Gilberto Govi

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Gilberto Govi in una scena di Che tempi! (1948)

Amerigo Armando Gilberto Govi (Genova, 22 ottobre 1885Genova, 28 aprile 1966) è stato un attore italiano.

Fondatore del teatro dialettale genovese, è considerato uno dei simboli della città della Lanterna.

Tra i suoi maggiori successi figurano classici di questo genere teatrale, diventati suoi cavalli di battaglia, come I manezzi pe majâ na figgia, Pignasecca e Pignaverde, Colpi di timone. Inoltre, si devono ricordare anche Quello bonanima, Gildo Peragallo ingegnere, I Guastavino e i Passalacqua e Sotto a chi tocca.

Nato nel popolare quartiere di Oregina-Lagaccio in via Sant'Ugo 13, non lontano dalla stazione di Genova Piazza Principe, da Anselmo, funzionario delle ferrovie di origini mantovane, e dalla bolognese Francesca Gardini, detta Fanny, ricevette il nome di Gilberto in onore di uno zio paterno, il fisico Gilberto Govi.

La casa Natale di via Sant'Ugo 13: nel cerchio la lapide e le finestre dell'appartamento (freccia)
La targa commemorativa

Frequentò le scuole insieme al fratello Amleto e fu durante una vacanza a Bologna presso lo zio materno Torquato, attore dilettante, che iniziò a entusiasmarsi per il teatro. Nonostante il padre desiderasse per lui una carriera nelle ferrovie, si appassionò sempre più al teatro, iniziando a frequentare una compagnia: a dodici anni, nel 1897, recitava già in una filodrammatica.

La predisposizione al disegno lo portò a iscriversi ai corsi dell'Accademia ligustica di belle arti; questo studio gli risulterà utilissimo nella sua carriera di attore. A sedici anni completò il corso all'Accademia e venne assunto presso le Officine Elettriche Genovesi come disegnatore; nello stesso tempo entrò in una nuova compagnia teatrale dilettante facente parte dell'Accademia Filodrammatica Italiana con sede al Teatro Nazionale di Genova, struttura nella quale erano consentite solo recite in perfetto italiano.

L'incontro con Rina Gaioni

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Nel 1911 incontrò in filodrammatica Caterina Franchi, in arte Rina Gaioni, divenuta poi sua moglie il 26 settembre 1917, che gli restò accanto sino alla fine, sia nella vita che nella carriera teatrale.

Gilberto Govi nella commedia teatrale Cerco alloggio (1938)

Intanto formò una piccola compagnia di attori dilettanti, recitando in lingua genovese e interpretando commedie scritte da Niccolò Bacigalupo; la massima aspirazione del giovane Gilberto era entrare nella compagnia del celeberrimo Virgilio Talli; quando questi ebbe modo di assistere ad una sua rappresentazione, ne fu talmente entusiasta che lo stimolò a proseguire la carriera, suggerendogli di fondare un vero e proprio teatro dialettale genovese, che a quei tempi non aveva una tradizione consolidata.

Con Alessandro Varaldo e Achille Chiarella, intorno al 1913 fondò la compagnia "La dialettale", recitando a Genova e in provincia con sempre crescente successo: si divideva tra il ruolo di capocomico, direttore artistico e animatore. Era un po' accentratore (qualcuno dice anche stretto di borsa), di fatto instancabile. La compagnia continuò ininterrottamente a recitare anche durante la prima guerra mondiale.

La rottura con l'Accademia

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Dopo l'invito esplicito dell'Accademia filodrammatica a non recitare più in genovese, nel 1916 decise di continuare per la sua strada (venne poi riammesso come socio onorario una quindicina di anni dopo, nel 1931). Fondò così la "Compagnia dialettale genovese", esibendosi nei maggiori teatri cittadini, sempre con grande successo.

Nel 1923 rappresentò al Teatro dei Filodrammatici di Milano la commedia I manezzi pe majâ na figgia di Niccolò Bacigalupo: fu l'inizio del successo a livello nazionale.

La ex sede delle Officine Elettriche Genovesi (zona Piazza Fontane Marose - salita Santa Caterina) per la quale Govi aveva lavorato dal 1902 al dicembre 1922[1]

A questo punto decise di lasciare il posto fisso di disegnatore alle Officine Elettriche Genovesi per dedicarsi solo al teatro; gli inizi non furono semplici, soprattutto per le difficoltà a costruire un repertorio, ma in breve tempo sopperì a questa necessità uno stuolo di autori pronti a mettersi a disposizione di un astro nascente teatrale, come il già citato Bacigalupo, Emanuele Canesi, Carlo Bocca, Luigi Orengo, Aldo Acquarone, Emerico Valentinetti, Enzo La Rosa, Sabatino Lopez e tanti altri.

Tutti i testi erano poi rielaborati dallo stesso Govi, tanto che gli autori lo contattavano con largo anticipo per concordare eventuali modifiche ai copioni in funzione delle sue preferenze. Redatti in italiano, i testi venivano poi tradotti dall'attore rigorosamente in lingua genovese.

Gilberto Govi presenzia alla finale di Miss Italia 1951 con al suo fianco la vincitrice del concorso Isabella Valdettaro, fotografia di Federico Patellani

Intanto Govi non smetteva di disegnare le sue maschere, da cui nascevano i personaggi da portare in scena. Il suo volto, tracciato con mano ferma in tutte le posizioni, di fronte come di profilo, e in ogni ruga ed espressione, campeggiava nei foyer dei teatri come una galleria di quadri che entusiasmava ulteriormente gli spettatori, gratificandoli di un valore aggiunto.

La tournée in Sudamerica

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Manifesti della tournée della compagnia di Govi in SudAmerica del 1926 (Civico museo biblioteca dell'attore)

Nel 1926 Govi lasciò per la prima volta l'Italia per una tournée in America Latina, vera e propria spedizione in piroscafo, durata mesi, che lo portò a rappresentare in giro per il mondo ben settantotto commedie, direttamente nei luoghi dove vivevano numerosi italiani, che da pochi anni avevano ripreso un intenso movimento migratorio, specie verso l'Argentina e l'Uruguay.

La compagnia goviana ripeté la tournée negli anni successivi e ad una di queste prese parte l'attrice Jole Fano, che poi rimase in Sudamerica fondando una propria compagnia teatrale e diventando famosa come dirigente di un'emittente radiofonica - Radio Caupolicán - di Santiago del Cile.

Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale la carriera di Govi fu sempre in ascesa, con ripetute tournée teatrali sia in Italia che all'estero. Il conflitto mondiale non risparmiò tuttavia neppure la sua abitazione genovese, colpita dai pesanti bombardamenti portati dal mare e dal cielo; insieme con essa l'attore avrebbe voluto ricostruire anche il proprio repertorio, che sentiva forse ormai superato da nuove istanze. In quel periodo era dubbioso, non avendo la certezza che il pubblico lo gradisse ancora, nonostante le sue commedie riscuotessero il consueto successo e la gente accorresse sempre numerosa ai suoi spettacoli in ogni città.

Attore cinematografico

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La piastrella del muretto di Alassio autografata da Govi

Nel periodo bellico e post-bellico si cimentò come attore cinematografico in quattro pellicole dall'esito piuttosto insoddisfacente; i titoli che si ricordano (due dei quali tratti da suoi lavori teatrali) sono Colpi di timone (1942), diretto da Gennaro Righelli, Che tempi! (1947), diretto da Giorgio Bianchi, Il diavolo in convento (1950), diretto da Nunzio Malasomma, e infine Lui, lei e il nonno (1961), girato a Napoli da Anton Giulio Majano e prodotto dall'armatore Achille Lauro; quest'ultima fu la sua unica pellicola a colori[2].

Ma i ritmi del cinema, con le ripetute pause, e la tecnica recitativa differente rispetto a quella del palcoscenico non lo entusiasmavano. Ebbe comunque l'occasione di contribuire a lanciare attori comici come Walter Chiari e Alberto Sordi.

La grande popolarità televisiva

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Gilberto Govi e Fulvia Mammi nella commedia Si chiude di Sabatino Lopez, Rai-TV, 1958

Govi non fece in tempo ad approfondire il rapporto con il mezzo televisivo, nato da pochi anni, proprio quando l'attore stava ormai avviandosi verso la parte finale della carriera; il piccolo schermo, tuttavia, gli consentì, grazie alla registrazione dal vivo di alcuni spettacoli, di farsi conoscere dal grande pubblico e dalle generazioni successive.

Oggi possiamo ancora vedere sei commedie registrate per la televisione, salvate dalla distruzione in maniera rocambolesca negli anni settanta da un impiegato collezionista appassionato di teatro, e proposte da Vito Molinari e Mauro Manciotti (1928-2006)[3][4] in Tutto Govi (1979), documentario biografico di Rai 3 a lui dedicato.

Si tratta di sei delle quattordici (o quindici, a seconda delle fonti) commedie registrate dalla Rai. Di Impresa trasporti si è salvata soltanto la ripresa del terzo atto, mentre il primo e il secondo si possono ascoltare in audio. Di altre cinque commedie (Articolo quinto, I Guastavino e i Passalacqua, Parodi & C., Il porto di casa mia e Tanto per la regola) si è salvato unicamente l'audio. Le dodici commedie sono state pubblicate in DVD nel 2004 (presentando alcuni minuti di tagli rispetto alle corrispondenti versioni in VHS), insieme ai documentari sull'attore, alle partecipazioni televisive e alle partecipazioni radiofoniche.

L'ultima rappresentazione

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Quella del 1960 fu la sua ultima stagione teatrale, nella quale portò in scena la commedia Il porto di casa mia, scritta dal poeta Enrico Bassano; a 75 anni decise che era giunto il momento di lasciare il palcoscenico; sosteneva infatti che: «Il teatro è come una bella donna, bisogna lasciarla prima che sia lei a lasciare te».

I suoi attori

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Nella sua avventura televisiva Govi consegnò al pubblico i nomi degli attori che lo affiancarono anche sul palcoscenico. La loro bravura nel partecipare come “portatori d’acqua” (nella definizione di uno di loro: Daniele Chiapparino)[5]. alla consacrazione del mito Govi, fu fondamentale. A parte nomi noti come Rina Gaioni, Gian Fabio Bosco, i suoi genitori Anna Caroli e Sergio Bosco, di loro restano ben poche notizie biografiche. Qui i loro nomi: Luigi Dameri (sua “spalla” principale), Enrico Ardizzone, Giorgio Bixio, Pina Camera, Anna Bolens, Ariano Praga, Myria Selva, Jole Lorena, Rudi Roffer, Nelda Meroni, Mercedes Brognoli, Franco Marchisio, Andrea Municchi, Pinuccia Galimberti, Pino Lonardi, Claudio D’Amelio, Nennele Pienovi.

A Carosello, come "Bàccere Baciccia"

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Apparve ancora sugli schermi televisivi in qualche rara intervista e in diversi Caroselli del 1961, per una marca di tè, dove interpretava se stesso che dialogava col grottesco personaggio di Bàccere Baciccia, portiere di un caseggiato genovese, conosciuto per l'estrema tirchieria ma adorato dai bambini, che amava ripetere la frase: «Da quest'orecchio non ci sento... Dall'altro, così così».

Va ricordato che la macchietta era ripresa da un'antica maschera genovese: quella, appunto, del Baciccia.

Nel 1962 si ammalò, ma continuò a tenere apparizioni pubbliche, soprattutto per ritirare premi. Morì a Genova il 28 aprile 1966, a 81 anni. I funerali, celebrati nella chiesa di Santa Zita, videro la partecipazione di molte persone. Tra i presenti, anche Erminio Macario.

Govi venne sepolto nel cimitero di Staglieno a Genova.

Cimitero di Staglieno, tomba di Gilberto e Rina, settore C-27

La maschera, il volto

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Dotato di grande talento artistico, Gilberto Govi, forte degli studi compiuti all'Accademia di belle arti, usava disegnare grottesche autocaricature che delineavano compiutamente ogni ruga e riproducevano su carta il suo viso in ogni sua parte; poté sviluppare in tal modo un sistema originale per creare personaggi nuovi per le sue interpretazioni.

"La maschera e il volto" il ritratto del pittore genovese Anton Mario Canepa (1895-1967) troneggia sopra il mobile nello studio ricostruito al museo fra gli oggetti di Govi

Il trucco di scena era il risultato di grande abilità e di un lungo e paziente studio. Le sue ispirazioni provenivano da una grande collezione di fotografie di personaggi più o meno noti, dei quali carpiva ora una barba o un pizzetto, oppure una ruga, una pettinatura o un'espressione che tornasse utile per creare un nuovo personaggio. Formidabile caratterista, era una miniera di fantasia.

All'apice della carriera era considerato un grande interprete: sapeva far muovere i suoi personaggi con una semplicità e una facilità solo apparenti; in realtà aveva la capacità e la spontaneità, un vero e proprio talento naturale, per far scaturire il riso anche con una sola espressione o un semplice ammiccamento.

I riconoscimenti sotto la Lanterna

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I giardini intitolati a Gilberto Govi alla Foce
La statua dedicata al grande attore nei giardini alla Foce

Govi fu molto amato dai suoi concittadini; le opere pubbliche intitolate a lui all'ombra della Lanterna sono i Giardini Gilberto Govi, edificati negli anni ottanta nella zona di Punta Vagno, alla Foce, una scuola elementare nel quartiere di Albaro, una scuola secondaria di primo grado a Quezzi[6] e una sala del restaurato Teatro della Gioventù in centro, la cui programmazione è principalmente dedicata proprio al teatro dialettale genovese.

Anche il Teatro Verdi di Genova Bolzaneto, dopo una lunga ristrutturazione, ha riaperto i battenti con il nome di Teatro Rina e Gilberto Govi. Esiste inoltre una compagnia dialettale a lui intitolata che continua a proporre le sue vecchie commedie, oltre a testi contemporanei in lingua genovese.

I luoghi della memoria

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Il palazzo di Piazza della Vittoria dove vissero al sesto piano i coniugi Govi dal 1938
Targa commemorativa posta dal 2006 nell'atrio del Palazzo

I coniugi Govi avevano abitato dal 1938 (la vedova Rina sino alla morte avvenuta nel 1984) il palazzo al num. 10 di Piazza della Vittoria al sesto piano. Gli inquilini del palazzo hanno apposto una lapide commemorativa all'interno, nell'atrio.

Lo studio con i copioni originali battuti a macchina con tutte le annotazioni e correzioni aggiunte a mano da Govi e parte degli arredamenti Issel, le sculture di bronzo di Umberto Mastroianni, i numerosi premi, i ricordi, la nomina a commendatore, l'oggettistica quali bauli, le valigie, gli specchi e il tavolo del trucco, il gibbonetto di scena sono preservati presso il Civico museo dell'attore per volontà della vedova.

Lo scrittoio di Govi e la moglie Rina nell'appartamento di Piazza della Vittoria nella fotografia e la collocazione museale

Dal 28 aprile al 28 agosto del 2016 è stata allestita alla Loggia di Banchi per volere del Comune una serie di eventi nel ricordo del 50⁰ anniversario della scomparsa del grande attore. L'evento ha raccolto un grande consenso e partecipazione anche da parte delle giovani generazioni, fattore importante questo anche per tramandare la memoria storica.[7]

Dopo una iniziale sistemazione al Museo di Sant'Agostino, dal 19 ottobre 2017 è stata inaugurata la definitiva collocazione al Civico museo biblioteca dell'attore in via al Seminario.[8]

Lo scrittoio con i copioni di G. Govi
Vista d'insieme degli oggetti appartenuti ai Govi

Commedie televisive

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Superstiti soltanto in audio:

Elenco delle commedie di Govi pubblicate su LP:

  1. ^ Fonte: "'TuttoGovi" (Rai3 sede Liguria, 1979, 1ª puntata)
  2. ^ Gaetano Fusco, Le mani sullo schermo. Il cinema secondo Achille Lauro, Napoli, Liguori, 2006, pp. 52-62.
  3. ^ È morto Mauro Manciotti ex presidente dell'Associazione Ligure dei Giornalisti, su fnsi.it, 23 Dic. 2006.
  4. ^ Manciotti critico e giornalista, la Genova culturale lo ricorda, su ricerca.repubblica.it, 31 Mar. 2007.
  5. ^ Vito Molinari, Mauro Manciotti, Tutto Govi, Marietti,1990, pp. 110.
  6. ^ Scuola secondaria di 1º grado ex Gilberto Govi, su icquezzi.gov.it. URL consultato il 1º luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2015).
  7. ^ Mauro Gaggero, Il mito di Gilberto Govi affascina oltre 40.mila persone, su comune.genova.it, 31 Agosto 2016.
  8. ^ Lucia Compagnino, Il Museo dell'Attore, su museoattore.it, 6 Dic. 2012.
  • Vito E. Petrucci, Cesare Viazzi e Francesco Leoni: Lui, Govi, Genova, Sagep, 1989
  • Vito Molinari, Mauro Manciotti: Tutto Govi, Genova, Casa Editrice Marietti, 1990
  • Serena Bassano e Mauro Montarese: Il teatro di Govi: 6 commedie - 6 successi, Genova, Erga Edizioni, 1995
  • Serena Bassano e Mauro Montarese: Il teatro di Govi 2, Genova, Erga Edizioni, 1998
  • Maurizio Ternavasio: Gilberto Govi. Vita d'attore, Torino, Lindau, 2001

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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