Luigi Ansbacher
Luigi Ansbacher (Milano, 9 giugno 1878[1] – Milano, 28 luglio 1956[2]) è stato un dirigente sportivo e giurista italiano, quinto presidente dell'Inter dal 1913 al 1914.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Era il primogenito di Bernardo Ansbacher (1833-1914), ebreo tedesco[senza fonte], piccolo industriale chimico a Milano, e della moglie Giulia Ansbacher Riesser, ebrea di Francoforte sul Meno,[senza fonte] FONTE: Archivio storico di Intesa San Paolo, Fondo EGELI (Ente di gestione e liquidazione immobiliare), Pratiche nominative, Pratiche nominative beni ebraici, Alpron - Arditi, fascicolo: Ansbacher Luigi di Bernardo, avvocato nata Julie Riesser (1845-1933). Suo zio da parte di madre era Jakob Riesser (1852-1932), avvocato, banchiere, giurista, politico e docente universitario. Suo fratello minore era Guido Ansbacher (1880-1957), rappresentante in Germania della Banca Commerciale Italiana, detta Comit.
Si laureò all'Università degli Studi di Pavia in Giurisprudenza,[1] con il professore e avvocato civilista Vincenzo Simoncelli. Divenne lui stesso affermato avvocato civilista e di commercio.
Nel 1913, trentacinquenne, divenne presidente dell'Inter, succedendo a Emilio Hirzel. Durante la sua presidenza la società raggiunse il 3º posto nel girone finale nella stagione 1913/14. Durante la stagione, a maggio 1914 aveva sia perso il padre che, giorni dopo, avuto la sua primogenita Gabriella, dalla moglie diciannovenne Elsa Maria Giuditta Colombo. Lasciò la presidenza a Giuseppe Visconti di Modrone.
Domenica 6 settembre dello stesso 1914, l'Inter mise in palio all'Arena Civica l'unica Targa Luigi Ansbacher, giocata tra Inter e Juventus, ampiamente battuta 8-2
L'11 agosto 1920 divenne padre di Bernardo Ansbacher, che chiamò come il suo defunto padre e che seguirà le sue orme di avvocato.
Iniziò a scrivere di diritto internazionale, confrontando Italia e Germania, e nel 1927 divenne professore di Istituzioni commerciali germaniche all'Università commerciale Luigi Bocconi, avendo anche incarico di conferenziere. Il 1933 fu per lui un anno luttuoso: a luglio rimase vedovo, e a dicembre perse la madre. Terminò la sua attività in Bocconi nel 1938.[2]
Melomane e grande amico di Arturo Toscanini, fu per anni presidente di Casa Verdi, la Casa di Riposo per Musicisti creata da Giuseppe Verdi.[4]
Donò infine alla Bocconi la sua collezione di opere giuridiche, soprattutto tedesche. È sepolto al Cimitero Monumentale di Milano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Ricordiana. Rivista mensile di vita musicale, Ricordi & C., 1956, p. 413.
- ^ a b F. Pozzoli, C. Luchessa, Lugano 1939-1945. Guida ai luoghi, ai personaggi e agli avvenimenti della città e dei suoi dintorni in tempo di guerra (PDF)[collegamento interrotto], 2006.
- ^ La foto, di proprietà di Giorgio Muggiani, fu pubblicata dal settimanale milanese "Milaninter" in occasione del 60º anniversario di nascita dell'Inter sul n. 11 dell'11 marzo 1968 a pag. 4 ed in seguito su tutti i libri editi dal F.C. Internazionale Milano.
- ^ Arturo Toscanini, The Letters of Arturo Toscanini, a cura di Harvey Sachs, University of Chicago Press, 2006, p. 137, ISBN 0-226-73340-8.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luigi Ansbacher, Giuseppe Facci (a cura di), Legge germanica sulla rivalutazione delle ipoteche e di altre pretese del 16 luglio 1925, legge sulla rivalutazione dei prestiti del 17 luglio 1925, La stampa commerciale, 1925.
- L. Chiaraviglio (a cura di), Lezioni di istituzioni commerciali germaniche: anno accademico 1932-1933 / Tenute dal prof. Luigi Ansbacher, GUF Ugo Pepe, 1933.
- Luigi Ansbacher, Sulla conoscenza dei trattati internazionali, in Rivista di diritto pubblico e della pubblica amministrazione in Italia. La giustizia amministrativa. Fascicolo 2, 1934.
- Luigi Ansbacher, Istituzioni commerciali germaniche: arbitrato, nonché riconoscimento ed esecuzione di sentenze straniere, in diritto italiano e germanico, GUF Biazzi, 1938.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda su interfc.it, su interfc.it. URL consultato il 6 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2016).