Ripatransone

Ripatransone
comune
Ripatransone – Stemma
Ripatransone – Bandiera
Ripatransone – Veduta
Ripatransone – Veduta
Veduta di Monte Antico e Belvedere dalla torre del Duomo
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Marche
Provincia Ascoli Piceno
Amministrazione
SindacoAlessandro Lucciarini de Vincenzi (lista civica) dall'11-6-2018 (2º mandato dal 16-5-2023)
Territorio
Coordinate43°00′00.78″N 13°45′44.97″E
Altitudine494 m s.l.m.
Superficie74,28 km²
Abitanti4 174[1] (31-7-2024)
Densità56,19 ab./km²
FrazioniCarmine, Messieri, Petrella, San Salvatore, San Savino, Trivio, Valtesino
Comuni confinantiAcquaviva Picena, Carassai, Cossignano, Cupra Marittima, Grottammare, Massignano, Montefiore dell'Aso, Offida
Altre informazioni
Cod. postale63065
Prefisso0735
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT044063
Cod. catastaleH321
TargaAP
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 218 GG[3]
Nome abitantiripani
Patronosanta Maria Maddalena
Giorno festivo22 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ripatransone
Ripatransone
Ripatransone – Mappa
Ripatransone – Mappa
Posizione del comune di Ripatransone nella provincia di Ascoli Piceno
Sito istituzionale

Ripatransone (/ripatranˈsone/[4], La Ripa[5] in dialetto ripano) è un comune italiano di 4 174 abitanti[1] della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche.

Il paese, situato su un alto colle (494 m s.l.m.) a breve distanza dal mare Adriatico (12,5 km), è fra i centri più antichi della provincia.

Geografia fisica

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(LA)

«Asculum, atque Firmum Piceni nobiles sunt Civitates: inter eas extructum est nobilissimum Oppidum, quas Ripas vocant.»

(IT)

«Fermo e Ascoli sono nobili città del Piceno: in luogo intermedio è stato edificato il nobilissimo paese che chiamano Le Ripe.[5][6]»

Il comune è situato nella parte orientale della sua provincia di appartenenza, quasi al confine con l'Abruzzo e a circa 40 km dal capoluogo provinciale, Ascoli Piceno. Il capoluogo regionale, Ancona, è distante 88 km in direzione nord.

Ripatransone sorge alla sommità del crinale che si innalza tra le valli parallele del fiume Tesino (a sud) e del torrente Menocchia (a nord).

La parete è estremamente ripida su tre lati, mentre a est declina più dolcemente verso il litorale. L'altitudine ha un picco di 508 m sul Colle San Nicolò.

Geologicamente i colli ripani risalgono al Pliocene e sono costituiti di calcare, sabbia, argilla e arenaria.[7] Ai tradizionali colli cittadini si affiancano, negli immediati dintorni, altre rilevanti alture come il Castellano (432 m) a nord e il Monte Attone (493 m) a sud est.

Vista della città da ovest

Sotto Ripatransone passa un intricato sistema di spelonche chiamate Grotte di Santità, un intrico di cunicoli artificiali d'epoca preistorica chiusi nel 1967.[8] La struttura, che taglia il paese in larghezza, avrebbe un'estensione di quasi 2.000 m².[9] Il suolo urbano è stato interessato da isolati crolli, come quello di piazza Matteotti, che nella notte del 10 agosto 1994 portò alla luce i resti di una chiesa, San Biagio in Piazza, demolita nel 1660.[10]

Il terreno circostante è fertile, adatto a tutte le coltivazioni della campagna mediterranea e in particolare all'olivo e alla vite. Tipici delle colline ripane, e marchigiane in genere, sono i calanchi, gli ampi solchi formati dall'erosione pluviale che conferiscono un aspetto lunare al paesaggio.

Il clima di Ripatransone è prossimo a quello mediterraneo della costa marchigiana meridionale (che dista appena 8,3 km in linea d'aria), ma con la correzione dell'altitudine. Gli inverni sono più freddi e, sebbene la quota collinare limiti la frequenza delle nevicate, esse si verificano più o meno annualmente e possono avere carattere anche intenso e durevole. Le estati sono generalmente più fresche e arieggiate, con temperature che si mantengono comunque abbastanza alte.

Origini del nome

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Secondo la tesi ormai comunemente accolta, il nome della città si compone di due elementi.

  • Ripa è forma medievale per “rupe”.
  • Transone è il nome del fondatore dei castelli ripani.[11]

L'ipotesi che riconduceva il toponimo all'espressione Ripa trans Asonem (“rupe al di là dell'Aso”) appare confutata fin dal 1827, quando lo storico Vicione[12] ne evidenziò l'incongruenza geografica[13] e linguistica.[14][15] Altri ritenevano che Transone fosse il nome di un antico quartiere. Il Garzoni invece lo riconduceva al verbo latino transire (a significare il trasferimento dei capi cittadini nell'unico castello sorto dai quattro originari).[6][16][17]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ripatransone.

Il colle ripano fu abitato fin dal Neolitico e alla sua sommità si avvicendarono gli Umbri e i Piceni. Con la conquista romana scemò in importanza, per ripopolarsi solo all'epoca delle invasioni barbariche. Nel IX secolo sorsero i castelli di Monte Antico, Capodimonte, Roflano e Agello. Il paese fu unificato nel 1096 e assunse il nome odierno nel 1198.

Libero comune dal 1212, Ripa conquistò definitiva autonomia da Fermo con la costituzione in Città e Diocesi per concessione di Papa Pio V (1571). Fu roccaforte quasi imprendibile nella lotta contro le città rivali, e meritò perciò l'appellativo di Propugnaculum Piceni. Subì infatti rare espugnazioni, la più importante delle quali ad opera di Francesco Sforza, di cui si liberò un anno dopo nella battaglia di Santa Prisca (1445).

Capoluogo di cantone del dipartimento del Tronto in epoca napoleonica, votò l'annessione allo stato italiano il 19 settembre 1860. Fino agli anni cinquanta ebbe una forte espansione demografica, sfiorando i novemila abitanti, per poi subire un repentino spopolamento arrestatosi solo sul finire del XX secolo.

Il leone degli Acquaviva è molto diverso dal leone ripano

Stemma comunale

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Lo stemma ripano consiste in uno scudo che raffigura un leone d'argento passante con un giglio d'oro nella zampa anteriore destra, su cinque colli in fondo rosso. Lo stemma è sormontato dalla corona di Città e circondato da fronde d'alloro, una delle quali a volte sostituita da un ramo di quercia. I colli rappresentano le cinque tradizionali alture della città: Belvedere, Monte Antico, Capodimonte, Roflano e Agello.[18]

L'origine dello stemma è incerta: al Quatrini, che nel XVI secolo ricostruiva il leone come un omaggio agli Acquaviva, obiettò il Boccabianca[19] notando la profonda diversità dello stemma di tale famiglia. Il giglio, per via del colore d'oro, sembra essere un retaggio del dominio dei Franchi, e non un giglio fiorentino.[10]

Gonfalone civico

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Il gonfalone civico è un drappo rettangolare rosso che termina in tre bande. La banda centrale raffigura una fiamma d'argento, le laterali due gigli d'oro. Al centro è rappresentato lo scudo comunale, sormontato da una corona di 16 foglie d'acanto (9 delle quali visibili) retta dalla patrona della città, Maria Maddalena, e dal compatrono San Rocco.

Il gonfalone è sostenuto da un'asta orizzontale innestata su un'altra asta verticale, quest'ultima ornata di nastro bianco-rosso e recante in cima una targa con la sigla SPQR sovrastata da una colomba. Due nastri, in alto e in basso allo stemma, recano il motto completo della città.

(LA)

«Sum Leo Ripanus: vae cui porrexero manus.
Sum Leo Ripanus, existens amicis humanus.»

(IT)

«Sono il leone ripano: guai a chi metterò mano.
Sono il leone ripano, che agli amici si mostra umano.»

Nel 1993 il vecchio gonfalone (1955) è stato sostituito dall'attuale, con l'aggiunta in capo dell'intestazione Città di Ripatransone.[10]

Monumenti e luoghi d'interesse

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Dopo Ascoli Piceno, Ripatransone è il centro storico di maggiori dimensioni della provincia,[20] e il suo aspetto monumentale discende dall'importanza della città nel passato. L'impianto del paese è medievale, e numerosi sono i resti delle antiche fortificazioni. Il corso Vittorio Emanuele taglia longitudinalmente l'abitato per circa un chilometro, costeggiato da alti palazzi signorili di varie epoche.

Architetture religiose

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Complesso della cattedrale
Palazzo vescovile

Cattedrale ed episcopio

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Lo stesso argomento in dettaglio: Duomo di Ripatransone.

La cattedrale di San Gregorio Magno e Santa Margherita (XVI-XVII secolo) sorge nell'antico cuore religioso della città, piazza Condivi, nel quartiere di Capodimonte.

La fiancata sinistra fronteggia il Palazzo Vescovile, nato dalla riconversione di un ex convento agostiniano adiacente alla chiesa di Sant'Agostino.[10] Al suo interno è custodita una tela raffigurante la Madonna con Bambino e Santi, del 1574, con l'iscrizione SIMONE DE MAGISTRIS DA CALDAROLA 1574.

Chiese urbane

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Chiesa di San Filippo
  • Chiesa di Sant'Antonio (1845-1846). Auditorium di Santa Caterina.
  • Chiesa di San Benigno. Antico duomo di cui resta solo il campanile.
  • Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (“Sant'Agostino”), sconsacrata. Fu adibita a cinema nel Novecento e a museo d'arte sacra nel Duemila.
  • Chiesa di Santa Chiara. Architettura tardo barocca, consacrata alla metà del Settecento. Vi è annesso l'ex seminario vescovile.
  • Chiesa dell'Immacolata (“San Filippo”). Ultima parrocchiale del quartiere di Agello, fu fondata dagli Oratoriani e iniziata nel tardo Seicento. Ha impianto a croce latina corta, con una sola navata. Presenta cappelle laterali con ornati lignei e pale d'altare che risalgono per lo più al primo Settecento. La cappella di San Filippo conserva un altare marmoreo con ipotetiche reliquie del santo. Sopra l'altare maggiore è installata una statua dell'Immacolata, opera di Fedele Bianchini (allievo del Canova). Il fonte battesimale (1930) è opera giovanile di Uno Gera e fu realizzato in occasione dell'elevazione della chiesa a parrocchiale. Di Gera sono anche due grandi bassorilievi raffiguranti la nascita e la morte di Gesù.
  • Chiesa di Santa Maria Annunziata d'Agello, sconsacrata.
  • Chiesa di Santa Maria Magna (“San Francesco”). Edificio del XIII secolo, era annessa a un convento di frati minori e conservava due lapidi commemorative (una di esse, dedicata a Giovanni da Ripa, finì frammentata e fu ricomposta nel 1997).[21] Il convento fu riconvertito in ospedale civile nel 1810. La chiesa in rovina venne trasformata in orfanotrofio nel 1938. Residua un campanile di 30 m, ristrutturato lo stesso anno.[10]
Campanile di San Francesco

Chiese extraurbane

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Architetture civili

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Palazzi comunali

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Piazza XX Settembre, attraversata dal 43º parallelo di latitudine nord, è l'antico cuore politico della città. Qui si fronteggiano il “vecchio” e il “nuovo” palazzo comunale di Ripatransone.

Palazzo del Podestà

Come attesta l'iscrizione apposta sulla facciata, Il Palazzo del Podestà venne edificato nel 1304, al tempo del podestà Gentiluccio di Montefiore e del sindicus Niccolò di Sant'Elpidio.[24] Ha un ampio porticato a sette archi: quello centrale più ampio è a sesto acuto, gli altri a tutto sesto. Il loggiato, rialzato rispetto al piano di posa originario, è sormontato da una teoria di bifore con monofora trilobata centrale, e più in alto dai finestrini del piano attico aggiunti in epoca successiva.

L'insieme è completato dalla torre civica e da due ali ottocentesche, armonizzate ai caratteri della fronte vetusta e recanti lapidi con busti scolpiti in memoria di Luigi Mercantini ed Emidio Consorti.

La Piazza Condivi è caratterizzata sulla destra da un notevole gruppo di antichi edifici, aperti sul pianterreno da una serie di portici.[24]

Palazzo municipale

Il palazzo municipale fu costruito nel XIII secolo e rimaneggiato più volte fra Cinquecento e Ottocento. Sulla facciata d'ingresso, di vaga impostazione sangallesca, si notano una scalinata a tenaglia, d'epoca tarda, un portale bugnato cinque-secentesco in pietra sormontato dallo stemma comunale, altri due stemmi con memorie epigrafiche e una meridiana.

Nel paramento murario esterno sono visibili gli archi della quattrocentesca Loggia degli Anziani, di cui restano due affreschi di Giacomo da Campli: la Madonna del Latte e la Maddalena. Il palazzo ospita tre archivi (archivio storico comunale, archivio notarile mandamentale, archivio pretorile).

Palazzi signorili e abitazioni private

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  • Casa Benvignati (XV secolo).
  • Casa Bruni (XV-XVI secolo), dimora dell'artista e letterato Ascanio Condivi, con loggetta a due archi.
  • Casa Fedeli (XVII secolo).
  • Casa Gallo, con iscrizione del 1503.
  • Casa Mancini, con portale bugnato e stemma.
  • Casa Tozzi-Condivi (XVIII secolo).
  • Complesso dei Grifoni, artistica terracotta decorata del Quattrocento sulla facciata di un'abitazione.
Complesso dei Grifoni
  • Loggiato di piazza Matteotti. Include un'abitazione con portico quattrocentesco e trabeazioni in legno, seguita a breve distanza da Casa Teodori, sempre quattrocentesca, con portico ogivale e terrecotte.
  • Palazzo Benvignati (XVII-XVIII secolo).
  • Palazzo Benvignati-Angelini (XVI-XVII secolo).
  • Palazzo Bruti Liberati (XVIII).
  • Palazzo Bonomi-Gera (XVII secolo), sede del Museo civico.
  • Palazzo Cellini (XIX secolo), gotico senese.
  • Palazzo Di Lorenzo (XVI secolo).
  • Palazzo Di Pasquale (XVIII secolo).
  • Palazzo Fedeli (XVII secolo).
  • Palazzo Lupidi-Boccabianca (XVII-XVIII secolo).
  • Palazzo Massi-Mauri (XVIII secolo), con balcone e artistica ringhiera in ferro battuto.
  • Palazzo Rotigni (XVI secolo).
  • Palazzo Tassoni-Gera (restaurato nel XIX secolo).
  • Palazzo Vegezi (XVI secolo).
Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro Luigi Mercantini.
  • Teatro Corte delle Fonti. Nato negli anni novanta, è un teatro all'aperto che sovrasta un antico lavatoio pubblico entro il medievale Complesso delle Fonti. Permette di ospitare un numero di spettatori più elevato delle altre strutture cittadine ed è utilizzato nella stagione estiva per spettacoli d'ogni genere, dall'allestimento di opere liriche all'esibizione di artisti e gruppi moderni.
  • Teatro Luigi Mercantini, ottocentesco. È ospitato al primo piano dell'ala destra del Palazzo del Podestà.

Architetture militari

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Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Ripatransone.

Costruita e più volte rinforzata tra il XII e il XVI secolo, la cortina muraria di Ripatransone è una delle più ricche e articolate delle Marche. La lunghezza del suo perimetro fu stimata in 2.418 m.

Include:

  • Complesso delle Fonti
    • Porta Cuprense
    • Porta San Domenico
  • Porta d'Agello
  • Porta di Monte Antico
  • Torrioni con merlatura ghibellina.
Monumento ai caduti e cannone austroungarico

Monumenti commemorativi

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Punti panoramici

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Il Gran Sasso visto da Ripatransone

La posizione geografica privilegiata permette una visione panoramica che ha meritato alla città l'appellativo di Belvedere del Piceno.

All'altezza di Porta di Monte Antico la SP 23 Cuprense si converte in circonvallazione panoramica di Ripatransone. All'altro capo, oltre Porta d'Agello, la strada extraurbana riprende, ma la circonvallazione prosegue in via Uno Gera. Ciò permette una vista quasi a 360°, dall'Adriatico a sud di San Benedetto del Tronto all'Adriatico a nord di Cupra Marittima, passando per gli Appennini. Altri punti panoramici si apprezzano sui colli Belvedere e San Nicolò (quest'ultimo si affaccia anche sul lato orientale dell'abitato), e l'ex Giardino del Vescovo (oggi centro di aggregazione comunale).

Il panorama abbraccia a ovest l'Ascensione e la catena dei Sibillini, a nord il Conero e il Titano, a sud la Montagna dei Fiori, il Gran Sasso, la Maiella e i Monti della Laga. In condizioni di visibilità eccezionali, dai punti più elevati è possibile scorgere anche il Gargano e le Alpi Dinariche della Dalmazia.[7]

Aree naturali

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Colle San Nicolò
  • Circonvallazione panoramica. Si snoda lungo viali di querce e tigli, ma anche acacie che crescono spontanee ai margini della collina.
  • Colle San Nicolò. Vertice del territorio cittadino, sovrasta il quartiere di Monte Antico ed è occupato da una vasta pineta che è anche ritrovo giovanile estivo. Conserva due torrioni e un lungo segmento murario, oltre all'omonima pieve nel punto più alto.
  • Ex Giardino del Vescovo, con pini, abeti, cipressi e un piccolo ecosistema ornitologico.
Selva dei Frati Cappuccini con la chiesa di Santa Croce e il cimitero
  • Monterone, area circolare all'estremo nord del paese, attorniata da tigli. Due sottostanti pinete ospitano ciascuna un torrione medievale.
  • Pineta della Croce (prende il nome dal simbolo religioso eretto al suo interno su un supporto di pietra).
  • Selva dei Frati Cappuccini. Area boschiva d'interesse ambientale sita sul Monte Attone, nell'immediata periferia cittadina. Ospita molteplici specie di vegetali e piccoli animali. Fra le piante secolari, nel 2007 è stato istituito un parco acrobatico denominato Quercus Park e articolato in percorsi differenziati per bambini e adulti.

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[25]

Lingue e dialetti

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Classificazione

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Il ripano è un dialetto meridionale intermedio di confine con i dialetti mediani: appartiene infatti alla famiglia dei dialetti aso-truentini (di transizione fra il tipo teramano e quello fermano), entro la quale alcuni lo considerano a sé stante.[26] In realtà possiede caratteristiche morfologiche aberranti rispetto a tutti gli altri dialetti romanzi, condividendole solo con pochi dialetti dei dintorni (soprattutto il cossignanese,[27] ma in parte anche il montefiorano).[28]

Il dialetto ripano possiede 8 vocali, 21 consonanti e numerosi allofoni. Alle 7 vocali italiane aggiunge infatti lo scevà (/ə/). I dittonghi mobili sono /je/ e /wo/. Ancora rispetto all'italiano, mancano le consonanti /z/ (solo allofono) e /ʎ/ (sostituita da /j/).[39] Alcune consonanti iniziali o intervocaliche (/b/, /ʤ/, /ɲ/, /j/) sono costantemente geminate, mentre il suono /ʃ/ può essere scempio (es. nu vascia, /nu ˈvaːʃa/, “un bacio”). Così anche, frequentemente, /ʦ/.

La s impura produce gli allofoni /ʃ/ e /ʒ/ davanti alle consonanti dentali, alveolari e palatali, rispettivamente sorde e sonore; davanti a tutte le altre consonanti sonore si pronuncia invece /z/ come in italiano. Altra variante è costituita dalle palatali /c/ e /ɟ/ prodotte dai gruppi ti e chi, di e ghi nell'incontro con le vocali. Fra gli esiti fonetici si segnala l'occlusione bilabiale /mb/[40] del gruppo /ɱf/ latino (es. mbussu, “bagnato” < infusum).

La concomitanza di alcuni fenomeni, anche se in parte comuni agli altri dialetti meridionali, complica oltremodo la trascrizione. Si ricordano:

  • l'indebolimento di /a/ atona, realizzata /e/ (se non rafforzata da un'altra /a/ nella sillaba che segue);
  • l'indebolimento delle altre vocali atone, realizzate /ə/, ma in fin di parola spesso anche /a/;[41]
  • l'uniformazione in /e/ delle desinenze femminili singolari di prima e seconda declinazione.

Per questo motivo e per la mancanza di una tradizione scritta consolidata il dialetto non ha un vero standard ortografico. Ha tuttavia ricevuto un tentativo di sistemazione con la pubblicazione di un Dizionario del dialetto ripano (2008), compilato da Alfredo Rossi allo scopo di preservare la rara parlata vernacolare. È stata adottata una trascrizione per lo più fonetica, che prevede ad esempio la realizzazione grafica delle sonorizzazioni postnasali (es. candà preferito a cantà, “cantare”)[42] e dell'indebolimento delle vocali atone, segnalato dal diacritico ¨ (Umlaut o dieresi).[43] Non vengono invece indicati gli allofoni della s impura.

Il tratto distintivo del ripano è la morfologia. Questo dialetto presenta infatti un fenomeno quasi sconosciuto nel resto del mondo romanzo e infrequente anche nella più vasta area linguistica indoeuropea.[28] Esso adotta un sistema di declinazione in genere e numero che non solo si sovrappone alla coniugazione verbale, ma investe anche parti del discorso assolutamente invariabili in italiano.[44]

La complessità dell'insolito fenomeno è accresciuta dal fatto che il ripano realizza la concordanza con soggetto e oggetto anche nei sostantivi, i quali possono smettere il proprio genere e numero per assumere quelli di un diverso elemento della proposizione.[45] I generi con cui si realizza la concordanza sono peraltro tre: è infatti previsto anche il neutro di materia (es. lë pà, “il pane”).

Esempio di declinazione verbale[46]
numero persona italiano ripano
singolare leggo leggiu legge
leggi lieggiu liegge
legge leggiu legge leggia
plurale leggiamo lëggemi lëggema
leggete lëggeti lëggeta
leggono leggi leggë
genere maschile femminile neutro

Esempi:

Lu frëchí cresciu, “il bambino cresce”
Le frëchine cresce, “la bambina cresce”
Lë grà crescë, “il grano cresce”[41]
Issu cià famu, “egli ha fame”
Esse cià fame, “ella ha fame”
È itu e Roma, “è andato a Roma”
È ite e Rome, “è andata a Roma”.[47][48]

L'anomalia morfologica del ripano viene messa in relazione con la posizione geografica del paese e con alcuni caratteri del verbo, che rifiuta l'ausiliare “avere” e non distingue fra loro le radici di terza persona singolare e plurale.[28] Questo dialetto desta perciò sorpresa e interesse in dialettologia (si ricordano in proposito gli studi di Flavio Parrino[49] e Helmut Lüdtke)[50] e in sociolinguistica.

Il lessico di base è italico ma include numerosi retaggi delle dominazioni straniere, particolarmente francesismi (es. mendëmà,[51] “stamattina” < lendemain, con influsso di maintenant; spepié, “lungo foglio scritto” < ce papier) e ispanismi (es. ntrëppëcassa, “inciampare” < tropicar).

Tradizioni e folclore

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Il Cavallo di fuoco
  • Ottava di Pasqua. È il maggior evento dell'anno, dedicato alla co-patrona della città e patrona della parrocchia di Santi Gregorio Magno e Niccolò (una delle due parrocchie che si trovano nel centro storico, formatasi dall'unione delle due omonime parrocchie), la Madonna di San Giovanni. La celebrazione ha doppia natura, religiosa e civile. Il culmine della festa religiosa è la solenne processione del simulacro della Vergine per le vie cittadine. La festa civile prevede lo spettacolo pirotecnico del Cavallo di fuoco, sorto in onore della Vergine il giorno dell'incoronazione della sacra effigie (10 maggio 1682) e divenuto un'attrazione in grado di convogliare turisti anche da regioni lontane. Il simulacro, in carta pesta, fu commissionato ai primi del '600 dalla Confraternita di San Giovanni, da cui il nome. Inoltre, la stessa Confraternita cambiò il proprio nome in "Confraternita della Madonna di San Giovanni", denominazione con cui è nota ancora oggi.
Il presepe in piazza
  • Festa della Maddalena. La patrona della città si festeggia la domenica successiva al 22 luglio.
  • Esibizione della Giovanile orchestra internazionale di fiati. Viene ospitata dal Teatro Mercantini nel mese di luglio.
  • Rassegna corale internazionale Belvedere del Piceno. È organizzata nel mese di ottobre dalla locale Associazione corale Madonna di San Giovanni.
  • Presepe in piazza. Viene allestito nel periodo natalizio dal 1970 in piazza XX Settembre, con statue di cartapesta a dimensioni naturali. È stato ideato dal pittore Primo Angellotti.

Secolare è la traduzione educativa di Ripatransone, istituita dal pedagogista Emidio Consorti, che ottenne alla città il primo corso di lavoro manuale educativo in Italia (1889). Successivamente (1895) fu fondata una scuola normale maschile, sotto la direzione dello stesso Consorti. Soppressa dopo un solo anno, cedette il posto nel 1915 a una scuola normale promiscua con corso complementare, durata fino al 1924. Nel 1935 fu fondato l'Istituto magistrale Luigi Mercantini, ancora operante come liceo delle scienze umane.[8]

  • Biblioteca comunale Aldo Gabrielli, sita presso il palazzo municipale.
Palazzo Bonomi-Gera
  • Museo civico di Ripatransone . È ospitato da Palazzo Bonomi-Gera e si compone di cinque raccolte: la pinacoteca, la Gipsoteca Uno Gera, il museo storico etnografico, il Museo storico risorgimentale Luigi Mercantini e una galleria d'arte contemporanea.
  • Museo civico archeologico "C. Cellini". Si trova al pianterreno del palazzo municipale e conserva numerosi reperti preistorici piceni e romani, provenienti dal territorio comunale e dell'antico Ager Cuprensis.
  • Museo vescovile d'arte sacra. Sito nell'ex chiesa di Sant'Agostino, custodisce opere a carattere religioso provenienti dalle chiese del territorio. Presso l'entrata una pavimentazione in vetro permette di scoprire le antiche fondamenta dell'edificio. Tra altre opere, vi è l'affresco frammentario con la Madonna del Soccorso attribuita a Vincenzo Pagani (sec. XVI), un’imponente pala d’altare di Giovan Battista Ragazzini (fine sec. XVI), e una tela con la Madonna col Bambino e Santi firmato e datato 1579 da Simone De Magistris e proveniente dalla Chiesa di San Rocco,[52] e una tela con l'Adorazione della Croce (secondo - terzo quarto del XVII secolo) di Girolamo Cialdieri, proveniente dalla Chiesa dei Cappuccini. Il museo è destinato anche a ospitare mostre, come quella su Jacopo della Quercia allestita nell'estate 2008.
  • Museo della cultura contadina e artigiana, privato e visitabile su prenotazione. Ospitato dal seminterrato della chiesa di San Filippo, documenta la tradizione rurale del paese e le testimonianze della vita nei campi nei secoli andati.[senza fonte]
  • La bottega del vasaio, museo privato dell'artigiano Innocenzo Peci, con oltre ottocento manufatti in terracotta fra cui i tipici fischietti chiamati cuchi.[senza fonte]

In città operano le seguenti formazioni musicali.

  • Corpo bandistico Città di Ripatransone, fondato nel 1862.[53]
  • Associazione corale Madonna di San Giovanni, fondata nel 1971.[54]
  • Giovanile orchestra internazionale di fiati. Fondata nel 1995 da Roberto Vespasiani e Lorenzo Della Fonte, è una formazione bandistica di rilievo nell'ambito delle iniziative orchestrali e di didattica musicale.[55]
(DIALETTO RIPANO)

«Pë le Jelle jó, pë le Jelle su
va cërchenna li cuccëlú.»

(IT)

«Su e giù per l'Agello[56]
si cercano i chioccioloni.»

Fra le specialità della cucina ripana si possono ricordare i lumaconi (in realtà chiocciole, in dialetto cuccëlú)[57] e il ciavarro, tipico minestrone piceno di legumi vari, affine alle virtù abruzzesi e all'imbrecciata umbra.

L'economia del comune è sia agricola sia industriale, e un posto di rilievo è certamente riservato anche al turismo. Nel settore agricolo, particolarmente apprezzate sono la produzione di vini DOC, quali il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno superiore, e quella olearia. Ripatransone partecipa infatti alle associazioni italiane delle Città dell'Olio e delle Città del Vino. Sul piano industriale il comune appartiene a uno dei poli dell'industria del mobile nelle Marche.

A livello turistico si segnala l'attribuzione della Bandiera arancione, marchio di qualità ambientale del Touring Club Italiano. Il settore è favorito, oltre che dalla tradizione storica, artistica e culturale, dalla posizione geografica del paese. Le località balneari come Grottammare e Cupra Marittima distano infatti pochi chilometri, e il clima estivo più mite favorisce escursioni di villeggianti dalla marina.

Infrastrutture e trasporti

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Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1944 1945 Ugo Gasperoni Comitato di Liberazione Nazionale Sindaco
1945 1946 Dante Calcagni Democrazia Cristiana Sindaco
1946 1947 Giuseppe Bruti Democrazia Cristiana Sindaco
1947 1951 Cleto Capponi Democrazia Cristiana Sindaco
1951 1956 Dante Calcagni Democrazia Cristiana Sindaco
1956 1960 Luigi Focaracci Lista civica Sindaco
1960 1965 Uno Gera Lista civica Sindaco
1965 1970 Nadino Michelangeli Democrazia Cristiana Sindaco
1970 1975 Franco Capriotti Lista civica Sindaco
1975 1980 Vittorio Verdecchia Democrazia Cristiana Sindaco
1980 1985 Michelino Michetti Democrazia Cristiana Sindaco
1985 1987 Ezio Pulcini Lista civica Sindaco [58]
1987 1988 Marilena Paoletti Lista civica Sindaco [58][59]
21 ottobre 1988 18 marzo 1993 Michelino Michetti Democrazia Cristiana Sindaco [58][60]
23 marzo 1993 22 novembre 1993 Ubaldo Maroni Democrazia Cristiana Sindaco [61][60]
22 novembre 1993 17 novembre 1997 Ubaldo Maroni Democrazia Cristiana Sindaco [60]
17 novembre 1997 28 maggio 2002 Ubaldo Maroni Lista civica Sindaco [60]
28 maggio 2002 29 maggio 2007 Paolo D'Erasmo Lista civica Sindaco [60]
29 maggio 2007 7 maggio 2012 Paolo D'Erasmo Lista civica Sindaco [60]
7 maggio 2012 13 giugno 2017 Remo Bruni Lista civica Sindaco [60]
13 giugno 2017 15 novembre 2017 Aurora Monaldi Commissario prefettizio [62]
15 novembre 2017 11 giugno 2018 Fiorangelo Angeloni Commissario prefettizio [63]
11 giugno 2018 14 maggio 2023 Alessandro Lucciarini de Vincenzi Lista civica Ripa Più Sindaco [60]
15 maggio 2023 in carica Alessandro Lucciarini de Vincenzi Lista civica Ripa Più Sindaco [60]

La principale squadra di calcio della città è l'A.P.D. Avis Ripatransone 1964, che milita nel girone D marchigiano di 1ª Categoria. È nata nel 1964, i colori sociali sono l'amaranto ed il celeste ed il suo stemma riprende quello comunale con il Leone Rampante; oltre al calcio a 11, l'Avis Ripatransone dispone anche di una squadra di calcio a 5 che gioca in Serie D.

La seconda squadra di calcio è la Polisportiva Valtesino A.S.D. che milita in Seconda Categoria; è nata nel 1987. L'impianto sportivo principale di Ripatransone è lo stadio comunale Petrella, sito nella frazione omonima.

Il paese è anche legato al ciclismo. Data la conformazione del territorio, le strade ripane si prestano a prove relativamente impegnative e sono passaggio consueto dell'ultima tappa della Tirreno-Adriatico.

Il 19 maggio 2004 vi ha transitato il Giro d'Italia, con un Gran Premio della Montagna di terza categoria. Cittadino onorario del paese è stato Gino Bartali.

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 4 ottobre 2024. URL consultato il 5 ottobre 2024.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Luciano Canepari, Ripatransone, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  5. ^ a b La forma latina usata dal Garzoni è plurale ma, contrariamente alle apparenze, quella in dialetto locale stretto è di numero singolare.
  6. ^ a b Rolando Perazzoli, Storie ripane, Grottammare, Archeoclub d'Italia, 2001.
  7. ^ a b Giorgio Settimo, Profilo storico di Ripatransone, Ascoli Piceno, 1979.
  8. ^ a b Adolfo Polidori, Storia di Ripatransone, Fermo, La Rapida, 1974.
  9. ^ Luigi Antonio Vicione, Ripatransone sorta dalle rovine di Castello Etrusco, San Benedetto del Tronto-Martinsicuro, Laberinto, 1982 [Fermo, 1828].
  10. ^ a b c d e f g Alfredo Rossi, Vicende ripane, Centobuchi, Amministrazione comunale di Ripatransone, 2002.
  11. ^ Si chiamava in realtà Trasone e aveva il titolo di conte di Truento.
  12. ^ Luigi Antonio Veccia, poi Vicione (Ripatransone, 1773 – Roma, 1829), minore conventuale e lettore di sacra teologia del seminario di Ripatransone.
  13. ^ Fra Ripatransone e il fiume Aso esiste una valle intermedia, quella della Menocchia.
  14. ^ Il nome latino dell'Aso è Asis, -is e non Aso, -onis.
  15. ^ Luigi Antonio Vicione, Sull'esistenza di Ripa o Ripatransone prima dell'anno MCXCVIII, San Benedetto del Tronto-Martinsicuro, Laberinto, 1982 [Fermo, 1827].
  16. ^ Giovanni Garzoni, De rebus Ripanis, 1497.
  17. ^ Rolando Perazzoli, L'umanista bolognese G. Garzoni e il teologo ripano G. Paci, Grottammare, Archeoclub d'Italia, 1999.
  18. ^ Quattro dei cinque colli corrispondono agli antichi castelli e ai moderni quartieri. Il Belvedere è invece incluso in Monte Antico e marginalmente in Capodimonte.
  19. ^ Giuseppe Maria Boccabianca, Le famiglie nobili ripane, Ripatransone, Barigelletti, 1929.
  20. ^ Soltanto quello della vicina Offida ha dimensioni simili (circa tre quarti, con piccole variazioni a seconda che si consideri il perimetro murario o il solo abitato). Per confronto, il Paese alto di San Benedetto del Tronto (42°57′00.72″N 13°52′31.8″E), nucleo storico di una città dieci volte maggiore per popolazione, è appena paragonabile all'incasato del colle Belvedere (42°59′51.36″N 13°45′34.76″E). Anche i centri storici della provincia di Fermo, eccetto il capoluogo, sono tutti più piccoli. È chiaro che si tratta di grandezze relative: Ripatransone entrerebbe tranquillamente nella basilica di San Pietro in Vaticano con l'antistante piazza.
  21. ^ Si trova attualmente nel Museo civico archeologico Cesare Cellini.
  22. ^ Francesco Bruti Liberati, Cenni storici del Rotigni su questa chiesa parrocchiale, 1842.
  23. ^ La misurazione di tutti i vicoli del centro storico fu effettuata personalmente dal professor Antonio Giannetti su consiglio della maestra Itala Illuminati. Cfr Historia n. 268 del giugno 1980.
  24. ^ a b “Atlante dei beni culturali della provincia di Fermo”: Atlante dei beni culturali dei territori di Ascoli Piceno e di Fermo, Beni Ambientali – Beni Architettonici , a cura di Pierluigi De Vecchi, Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, 1998..
  25. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  26. ^ Così Lino Gentili, citato da Alfredo Rossi nell'introduzione alla raccolta postuma di Carlo Neroni Malaspina, Bozzetti poetici, Acquaviva Picena, 2001.
  27. ^ L'affinità fra ripano e cossignanese è testimoniata anche da un fenomeno fonetico desueto, riscontrabile nelle poesie del ripano Carlo Neroni e del cossignanese Niccola Pansoni: l'aggiunta del suono /ɡ/ alle sillabe inizianti in a, e, i (es. ghessa, “essere”).
  28. ^ a b c Andreas Harder, Laut- und Formenlehre der Mundart von Ripatransone, Kiel, 1988.
  29. ^ L'ortografia di questo celebre sonetto, come anche l'anomala suddivisione in tre quartine e un distico, è quella originale dell'autore.
  30. ^ Carlo Neroni Malaspina (Ripatransone, 1884 – Ripatransone, 1937), nobiluomo ripano, padre del cantante lirico Luciano Neroni.
  31. ^ «Il sole sta tramontando! / e suona l'ora del rosario al Duomo / e io sto quaggiù, al Monterone, / respirando quest'aria che Roma non ha». Fin dalla prima strofa, Poetica sentimentale manifesta un carattere apertamente idilliaco nella descrizione di sensazioni visive, uditive e olfattive.
  32. ^ Licenza poetica dettata da esigenze metriche: in realtà Fermo non è visibile perché coperta dalle più elevate Monterubbiano e Moresco.
  33. ^ «Il cielo è chiaro. Madonna, quante stelle! / Ora si accendono le luci a Montefiore... / poi altre luci che sono più di mille, / di Fermo, Carassai, Montevidone». La descrizione torna al piano visivo e lo sguardo si posa sulle immagini del crepuscolo nel vasto panorama a nord del paese.
  34. ^ Le Caniette sono una contrada nelle immediate vicinanze della città, subito sotto il Monterone.
  35. ^ «Dalle Caniette sale un odore / d'erbette e fieno che ti ristora... / oh! come si sta bene qui a quest'ora / quando da fuori città rientrano i paesani». Si torna al piano olfattivo, indispensabile (come si vedrà) a dare senso alla lirica.
  36. ^ «Vorrei star sempre qui, morire qui». L'idillio raggiunge il culmine e Neroni vorrebbe prolungarlo in eterno. Sull'interesse grammaticale di questo verso chiastico v. sotto, in nota.
  37. ^ Grafia personale del Neroni per rëí. Non è altro che il latino redire (riandare).
  38. ^ «Oh che puzza di porci... fammi rincasare!». Improvvisamente si svela il carattere grottesco della composizione. C'è un colpo di scena: il vento cambia e trasporta dalla campagna, anziché il delicato odore d'erbette e fieno, un intenso tanfo di maiali che rovina l'atmosfera a Neroni ma strappa un sorriso al lettore. Solo un attimo prima il poeta sarebbe voluto restare per sempre in quel dolce crepuscolo, ora invece rincasa in tutta fretta.
  39. ^ Questo suono è scambiato a volte anche con la doppia /l/, specie nel passaggio dal singolare al plurale (es. lu strilla/li strija, “lo strillo/gli strilli”).
  40. ^ Ma il Neroni la rende anche /mp/ (es. ne mpize, “un'infilzata, una filza”).
  41. ^ a b Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Marche, su books.google.it. URL consultato l'11 giugno 2009.
  42. ^ Confrontando il citato testo di Poetica sentimentale di Carlo Neroni si possono notare oscillazioni grafiche di questa realizzazione fonetica: Menterò, Muntefiò, Muntevidò, quante, ma sembre.
  43. ^ Alfredo Rossi, Dizionario del dialetto ripano, 2008.
  44. ^ Così gli avverbi: es. «Vërrié stà semprë eccu, ecchë mërí» (“Vorrei star sempre qui, morire qui”, Neroni, cit.), dove si nota l'oscillazione dell'avverbio ecca (“qui”) dalla forma maschile a quella indistinta. Così anche i pronomi enclitici: es. vattu vié, “vattene” al maschile; vatte vié, “vattene” al femminile.
  45. ^ Con i verbi transitivi, però, spesso la mancata coincidenza in genere e numero fra soggetto e oggetto non solo preserva il sostantivo dalla concordanza, ma indebolisce la stessa desinenza verbale che torna indistinta (/ə/ o /a/). Esiste comunque una controeccezione prodotta dai soggetti di terza persona maschile singolare. Cfr Agreement mismatch: a look from Italian dialects Archiviato il 30 dicembre 2013 in Internet Archive..
  46. ^ (EN) Martin Maiden e Mair Parry, The Dialects of Italy, su books.google.it. URL consultato l'11 giugno 2009.
  47. ^ (EN) Ranko Matasović, Areal and Typological Affinities of Proto-Indo-European (PDF), su mudrac.ffzg.hr, 8 settembre 2008. URL consultato il 5 giugno 2009.
  48. ^ Helmut Lüdtke, Die Mundart von Ripatransone - ein sprachtypologisches Kuriosum, Acta Universitatis Carolinae, Philologica 5, 1974, p. 173-177.
  49. ^ Flavio Parrino, Su alcune particolarità della coniugazione nel dialetto di Ripatransone, 1967. In Italia Dialettale, 30. Pag. 156-166.
  50. ^ Helmut Lüdtke, La declinazione dei verbi in un dialetto di transizione marchigiano-abruzzese, 1976. In Abruzzo, XIV, n. 3. Pag. 79-84.
  51. ^ Questo termine si usa quasi solo nelle campagne, che sono lessicalmente più ricche della città.
  52. ^ Andrea Viozzi, Simone De Magistris, Madonna con Bambino e i santi Pietro Apostolo, Giovanni Battista, Rocco e Antonio da Padova, in Simone De Magistris. Un pittore visionario tra Lotto e El Greco, catalogo della mostra a cura di Vittorio Sgarbi, Venezia, 2007, pagg. 236 - 237.
  53. ^ Corpo bandistico Città di Ripatransone, su bandamusicale.it.
  54. ^ Corale Madonna San Giovanni di Ripatransone, su italiacori.it. URL consultato il 10 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2019).
  55. ^ Giovanile Orchestra Internazionale di fiati, su gof95.it. URL consultato il 10 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2019).
  56. ^ Qui sineddoche per l'intero paese.
  57. ^ Plurale metafonetico di cuccëló.
  58. ^ a b c Si dimette.
  59. ^ Subentrata a Ezio Pulcini da vicesindaco.
  60. ^ a b c d e f g h i http://amministratori.interno.it/
  61. ^ Subentrato a Michelino Michetti da vicesindaco.
  62. ^ Comune commissariato in seguito all'annullamento dell'elezioni dell'11 giugno 2017. Amministrative 2017, commissario prefettizio per Ripatransone, su interno.gov.it. URL consultato il 27 ottobre 2021.
  63. ^ Fiorangelo Angeloni nuovo commissario prefettizio a Ripatransone, su rivieraoggi.it. URL consultato il 27 ottobre 2021.

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