Giuseppe Ungaretti

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Giuseppe Ungaretti nel 1967
Firma di Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888[1]Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta, scrittore, traduttore e giornalista italiano.

È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. La sua poesia, inizialmente influenzata dal simbolismo francese, fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L'Allegria (1919);[2] passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall'intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell'età avanzata. È stato inoltre considerato da alcuni critici come anticipatore dell'ermetismo.[3]

«La poesia è poesia quando porta in sé un segreto.»

Gli anni giovanili

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Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico Moharrem Bek,[5] l'8 febbraio del 1888[1] da genitori italiani originari della provincia di Lucca. Il padre Antonio (1842-1890) era un operaio impiegato allo scavo del canale di Suez, che morì due anni dopo la nascita del futuro poeta a causa di un'idropisia, malattia contratta negli anni di estenuante lavoro.[6] La madre, Maria Lunardini (1850-1926), mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale riuscì a garantire gli studi al figlio, che si poté così iscrivere presso una delle più prestigiose scuole di Alessandria d'Egitto, la svizzera École artistique Jacot.[5] Alla figura materna dedicherà la poesia La madre, scritta nel 1930, a quattro anni dalla morte della donna.[7]

L'amore per la poesia sorse in lui durante questo periodo scolastico, intensificandosi grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una domestica croata e una badante argentina.

In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce,[8] anche a quella italiana. Inizia così a leggere, tra gli altri, le opere di Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche e Charles Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Moammed Sceab.[9]

Ebbe anche uno scambio epistolare con Giuseppe Prezzolini. Nel 1906 conobbe Enrico Pea, da poco tempo emigrato in Egitto, con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e legname dipinto di rosso, sede d'incontri per socialisti e anarchici.[10]

Iniziò a lavorare come corrispondente commerciale, attività che svolse per qualche tempo, ma realizzò alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a Parigi per intraprendere gli studi universitari.

Il soggiorno in Francia

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Nel 1912, dopo un breve periodo trascorso a Il Cairo, lasciò dunque l'Egitto e si recò in Francia. Nel tragitto vide per la prima volta l'Italia e il suo paesaggio montano. A Parigi, frequentò per due anni le lezioni tenute dal filosofo Henri Bergson, dal filologo Joseph Bédier e da Fortunat Strowski, presso la Sorbona (presentando una tesina su Maurice de Guérin con Strowski) e il Collège de France.

Entrato in contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Guillaume Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani e Georges Braque. Invitato da Papini, Soffici e Palazzeschi, iniziò ben presto a collaborare alla rivista Lacerba, pubblicando tra il febbraio e il maggio del 1915 poesie d'ispirazione futurista (alcune sue liriche richiamano direttamente i versi di Palazzeschi).

Nel 1913 morì l'amico d'infanzia Moammed Sceab, suicida nella stanza dell'albergo di rue des Carmes,[11] che condivideva con Ungaretti. Nel 1916, all'interno della raccolta di versi Il porto sepolto, verrà pubblicata la poesia a lui dedicata, In memoria. La figura dell'amico morto suicida a Parigi è presente anche in altri testi, quali ad es. Roman cinéma (in francese) e Chiaroscuro. Ungaretti ne parla più volte anche nella corrispondenza epistolare.[12]

In Francia, Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le conoscenze letterarie e lo stile poetico. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba (16 componimenti), avvenute grazie al sostegno di Papini, Soffici e Palazzeschi, decise di partire volontario[13] per la Grande Guerra.

La prima guerra mondiale

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Giuseppe Ungaretti
Ungaretti in divisa da caporale del 19º reggimento di fanteria
NascitaAlessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888
MorteMilano, 1° giugno 1970
Cause della mortebroncopolmonite
Luogo di sepolturaCimitero del Verano, Roma
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
RepartoBrigata meccanizzata "Brescia"
Anni di servizio1915 – 1919
GradoCaporale[14]
ComandantiFrancesco Giangreco
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Fronte occidentale
BattaglieBattaglie dell'Isonzo
Offensiva di primavera
Altre caricheRedattore Sempre Avanti
P. Montefoschi, Album Ungaretti, Milano, Mondadori, 1989.
voci di militari presenti su Wikipedia

Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale Ungaretti partecipò attivamente alla campagna interventista, arruolandosi in seguito nel 19º Reggimento di fanteria della Brigata "Brescia", quando, il 24 maggio del 1915, l'Italia entrò in guerra.
A seguito delle battaglie sul Carso cominciò a tenere un taccuino di poesie, che furono poi raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale) e stampate, in ottanta copie, presso lo Stabilimento Tipografico Friulano di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto.

Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune sue poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...").[15] Il 26 gennaio del 1917, a Santa Maria la Longa, vicino a Udine, scrisse la nota poesia Mattina.

Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti si recò a combattere in Francia, nella Champagne, con il II Corpo d'armata italiano del generale Alberico Albricci. Nel luglio 1918 scrisse Soldati, composta nel bosco di Courton.[16] Al suo rientro a Parigi, il 9 novembre del 1918, nel suo attico parigino, trovò l'amico Guillaume Apollinaire a letto, probabilmente già morto, stroncato dalla febbre spagnola.

La raccolta poetica Allegria di naufragi è dedicata alla guerra

Tra le due guerre

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Dopo la guerra Ungaretti restò nella capitale francese, dapprima come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, diretto da Benito Mussolini, e in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1919 venne stampata, a Parigi, la raccolta di versi in francese La guerre - Une poésie, che sarà poi inclusa nella sua seconda raccolta di versi Allegria di naufragi, pubblicata a Firenze nello stesso anno.

Nel 1920 conobbe e sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli: Jean-Claude, nato morto nell'estate del 1921[17], Anna Maria (o Anna-Maria, come soleva firmare, con il trattino alla francese) detta Ninon (Roma, 17 febbraio 1925 - Roma, 26 marzo 2015), e Antonietto (Marino, 19 febbraio 1930 - San Paolo del Brasile 1939).[18][19]

Duello all'arma bianca tra Giuseppe Ungaretti e Massimo Bontempelli (1926)

Nel 1921 si trasferì con la famiglia a Marino, in provincia di Roma,[20] e collaborò all'ufficio stampa del Ministero degli esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Aderì al fascismo,[21] firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.

In quegli anni, svolse un'intensa attività letteraria su quotidiani e riviste francesi (Commerce e Mesures) e italiane (su La Gazzetta del Popolo), e realizzò diversi viaggi, in Italia e all'estero, per varie conferenze, ottenendo nel frattempo diversi riconoscimenti di carattere ufficiale, come il Premio del Gondoliere. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del Tempo; le prime pubblicazioni di alcune liriche dell'opera avvennero su L'Italia letteraria e Commerce.
Nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto, presso La Spezia, con una prefazione di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante la campagna dei socialisti interventisti.[22]

Nel 1925, come accennato, fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile e pubblicato sui principali quotidiani dell'epoca, in cui si esaltava il fascismo come un movimento rivoluzionario e proiettato al progresso. L'8 agosto del 1926, nella villa di Luigi Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello Massimo Bontempelli a causa di una polemica nata sul quotidiano romano Il Tevere: Ungaretti fu leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione.[23]

Sempre nell'estate del 1926 si trasferì a Marino (dove scrisse la poesia Stelle), ufficializzò all'anagrafe la sua nuova residenza il 21 luglio 1927, prima in un appartamento sito al numero civico 68 di corso Vittoria Colonna, poi, dall'8 settembre 1931, in un villino di viale Mazzini con numero civico 7, detto il "Ghibellino", dove soggiornò fino al 27 settembre 1934 con la moglie Jeanne Dupoix e la figlia Anna Maria.

Nel 1928, invece, maturò la sua conversione religiosa al cattolicesimo,[24] come testimoniato anche nell'opera Sentimento del Tempo.

A partire dal 1931 il poeta ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e si recò, pertanto, in Egitto, in Corsica, nei Paesi Bassi e nell'Italia meridionale, raccogliendo il frutto di quest'esperienze vissute nella raccolta Il povero nella città (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della sua fama.

Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di Letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che Ungaretti accettò; trasferitosi quindi con tutta la famiglia in Brasile, vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo, morirà il figlio Antonietto nel 1939, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di acuto dolore e di intensa prostrazione interiore, evidente in molte delle sue poesie successive, raccolte in Il Dolore, del 1947, e in Un Grido e Paesaggi, del 1952.

La seconda guerra mondiale e il dopoguerra

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Giuseppe Ungaretti (a sinistra) con l'editore Arnoldo Mondadori (al centro) e lo scrittore Tommaso Antongini, all'ingresso della sede Mondadori di Milano, anni '40 del XX sec.
Ritratto del poeta a bordo della nave Cristoforo Colombo nel 1964

Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e, "per chiara fama", professore di Letteratura moderna e contemporanea presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Nel marzo 1943, Ungaretti tenne una lezione all'Università di Zagabria su "Leopardi iniziatore della lirica moderna",[25] nell'ambito delle più grandi politiche mussoliniane di penetrazione culturale dell'Italia in Croazia. Nonostante i suoi meriti letterari e accademici, il poeta sarebbe stato vittima dell'epurazione seguita alla caduta del regime fascista: esattamente dal luglio del 1944, anno in cui il Ministro dell'Istruzione Guido De Ruggiero firmò il decreto di sospensione di Ungaretti dall'insegnamento, fino al febbraio 1947, quando il nuovo Ministro dell'Istruzione Guido Gonella reintegrò definitivamente il poeta come docente.[26] A testimonianza del suo strenuo impegno per essere reintegrato, c'è una lettera, datata 17 luglio 1946, inviata all'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi,[27] in cui Ungaretti difendeva la propria causa, elencando i suoi numerosi meriti conseguiti in Italia e all'estero. Il poeta avrebbe poi mantenuto il suo ruolo di docente universitario fino al 1958 e in seguito, come "fuori ruolo", fino al 1965. Attorno alla sua cattedra si formarono alcuni degli intellettuali che si sarebbero in seguito distinti per importanti attività culturali e accademiche, come Leone Piccioni, Luigi Silori, Mario Petrucciani, Raffaello Brignetti, Ornella Sobrero, Franco Costabile, ed Elio Filippo Accrocca.

A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata Vita d'un uomo. Nel secondo dopoguerra, Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio e ottenendo significativi premi, come il premio Montefeltro nel 1960 e il premio Etna-Taormina nel 1966. Pubblicò un'apprezzata traduzione della Fedra di Jean Racine e nel 1954 sfiorò il premio Nobel per la letteratura.[28] Ungaretti rimase molto amareggiato dal mancato assegnamento del premio.[29][30]

Gli ultimi anni

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Nei suoi ultimi anni Giuseppe Ungaretti intrecciò una relazione sentimentale con l'italo-brasiliana Bruna Bianco (più giovane di lui di cinquantadue anni), conosciuta casualmente in un hotel di San Paolo del Brasile, dove si trovava per una conferenza. Della loro appassionata storia d'amore restano, come testimonianza, quattrocento lettere. Nel 1968 Ungaretti ottenne particolare successo grazie alla televisione: prima della messa in onda dello sceneggiato televisivo l'Odissea di Franco Rossi, il poeta leggeva alcuni brani tratti dal poema omerico, suggestionando il pubblico grazie alla sua espressività di declamatore. Sempre nel 1968, per i suoi ottant'anni, Ungaretti venne festeggiato in Campidoglio, in presenza del presidente del Consiglio Aldo Moro; a rendergli onore i poeti Montale e Quasimodo.[31]

Giuseppe Ungaretti nel 1968

Nel 1969 la Mondadori inaugurò la collana dei Meridiani pubblicando l'opera omnia ungarettiana. Nello stesso anno il poeta fondò l'associazione Rome et son histoire.[32] Nel novembre 1969 è uscito l'album discografico La vita, amico, è l'arte dell'incontro di Giuseppe Ungaretti, Sergio Endrigo e Vinícius de Moraes. Nella notte tra il 31 dicembre del 1969 e il 1º gennaio del 1970, Ungaretti scrisse la sua ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta.

Nel 1970 un viaggio a New York, negli Stati Uniti, durante il quale gli fu assegnato un prestigioso premio internazionale dall'Università dell'Oklahoma, debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano, nella notte tra il 1º e il 2 giugno del 1970, all'età di 82 anni, per una broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a Roma, nella basilica di San Lorenzo fuori le mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano. È sepolto nel cimitero del Verano, accanto alla moglie Jeanne e alla figlia Ninon.

L'Allegria è un momento chiave della storia della letteratura italiana: Ungaretti rielabora in modo molto originale il messaggio formale dei simbolisti (in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei Calligrammes di Guillaume Apollinaire), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella guerra. Al desiderio di fraternità nel dolore si associa la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo[33] che culmina nella citata poesia Mattina (1917). Questo spirito mistico-religioso si evolverà nella conversione in Sentimento del Tempo e nelle opere successive, dove l'attenzione stilistica al valore della parola (e al recupero delle radici della nostra tradizione letteraria), indica nei versi poetici l'unica possibilità dell'uomo, o una delle poche, per salvarsi dall'"universale naufragio". Nella poetica ungarettiana, per esempio nelle poesie Veglia e Non Gridate Più, l'elemento in comune alle poesie è la voglia di portare avanti lo "slancio vitale" ("Non sono mai stato tanto attaccato alla vita" - Veglia) verso la vita stessa che deriva dalla sensazione di precarietà (vedasi anche Soldati) e dalla visione della morte attraverso i corpi inermi dei compagni di battaglia. È proprio questo che permette di apprezzare la vita e quindi dare uno slancio verso il senso più profondo dell'esistenza e del Creato.

Il momento più drammatico del cammino di questa vita d'un uomo (così, come un "diario", definisce l'autore la sua opera complessiva) è sicuramente raccontato in Il Dolore: la morte in Brasile del figlioletto Antonio, che segna definitivamente il pianto dentro del poeta anche nelle raccolte successive, e che non cesserà più d'accompagnarlo. Solo delle brevi parentesi di luce gli sono consentite, come la passione per la giovanissima poetessa brasiliana Bruna Bianco, o i ricordi di infanzia in I Taccuini del Vecchio, o quando rievoca gli sguardi d'universo di Dunja, anziana tata che la madre aveva accolto nella loro casa di Alessandria:[34]

Ungaretti con il famoso baschetto

«Il velluto dello sguardo di Dunja
Fulmineo torna presente pietà.»

La fortuna di Ungaretti

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La poesia di Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. A essa arrisero i favori sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis Aragon, che vi riconobbero la comune matrice simbolista. Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell'ermetismo, che, all'indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura». Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

  • Il porto sepolto, Udine, Stabilimento tipografico friulano, dicembre 1916; La Spezia, Stamperia Apuana, 1923.
  • Natale, Napoli, 26 dicembre 1916.
  • La guerre. Une poésie, Paris, Etablissements lux, 1919. Ristampa: Nantes, Le passeur, 1999.
  • Allegria di naufragi, Firenze, Vallecchi, 1919.
  • L'allegria, Milano, Preda, 1931.
  • Sentimento del tempo, Firenze, Vallecchi, 1933.
  • Poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1945. [1915-1927]
  • La guerra, I edizione italiana, Milano, 1947.
  • Il dolore. 1937-1946, Milano, A. Mondadori, 1947.
  • Derniers Jours. 1919, Milano, Garzanti, 1947.
  • La terra promessa. Frammenti, Milano, A. Mondadori, 1950.
  • Gridasti soffoco..., Milano, Edizioni Fiumara, 1951.
  • Un grido e paesaggi, Milano, Schwarz, 1952.
  • Les cinq livres, texte français établi par l'Auteur et Jean Lescure, Paris, Les éditions de minuit, 1953.
  • Il taccuino del vecchio, Milano, A. Mondadori, 1960.
  • Dialogo, con Bruna Bianco, Milano, Fògola, 1968.

Prosa e saggistica

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  • Il povero nella città, Milano, Edizioni della meridiana, 1949.
  • Il deserto e dopo, Milano, A. Mondadori, 1961.
  • Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, 1974.
  • Invenzione della poesia moderna. Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942), a cura di Paola Montefoschi, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1984.
  • Traduzioni. Saint-John Perse, William Blake, Gongora, Esenin, Jean Paulhan, Affrica, Roma, Edizioni di Novissima, 1936.
  • 22 sonetti di Shakespeare, Roma, Documento, Editore Libraio, 1944.
  • 40 sonetti di Shakespeare, Milano, A. Mondadori, 1946.
  • Da Góngora e da Mallarmé, Milano, A. Mondadori, 1948.
  • Jean Racine, Fedra, Milano, A. Mondadori, 1950.
  • Visioni di William Blake, Milano, A. Mondadori, 1965.
  • Lettere dal fronte a Gherardo Marone (1916-1918), a cura di Armando Marone, Introduzione di Leone Piccioni, Milano, A. Mondadori, 1978; con il titolo Da una lastra di cemento. Lettere dal fronte, nuova ed., Introduzione e cura di Francesca Bernardini Napoletano, Collana Meridiani paperback, Mondadori, 2015, ISBN 978-88-046-5352-3.
  • Lettere a Soffici, 1917-1930, a cura di Paola Montefoschi e Leone Piccioni, Collana Nuovi Saggi, Firenze, Sansoni, 1981.
  • Lettere a Enrico Pea, a cura di Jole Soldateschi, con una nota introduttiva di Giorgio Luti, Milano, Libri Scheiwiller, 1983, ISBN 978-88-764-4016-8.
  • G. Ungaretti-Giuseppe De Robertis, Carteggio 1931-1962, con un'Appendice di redazioni inedite di poesie di Ungaretti, Introduzione, testi e note a cura di Domenico De Robertis, Milano, Il Saggiatore, 1984.
  • Lettere a Giovanni Papini. 1915-1948, a cura di Maria Antonietta Terzoli, Introduzione di Leone Piccioni, Collana Saggi e testi, Milano, A. Mondadori, 1988, ISBN 978-88-043-1572-8.
  • Cahiers Jean Paulhan 5. Correspondance Jean Paulhan, Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, Edition établie et annotée par Jacqueline Paulhan, Luciano Rebay et Jean-Charles Vegliante, Préface de Luciano Rebay, Paris, Gallimard, 1989, ISBN 978-20-707-1665-4.
  • Vincenzo Cardarelli-G. Ungaretti, Lettere a Corrado Pavolini, a cura di F. Bernardini Napoletano e M. Mascia Galateria, Collana Carte e carteggi del Novecento, Roma, Bulzoni, 1989, ISBN 978-88-711-9045-7.
  • G. Ungaretti-Piero Bigongiari, Carteggio, Ist. studi di letter. contemporanea, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1992, ISBN 978-88-710-4371-5.
  • Lettere a Giuseppe Prezzolini 1911-1969, a cura di Maria Antonietta Terzoli, Collana Epistolari, carteggi e testimonianze, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2001, ISBN 978-88-871-1472-0.
  • Piero Bigongiari-G. Ungaretti, «La certezza della poesia». Lettere (1942-1970), a cura di T. Spignoli, Polistampa, 2008, ISBN 978-88-596-0430-3.
  • Carlo Betocchi-G. Ungaretti, Lettere 1946-1970, a cura di E. Lima, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2012, ISBN 978-88-603-2198-5.
  • L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere con Leone Piccioni, con una testimonianza di L. Piccioni, a cura di Silvia Zoppi Garampi, Collana Oscar Scrittori moderni, Milano, Mondadori, 2013, ISBN 978-88-046-3120-0.
  • Vittorio Sereni-G. Ungaretti, Un filo d'acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969, a cura di G. Palli Baroni, Collana Lettere, Milano, Archinto, 2013, ISBN 978-88-776-8638-1.
  • Lettere dal fronte a Mario Puccini, a cura di F. De Nicola, Milano, Archinto, 2015, ISBN 978-88-776-8671-8.
  • Luigi Nono-G. Ungaretti, Per un sospeso fuoco. Lettere 1950-1969, a cura di Paolo Dal Molin e Maria Carla Papini, Milano, Il Saggiatore, 2016, ISBN 978-88-428-2115-1.
  • Lettere a Bruna [nome completo: Bruna Angela Bianco], a cura di Silvio Ramat, Collana Oscar Moderni. Baobab, Milano, Mondadori, 2017, ISBN 978-88-046-8113-7.
  • Giuseppe Ungaretti in Borromeo, carteggio tra Cesare Angelini e Giuseppe Ungaretti, a cura di Fabio Maggi, in "Quaderni borromaici", n. 4, Associazione Alunni dell’Almo Collegio Borromeo - Interlinea, 2017, Pavia, pp.109–121.
  • Le lettere di una vita 1909-1970, a cura di Francesca Bernardini Napoletano, Collana Oscar Moderni. Baobab, Milano, Mondadori, 2022, ISBN 978-88-047-2495-7.

Opere complete

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  • Vita d'un uomo, Vol. I, L'allegria. 1914-1919, Milano, A. Mondadori, 1942; Vol. II, Sentimento del tempo. 1919-1935, Milano, A. Mondadori, 1943; Vol. III, Poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1945; Vol. IV, 40 sonetti di Shakespeare, Milano, A. Mondadori, 1946; Vol. V, Il dolore. 1937-1946, Milano, A. Mondadori, 1947; Vol. VI, Da Gongora e da Mallarmé, Milano, A. Mondadori, 1948; Vol. VII, Fedra di Jean Racine, Milano, A. Mondadori, 1950; Vol. VIII, La Terra promessa. Frammenti, Milano, A. Mondadori, 1954; Vol. IX, Un grido e paesaggi, Milano, A. Mondadori, 1954; Vol. X, Il taccuino del vecchio, Milano, A. Mondadori, 1960; Vol. XI, Il deserto e dopo. 1931-1946, Milano, A. Mondadori, 1961; Vol. XII, Visioni di William Blake, Milano, A. Mondadori, 1965. [edizione esaurita]
  • Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni,[35] Collana I Meridiani, Milano, A. Mondadori, 1969; Nuova ed. ampliata e riveduta, a cura di Carlo Ossola, Collana I Meridiani, Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-58349-3.
  • Album Ungaretti, a cura di Leone Piccioni, Album dei Meridiani, Milano, Mondadori, 1989, ISBN 978-88-043-2767-7.
  • Vita d'un uomo. Saggi e interventi, a cura di Mario Diacono e Luciano Rebay, Prefazione di Carlo Bo, Milano, Mondadori, 1974, pp.C-906 ISBN 978-88-041-1459-8.
  • Vita d'un uomo. Viaggi e lezioni, a cura di Paola Montefoschi, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 978-88-044-8095-2.
  • Vita d'un uomo. Traduzioni poetiche, a cura di Carlo Ossola e G. Radin, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-045-9426-0.

Album discografici

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Il fondo Giuseppe Ungaretti[36] è conservato presso l'Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del Gabinetto Vieusseux, donato nell'aprile 2000 da Anna Maria Ungaretti Lafragola, figlia del poeta. Il fondo, che giunge raccolto in 46 faldoni, contiene la corrispondenza del poeta, i manoscritti e i dattiloscritti della sua produzione poetica, critica e di traduttore, i ritagli di giornale con suoi testi o con articoli e saggi a lui dedicati.

A Giuseppe Ungaretti è dedicato un Airbus A320-216 della compagnia aerea Alitalia, codice EI-DTM.[37]

Onorificenze e riconoscimenti

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  1. ^ a b Venne registrato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data.
    F. Del Beccaro, Alle origini di Ungaretti, in «Rassegna lucchese», 49, 1970, p. 10.
  2. ^ Ettore Allodoli, Giovanni Buti, Storia della letteratura italiana, Firenze, Sandron, 1963.
  3. ^ Francesco Flora, La poesia ermetica, Bari, Laterza, 1936
  4. ^ Intervista presso la Rai di Ettore Della Giovanna, 1961
  5. ^ a b G. Ungaretti, Vita d'un Uomo (Tutte le poesie), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1969, p. LVII.
  6. ^ Che Antonio Ungaretti morì a causa di una malattia contratta mentre lavorava come operaio al Canale di Suez è narrato dallo stesso poeta (G. Ungaretti, Il lavoro degli italiani, in «Gazzetta del Popolo», 6 agosto 1931); la stessa ipotesi è ribadita da Leone Piccioni (Vita d'un poeta, Milano, Rizzoli, 1970) e da Walter Mauro (Vita di Giuseppe Ungaretti, Camunia, Milano 1990). Altri studiosi propongono l'ipotesi dell'infortunio sul lavoro (M. Diacono e L. Rebay, Cronologia di Saggi e Interventi, Milano, Mondadori, 1974). Una tesi leggermente diversa è proposta in C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Firenze, Le Monnier, 2019, pp. 5 e 319-320 dove - anche sulla base di un articolo ispirato dallo stesso poeta (G. Ansaldo, Giuseppe Ungaretti, «Il Lavoro» di Genova, 22 agosto 1933) - si osserva che Antonio Ungaretti a Suez non fece l'operaio ma il sorvegliante ai lavori.
  7. ^ Maria Grazia Di Filippo, Chiara Smirne, Poesia italiana del Novecento, De Agostini, 2011, p. 115.
  8. ^ Ungaretti sottoscrisse un abbonamento alla «Voce» nel 1910 (Lettera di Ungaretti a Prezzolini del 22 marzo 1911, Lettere a Giuseppe Prezzolini, a cura di M. A. Terzoli, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2000, p. 3).
  9. ^ Muḥammad Shihāb, di famiglia egiziana piuttosto benestante (Ungaretti lo qualificava, con enfasi poetica, come "figlio di Emiri nomadi"), era nato ad Alessandria d'Egitto il 23 gennaio 1887 da Ibrāhīm Shihāb e da ʿĀʾisha, di cui tuttavia non ci è pervenuto il nome di famiglia. Fu grande amico del futuro poeta, in quanto entrambi frequentavano il liceo Jacot, dove si appassionarono dei testi di Baudelaire e Nietzsche. Nel 1912, appena venticinquenne, emigrò in Francia, a Parigi, dove fu ben presto raggiunto da Ungaretti. Patì la frustrante condizione dell'esule (s'era dato, nel vano tentativo d'integrazione nella società parigina, persino il nome di Marcel), mantenendosi come contabile. Morì suicida il 9 settembre 1913, nella medesima pensione di Rue des Carmes 5 in cui viveva con Ungaretti. Moammed Sceab fu seppellito nel cimitero di Ivry-sur-Seine, come in una sua poesia ricorda il suo memore e affezionato compagno di scuola e amico di gioventù.
  10. ^ Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo - Saggi e interventi, Segrate, Arnoldo Mondadori Editore, 1974, p. 681. ISBN 978-88-04-11459-8.
  11. ^ Nelle immediate vicinanze dell'attuale fermata "Maubert-Mutualité" della métro parigina.
  12. ^ Stereoscopie ungarettiane: In memoria e Roman cinéma.
  13. ^ Che il poeta si fosse arruolato volontario l'ha sostenuto per primo Mario Puccini nel 1927 (Il Misticismo nella poesia: Ungaretti uomo di pena, «Bilycnis», n. 208, Aprile 1927, p. 248) e poi Luciano Rebay nel 1962 (Le origini della poesia di Giuseppe Ungaretti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1962, p. 13). Tuttavia alcuni studiosi hanno fatto presente che il poeta non s'arruolò volontario, trattandosi di un "normale" arruolamento in seguito alla Mobilitazione generale: N. Bultrini - L. Fabi, Pianto di pietra. La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti, Guidonia, Iacobelli, 2018, p. 19; P. Montefoschi, Cronologia di Viaggi e Lezioni, Milano, Mondadori, 2000, p. LXXIII; C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze 2019, pp. 97-98. Stralci di documenti militari relativi alla partecipazione di Ungaretti alla Prima guerra mondiale e informazioni sulla sua presenza al fronte e nelle retrovie sono pubblicati su Giuseppe Ungaretti La Grande Guerra Archiviato il 23 marzo 2020 in Internet Archive.
  14. ^ Il 12 agosto 1919 Ungaretti fu congedato dall’esercito con il grado di caporale. Vedi: Ungaretti, Giuseppe in "Dizionario Biografico", su treccani.it.
  15. ^ G. Ungaretti, Tutte le poesie, cit., p.62
  16. ^ sulla Montagna di Reims (vedi: Bois de Courton, su GeoNames, geonames.org.), nei pressi, a Chaumuzy, è stato dedicato un monumento ai soldati italiani che hanno combattuto nella prima guerra mondiale.
  17. ^ Ungaretti, Giuseppe in "Dizionario Biografico", su treccani.it.
  18. ^ Ninon e Antonietto Ungaretti estudantes em São Paulo (testo in portoghese), su povo.it
  19. ^ Antonio Benito Ungaretti (detto Antonietto) nacque a Marino Laziale il 9 febbraio 1930. L'atto di nascita è riprodotto in Ungaretti a Marino. Giornata di ricordi e onoranze, a cura di U. Onorati, Biblioteca di interesse locale «G. Torquati», Marino, 1990, p. 33. Il libro di Onorati, a p. 33, riproduce anche l'atto di battesimo di Antonio Ungaretti.
  20. ^ La targa marmorea posta nel 1990 sul muro esterno della sede del Comune di Marino dichiara che Ungaretti visse nella cittadina laziale dal 1927 al 1934. E aggiunge: "A Marino per la prima volta gli sorrise il felice volto del figlio Antonietto".
  21. ^ Gli studiosi sono divisi circa l'adesione di Ungaretti al fascismo e al suo rapporto con Mussolini. Da un lato Leone Piccioni e Walter Mauro. Piccioni ha sostenuto che «strano a dirsi, Mussolini subiva piuttosto Ungaretti, affascinato, forse dal suo disinteresse, dalla sua sincerità negli slanci dell'animo appassionato, senza mai calcoli in alcun senso, con ingenue credulità certo assai insolite anche allora» (L. Piccioni, Vita d'un poeta, Rizzoli, Milano 1970, p. 66). Mauro ha affermato che «Del resto, sui rapporti di Ungaretti con Mussolini, si è lungamente speculato con citazioni estrapolate da discorsi di diverso significato. Il politico e il poeta si conobbero poco prima della guerra, l'uno, Ungaretti, anarchico ma interventista, l'altro, Mussolini, socialista e interventista, ma poi si perdettero di vista, e se qualche utile il poeta ebbe dal dittatore, semmai si può ritrovare negli aiuti di Ungaretti ad antifascisti ed ebrei, al tempo delle leggi razziali; non certo ottenne favori, se nel 1936 dovette emigrare in Brasile, e laggiù insegnare fino alla liberazione dal fascismo» (W. Mauro, Vita di Giuseppe Ungaretti, Milano, Camunia, 1990, p. 81). Altri studiosi hanno assunto una posizione diversa. Robert S. Dombroski ha evidenziato «l'appoggio costante (si oserebbe dire servile) che Ungaretti dette al fascismo» (R.S. Dombronski, L'esistenza ubbidiente, letterati italiani sotto il fascismo, Napoli, Guida, 1984, p. 71). Patrizia Guida ha affermato che «La sua adesione volontaria al fascismo non fu, come per altri scrittori, un'accettazione passiva di una forza politica che si proponeva al Paese come sistema; egli vi aderì consapevolmente e con premeditazione sin dagli anni in cui il Fascio costruiva la sua ideologia...» (P. Guida, Ungaretti privato. Lettere a Paul-Henri Michel, Rovato-Lecce, Pensa multimedia, 2014, p. 38. Sull'adesione di Ungaretti al fascismo, e in particolare sul rapporto fra il poeta e il duce, si sofferma anche Auria, presentando alcuni documenti conservati presso l'Archivio centrale dello Stato (C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Firenze, Le Monnier, 2019, pp. 259-261).
  22. ^ Giuseppe Ungaretti/biografia, su Novecento letterario.it, su novecentoletterario.it. URL consultato il 31 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2019).
  23. ^ Il duello Ungaretti - Bontempelli (PDF), su sslazioscherma.com. URL consultato il 26 ottobre 2023 (archiviato il 18 ottobre 2022).
  24. ^ Articolo dedicato, su aleteia.org. URL consultato il 7 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  25. ^ Rodogno Davide, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italia fascista in Europa (1940-1943), Bollati Boringhieri editore, 2003, p. 274.
  26. ^ La vicenda viene affrontata, attraverso testimonianze documentali ed epistolari, nel libro L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 2013.
  27. ^ La lettera di Ungaretti a De Gasperi viene riportata nell'epistolario L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 2013.
  28. ^ Nell'epistolario L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni (Mondadori, 2013) sono riportate le missive in cui Ungaretti parla degli interventi accademici (in nota è trascritta la lettera del critico Giuseppe De Robertis all'Accademia di Svezia) e politici per favorire, nel 1954, la sua candidatura al Premio Nobel per la Letteratura.
  29. ^ In una lettera che Ungaretti inviò il 4 novembre 1959 all’amico francese Jean Lescure che, tra l'altro lo aveva più volte aiutano al fine di ottenere il Nobel, definiva rancorosamente Quasimodo un "opportunista", mettendo in dubbio il suo antifascismo di sinistra, accusandolo di aver "collaborato per vent’anni alle riviste fasciste di più stretta osservanza". Inoltre, Ungaretti affermava, erroneamente, che Quasimodo divenne professore nel 1944 grazie alla sua collaborazione con la Repubblica di Salò (in realtà la nomina era del 1941). Il suo risentimento nei confronti dell'Accademia svedese lo portò ad affermare che nella commissione giudicatrice sedevano "quattro poeti ridicoli" e che il Nobel fosse "una merda". Rosario Gennaro (a cura di), Giuseppe Ungaretti – Jean Lescure. Carteggio (1951-1966), L. S. Olschki, 2010, pp. 198-200, ISBN 9788822259585.
  30. ^ Ungaretti, Quasimodo, Montale: l'unica volta insieme in TV, su Rai Cultura. URL consultato il 3 novembre 2024.
  31. ^ Letteratura - tematiche Gli ottant'anni di Ungaretti
  32. ^ L'associazione Rome et son histoire Archiviato il 26 aprile 2008 in Internet Archive. (associazione culturale al servizio dei francofoni residenti a Roma o di passaggio nella città).
  33. ^ E. Gioanola, Storia letteraria del Novecento in Italia, Torino, 1976. È difficile per esempio distinguere tra il senso dell'orrore della guerra e il senso del dolore universale delle cose, come in Perché: "Ha bisogno di qualche ristoro / il mio buio cuore disperso...", Carsia Giulia 1916 (Vita d'un uomo..., cit., p. 55).
  34. ^ G. Ungaretti, Vita d'un uomo (Tutte le poesie), cit., p. 326. "Dunja mi dice il nomade, da noi, significa universo. Rinnova occhi d'universo, Dunja" (Le bocche di Cattaro, da Tutte le poesie, cit., p. 324).
  35. ^ collaborazione di Ariodante Marianni con l'Autore
  36. ^ Archivio Ungaretti Giuseppe, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato l'8 gennaio 2018.
  37. ^ EI-DTM, su AZ Fleet. URL consultato il 6 febbraio 2021.
  38. ^ Ungaretti Giuseppe, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica.
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  • Maura Del Serra, Giuseppe Ungaretti, Firenze, La Nuova Italia ("Il Castoro", 131), 1977, pp.127.
  • Rosario Gennaro, Le patrie della poesia: Ungaretti, Bergson e altri saggi", Firenze, 2004.
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  • Emerico Giachery, Nostro Ungaretti, Roma, Studium, 1988.
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