Indipendentismo sardo

Voce principale: Sardegna.
Bandiera dei quattro mori, simbolo storico del popolo sardo nonché bandiera della Regione Sardegna.
Bandiera con l'albero eradicato, simbolo del Giudicato di Arborea (ultimo territorio autoctono indipendente) tuttora utilizzato da alcuni partiti indipendentisti sardi.

L'indipendentismo sardo, forma radicale del sardismo[1][2], (in sardo: sardismu, in catalano: sardisme) è una corrente sociale, culturale[3] e politica che propugna l'autodeterminazione della Sardegna dalla Repubblica Italiana, nonché il rispetto del suo patrimonio culturale e ambientale. Intende dunque conseguire, per metodi nonviolenti e democratici, tale diritto, nella forma di più spazi di autonomia proiettati idealmente all'indipendenza.

L'isola è storicamente caratterizzata da periodiche ondate di protesta nei confronti di Roma e del potere centrale[4], fungendo la narrazione sardista da contraltare al fascismo e nazionalismo italiano emerso nella penisola nel corso del Novecento. Uno dei capisaldi di tale movimento, sorto e tradizionalmente collocabile nell'ala politica dell'antimperialismo,[5] è di matrice identitaria[6] e oggi maggiormente pluralista con venature liberali, in quanto risiede, secondo gli aderenti, nella coscienza di appartenere a una realtà umana e territoriale caratterizzata da interessi economici specifici rispetto a quelli peninsulari, oltre che da peculiarità storiche e culturali;[7] questa corrente politica si basa anche sul principio secondo cui i sardi non otterranno mai il pieno autogoverno sulla loro terra continuando a far parte dell'attuale sistema centrale di governo italiano, e si mostra critica verso le linee politiche finora attuate nei confronti dell'isola. Ascrivibili all'area sardista sono diverse campagne di denuncia, alcune delle quali, come la mancanza di autogestione fiscale (vedansi eventi che hanno portato all'emersione della cosiddetta vertenza entrate), la continuità territoriale, la mancata rappresentanza in Europa dovuta a una problematica circoscrizione elettorale[8][9][10][11], la questione del nucleare (di cui fa fede il referendum consultivo del 2011, proposto da un gruppo indipendentista[12]) e quella del servaggio militare,[13][14][15][16][17][18][19][20] sono entrate anche nell'agenda politica regionale.

Quadro generale

[modifica | modifica wikitesto]

«Fare a meno dell’Italia diviene oggi per noi una necessità, in assoluto. Non vi sono altre strade da percorrere. Noi vogliamo conquistare l’indipendenza per integrarci, non per separarci, nel mondo moderno. E la scelta non può essere che nostra, autonoma, cosciente, decisiva.»

Periodo sabaudo

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1720, in seguito a un periodo di plurisecolare dominio catalano-spagnolo e a uno breve di riconquista, il Regno di Sardegna entrò nell'orbita italiana venendo ceduto a Casa Savoia in accordo al Trattato di Londra del 1718, quale esito della guerra della Quadruplice Alleanza. I Savoia, che avrebbero preferito la Sicilia, non furono particolarmente entusiasti dello scambio avvenuto[21][22][23], al punto tale, a detta di Mazzini che aveva denunciato parte della manovra, da volersene ripetutamente cercare di sbarazzare, cedendo quella che Cavour chiamava "la terza Irlanda" all'Austria[24] o alla Francia[25][26][27][28] in cambio di domini territoriali più redditizi. Gran parte delle cariche dello stesso regno sardo sarebbero rimaste riservate a piemontesi e funzionari provenienti d'oltremare per lungo tempo, interrotto solo dalla breve e fallimentare stagione di tensione politica che prende il nome di vespri sardi, con la partecipazione di Giovanni Maria Angioy e altri rivoluzionari intenti a istituire una repubblica sarda[29].

Nel 1847, alcuni membri degli Stamenti di Cagliari e Sassari, fra cui Giovanni Siotto Pintor, richiesero la cosiddetta "fusione perfetta"; benché la popolazione la inquadrasse negativamente[30][31], tali notabili, appartenenti alla nobiltà ex-feudale, vedevano in essa la possibilità di accedere alle più prestigiose cariche pubbliche disponibili nella "terraferma". Sotto le proteste di una minoranza d'intellettuali contrari alla misura di accorpamento, quali il federalista cattolico Giovanni Battista Tuveri e Federico Fenu[32], il re Carlo Alberto accondiscese alle richieste, decretandola e abolendo così ogni residuale vestigia di autonomia. All'interno del regno, l'isola avrebbe però continuato a ricoprire un ruolo periferico dentro un ambito politico che, con la successiva incorporazione dei territori peninsulari da parte dello stato sabaudo, presto sarebbe stato ancora più vasto[33] (da cui il cambio di nome in Regno d'Italia nel 1861, per meglio riflettere il baricentro politico e geografico), spingendo lo stesso Pintor a pentirsi di aver formulato tale domanda (errammo tutti, qual più, qual meno)[34][35] e contribuendo alla nascita della cosiddetta "Questione Sarda"[36][37][38], termine usato da quel momento innanzi per descrivere una serie di problemi legati al rapporto fra l'isola e lo stato unitario[39][40]. Fu a partire dal 1848 che l'intellettualità sarda cominciò a parlare di "colonialismo" in Sardegna[41]. I Savoia avrebbero proceduto ad ampliare i propri domini, perseguendo l'unificazione italiana e la costituzione del Regno d'Italia: la Sardegna, essendo il nucleo originario del regno, ne fece così parte.

Dagli anni Venti allo statuto speciale

[modifica | modifica wikitesto]

Il sardismo, per lungo tempo limitato a un'élite di intellettuali, debuttò quale movimento organizzato per la prima volta nel 1921 col Partito Sardo d'Azione o PSd'Az, uno dei partiti regionalisti di più antica fondazione in Europa a propugnare istanze di autodeterminazione[42], nonché uno dei partiti storici di massa più influenti in Sardegna in termini elettorali[43], tanto da rappresentare in Sardegna l'avversario diretto del fascismo negli anni della sua ascesa.[44] In seguito al secondo conflitto mondiale, si produsse una prima scissione fra l'ala originaria e quella più radicale di Sebastiano Pirisi, il cui partito (Lega Sarda) riportò uno scarso successo elettorale alle elezioni della Costituente nel 1946[45].

Il ritorno della democrazia coincise con la ripresa delle istanze autonomiste, che il fascismo aveva precedentemente stroncato. Una Consulta regionale venne aperta il 9 aprile 1945, ma rimase inoperante fino al 26 aprile 1946, data l'estrema lentezza del dibattito politico. Solamente il Partito Sardo d'Azione dava maggiormente impulso alla richiesta di autonomia, definendo nei suoi Lineamenti del programma politico del 1943 un'impostazione pienamente federalistica nei confronti dell'Italia[46][47]. Questo programma entrò in conflitto con le posizioni dei partiti nazionali[48]: la DC, forte di un esponente locale come Antonio Segni, era a favore di una generica autonomia regionale ricollegata alla tematica meridionalista con un'impostazione garantista rispetto allo stato centrale; il PCI, che due anni prima aveva determinato lo scioglimento del Partito Comunista di Sardegna, riteneva che la concessione di qualsivoglia autonomia fosse un grimaldello con cui le forze conservatrici avrebbero bloccato una trasformazione socioeconomica in senso comunista, e vi era perciò ostile; la segreteria sarda del Partito Liberale Italiano si allineò anch'essa alla posizione nazionale, favorevole solo a un decentramento amministrativo senza capacità legislativa; contrari all'autonomia regionale erano infine i partiti nazionali di destra e i qualunquisti, per ragioni motivate dal nazionalismo italiano. In un discorso pronunciato da Emilio Lussu all'Assemblea Costituente, definito "il canto del cigno del federalismo sardo", egli chiosò con «dico federalismo e non, come dovrei, autonomismo, per indulgere a quegli unitari che considerano questo nostro autonomismo come una sottospecie di federalismo più o meno mascherato».[49]

Alla fine prevalse la linea della DC che, sostenendo di voler evitare "conflitti istituzionali troppo gravi", nel Nuovo schema di progetto per l'autonomia della Sardegna sostituiva all'ipotesi federale un quadro unitario, nella forma di un sistema binario di rapporti funzionali e organizzativi tra stato e regione. Per quanto alcuni importanti studiosi di storia sarda ritengano che l'autonomia concessa sia il riconoscimento di una situazione storica, geografica, sociale, etnica e linguistica fortemente caratterizzata[50], a fondamento della specialità sarda il legislatore decise di non fare espresso richiamo ad alcuno dei suddetti elementi, ma solo ad alcune istanze socio-economiche nei confronti della terraferma continentale[51][52]: un «autonomismo nettamente economicistico, perché non si volle o non si poté disegnare un’autonomia forte, culturalmente motivata, una specificità sarda che non si esaurisse nell’arretratezza e nella povertà economica»[53].

I tempi premevano e il testo finale fu infine redatto a Roma dall'Assemblea Costituente italiana, dopo un rapido esame degli articoli e senza discussione generale[48]; il testo finale presentava articoli unici, prevedendo la sollecitazione allo sviluppo industriale della Sardegna attraverso specifici piani di rinascita approntati dal centro.[54][55]

A cento anni di distanza dalla "perfetta fusione" col Piemonte, nel 31 gennaio del 1948 si pervenne all'approvazione dello Statuto speciale, ritenuto dai sardisti un compromesso al ribasso. Lussu, al varo dello Statuto, commentò laconicamente «invece del ruggito di un leone, siamo di fronte al miagolio di un gatto»; l'avvocato Gonario Pinna si spinse ben oltre: «si tenta di varare - disse - una forma di autonomia che lungi dal conferire all'Isola una seria e organica possibilità di autogoverno ne imbastardisce i principi fondamentali, e sul terreno pratico dovrà sperimentare prove e delusioni amare».[56] Nel mese di luglio si produsse un'altra scissione interna al Psd'Az, con la fuoriuscita di Lussu nel Partito Sardo d'Azione Socialista che poco dopo confluì nel PSI.[57]

I critici dell'attuale statuto fecero notare, fin da subito, che dai fondamenti giustificativi e ideali dell'autonomia fossero stati espunti i principali riferimenti identitari, linguistici e culturali dell'isola che pur ne avevano informato la genesi primaria, in netto contrasto con altre esperienze quali lo statuto catalano, venendo invece prodotto su un crinale esclusivamente economicistico e di scarsa incisività complessiva.[58] Un altro grave problema era il fatto che alla formale strutturazione dei poteri regionali non tenne dietro l'autonomizzazione dei partiti: saldamente collegate alle basi romane, le segreterie regionali avrebbero perciò agito non come centri propulsivi di uno sviluppo autocentrato, bensì come mere "agenzie del potere centrale con domicilio in Sardegna" ed espressioni di una cultura politica che traeva i suoi contenuti non dall'isola e i suoi problemi, bensì dalle mode sorte nella terraferma[59]. Raimondo Carta Raspi, nel suo Storia della Sardegna, scrive al riguardo che «disabituata a scelte politiche e ad iniziative imprenditoriali autonome ed incapace di improvvisarsi una disposizione mentale per tale ruolo, la classe neodirigente sarda finisce per rimanere politicamente succube, nonostante talune più plateali che sostanziali alzate di testa, dei condizionamenti del Governo Centrale (il collegamento partitico tra la classe politica al potere in Sardegna e quella al potere a Roma limita all’estremo le possibilità di far salve le esigenze regionali di fronte a quelle nazionali); e rimettere il compito della rinascita economica dell’isola nelle mani degli specialisti economici per eccellenza: gli industriali del Nord Italia, d’Europa e del mondo in genere, cui interessi radicare iniziative in Sardegna».[60] Gli stessi piani industriali, analoghi ai coevi "grandi progetti" ideati nei paesi in via di sviluppo sulla scorta delle teorie della modernizzazione, si sarebbero concretizzati non nel volano per una "rinascita" economica e sociale, bensì nel passaggio da una economia di sussistenza a una dualistica di assistenza.[61]

Constatando lo svuotamento sostanziale degli spazi di autogoverno,[62] a breve si sarebbe iniziato a parlare di "autonomia fallita" (Salvatore Sechi)[63] e di "autonomismo abortivo" (Eliseo Spiga).[64]

Dagli anni Sessanta in poi

[modifica | modifica wikitesto]

Il fenomeno politico-culturale indipendentista riemerse al termine degli anni '60, periodo in cui si assistette alla progressiva perdita del patrimonio culturale e, in seguito alla ricollocazione dei lavoratori in settori esogeni quali l'industria petrolchimica (particolarmente caldeggiata dal PCI)[65] e le installazioni militari, anche all'aumento delle disuguaglianze prodotte da una struttura dualistica dell'economia. Nei primi anni settanta del XX secolo, il sardismo si ritrasformò in un movimento sociale[66][67].

Nel 1968[68], in Barbagia, avrebbero avuto modo di costituirsi in antitesi due controversi organismi paramilitari: il Fronte Nazionale de Liberazione de sa Sardigna (FNLS), che si ispirava all'ETA basca, e il Movimentu Nazionalista Sardu (MNS), accusato dal primo di simpatie filofasciste; entrambi sarebbero stati soggetti coinvolti in un presunto[69] movimento armato finanziato da Giangiacomo Feltrinelli e poi disciolto ad opera dei servizi segreti italiani[70][71]. Nel complesso, al di là di alcune frange estremiste, il movimento autonomista e indipendentista sardo (al contrario di quello corso[72]) non ha mai impiegato metodi terroristici per incidere sull'agenda politica dell'isola[73].

Fino agli anni '80, era un argomento chiave di molte associazioni popolari sorte in quegli anni, benché in modo assai frammentato per via della diversa estrazione ideologica: per esempio, nel 1967 furono fondate sia la Unione Democratiga pro s'Indipendentzia de sa Sardigna di ispirazione cattolica, sia la Liga de Unidade Nazionale pro s'Indipendentzia de sa Sardigna e su Socialismu da parte di giovani socialisti[69].

Sarebbero sorti anche diversi centri culturali, quali Città-Campagna o Su Populu Sardu: animati dall'intellighenzia teorica dell'anticolonialismo, essi raccolsero i fermenti della sinistra sarda che, per via della distinta specificità culturale, mal si collocava all'interno dei vari gruppi extraparlamentari peninsulari[69]; furono inoltre caratterizzati dall'adesione di molti studenti universitari sardi (sia in penisola italiana che non), particolarmente attivi nell'organizzazione di inchieste e seminari sulla cosiddetta "questione sarda"[74]. Di rilievo[69] sono stati i circoli giovanili orgolesi, ferventi animatori della resistenza popolare contro l'esproprio delle terre e la militarizzazione dei pascoli. Nel 1978 nacque ad Alghero il movimento Sardenya y Llibertat[75], fondato da Carlo Sechi (vincitore alle elezioni comunali del 1994) e Rafael Caria e gemellatosi nel 1982 col gruppo Sardinna e Libertade.

Nel dicembre 1981, l'indipendentista Salvatore Meloni venne arrestato dopo il ritrovamento di esplosivo nella sua casa di Terralba[76], con l'accusa di aver compiuto un attentato alla sede cagliaritana della Tirrenia e di essere a capo di un piano (poi noto con l'espressione giornalistica di complotto separatista) per rendere la Sardegna indipendente dallo Stato Italiano[76]. Dopo l'arresto, Meloni iniziò una serie di scioperi della fame per protestare contro quella che ritenne un'ingiusta persecuzione politica. Nell'ottobre 1984 venne condannato a nove anni di carcere, con revoca del diritto di voto e interdizione perpetua ai pubblici uffici, con l'accusa di cospirazione politica e associazione sovversiva contro la integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato[77]; Meloni è l'unica persona mai condannata nello Stato Italiano per questo reato[78]. A detta di Mario Melis, il cosiddetto "complotto separatista sardo" sarebbe stato una macchinazione dei servizi segreti italiani per screditare il nuovo vento sardista allora sorto[79].

Infatti, il notevole risultato elettorale riscosso dal PSd'Az, che a Cagliari e Sassari sfiorava il 20%, fece sì che la guida della regione toccasse al suo esponente più prestigioso, che inaugurò la prima giunta in Sardegna in un'instabile alleanza col PCI[80].

Nel 1984 nacque il Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu (poi semplicemente Partidu Sardu Indipendentista). Quest'ultimo si sarebbe evoluto, nel 1994, in Sardigna Natzione.

Alcuni elementi fuoriusciti da Sardigna Natzione e animatori del progetto web denominato Su Cuncordu pro s'Indipendèntzia de sa Sardigna avrebbero poi fondato nel 2001 iRS indipendentzia Repubrica de Sardigna. Alcuni dissapori tra il leader storico Gavino Sale e il grosso del suo partito hanno portato alla nascita del movimento ProgReS - Progetu Repùblica nel 2010. A distanza di qualche tempo, il suo ideologo Franciscu Sedda esce anche da quest'ultimo e dà vita, assieme al consigliere regionale Paolo Maninchedda, al Partito dei Sardi[81].

Nel 2004 fu fondato il partito di ispirazione marxista A Manca pro s'Indipendentzia, scioltosi nel 2015. Una parte dei suoi membri è poi confluita nel 2016 in Liberu - Lìberos Rispetados Uguales, che negli anni successivi ha aderito a Autodeterminatzione.

Non sono noti i responsabili di diversi attentati dinamitardi, rivendicati da sedicenti organizzazioni indipendentiste[82][83][84][85], in particolare quello contro Berlusconi in occasione della visita di Tony Blair a Porto Rotondo, nel 2004.[86] Nel 2010, la relativa inchiesta era ancora aperta.[87][88]

In occasione delle elezioni regionali della Sardegna svoltesi il 16 febbraio 2014, con la vittoria della coalizione di centro-sinistra "Cominciamo il Domani", guidata da Francesco Pigliaru, hanno eletto propri rappresentanti sia il Partito dei Sardi che i Rossomori. Altri consiglieri indipendentisti sono stati eletti con il Partito Sardo d'Azione, alleato con la coalizione di centrodestra.

Michela Murgia[89][90], a capo di una coalizione denominata Sardegna Possibile (comprendente ProgReS e le associazioni Gentes e Comunidades) ottiene circa il 10% dei voti, non sufficienti tuttavia a raggiungere il quorum.

Nel novembre del 2017 nasce il Progetto Autodeterminatzione, con l'ex direttore de L'Unione Sarda Anthony Muroni come portavoce, mirante a raggruppare quanti più soggetti, sia politici sia civili, con l'obiettivo di autogovernare la Sardegna; alle Elezioni politiche in Italia del 2018 ottiene il 2,2% e il 2,5% alla Camera e Senato. Al medesimo appuntamento elettorale, il Partito Sardo d'Azione si presenta in coalizione con la Lega, ottenendo invece il 10,8% e l'11,6% alla Camera e Senato.

In occasione delle elezioni regionali svoltesi il 24 febbraio 2019, i partiti d'area sardista hanno raccolto il 17,6% dei voti totali.[91] Nella medesima tornata elettorale, il leader del Psd'Az Christian Solinas, coalizzatosi in una piattaforma di centrodestra, è stato eletto presidente della regione.

Sostegno politico

[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni '70, il 38% dei sardi mostrava un atteggiamento favorevole verso l'indipendenza[92]. I dati[93], esposti dal politologo Carlo Pala[94] di una ricerca effettuata nel 2012 dall'Università di Cagliari in collaborazione con quella di Edimburgo[95][96], rivelavano che nove sardi su dieci sarebbero stati favorevoli all'autonomia fiscale. Inoltre, riguardo ai desiderata sulla questione sarda, il 41% della popolazione coltivava sentimenti favorevoli verso un eventuale processo di autodeterminazione (cumulando due opzioni il cui elemento discriminante era l'indipendenza statuale entro o al di fuori dell'Unione europea, i cui esiti erano rispettivamente il 31% e il 10%), laddove il 59% esprimeva invece l'opzione unitaria (la cui composita frangia, a sua volta, si suddivideva in un 46% che avrebbe voluto più autonomia locale rispetto a quella attuale, in un 12% si sarebbe accontentata dell'attuale condizione di autonomia con un consiglio regionale e senza potere fiscale, infine in un restante 1% di persone che avrebbero guardato con favore la perdita di autonomia isolana restando in Italia)[6][97][98][99][100][101][102]. In riferimento alle percezioni identitarie dei sardi, da una Moreno question presente nella medesima ricerca emergeva che il 26% di essi si sentiva solo sardo, il 37% più sardo che italiano, il 31% sia l'uno sia l'altro, il 5% più italiano che sardo e l'1% italiano anziché sardo[98][103][104]. Tali dati sarebbero stati inoltre corroborati da altre analisi sondaggistiche professionali, i cui risultati, corrispondendo in larga misura a quelli già resi noti[105][106], davano ulteriore conferma di tale quadro.

Tale atteggiamento favorevole non è altrettanto ben canalizzato, però, all'interno del circuito elettorale[4][107]. A tale opinione nei confronti di argomenti quali la devoluzione di poteri, infatti, nel cittadino sardo si somma disaffezione politica e un atteggiamento di sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei partiti, inclusi quelli sardisti[98]. Inoltre, è importante notare che, come solitamente accade in questa famiglia di partiti politici[108], il movimento sardista è da lungo tempo frammentato[109][110] in una galassia di piccoli partiti, piuttosto marginali se presi in analisi singolarmente, che non capitalizzano in termini elettorali le percentuali di consenso finora empiricamente accertate attorno a tali sentimenti; per esempio, benché alle elezioni regionali del 2014 il sardismo nelle sue varie accezioni abbia totalizzato il 26% quale risultato complessivo[111], oltre che dalla legge elettorale entrata in vigore nel settembre del 2013[112][113][114][115] è stato ulteriormente penalizzato dal suo fazionalismo[111][116][117]. Tutti i partiti d'area sono soliti raccogliere ad ogni tornata elettorale approssimativamente il 15-20%, ma nessun partito da solo è capace di raggiungere una percentuale superiore al 5%. Infine, il movimento soffre nella competizione elettorale della concorrenza dei partiti tradizionali italiani che, sovente, inseriscono elementi sardisti nei loro discorsi e programmi politici;[43][118][119] a titolo di esempio, basti citare l'impegno profuso da Francesco Cossiga nel presentare in Senato il DDL Costituzionale n. 352, poi bocciato in Parlamento, che avrebbe riformato lo statuto sardo e previsto il riconoscimento della "Nazione Sarda" entro un contesto di autonomia rimanendo in Italia[120][121].

  1. ^ https://www.treccani.it/vocabolario/sardismo/
  2. ^ Sardismo, in Grande Dizionario di Italiano, Garzanti Linguistica.
  3. ^ Identità regionali e varietà linguistiche: Friuli Venezia Giulia e Sardegna, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ a b Pala, C. 2015. Sardinia. The Wiley Blackwell Encyclopedia of Race, Ethnicity, and Nationalism. 1–3. Abstract
  5. ^ Entrevista a Marcel Farinelli: “Córcega y Cerdeña forman un archipiélago invisible al tener sus islas nacionalismos de signo opuesto" (in spagnolo)
  6. ^ a b Focus: La questione identitaria e indipendentista in Sardegna, Ilenia Ruggiu Archiviato il 15 agosto 2017 in Internet Archive., Università di Cagliari
  7. ^ Sardegna: Paradiso turistico o la lenta morte di un popolo? (di Marco Oggianu), Traduzione dello stesso articolo in tedesco
  8. ^ Eve Hepburn, New Challenges for Stateless Nationalist and Regionalist Parties, Routledge, 2010, pp.121
  9. ^ Europee, in Sardegna campagna “Eu non voto”. C'è anche Zappadu - Il Fatto Quotidiano
  10. ^ Il Senato affonda il collegio Sardegna, per l'Isola nessun europarlamentare, Sardiniapost.it
  11. ^ Parties, associations ask for direct representation of Sardinia in European Parliament, Nationalia
  12. ^ Referendum consultivo in Sardegna, Nuclearnews Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.
  13. ^ Oltre il 60% del demanio militare italiano è, infatti, in territorio sardo; gli ettari occupati da servitù, italiane e NATO, sono oltre 35 000.
  14. ^ Così in Sardegna si è riacceso l'indipendentismo, Nicola Mirenzi, Europa Quotidiano.
  15. ^ Oltre 5mila per dire no ai poligoni, festa identitaria davanti ai cancelli, La Nuova Sardegna, 14/09/2014.
  16. ^ A Capo Frasca migliaia di manifestanti da tutta la Sardegna per dire no alle basi militari, La Stampa.
  17. ^ Capo Frasca, la nuova Pratobello - L'Indro, Marco Piccinelli
  18. ^ Indipendentismo sardo, questo sconosciuto, Adalgisa Marrocco.
  19. ^ In chiave antimilitarista, nel quadro del tradizionale attivismo contestativo contro la presenza di strutture militari sul territorio nazionale, a fronte del tono minore che ha caratterizzato l'impegno dei comitati siciliani contro il sistema satellitare MUOS, si è rilevato un innalzamento della tensione mobilitativa in Sardegna, ove espressioni dell'antagonismo e dell'indipendentismo sardo hanno rivitalizzato la protesta contro le esercitazioni nei poligoni e nelle installazioni militari dell'Isola, reclamando la smilitarizzazione del territorio. (Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza, p. 69).
  20. ^ Sardegna, la protesta contro le servitù, Rai.tv.
  21. ^ «Vittorio Amedeo accettò a malincuore, e dopo ripetute proteste, nel 1720, da governi stranieri, al solito, la Sardegna in cambio della Sicilia. E diresti che la ripugnanza con la quale egli accettò la terra in dominio, si perpetuasse, aumentando, attraverso la dinastia.» Giuseppe Mazzini, La Sardegna, in "L'Unità italiana", I, 5, 2 giugno 1861, ristampato con pref. di F. Mormina, Tip. Economica di A. Debatte, Livorno, 1896, p. 28; Editore Il Nuraghe, Cagliari, p.9
  22. ^ «Il principe savoiardo Amedeo II avrebbe preferito un trattamento migliore dai suoi alleati, ma questi sommessamente ma efficacemente, gli fecero probabilmente capire che sarebbe potuto rimanere con nulla in mano, mentre il nuovo possedimento gli avrebbe consentito di fregiarsi comunque del titolo di re, essendo quello un regno plurisecolare.» Giuseppi dei Nur, Buongiorno Sardegna - Da dove veniamo, Cagliari, 2013, La Biblioteca dell'Identità, pp.9
  23. ^ «Re Vittorio rimase spoglio di Sicilia, e mal compensato con Sardegna.» Balbo, Cesare (a cura di Fausto Nicolini). Della storia d’Italia dalle origini fino ai nostri giorni, Collana "Scrittori d'Italia" nn 50 e 60; G. Laterza e Figli; Bari, 1913 - 1914, p.551
  24. ^ «Ancora nel 1784 Vittorio Amedeo III, attraverso i segreti canali della diplomazia, aveva offerto l'isola all'Austria di Giuseppe II in cambio di adeguati compensi in Lombardia.» Carlino Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, Editore Chiarella, Sassari, 1984, pp.176
  25. ^ Proceedings of History Week 2005, pp. 47-60. The Malta Historical Society, 2005. Giuseppe Mazzini e la Sardegna, un'appendice molto incerta dell'Italia, su maltahistory.eu5.net. URL consultato il 21 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2018).
  26. ^ La terza Irlanda. Gli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, Condaghes, Cagliari 1995, pp. 166-169. ISBN 978-88-86229-12-8
  27. ^ Onnis, Omar. La Sardegna e i sardi nel tempo, Arkadia, pp.174
  28. ^ «Lo stato sabaudo invaso dalle armate napoleoniche era in pieno disfacimento e lo stesso Vittorio Amedeo III, nelle trattative di pace col Direttorio, aveva espressamente dato facoltà ai suoi plenipotenziari di cedere alla Francia l'isola di Sardegna, pur di mantenere i suoi possessi di terraferma e di ingrandirli eventualmente con altri territori della pianura padana sottratti agli austriaci.» Carlino Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, Editore Chiarella, Sassari, 1984, pp.245
  29. ^ Idee di Sardegna, Carlo Pala, Carocci Editore, 2016, pp.77
  30. ^ «Che gli orientamenti più largamente diffusi fossero diversi è dimostrato da molti fatti. L'ostilità contro i piemontesi era forte come non mai, e le riforme erano viste anche come strumento per alleggerire il peso di un regime di sopraffazione politica che era tanto più odioso in quanto esercitato dai cittadini di un'altra nazione; per ottenere cioè non una fusione ma quanto più possibile di separazione.» Sotgiu, Girolamo (1984). Storia della Sardegna sabauda, Editore Laterza, Roma-Bari, PP.307-308
  31. ^ Carlo Baudi di Vesme rileva che «un sarto, per nome Manneddu, sollevò il grido di Morte ai Piemontesi in teatro, nel colmo delle manifestazioni di esultanza per la concessione delle riforme.» Di Vesme, Carlo Baudi (1848). Considerazioni politiche ed economiche sulla Sardegna, Stamperia reale, Torino, p.181
  32. ^ F. Fenu, La Sardegna e la fusione del suo regime col sardo continentale, Cagliari, 1848
  33. ^ Onnis, Omar. La Sardegna e i sardi nel tempo, Arkadia, pp.172
  34. ^ Una data infausta per la Sardegna, Francesco Casula - Il Manifesto Sardo
  35. ^ Un arxipèlag invisible: la relació impossible de Sardenya i Còrsega sota nacionalismes, segles XVIII-XX - Marcel Farinelli, Universitat Pompeu Fabra. Institut Universitari d'Història Jaume Vicens i Vives, pp.299-300
  36. ^ Francesco Cesare Casula, Breve Storia di Sardegna, p. 245; op. cit.
  37. ^ La “fusione perfetta” del 1847 aprì una nuova era per l'isola, La Nuova Sardegna
  38. ^ M. Brigaglia, La Sardegna nel ventennio fascista, p. 317
  39. ^ Glossario di autonomia Sardo-Italiana, Francesco Cesare Casùla, Presentazione del 2007 di Francesco Cossiga
  40. ^ Sardegna, isola del silenzio, Manlio Brigaglia, su mclink.it. URL consultato il 31 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).
  41. ^ Birgit Wagner (2011), La questione sarda. La sfida dell’alterità in Il postcoloniale in Italia, Aut Aut n. 349
  42. ^ Elias (A.) et Tronconi (F.), From protest to power. Autonomist parties and the challenges of representation, Vienna, Braumüller, 2011
  43. ^ a b Hepburn, Eve. The Ideological Polarisation and Depolarisation of Sardinian Nationalism, Regional and Federal Studies Vol. 19, No.5. (2010)
  44. ^ La Sardegna durante il ventennio fascista, Università di Tor Vergata
  45. ^ Bastià Pirisi, politico e commediografo antifascista, pacifista e separatista, Francesco Casula, La Barbagia.net
  46. ^ Francesco Casula, Federalismo e pacifismo: il messaggio di Lussu, su manifestosardo.org, Il Manifesto sardo, 2015.
  47. ^ Giangiacomo Ortu, Emilio Lussu, l'autonomia come valore morale, su lanuovasardegna.it, La Nuova Sardegna, 2019.
  48. ^ a b Cardia, Mariarosa (1992). La nascita della regione autonoma della Sardegna, Franco Angeli
  49. ^ Francesco Casula, Gianfranco Contu. Storia dell'autonomia in Sardegna, dall'Ottocento allo Statuto Sardo, Dolianova, Stampa Grafica del Parteolla, 2008, p. 26 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  50. ^ Manlio Brigaglia, Michelangelo Pira, Giuseppe Contini e Girolamo Sotgiu, Trent'anni di autonomia per la Sardegna , in Vindice Ribichesu (a cura di), Supplemento al n. 1, gennaio 1978, di Sardegna Autonomia, Consiglio Regionale della Sardegna. Comitato per il XXX dell'Autonomia, Sassari, Gallizzi, 1978
  51. ^ Pala, Carlo (2016). Idee di Sardegna, Carocci Editore, pp.118
  52. ^ Pintore, Gianfranco (1996). La sovrana e la cameriera: La Sardegna tra sovranità e dipendenza. Nuoro: Insula, 13
  53. ^ Cardia, Mariarosa (1998). La conquista dell’autonomia (1943-49), in Luigi Berlinguer, Luigi e Mattone, Antonello. La Sardegna, Torino, Einaudi, p. 749
  54. ^ L.Cost. 26 febbraio 1948 n. 3, Articolo 13: "Lo Stato col concorso della Regione dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell'Isola."
  55. ^ Francesco Casula, Gianfranco Contu. Storia dell'autonomia in Sardegna, dall'Ottocento allo Statuto Sardo, Dolianova, Stampa Grafica del Parteolla, 2008, p. 118 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  56. ^ Statuto Sardo commentato, Regione Autonoma della Sardegna, 1998, Arti Grafiche Pisano
  57. ^ Francesco Casula, Gianfranco Contu. Storia dell'autonomia in Sardegna, dall'Ottocento allo Statuto Sardo, Dolianova, Stampa Grafica del Parteolla, 2008, p. 117 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  58. ^ Francesco Casula, Gianfranco Contu. Storia dell'autonomia in Sardegna, dall'Ottocento allo Statuto Sardo, Dolianova, Stampa Grafica del Parteolla, 2008, p. 116, 134 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  59. ^ Ivi, p. 116 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  60. ^ Ivi, p. 117 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  61. ^ Ibidem (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  62. ^ Ivi, p. 134 (PDF), su ufficiostudiangioy.it. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  63. ^ Salvatore Sechi, Autonomia fallita e subnazionalismo in Sardegna
  64. ^ [Eliseo Spiga in Nazione Sarda, anno IV, n.2 15 Dicembre 1980-15 Gennaio 1981, p. 9; cit. in Francesco Casula, Gianfranco Contu. Storia dell'autonomia in Sardegna, dall'Ottocento allo Statuto Sardo, Dolianova, Stampa Grafica del Parteolla, 2008, p. 116]
  65. ^ La Rivista il Mulino, La Sardegna, Manlio Brigaglia
  66. ^ Le molte anime del mondo che sogna un'isola-nazione, Piero Mannironi Archiviato il 18 febbraio 2015 in Internet Archive. - La Nuova Sardegna
  67. ^ I fondamenti storici dell'indipendenza sarda - Lacanas
  68. ^ Minahan, James. Encyclopedia of the Stateless Nations, S-Z, pg. 1664
  69. ^ a b c d Cultura e identitade - Sardinna, ghennalzu - aprile 2002
  70. ^ Cabitza, Giuliano (1968). Sardegna: rivolta contro la colonizzazione
  71. ^ Morto Pugliese, l'ex ufficiale del Sid che «fermò» nel '60 il latitante Mesina - Corriere della Sera
  72. ^ De La Calle, Luis (2015). Nationalist violence in postware Europe, Cambridge, p.178
  73. ^ Perché l'indipendentismo sardo ha sempre rinunciato al terrorismo - Adriano Bomboi, Sa Natzione
  74. ^ Un arxipèlag invisible: la relació impossible de Sardenya i Còrsega sota nacionalismes, segles XVIII-XX - Marcel Farinelli, Universitat Pompeu Fabra. Institut Universitari d'Història Jaume Vicens i Vives, pp.480
  75. ^ Il cammino del mare di Alghero - Internazionale
  76. ^ a b Il Bobby Sands sardo rischia di morire in cella Archiviato il 17 febbraio 2018 in Internet Archive. Il Dubbio.news
  77. ^ Italian Court Convicts 16 As Sardinian Separatists New York Times, 19 maggio 1985
  78. ^ L’ultimo indipendentista sardo morto dopo mesi di sciopero della fame La Stampa, 5 luglio 2017
  79. ^ Melis e il complotto separatista: "macchinazione degli 007 italiani" - La Repubblica
  80. ^ Consiglio Regionale della Sardegna - Giunte Regionali
  81. ^ Ecco il Partito dei Sardi di Maninchedda - L'Unione Sarda
  82. ^ Memorial Institute for the Prevention of Terrorism. "Sardinian Autonomy Movement (MAS)
  83. ^ Criminologia del terrorismo anarco-insurrezionalista, Marco Boschi, pag.63
  84. ^ OIr:<<La bomba era nostra>>, RaiNews24, 09-04-2005, su rainews24.it.
  85. ^ Assessment for Sardinians in Italy - Minorities at Risk
  86. ^ In manette dieci indipendentisti, 11 luglio 2006, su repubblica.it. - La Repubblica
  87. ^ Un magistrato da anni in prima linea sul fronte eversione-Regione Autonoma della Sardegna, su regione.sardegna.it. URL consultato il 19 giugno 2017.
  88. ^ Doddore Meloni inseguito e arrestato - Cronaca - la Nuova Sardegna, in la Nuova Sardegna, 29 aprile 2017. URL consultato il 19 giugno 2017.
  89. ^ A Fight to Steer Sardinia - New York Times
  90. ^ 2014: la Primavera Sarda? - Vilaweb
  91. ^ Carlo Pala, Il sardismo vale il 17,6% alle regionali, ma nessuno lo dice, L'Indro, 27/02/2019
  92. ^ Pintore (G.), Sardegna, regione o colonia?, Milano, Mazzotta, 1974
  93. ^ Identità e autonomia in Sardegna - FocuSardegna Archiviato il 14 luglio 2014 in Internet Archive.
  94. ^ Indipendentismo, secessionismo, federalismo: conversazione con Carlo Pala Archiviato il 5 novembre 2013 in Internet Archive.
  95. ^ What next for independence movements in Europe? - Eve Hepburn
  96. ^ La Sardegna che vorrebbe l'indipendenza come i catalani - La Stampa
  97. ^ Gianmario Demuro, Ilenia Ruggiu, Francesco Mola, Identità e Autonomia in Sardegna e Scozia, Maggioli Editore, 2013, p. 35-39, ISBN 88-387-8243-1.
  98. ^ a b c The Scottish referendum: the view from Italy and Sardinia, Ilenia Ruggiu, Scottish Affairs 23.3 (2014): 407–414
  99. ^ La Sardegna vuole l'indipendenza, favorevoli quattro sardi su dieci - Controcampus.it
  100. ^ Il 40% dei sardi è per l'indipendenza; il resto è per la sovranità - Gianfranco Pintore
  101. ^ I giovani non si sentono più italiani - Regione Autonoma della Sardegna, 31.05.2012
  102. ^ Riforme - (SAR) REGIONE. PIGLIARU: Indipendentista il 40% dei Sardi (Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
  103. ^ Gianmario Demuro, Ilenia Ruggiu, Francesco Mola, Identità e Autonomia in Sardegna e Scozia, Maggioli Editore, 2013, p. 26-28, ISBN 88-387-8243-1.
  104. ^ L'esempio della Catalogna, i sardi sono più «identitari», 30 settembre 2015 - L'Unione Sarda; Sardi, i più «identitari», di Giuseppe Meloni; L'UNIONE SARDA, Fondazione Sardinia, 30.09.2015
  105. ^ Il 55% dei sardi non vuole l'indipendenza - Sardiniapost
  106. ^ L'indipendenza delle regioni - Demos & Pi
  107. ^ Il cuore identitario dei sardi non ha ancora peso elettorale, L’Unione Sarda, Alessandro Ledda, 22.08.2016
  108. ^ Delwit (P.), Les partis régionalistes en Europe. Des acteurs en développement?, Bruxelles, Éditions de l'Université de Bruxelles, 2005
  109. ^ Michela Murgia, la scrittrice si candida a guidare la Sardegna. L'eterno ritorno dell'indipendentismo sardo - L'Huffington Post
  110. ^ «Siamo sardi, non italiani. Adesso vogliamo la nostra indipendenza» - L'Inkiesta
  111. ^ a b Galassia sardista al 26 per cento - La Nuova Sardegna
  112. ^ El independentismo, fuerza al alza en Sardinia - Sortu
  113. ^ Vuit diputats sobiranistes entren per sorpresa al parlament sard - VilaWeb
  114. ^ L'independentisme sard fa un bon paper però guanya el centreesquerra - El Punt Avui
  115. ^ Tèrratrem en Sardenha - Jornalet, Gaseta Occitana d'informacions
  116. ^ La Babele del sardismo - Sardiniapost
  117. ^ Idea secessione, gli indipendentisti sardi: «Sì al referendum, ma non ora» - La Nuova Sardegna
  118. ^ Pala, Carlo (2016). Idee di Sardegna. Autonomisti, sovranisti, indipendentisti oggi, Carocci editore, pp.152-156
  119. ^ Lluch, Jaime; Constitutionalism and the Politics of Accommodation in Multinational Democracies
  120. ^ DDL Costituzionale n. 352 sulla Comunità Autonoma di Sardegna
  121. ^ Indipendenza della Sardegna: da Cossiga a Pili, obiettivo ricostruire i rapporti tra l’isola e la terraferma, L'Indro, Carlo Pala
  • Simon-Mossa (A.), Le ragioni dell'indipendentismo, Quartu Sant'Elena, Alfa, 2008 (edizione originale: 1969).
  • Sergio Salvi - (1973) Le nazioni proibite, Vallecchi, Firenze
  • Farnè (R.) - (1975) La Sardegna che non vuole essere una colonia, Milano, Jaca Book.
  • Antonio Lepori, Antonello Satta e Giovanni Lilliu Sardigna a MINORANZE num. 4, Milano, trimestre 1976.
  • Antonello Satta - (1977) L'autonomia della Sardigna come mistificazione.
  • Melis (G.) - (1979) Dal sardismo al neosardismo: crisi autonomistica e mitologia locale, Il Mulino, XXXVIII, nº 263.
  • Gerdes (D.) - (1980) Aufstand der Provinz. Regionalismus in Westeuropa, Francoforte s.M. e New York, Campus.
  • Rokkan (S.) e Urwin (D.W.) - (1983) Economy, territory, identity: politics of West European peripheries, London, Sage.
  • Valle (N.) - (1988), L'idea autonomistica in Sardegna, Cagliari, Il Convegno.
  • Gianfranco Contu - (1990) La questione nazionale sarda - Quartu Sant'Elena, Alfa Editrice
  • Antonio Lepori, La Sardegna sarà redenta dai sardi: viaggio nel pensiero sardista, Cagliari, Edizioni Castello, 1991.
  • Cardia, Mariarosa (1992). La nascita della regione autonoma della Sardegna: 1943-1948, Franco Angeli
  • Petrosino (D.) - (1992), National and regional movements in Italy: the case of Sardinia, in Coakley (J.), The social origins of nationalist movements, London, Sage
  • Aldo Accardo, La nascita del mito della nazione sarda, Cagliari, Edizione AM&D, 1996, ISBN 88-86799-04-7.
  • Gianfranco Pintore, La sovrana e la cameriera: la Sardegna tra sovranità e dipendenza, Nuoro, Insula, 1996, ISBN 978-88-86111-04-1.
  • Contu (A.) - (1996), Il pensiero federalista in Sardegna, Cagliari, Condaghes
  • Xosé M. Núñez Seixas - (1998) Movimientos nacionalistas en Europa en el siglo XX - Ed. Síntesis, Col. Historia Universal Contemporánea, 26 Madrid.
  • Eve Hepburn - (2007). The New Politics of Autonomy: Territorial Strategies and the Uses of European Integration by Political Parties in Scotland, Bavaria and Sardinia 1979-2005. European University Institute, Department of Political and Social Sciences.
  • Eve Hepburne - (2008) Island Nations in a ‘Europe of the Peoples’: Corsica and Sardinia compared
  • Pala (C.) - (2008) La sopravvivenza prima di tutto: voti ed eletti di due partiti etnoregionalisti in Sardegna e Bretagna, Quaderni dell'Osservatorio Elettorale, vol. 60, nº 2.
  • Bachisio Bandinu - (2010) Pro s'Indipendentzia - Edizioni il Maestrale
  • Pala (C.) - (2010), Quando il cleavage etnoterritoriale si addormenta: la “connessione disorganica” degli attori regionalisti in Sardegna e Bretagna, Partecipazione e Conflitto, vol. 2, nº 2
  • Elias (A.) et Tronconi (F.), - (2011) From protest to power. Autonomist parties and the challenges of representation, Vienna, Braumüller
  • Ilenia Ruggiu, Francesco Mola, Gianmario Demuro - (2013) Identità e Autonomia in Sardegna e Scozia - Maggioli Editore
  • Roux (C.) - (2013) La nationalisation des périphéries. Fragments du processus de construction nationale en Corse et Sardaigne, Paris, L'Harmattan
  • Paolo Maninchedda, Franciscu Sedda (2013) L'indipendenza della Sardegna - Cagliari, Edizioni Della Torre
  • Adriano Bomboi, L'indipendentismo sardo. Le ragioni, la storia, i protagonisti, Cagliari, Condaghes, 2014, ISBN 978-88-7356-246-7.
  • Franciscu Sedda (2015) Manuale d'indipendenza nazionale - Cagliari, Edizioni Della Torre
  • Alessandro Mongili (2015), Topologie postcoloniali. Innovazione e modernizzazione in Sardegna, Cagliari, Edizioni Condaghes
  • Carlo Pala (2015) Sardinia. The Wiley Blackwell Encyclopedia of Race, Ethnicity, and Nationalism. 1–3.
  • Carlo Pala (2016) Idee di Sardegna, Carocci, ISBN 9788843082902.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]