Maurizio Garino

Maurizio Garino, 1912

Maurizio Garino (Ploaghe, 1º novembre 1892Torino, 1º aprile 1977) è stato un anarchico e sindacalista italiano.

Inizia a lavorare giovanissimo prima come apprendista falegname e poi come modellista meccanico. Nel 1908 entra a far parte del Fascio Giovanile Socialista di Torino. Di idee astensioniste, diventa anarchico nel 1909 durante la campagna a favore di Francisco Ferrer. L'anno dopo è tra i fondatori della Scuola Moderna insieme a Pietro Ferrero,[1]
In polemica con la FIOM, che aveva stipulato un accordo con il Consorzio automobilistico (1912) duramente contestato da una parte della base, aderisce al nuovo sindacato SUM, creato dai sindacalisti rivoluzionari. Dopo l'esperienza fallimentare di uno sciopero promosso dal nuovo sindacato si convince a rientrare nella FIOM e in seguito sarà sempre convinto sostenitore dell'unità sindacale[1][2]
È tra i principali agitatori durante la Settimana rossa torinese e per questo viene arrestato. Fermamente contrario all'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale viene mobilitato (nonostante sia stato riformato alla visita di leva) e in seguito esonerato come operaio specializzato. Durante il conflitto si oppone alla partecipazione del sindacato al comitato per la mobilitazione industriale e partecipa attivamente ai Moti di Torino (1917)[1]. Nel 1919 è tra i principali organizzatori dei consigli di fabbrica insieme a Pietro Ferrero, Italo Garinei e al gruppo dell'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci[1][2][3][4].
Partecipa sia al congresso di fondazione dell'Unione comunista anarchica italiana a Firenze nel 1919, sia al successivo Congresso anarchico di Bologna nel 1920[1].
Nel 1920 è uno dei protagonisti dell'occupazione delle fabbriche. Durante la dittatura fascista subisce continui arresti ed è costantemente controllato. Dopo l’8 settembre 1943 riorganizza il movimento anarchico a Torino e partecipa alla Resistenza, viene anche arrestato, con il figlio Aldo, partigiano, nell’ottobre 1944, ma viene liberato grazie a una complessa trattativa. Dopo la Liberazione partecipa attivamente alla ripresa del movimento libertario[1][2].

  • Maurizio Garino, in Dizionario biografico degli anarchici italiani[collegamento interrotto], Pisa, BFS, 2003. URL consultato il 16 febbraio 2019.
  • Franco Andreucci, Tommaso Detti (a cura di), Garino, Maurizio, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, II, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 439-440.
  • Maurizio Antonioli, Armando Borghi e l'Unione Sindacale Italiana, Manduria, Lacaita, 1991.
  • Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), Milano, FrancoAngeli, 2003, ISBN 88-464-4934-7.
  • Pier Carlo Masini, Anarchici e comunisti nel movimento dei Consigli a Torino (primo dopoguerra rosso 1919-1920), Torino, 1951.
  • Leonardo Bettini, Bibliografia dell'Anarchismo. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), vol. I, tomo 1, Firenze, Crescita politica, 1972.
    • Barroero G. Imperato T. (a cura di), Il sogno nelle mani, Torino 1909-1922, passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Garino, Milano,Zero in Condotta, 2011
    • Fedeli U., Un trentennio di attività anarchica,Cesena, L'antistato, 1953
    • G.L. R.A., I consigli operai. Un'intervista con il compagno Maurizio Garino, Milano, A Rivista anarchica, 1971
    • M. Antonioli B. Bezza, La FIOM dalle origini al fascismo 1901-1924, Bari, De Donato,1978
    • Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza, Milano, La Pietra, 1971, vol II, ad nomen
    • Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza, Milano, La Pietra, 1971, vol IV appendice, ad nomen
    • Carcano G., Strage a Torino- una storia italiana dal 1922 al 1971, Milano, La Pietra, 1973
    • Revelli M., Maurizio Garino: storia di un anarchico,Torino, “Mezzosecolo” Annali n 4, 1980-1982
    • Pulina P., Maurizio Garino, l'anarchico di Ploaghe schedato per 30 anni, Il Messaggero Sardo, maggio 1992
    • Pulina P., Maurizio Garino, il sindacalista perseguitato, Il Messaggero Sardo, maggio 1997
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