Museo di antropologia ed etnologia
Museo di antropologia e etnologia | |
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Sala del Museo di Antropologia e Etnologia, con statua equestre dei Kalash, regione del Chitral, Pakistan | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Firenze |
Indirizzo | Via del Proconsolo 12 |
Coordinate | 43°46′18.1″N 11°15′30.12″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Antropologia, Etnologia |
Istituzione | 1869 |
Visitatori | 14 405 (2022) |
Sito web | |
Il Museo di antropologia e etnologia di Firenze conserva ed espone preziose collezioni etnografiche, testimonianze delle culture dei popoli del mondo.
Le collezioni, per un totale di circa 25.000 manufatti, comprendono anche oggetti etnografici arrivati a Firenze nel Cinquecento grazie ai Medici, come una tromba da guerra del Congo e clave e mantelli dei Tupinamba: così la famiglia Medici stupiva i visitatori delle proprie Wunderkammer, o "camere delle meraviglie", piccoli musei privati.
Il Museo è parte del sistema museale universitario dell'Università degli Studi di Firenze [1] e articolazione del Museo di Storia Naturale di Firenze; si trova in via del Proconsolo all'interno dello storico palazzo Nonfinito.
Nella sede del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze sono conservate anche collezioni a disposizione di studiosi: resti scheletrici dell'Homo sapiens, modelli di gesso (gipsoteca), ma anche strumenti scientifici e un archivio fotografico costituito sin dal 1869.
Il palazzo Nonfinito
[modifica | modifica wikitesto]Collocato nelle vicinanze del duomo, fu iniziato nel 1593 per Alessandro di Camillo Strozzi, ma come lascia intendere il nome, rimase incompiuto.
Il museo
[modifica | modifica wikitesto]Il museo è stato fondato nel 1869 dall'antropologo Paolo Mantegazza e poi nel 1922 venne rifondato come il primo museo italiano dedicato all'antropologia ed alla ricerca etnografica. Gestito dall'Università di Firenze, ha un enorme patrimonio distribuito su 25 sale che include oggetti da moltissime popolazioni del pianeta, dalle culture africane (in special modo dalle ex-colonie italiane quali Libia e Somalia, ma anche Etiopia e Africa sub-sahariana), a quelle asiatiche (soprattutto Indonesiana, ma anche delle steppe mongoliche e degli Ainu del Giappone), dalle isole dell'Oceania alle tribù indigene dell'Amazzonia.
I reperti iniziarono a confluire fin dall'epoca dei granduchi medicei, attratti da qualsiasi curiosità esotica, fino alle numerose spedizione dei secoli successivi, fra le quali spicca la terza spedizione di Sir James Cook.
Culture e popoli documentati nel museo
[modifica | modifica wikitesto]Gli oggetti più antichi risalgono alle collezioni della casata dei Medici: tra questi, i raffinati cucchiai in avorio nello stile Bini-Portoghese dall'antico regno del Benin sono tra i più antichi manufatti provenienti dall'Africa in una collezione europea.[2]
- Etiopia Settentrionale
- Galla
- Rasciàida
- Danachili
- Somalia
- Bagiuni
- Sudan (suppellettili domestiche, armi come il tipico coltello a "F" da conficcare nei garretti dei cavalli nemici, bardature di cavallo e armature raccolte soprattutto ad Agordat, fortezza dell'Eritrea conquistata nel 1893 dagli italiani)
- Hausa della Nigeria settentrionale (armi e ornamenti dei guerrieri)
- Masai del Kenya
- Buganda dell'Uganda
- Popolazioni Bantu
- Pigmei
- Boscimani del Kalahari e dell'Etosha
- Samoiedi (sculture lignee di divinità antropomorfe)
- Ostiacchi della Siberia Occidentale (fra i pezzi più interessanti un'arpa a nove corde metalliche con la cassa a forma di cigno - Spedizione Sommier, 1880)
- Ainu (bastoncini rituali, vesti e altri reperti - collezione Fosco Maraini)
- Tibetani (oggetti liturgici, fra i quali un grembiule realizzato in osso e stendardi religiosi)
- India
- Parsi di Mumbai (raccolta di Angelo De Gubernatis)
- Toda e Lepchadel Sikkim (raccolte di Paolo Mantegazza)
- Kafiri del Pakistan (statue equestri degli antenati, monumenti funerari)
- Indonesia (fra le sezioni più documentate, con oggetti di vita quotidiana, utensili per la pesca, sculture lignee antropomorfe oggetto di credenze religiose)
- Dayak del Borneo (cacciatori di teste)
- Nias di Sumatra
- Engano di Sumatra
- Sipora di Sumatra
- Batacchi di Sumatra (intera capanna lignea di capovillaggio decorata con disegni e incisioni e sculture simboliche, con palizzata in legno per il bestiame e tetto impermeabile a carena, in paglia intrecciata - Raccolta Elio Modigliani, 1891)
- Mincopi delle isole Andamane (archi a forma di S, crani dipinti con ocra rossa secondo il rituale funebre)
- Cina - collezione di arte orientale di Galileo Chini
- Thailandia - collezione di arte orientale di Galileo Chini
- Eschimesi (arpioni, asce antropomorfe rituali... spedizione Cook)
- Nativi americani (mocassini in pelle di cervo, cinture, cestelli di fibre vegetali, recipienti di ceramica, pipe cerimoniali o calumet)
- Aztechi (dalle collezioni medicee)
- Incas (dalle collezioni medicee, esempi di manufatti tessili, metallurgici in oro, argento, rame e bronzo, ceramica domestica e rituale risalente fin dal IX secolo)
- Culture peruviane (mummie accovacciate in posizione fetale, mummificazione naturale per fattori climatici)
- Quipu (cordicelle con nodi usati per il calcolo)
- Popolazioni Amazzoniche (teste-trofeo, essiccate dopo aver estratto il cervello per impadronirsi del valore militare dell'ucciso, venivano legate alla cintura con corde cucite alle labbra)
- Argentina (bardature dei gauchos; interessante la scultura del Patagone, alta più di due metri e realizzata nel Seicento secondo un'interpretazione letterale delle cronache dei primi esploratori)
- Aborigeni australiani
- Tasmaniani (utensili, boomerang, scudi-bastone in legno)
- Papua
- Melanesiani (sculture religiose e per rituali militari come maschere-elmo dei defunti)
- Micronesiani (attrezzature per i tatuaggi rituali)
- Polinesiani e Maori (attrezzature per i tatuaggi rituali, pannelli decorativi scolpiti, ornamenti di prua e di poppa delle imbarcazioni, utensili e armi di legno, osso e pietra levigata, dalla terza spedizione Cook)
- Nuova Zelanda (abiti di gelso, e decorati con piume dell'uccello kiwi per i capi, caschi-cimiero di uso regale)
È anche esposta una serie di strumenti antropometrici usati per misurare le caratteristiche anatomiche degli individui.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il sistema museale, su sma.unifi.it | Sistema Museale di Ateneo. URL consultato il 10 gennaio 2021.
- ^ Moggi Cecchi e Stanyon, pp. 49-51.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Sandra Carlini, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, I Palazzi parte prima. Arte e storia degli edifici civili di Firenze, Alinea, Firenze 2001.
- Jacopo Moggi Cecchi e Roscoe Stanyon, Il Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze. Le collezioni antropologiche ed etnologiche, Firenze University Press, 2014, ISBN 978-88-6655-611-4.
- Claudio Paolini, Borgo degli Albizi, case e palazzi di una strada fiorentina, Edizioni Polistampa, Firenze 2008. ISBN 978-88-596-0411-2.
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995 ISBN 88-7166-230-X.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Le altre sezioni del Museo di Storia Naturale di Firenze sono:
- Museo di storia naturale sezione di zoologia La Specola in via Romana, collezione zoologica e anatomica.
- Museo di storia naturale sezione di botanica, in via La Pira, collezione botanica
- Museo di storia naturale sezione di geologia e paleontologia, in via La Pira, collezione geologica e paleontolica
- Museo di storia naturale sezione di mineralogia e litologia, in via La Pira, collezione di minerali e litologica
- Museo di storia naturale sezione orto botanico, in via Micheli, orto botanico.
- Museo di storia naturale sezione biomedica, in viale Morgagni, collezioni di anatomia e medicina legale
- Villa il Gioiello
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo di Storia Naturale, Antropologia e Etnologia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito ufficiale, su sma.unifi.it. URL consultato il 24 aprile 2021.
- Scheda sul palazzo nel Repertorio delle Architetture Civili di Firenze, su palazzospinelli.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 189090213 · GND (DE) 16286912-5 |
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