Stoni
Gli Stoni o Stoeni in letteratura detti anche Styni o Steoni[1] furono un popolo dell'Italia antica, sottoclasse degli Euganei, stanziato per alcuni ricercatori fin dal 1500 a.C. nelle alpi nell'area geografica presumibile della Valle del Chiese, Valli Giudicarie e Basso Sarca in Trentino, parte del Monte Baldo nel veronese[2], della Val Sabbia e Val Vestino in provincia di Brescia[3]. Gli Stoni furono sconfitti in armi e assoggettati dai romani nel 118 a.C.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le origini
[modifica | modifica wikitesto]Lo storico romano Plinio il Vecchio, rifacendosi a Catone, affermava che gli Euganei si dividevano in tre stirpi, i Triumpilini (Val Trompia), i Camuni (Val Camonica) e gli Stoni. Questi ultimi, sempre per Plinio, erano "caput", ossia posti a capo, degli Euganei ed abitanti nelle alpi Graie mentre nei Fasti trionfali capitolini del 117 a.C. sono indicati come "Ligures". Quindi si può ritenere con una certa probabilità la pertinenza degli Euganei ai Liguri come un ramo degli antichi Liguri traspadani, anche se gli archeologi e gli storici non sono ancora in grado di fornire con certezza una connotazione etnica generale delle popolazioni che abitavano in epoca preromana l'area dei laghi lombardi e la pianura prospiciente.
La storiografia moderna concorda nell'indicare la Valle delle Giudicarie, del Sarca, Val Vestino e la Valle Sabbia come il territorio occupato dagli Stoni fin dal 1500 a.C. mentre autori come Antonio Zieger[4] avanzano dubbi su tale dislocazione pur non indicando con certezza un altro areale stanziale. Secondo le tesi avanzate da alcuni storici dell'Ottocento il villaggio-capitale degli Stoni era Stonos[5] che corrisponderebbe per Federico Odorici e Scipione Maffei all'attuale Vestone, mentre per altri, tra questi Filippo Cluverio, a Storo[6][7] o a Stenico[8]. Dal nome del popolo degli Stoni deriverebbe lo stesso toponimo di Vestone, ma anche Bostone frazione di Villanuova sul Clisi, Stonico in Val Rendena[9], monte Stino e Val Vestino.
Gli Stoni nelle fonti classiche
[modifica | modifica wikitesto]Nel 118 a.C. Quinto Marcio Re effettuò contro di loro una spedizione punitiva ricordata nei Fasti triumphales:
«Q(uintus) Marcius Q(uinti) f(ilius) Q(uinti) n(epos) Rex pro co(n)s(ule) an(no) DCX[XXVI]
de Liguribus Stoeneis III Non(as) De[c(embres)]»
Lo storico greco Strabone (58 a.C. - 21/25 d.C.) li descrive così:
«Ὑπέρκεινται δὲ τοῦ Κώμου πρὸς τῇ ῥίζῃ τῶν Ἄλπεων ἱδρυμένου τῇ μὲν Ῥαιτοὶ καὶ Ὀυέννωνες ἐπὶ τὴν ἕω κεκλιμένοι, τῇ δὲ Ληπόντιοι καὶ Τριδεντῖνοι καὶ Στόνοι καὶ ἄλλα πλείω μικρὰ ἔθνη κατέχοντα τὴν Ἰταλίαν ἐν τοῖς πρόσθεν χρόνοις, λῃστρικὰ καὶ ἄπορα· νυνὶ δὲ τὰ μὲν ἐξέφθαρται, τὰ δ' ἡμέρωται τελέως, ὥστε τὰς δι' αὐτῶν ὑπερβολὰς τοῦ ὄρους, πρότερον οὔσας ὀλίγας καὶ δυσπεράτους, νυνὶ πολλαχόθεν εἶναι καὶ ἀσφαλεῖς ἀπὸ τῶν ἀνθρώπων καὶ εὐβάτους, ὡς ἔνεστι, διὰ τὴν κατασκευήν.»
«Al di là [a oriente] di Como, città situata alla radice delle Alpi, sono insediati su di un versante Reti e i Vennoni, volti a est, sull'altro i Leponzi, i Tridentini e gli Stoni e parecchie altre etnie minori che, dedite al brigantaggio e prive di mezzi, nei tempi passati incombevano sull’Italia; adesso invece alcune sono state eliminate, altre così completamente soggiogate che i transiti montani situati presso di loro, da pochi e impervi che erano, ora sono parecchi, sicuri da umane minacce e agevoli da percorrere, per quanto è tecnicamente possibile.»
Secondo lo storico romano Plinio il Vecchio (23 d.C. - 79 d.C.) gli Stoni appartenevano alla stirpe degli Euganei:
«ex iis Trumplini, venalis cum agro suis populus, dein Camunni conpluresque similes finitimis adtributi municipis. Lepontios et Salassos Tauriscae gentis idem Cato arbitratur; ceteri fere Lepontios relictos ex comitatu Herculis interpretatione Graeci nominis credunt, praeustis in transitu Alpium nive membris. eiusdem exercitus et Graios fuisse Graiarum Alpium incolas praestantesque genere Euganeos, inde tracto nomine. caput eorum Stoenos.»
I contatti con i Celti e la conquista romana
[modifica | modifica wikitesto]Verso il 500 a.C. i Galli Cenomani, insediati stabilmente nell'attuale bassa Lombardia orientale e nel basso Veneto occidentale, ossia nel territorio compreso tra il fiume Adige e l'Adda, risalirono alla conquista delle valli alpine combattendo contro le popolazioni indigene. A loro si opposero fieramente gli Stoni. Ne deve essere seguita una convivenza inizialmente difficile, che portò lentamente a una popolazione abbastanza omogenea, tanto che i Romani li identificano con l'unica denominazione di Reti[10].
Nel 118 a.C. nel contesto della conquista della Gallia cisalpina il console Quinto Marcio Re condusse una campagna repressiva contro i Liguri Stoni che portò allo sterminio di questa etnia. Quindi gli Stoni, che probabilmente si erano ribellati all'alleanza romana o avevano condotto razzie nei territori soggetti ai nuovi colonizzatori, furono una delle prime tribù alpine contro le quali furono volte le armi dei romani. Secondo lo storico latino Paolo Orosio il combattimento fu molto aspro da entrambe le parti e gli Stoni, circondati, pur di non cadere prigionieri del nemico uccisero prima donne e bambini poi diedero fuoco alle loro case e si suicidarono con le proprie armi o lanciandosi nelle fiamme[11].
Nell'89 a.C. il console Gneo Pompeo Strabone, con la Lex Pompeia de Transpadanis, concesse ai popoli "Transpadani" il diritto latino.
Nel 49 a.C., Giulio Cesare concesse ai "Transpadani" con la lex Roscia, proposta dal pretore Lucio Roscio Fabato, la cittadinanza romana e a Brixia (Brescia) il diritto di Municipio con l'iscrizione alla tribù dei Fabii. Anche le Giudicarie, la valle del Basso Sarca, il Lomaso e la Valle del Chiese furono ascritti alla tribù dei Fabii di Brescia (o tribù Fabia)[10].
Nel contesto delle campagne di conquista sotto Augusto di Rezia e arco alpino, condotte dai suoi generali Druso maggiore e Tiberio (il futuro imperatore) contro i popoli alpini tra il 16 e il 15 a.C., furono assoggettate a Roma alcune popolazioni limitrofe agli Stoni: i Trumplini, i Camuni ed altre ricordate nel Trofeo delle Alpi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Jacopo Durandi, Saggio sulla storia degli antichi popoli d'Italia, 1769.
- ^ Jacopo Filiasi, Memorie storiche de' Veneti primi e secondi del cittadino Giacomo Filiasi, tomo quarto, 1797.
- ^ Federico Odorici, Storie Bresciana, dai primi tempi sino all'età nostra, Brescia, 1856.
- ^ Antonio Zieger, Storia della regione Tridentina, Trento, 1981.
- ^ Secondo lo storico veronese Scipione Maffei la parola Stonos deriverebbe dal greco e significa angusto o luogo stretto mentre per Jacopo Filiasi rupe o sasso.
- ^ M.A. Baudrand, Novum lexicon geographicum, Padova 1697 (alla voce Stonos)
- ^ Philipp Clüver, Italia antiqua, 1624.
- ^ Benedetto Giovanelli, Pensieri attorno ai Rezj, Monauni editore, Trento 1844, pag. 82.
- ^ Jacopo Filiasi, Memorie storiche de' Veneti primi e secondi del cittadino Giacomo Filiasi, tomo quarto, 1797.
- ^ a b Aldo Gorfer, Le valli del Trentino - Trentino Occidentale, Manfrini, Calliano (Tn), 1975.
- ^ Paolo Orosio, Historiarum adversus paganos libri, libro 4.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Fonti primarie
[modifica | modifica wikitesto]Letteratura storiografica
[modifica | modifica wikitesto]- Federico Odorici, Storie Bresciana, dai primi tempi sino all'età nostra, Brescia, 1856.
- Ugo Vaglia, Storia della Valle Sabbia, Brescia, Tipolitografia Fratelli Geroldi, 1964.
- Scipione Maffei, Verona illustrata, Verona 1825.
- Francesco Molon, Sui popoli antichi e moderni dei sette comuni del vicentino, Vicenza 1881.
- Carlo Troya, Storia d'Italia del medio-evo, Napoli 1839.
- Stanislao Bardetti, De' primi abitatori dell'Italia: opera postuma, Modena 1769.
- Aldo Gorfer, Le valli del Trentino - Trentino Occidentale, Manfrini, Calliano (Tn), 1975.
- Archivio storico italiano, La storia d'Italia, tomo III, Firenze 1846.
- Girolamo Francesco Serra, La storia della antica Liguria e di Genova, Canton Ticino 1735.
- André Piganiol, Le conquiste dei romani. Fondazione e ascesa di una grande civiltà, 2010.
- Jacopo Filiasi, Memorie storiche de' Veneti primi e secondi del cittadino Giacomo Filiasi, tomo quarto, 1797.
- Philipp Clüver, Italia antiqua, 1624.