Sebastiano D'Immè

Sebastiano D'Immè
SoprannomeOmbra
NascitaMilitello in Val di Catania, 1º gennaio 1965
MorteVarese, 7 luglio 1996
Cause della morteFerito mortalmente in un conflitto a fuoco con malviventi
Luogo di sepolturaGela, Cimitero Monumentale
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armata Esercito Italiano
Arma Arma dei Carabinieri
RepartoNucleo investigativo dell'Arma dei carabinieri
Anni di servizio1984 - 1996
GradoMaresciallo ordinario
Decorazioni Medaglia d'Oro al Valor Militare
Studi militariScuola allievi marescialli e brigadieri carabinieri
Frase celebre"Lascia stare... La vita è già così crudele che si incaricherà lei di separarci."
fonte Carabinieri.it
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Sebastiano D'Immè (Militello in Val di Catania, 1º gennaio 1965Varese, 6 luglio 1996) è stato un carabiniere italiano, ucciso in servizio e insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare "alla Memoria".

Sebastiano D'Immè nacque a Militello in Val di Catania il 1º gennaio del 1965, visse tra le provincie di Catania e di Caltanissetta e conseguì il diploma di maturità scientifica.

Nel 1984 entrò nei Carabinieri, dapprima per il servizio di leva, poi come carabiniere semplice e, dopo il 40° corso biennale presso la Scuola allievi sottufficiali carabinieri di Firenze, il 15 giugno 1989, promosso vicebrigadiere, fu destinato alla Legione Carabinieri di Milano per essere assegnato alla Stazione Carabinieri di Vimercate. Nel 1991 inizia a prestare servizio al Nucleo Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Como (oggi Nucleo investigativo), il reparto in borghese che svolge le attività operativo-investigative su larga scala.

Il 1º giugno 1995 si sposò, stabilendo la residenza ad Arcore e il 1º settembre dello stesso anno fu promosso a maresciallo.

Il 6 luglio 1996, mentre si trovava in servizio con altri colleghi, nei pressi di Locate Varesino, per svolgere indagini su un gruppo di rapinatori, verso mezzogiorno, D'Immè fermò una Fiat Croma rubata con a bordo due membri della banda (tra i quali c'era Luigi Bellitto, già autore dell'omicidio di un negoziante un anno prima).[1] I rapinatori esplosero una ventina di colpi di kalashnikov in direzione dei militari: D'Immè venne raggiunto da alcuni proiettili, ma replicò ugualmente al fuoco con la sua Beretta M12.[1] Bellitto lo colpì con un'altra raffica facendolo cadere, agonizzante, sul selciato, colpito in totale da quattro proiettili: uno all'occhio destro, due alla spalla e un altro a un piede.[1] D'Immè morì il giorno dopo all'Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese.[1]

Gli assassini restarono latitanti per un mese e mezzo, fino al 23 agosto 1996, quando nei giardinetti di largo Rio De Janeiro, a Milano, Luigi Bellitto e Rocco Agostino (il complice) furono intercettati da una pattuglia dei Carabinieri: nella sparatoria che ne seguì, Bellitto fu centrato da una pallottola, che gli trapassò fegato e pancreas e morì poche ore dopo all'Ospedale Fatebenefratelli; il complice, invece, colpito da sette proiettili al braccio e alle gambe, fu arrestato.[1]

Il 18 maggio del 1998 a D'Immè fu conferita, alla memoria, la Medaglia d'oro al valor militare[2] dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Riconoscimenti

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Nel 1998 è stato intitolato a Sebastiano D'IMME il 3º corso biennale Allievi Marescialli dell'Arma dei Carabinieri.

Alla sua memoria è intitolata, dal 21 maggio 2008, la Caserma dell'Arma sede del Comando Compagnia Carabinieri di Gela (CL).[3]

Medaglia d'Oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto a nucleo operativo di Comando Provinciale, nel corso di predisposto servizio antirapina svolto unitamente a parigrado, intercettava due pericolosi pregiudicati a bordo di un'autovettura di provenienza furtiva. Percependo che gli stessi, avvedutisi di essere stati individuati, potessero sottrarsi al successivo controllo già predisposto con il concorso di personale di rinforzo, non esitava ad affrontare i malviventi, venendo però fatto segno a violenta azione di fuoco. Benché colpito in più parti del corpo, con eccezionale coraggio e non comune determinazione, replicava con l'arma in dotazione finché si accasciava esanime al suolo. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere, spinto fino all'estremo sacrificio. Locate Varesino (CO), 6 luglio 1996.»
— Roma, 18 maggio 1998 (alla memoria)[2]
  1. ^ a b c d e Diego Colombo, Il feroce assassino del maresciallo D'Imme', su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 16 maggio 1997, p. 1951. URL consultato il 7 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2015).
  2. ^ a b D'Immè Sebastiano, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica. URL consultato il 7 giugno 2018.
  3. ^ D'Immè Sebastiano, su carabinieri.it.

Collegamenti esterni

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