Lynsey Addario

Lynsey Addario

Lynsey Addario (Norwalk, 13 novembre 1973) è una fotoreporter statunitense.

Ha lavorato per Associated Press, New York Times e National Geographic. Con le sue fotografie ha raccontato le conseguenze della guerra in Paesi come Afghanistan, Iraq, Sudan (Darfur) e Yemen, focalizzando l'attenzione alla situazione delle donne e dei bambini, oltre ai diritti umani e le questioni sociali in altri paesi. Durante i suoi reportage è stata rapita due volte ed rimasta ferita in un grave incidente automobilistico. Per il suo lavoro ha vinto un Premio Pulitzer e il MacArthur Fellowship.

Nata a Norwalk, Connecticut, è la minore delle quattro figlie di Phillip e Camille Addario, parrucchieri italoamericani di origine pugliese.[1] Ha tre sorelle, Lauren, Lisa e Lesley. Nel 1982, quando aveva otto anni, il padre lasciò la famiglia dopo aver fatto coming out e iniziato una relazione con Bruce, un amico di famiglia.[2] All'età di tredici anni il padre le regalò la sua prima macchina fotografica,[1] una Nikon FG, e ben presto si appassiona alla fotografia.

Si diploma alla Staples High School a Westport e successivamente studia all'Università del Wisconsin-Madison, dove si laurea in relazioni internazionali.[3] Infine si trasferisce in Italia dove studia economia e scienze politiche all'Università di Bologna,[1][4] e inizia a dedicarsi alla fotografia di strada. Terminati gli studi gira l'Europa, realizzando fotografie a Praga, Bucarest e in Sicilia.

Torna negli Stati Uniti e lavora come cameriera al Greenwich Village di New York e come assistente per un fotografo di moda. Con i soldi guadagnati si trasferisce a Buenos Aires con l'intento di imparare lo spagnolo e viaggiare attraverso il Sud America. Grazie ad uno scatto di Madonna "rubato" sul set di Evita, ottiene un lavoro come fotoreporter per il Buenos Aires Herald[5] e poi come freelance per la Associated Press,[1] lavorando per un periodo a Cuba.

Tornata negli Stati Uniti le viene commissionato un reportage sulle prostitute transessuali di New York. Successivamente i suoi scatti appaiono sul The New York Times, TIME, Newsweek e National Geographic. Dopo un viaggio in India, nel 2000 si reca in Afghanistan per documentare la condizione delle donne sotto il regime talebano. È il primo di una lunga serie di viaggi che l'hanno portata a fotografe terre martoriate dalle guerre, come Iraq, Darfur, Congo, Ciad e Medio Oriente.[6]

Il 9 maggio 2009 Addario è stata coinvolta in un incidente automobilistico in Pakistan, mentre tornava a Islamabad da un incarico in un campo profughi. Nell'incidente si è rotta la clavicola, il giornalista Teru Kuwayama è rimasto ferito, mentre l'autista Raza Khan è deceduto.[7] Dopo il terremoto di Haiti del 2010, Addario si è recata sul luogo e ha fotografato un orfanotrofio, dove i bambini erano stati portati dai genitori, troppo poveri per dar loro da mangiare. Nel 2011 è stata rapita in Libia, assieme ai colleghi Anthony Shadid, Stephen Farrell e Tyler Hicks, dalle forze armate libiche e liberati dopo cinque giorni di costanti percosse e minacce di morte.[8][9]

Nel novembre 2011, il New York Times ha scritto una lettera di denuncia per conto di Addario al governo israeliano, che aveva dichiarato che i soldati israeliani presso il valico di Erez, al confine tra Israele e la Striscia di Gaza, avevano perquisito, deriso e costretto la donna a passare attraverso uno scanner a raggi X pur sapendo che era incinta.[10] Il ministero della Difesa israeliano successivamente ha risposto alla denuncia con scuse ufficiali.[11]

Nel 2015 pubblica la sua autobiografia In amore e in guerra - La mia vita di fotografa di frontiera (It's What I Do: A Photographer's Life of Love and War), pubblicata in Italia dal Corriere della Sera. Steven Spielberg ha acquistato i diritti del libro per farne un film con Jennifer Lawrence.[12]

Dal luglio 2009 è sposata con Paul de Bendern, giornalista e ex capo ufficio di Reuters. La coppia ha un figlio, Lukas, nato nel 2011.

Riconoscimenti

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  1. ^ a b c d (EN) Macchina da guerra, su d.repubblica.it. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  2. ^ Lynsey Addario: «Andavo al fronte anche quando ero incinta. E le altre donne mi criticavano», su iodonna.it. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  3. ^ (EN) Photojournalist Lynsey Addario Wins $500,000 MacArthur Fellowship, su nppa.org, web.archive.org. URL consultato il 9 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2009).
  4. ^ (EN) Highway to the danger zone: Lynsey Addario, su bbc.co.uk. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  5. ^ Lynsey Addario, su vogue.it. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  6. ^ (EN) Meet the Photographer Who Found How to Balance a Life of Love and War, su time.com. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  7. ^ (EN) worth a look: lynsey addario “on assignment: taking time out to heal”, su dvafoto.com. URL consultato il 9 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2016).
  8. ^ (EN) Freed Times Journalists Give Account of Captivity, su nytimes.com. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  9. ^ (EN) Qaddafi Son Says Libya Will Release 4 Journalists, su nytimes.com. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  10. ^ (EN) Defense Ministry apologizes to 'NY Times', su jpost.com. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  11. ^ (EN) Israel apologizes for treatment of NYT journalist, su archive.boston.com. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  12. ^ JENNIFER LAWRENCE: SUL SET PER STEVEN SPIELBERG, COSA ASPETTARSI DA 'IT'S WHAT I DO'?, su cinema.everyeye.it. URL consultato il 9 ottobre 2016.

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