Retablo

Retablo è il termine spagnolo che indica una grande pala d'altare inquadrata architettonicamente. Il retablo può essere costituito da un dipinto su tavola a scomparti che a seconda delle parti di cui si compone può essere un dittico, un trittico o un polittico, ma può essere anche formato da scomparti in rilievo, oppure da scomparti dipinti alternati a scomparti in rilievo.

Il termine retablo nello spagnolo ha etimologia latina, dalla locuzione re(tro)tabulum altaris (tavola dorsale dell'altare).

Caratteristiche

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La funzione più antica del retablo era quella di ornare e riparare, con sportelli decorati, una cassa centrale che racchiudeva un'immagine della Madonna, o un tabernacolo (retablo "ad ante"). Nel tempo, gli sportelli divennero pareti piane dalla ricchissima ornamentazione, e l'immagine centrale fu dedicata anche a santi diversi.

Il retablo è una struttura complessa e fortemente scenografica, caratterizzato da grandissima varietà di materiali e stili figurativi. La struttura è generalmente in legno, ma può essere anche in pietra o marmo. Può essere realizzato sia in pannelli dipinti, generalmente inseriti in cornici dorate, sia in legno scolpito e dipinto, ma può anche utilizzare entrambi i tipi di tecnica figurativa.

Il suo uso iniziò dal XIV secolo in Spagna, da dove si diffuse in tutta l'Europa - giungendo, attraverso l'influenza spagnola nelle Fiandre, fino all'estremo nord[1] - e nell'oltreoceano ispanofono.

Il più grande retablo del mondo (m. 20 X 18) si trova nella Cattedrale di Siviglia.

Retabli sardi

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In Italia la forma prevalente di questo tipo di arte religiosa è stata il polittico semplice. Il dominio aragonese in Sardegna, tuttavia, è all'origine di molti retabli ancora conservati: si veda quello della Madonna di Loreto a Ozieri, della prima metà del Cinquecento, o quello sempre cinquecentesco della chiesa di San Francesco di Iglesias[2], o quello del duomo di Castelsardo, o quello di Ardara, o il retablo di San Giorgio a Perfugas o quello di Santa Maria a Lunamatrona, o i numerosi conservati nella Pinacoteca nazionale di Cagliari.[3] Numerosi nell'isola sono anche i retabli barocchi, sempre di influenza spagnola.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Singolarissimo, a questo proposito, è l'incontro con uno splendido retablo del 1693 proveniente da Anversa nella chiesa norvegese di Sant'Olav, a Skedsmo, sopravvissuto indenne alla rivoluzione luterana.
  2. ^ Retablo della Vergine del Parto Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., opera di Antioco Mainas.
  3. ^ Giulio Angioni, Retabli, in Pane e formaggio e altre cose di Sardegna, Sestu-Cagliari, 2000, 167-178

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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