolare italiana. Una mostra che diviene il racconto di un’Italia “in festa”, dove ognuno celebra la propria cultura e la propria storia con riti vecchi e nuovi: un affascinante mondo popolato di bambini, di zingari, di anziane o giovani signore vestite per la festa e di danzatori di ogni età.[8]
Premi e riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Ad Arles, sede degli Incontri Internazionali di Fotografia, ha ricevuto l'Oskar Barnack - Camera Group Award.
Ha vinto nel 1994 l'Oscar Barnack Award per il reportage sulle comunità di zingari in Italia, uscito in un volume dal titolo Disperata Allegria - vivere da Zingari a Firenze.
Nel 2007 ha vinto il Premio Werner Bischof - Flauto d'argento.
Il 18 ottobre 2008 a New York gli è stato assegnato il Lucie Award alla carriera, quale riconoscimento per i suoi meriti fotografici.
A maggio 2009 all'Università Statale di Milano gli è stata conferita la laurea honoris causa in Storia e critica dell'arte[9].
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]Gianni Berengo Gardin ha pubblicato oltre 250 libri fotografici: tra gli altri, Venise des Saisons, Morire di classe (con Carla Cerati), L'occhio come mestiere, Toscana, Francia, Gran Bretagna, Roma, Dentro le case (con Luciano D'Alessandro), Dentro il lavoro (con Luciano D'Alessandro), Scanno, Il Mondo, Un paese vent'anni dopo (con Cesare Zavattini), In treno attraverso l'Italia (con Ferdinando Scianna e Roberto Koch), fino al grande libro antologico Gianni Berengo Gardin Fotografo (1990).
L'editore Contrasto nel 2005 ha pubblicato la monografia Gianni Berengo Gardin. Nel 2006 Per la Imago Multimedia di Nuoro ha pubblicato il volume "Reportage in Sardegna" 1969-2006.
Nel 2013 è uscito Il Racconto del riso, reportage fotografico sulla Tenuta Colombara, che ha vinto il Premio Marco Bastianelli 2014 e le cui foto sono state esposte a Expo 2015.
Nel 2016 pubblica il libro Il gioco delle perle di Venezia assieme a Marco D'Anna e Hugo Pratt edito da Rizzoli Lizard.
Nel 2017 esce In festa. Viaggio nella cultura popolare. Nel 2017 viene pubblicato dalla Imago Multimedia di Nuoro il volume "ARCHITETTURE DI PIETRA" Fotografie della Sardegna Nuragica".
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (IT) Gianni Berengo Gardin, La mia Venezia. Bella e senz’anima, una città da salvare. Il racconto per Specchio, in Specchio (La Stampa), Torino, GEDI Gruppo Editoriale, 15 marzo 2021.
- ^ Alessandra Mauro e Roberto Koch (a cura di), Gianni Berengo Gardin, in Contrasto, 2005. URL consultato il 22-2-2020.
- ^ Storia della fotografia italiana dalle origini agli anni '50, Editrice Quinlan, 2012, p. 296.
- ^ Vedi: Cflagondola.it
- ^ Fonte: Andrea Plebe, La vita in bianco e nero, Il Secolo XIX, 22 novembre 2008, pag. 27
- ^ Vedi: Undo.net
- ^ Paolo Natalini, La Ferrovia Porrettana vista da grandi fotografi, Informazione, 19 agosto 2009, p. 13. Con Gianni Berengo Gardin hanno esposto: Mosè Norberto Franchi, Davide Ortombina, Donatella Pollini e Massimo Zanti.
- ^ Gianni Berengo Gardin in mostra a Pistoia, su spreafotografia.it.
- ^ Exibart.com. Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive. Laurea honoris causa in Storia e critica dell'arte per Berengo Gardin
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Silvana Turzio, Gianni Berengo Gardin, Bruno Mondadori, 2009.
- Alessandra Mauro, Roberto Koch, Goffredo Fofi, Sandro Fusina,Gianni Berengo Gardin, Contrasto, 2005.
- Bruno Carbone, Peter Galassi, Il libro dei libri, Contrasto, 2014.
- Gianni Berengo Gardin con Susanna Berengo Gardin In Parole povere, Contrasto, 2021
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Gianni Berengo Gardin
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gianni Berengo Gardin
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Massimo Arioli, Berengo Gardin, Gianni, in Enciclopedia Italiana, VI Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.
- Berengo Gardin, Gianni, su sapere.it, De Agostini.
- Opere di Gianni Berengo Gardin, su MLOL, Horizons Unlimited.
- Gianni Berengo Gardin su RAI Play, su raiplay.it.
- Libri d’arte su Treccani, su emporium.treccani.it.
- Mostra Appia Antica, su exibart.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 115845794 · ISNI (EN) 0000 0000 8412 764X · SBN CFIV016866 · BAV 495/44845 · ULAN (EN) 500277953 · LCCN (EN) n79150236 · GND (DE) 118852965 · BNE (ES) XX854078 (data) · BNF (FR) cb12401410s (data) · NSK (HR) 000312460 · NDL (EN, JA) 00691263 · CONOR.SI (SL) 24247907 |
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