Oldrado II Lampugnani
Oldrado II Lampugnani | |
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Nascita | Pavia, 1380 |
Morte | Milano, 13 agosto 1460 |
Cause della morte | Naturali |
Religione | Cattolica |
Dati militari | |
Paese servito | Ducato di Milano |
Grado | Condottiero |
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Oldrado II Lampugnani, o de Lampugnano (Pavia, 1380 – Milano, 13 agosto 1460), è stato un condottiero italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7e/Coa_fam_ITA_lampugnani2.jpg/110px-Coa_fam_ITA_lampugnani2.jpg)
Figlio di Uberto I e di Giovanna Amadeo (Omodei), fratello minore di Franceschina e di Maria, appartenente alla nobile famiglia aristocratica milanese dei Lampugnani fu segretario e generale di Filippo Maria Visconti che nel 1437 gli cedette in feudo il Borgo di Trecate.[2]. Dopo aver contribuito alla sconfitta di Cabrino Fondulo ottenne la Signoria di Cremona, titolo che in seguito lasciò a Giovanni Lampugnani, padre di Gian Giorgio I e Francesco, ai quali il duca di Milano Francesco Sforza dono il feudo di Casalpusterlengo nel 1450. Insegnò diritto a Pavia e fu insignito del titolo nobiliare da Francesco Sforza, per i servizi resi.
Nel 1445 Oldrado II Lampugnani ottenne il permesso dal duca di Milano, Filippo Maria, di fortificare il castello di Legnano. La famiglia Lampugnani era a all'epoca senza dubbio la più importante di Legnano. Risiedeva a Milano nel quartiere di porta Vercellina, in parrocchia di San Giovanni sul Muro, un quartiere nobile in cui abitavano molti altri funzionari ducali. Il padre gli faceva da segretario e amministratore. È probabile perciò che, secondo l'uso del tempo, egli venisse a Legnano nei suoi periodi di riposo.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c3/Notturo_del_castello_di_Legnano.jpg/220px-Notturo_del_castello_di_Legnano.jpg)
Le famiglie nobili milanesi avevano infatti preso l'abitudine, già nel XIV secolo, di trascorrere la loro villeggiatura nei borghi di campagna, nei quali abitavano dall'inizio di maggio all'inizio di novembre e nel periodo delle feste di Natale e Capodanno. Si potrebbe dire che quest'usanza è durata fino al nostro secolo per qualche famiglia possidente a San Giorgio su Legnano: il giorno dei Morti sanciva con il saluto ai cari defunti, il rientro in città. Del resto le scadenze contrattuali d'affitto sono ancora il 1º maggio e il 1º novembre.
Oltre il castello di Legnano, donato nel 1710 dai discendenti Lampugnani all'Ospedale Maggiore di Milano, la famiglia possedeva a Legnanello, tra l'attuale statale del Sempione e l'Olona, nell'area del Cotonificio Cantoni, un palazzo, il Maniero Lampugnani. Era una casa ampia e circondata da giardino con un ingresso sulla strada che scendeva al fiume Olona; apparteneva anch'essa a Oldrado II Lampugnani, ma fu abitata più che da lui da suo fratello Maffiolo. L'edificio originale, demolito nel 1927 dal Cotonificio Cantoni, fu smantellato e ricostruito in corso Garibaldi su iniziativa del Comune e grazie all'intervento dell'ingegnere Guido Sutermeister. Attualmente è sede del Museo civico di Legnano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Francesca M. Vaglienti, LAMPUGNANI, Oldrado, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 63, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
- ^ Cenni storici, su comune.trecate.no.it. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2013).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Castello Visconteo (Legnano)
- Ducato di Milano
- Filippo Maria Visconti
- Lampugnani (famiglia)
- Maniero Lampugnani
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oldrado Lampugnani
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lampugnani, Oldrado, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Lampugnani, Oldrado, su sapere.it, De Agostini.
- Francesca M. Vaglienti, LAMPUGNANI, Oldrado, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 63, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
- Lettere di Francesco Sforza a Oldrado Lampugnani nell'esercizio delle sue funzioni, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 19 gennaio 2017.
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