Lenizione

La lenizione è una forma di mutazione delle consonanti che compare in molte lingue. La lenizione dei nomi appare specialmente, ma non esclusivamente, nel contesto delle lingue celtiche come il gallese, del quale è una caratteristica diffusa.

Lenizione significa 'ammorbidimento' o 'indebolimento' (dal latino lenis, come nella radice di 'lenire'), e si riferisce al cambio da una consonante considerata dura ad una considerata morbida (fortislenis). Il criterio per decidere se una consonante è di un tipo o dell'altro è variabile, ma in generale, la scala è la seguente: consonanti occlusive sorde (/p t k/) → occlusive sonore (/b d g/) → fricative sonore (/β ð ɣ/).

La lenizione sincronica si ha, ad esempio, nelle lingue celtiche, dove è condizionata dalle regole grammaticali (ad esempio, la consonante iniziale di un nome è lenita, se è il caso, quando è preceduta da un articolo). La lenizione diacronica si trova, ad esempio, nel passaggio dal latino alle lingue romanze occidentali, ed ha coinvolto i fonemi occlusivi.[1] Così nello spagnolo la lenizione ha portato le consonanti occlusive sorde in posizione intervocalica interna alle parole (/p t k/) a diventare fricative sonore. Esempi: latino vita → spagnolo vida [biða], latino caput → spagnolo cabo [kaβo], latino caecus → spagnolo ciego [θjeɣo].

Lenizione intervocalica in Italia

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La lingua in Italia è stata caratterizzata da tre fenomeni di lenizione delle occlusive intervocaliche sorde (a volte anche di quelle sonore):

Tutti questi fenomeni sono stati ricondotti, dal punto di vista fonetico, all'estensione delle caratteristiche delle vocali circostanti all'occlusiva sorda.[2] Le vocali sono infatti caratterizzate, rispetto all'occlusiva sorda, da un'articolazione più aperta e da una fonazione sonora, più precisamente sonorante.[3]

L'occlusiva sorda può assimilare l'apertura articolatoria, fino a divenire una fricativa o un'approssimante (come nel centro Italia, in Toscana); oppure può assimilare la sonorità, divenendo un'occlusiva sonora (come nel nord Italia) o un'occlusiva semi-sonora (come nel Sud Italia).[4]

Può avvenire un'assimilazione anche di entrambi questi tratti, cioè l'occlusiva può subire contemporaneamente l'apertura e la sonorizzazione. Ciò si verifica ad esempio nell'Umbria (a Foligno) e nelle Marche (a settentrione) dove l'italiano regionale è coinvolto nella semi-sonorizzazione tipica del centro-sud ma anche nell'apertura tipica della vicina Toscana, e può mostrare come esiti delle approssimanti semi-sonorizzate.

L'assimilazione dell'occlusiva all'articolazione/fonazione delle vocali è un fenomeno che può restare allo stadio di semplice variazione fonetica, senza modificare il sistema linguistico. Così ad esempio in Toscana, dove tra vocali la velare viene realizzata come [h], pur rimanendo sempre /k/ il fonema. In Toscana quindi si dirà che il fonema /k/ è realizzato con due allofoni, [k] e [h], il primo dopo consonante e in posizione iniziale assoluta, il secondo tra vocali.

Può però accadere che la variazione fonetica si trasformi in un cambiamento della struttura fonematica della lingua. Ciò è avvenuto ad esempio nell'Italia settentrionale, dove nel tardolatino la /k/ tra vocali realizzata sonorizzata come [g] è andata a confondersi con un altro fonema, con /g/. La distinzione tra /k/ e /g/ in posizione intervocalica si è quindi neutralizzata in un unico fonema /g/. Oggi perciò nei dialetti dell'Italia settentrionale non abbiamo più una variazione tra esiti con e senza lenizione, perché tutte le occlusive sorde del tardolatino sono diventate stabilmente sonore. Molte parole con tale esito sono anche penetrate nel toscano, e poi passate all'italiano standard. Così oggi dal latino lacum abbiamo l'italiano /lago/ con sonorizzazione, accanto a forme come /amiko/ che conserva l'occlusiva sorda di amicum.

  1. ^ H. Lausberg, Linguistica romanza. Fonetica, p. 298.
  2. ^ L'origine fonetica che accomuna la sonorizzazione settentrionale, la gorgia toscana e la lenizione meridionale è stata mostrata con chiarezza nel convegno di Colle di Val d'Elsa del 1982. Vedi nella bibliografia il volume con gli atti del convegno, a cura di Agostiniani e Giannelli.
  3. ^ Secondo la teoria della sonorità spontanea di Chomsky-Halle l'articolazione aperta delle vocali e delle consonanti approssimanti provoca una vibrazione spontanea delle pliche vocali, cioè una sonorità di natura diversa. A tali foni è stata quindi applicata l'etichetta di sonanti. In alcuni casi però anch'essi possono venire realizzati con fonazione parzialmente o totalmente assordita, cioè senza vibrazione delle pliche vocali. Noam Chomsky e Morris Halle, The sound Pattern of English, New York, Harper and Row, 1968, pp. 300-302.
  4. ^ Più precisamente, gli esiti del centro-sud comunemente detti semi-sonori hanno la fonazione che presenta apertura delle aritenoidi e vibrazione delle pliche vocali (ma non sempre). Tale configurazione glottidale è definita da Luciano Canepari fonazione mista. MaPI. Manuale di pronuncia italiana, Zanichelli, 1999, p. 72.
  • Agostiniani e Giannelli, Il problema del sostrato. Atti della Giornata di studi organizzata dal Gruppo archeologico Colligiano (Colle di Val d'Elsa, 4-4-1982), Olschki, 1983.
  • MaPI. Manuale di pronuncia italiana, 2ª ed., Bologna, Zanichelli, 1999.
  • Luciano Canepari, Italia (PDF), in MFo. Manuale di fonetica, Monaco di Bavaria, Lincom, 2005. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2011).
  • Sulla distribuzione regionale degli allofoni delle occlusive vedi Canepari, cap 12. Pronunce regionali, in MaPI. Manuale di pronuncia italiana, Zanichelli, 1999.
  • Grammatica storica dell'italiano. Fonematica, 2ª ed., Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 121-141.
  • Linguistica romanza. 2 volumi. Fonetica, Morfologia, Milano, Feltrinelli, 1971, p. 305.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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