Raï

Raï
Origini culturaliSviluppato agli inizi del XX secolo ad Orano.
Strumenti tipicivoce, fisarmonica, bendir, darabouka, basso elettrico, tromba, violino, sassofono, sintetizzatore, drum machineney
PopolaritàMaghreb
Generi derivati
Pop raï

Il raï (in arabo راي?, rāʾī)[1] è un genere musicale tradizionale dell'Algeria, poi diffusosi anche in Marocco;[2] la sua origine e le sue trasformazioni sono sempre state dovute all'incontro di diverse culture. Il genere si è sviluppato agli inizi del XX secolo nella città di Orano, per poi diffondersi nel resto del paese e nel vicino Marocco.[2] La sua popolarità è proseguita negli anni successivi, in concomitanza con il trasferimento di molti artisti in Francia.

La parola raï significa "opinione", "avviso" o "punto di vista". Si diffuse nell'epoca in cui lo sceicco, poeta di tradizione melḥūn, prodigò saggezza e consigli sotto forma di poesie cantate nel dialetto locale. Tuttavia, nel contesto della nenia popolare, il cantante si lamenta del proprio malumore, incolpando esclusivamente se stesso. E più esattamente si indirizza alla sua propria facoltà di giudizio, al suo raï, che cede ai sentimenti e che l'ha condotto a prendere le sue cattive decisioni.

L'impianto di base può essere considerato il miscuglio tra la tradizione berbera e quella araba, a cui è succeduta una contaminazione con le forme musicali spagnole e, soprattutto, francesi. Nell'ultimo mezzo secolo sono state inoltre molto forti le influenze del rock, che ha portato alla nascita del pop-raï. Questo genere musicale ha avuto possibilità di nascere grazie alla situazione di Orano, città costiera più cosmopolita degli altri centri algerini e che, trovandosi all'incrocio tra diverse culture, vedeva i propri abitanti godere anche di maggiori libertà.

Un grande e celebre esponente della musica raï è Hasni, autore di un brano molto noto in Italia, Ma danitsch ntfarko , e chiamato "la leggenda del raï ". Altri artisti noti sono Cheb Mami, Cheb Hasni, Khaled, Cheikha Rimitti, Rachid Taha, Faudel.

Cheb Hasni

Dagli anni 1920 i maestri del raï tradizionale di Orano: Cheikh Khaldi, Cheikh Hamada o Cheikha Remitti, rappresentano la cultura beduina tradizionale. Il loro repertorio è raddoppiato. Il loro registro ufficiale celebra la religione, l'amore e i valori morali, le feste dei santi, le usanze, i matrimoni e il rito della circoncisione. Il registro irriverente (una scappatoia alle regole della morale islamica) è vietato e cantato essenzialmente nei sūq e nelle taverne. Ballerine e musicisti ambulanti che parlavano dei piaceri dell'alcol e carnali. Queste due forme sono l'origine del raï moderno.

Negli anni '30, si canta il wahrani adattamento del melḥūn accompagnato dall'ʿūd, dal banjo o dal piano. Questa musica si mescola alle altre influenze musicali arabe, ma anche spagnole, francesi e latino americane. Ed è così che, verso gli anni '50, con Cheikha Rimitti (Charak gataâ), questa musica si identifica con l'Algeria.

Gli strumenti tradizionali del raï (nay, derbouka e bendir) si accordarono alla chitarra elettrica wah wah come da Mohammed Zargui o della trombetta e del sassofono come Bellemou Messaoud.

Negli anni 1960 apparvero due orchestre che fecero muovere la città di Orano: l'orchestra Gli Adam's e Gli Student's.

Da segnalare l'influenza dello stile nella canzone Jamìn-a nell'album Crêuza de mä di Fabrizio De André.

  1. ^ La dieresi sulla "i" si rende necessaria in lingua francese per poter pronunciare correttamente il termine.
  2. ^ a b Musique Marocaine: Musique Arabo-Andalouse, Aīssawa, Gnaouas, Raī, Gharnati, Lila, Nayda, Instruments de Musique Du Maroc, Chaâbi Marocain, Livres Groupe, ISBN 9781159803766.

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