AA.VV.

AA.VV. (solo plurale, che significa Autori Vari) è un'abbreviazione, o sigla, usata in Italia per citare nelle bibliografie o nelle note a un testo una pubblicazione di più di tre autori. Viene utilizzata anche nel caso di compilation, per indicare un album contenente brani realizzati da autori diversi (solitamente un brano a testa), corrispondente all'inglese VV.AA. (Various Authors o Artists).

L'uso di AA.VV. viene ormai deprecato, in quanto privo di utilità nell'ordinamento per autore delle bibliografie, dove provoca infatti inutili elenchi di titoli attribuiti a un inesistente autore "AA.VV.".[1]

L'uso di "AA.VV." si era diffuso in Italia dalla fine degli anni settanta del Novecento, come contrazione di "Autori vari", probabilmente per influsso del libro di Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea, pubblicato nel 1977.[2]

L'abbreviazione era usata, in passato, anche in alcuni cataloghi delle biblioteche,[3] anche dopo la pubblicazione delle Regole Italiane di Catalogazione per Autore (RICA) che ne escludono l'uso. Di conseguenza, la ricerca in alcuni cataloghi online di biblioteche produce lunghe liste di «titoli dell'autore AA.VV.».[4]

L'uso dell'abbreviazione persiste ancora in ambito editoriale, come si può osservare interrogando anche cataloghi di vendita online di libri e pubblicazioni.[5]

Divieto vigente

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Per quanto riguarda i cataloghi delle biblioteche le Regole Italiane di Catalogazione per Autore (RICA), predisposte tra il 1968 e il 1976 e pubblicate nel 1979, ne escludono l'uso.[6] Il divieto è stato confermato dalle Regole Italiane di Catalogazione (REICAT), pubblicate nel 2009, che hanno sostituito le RICA.

Lo standard ISO 690/1987[7] (versione italiana UNI ISO 690:2007) stabilisce che, in caso di opere collettive, per le quali non sia possibile identificare un autore principale, è necessario intestare l'opera al titolo,[8] escludendo quindi l'uso di sigle come AA.VV.

  1. ^ Le citazioni bibliografiche. -- (AIB-WEB. Contributi), su www.aib.it. URL consultato il 12 maggio 2024.
    «L'espressione AA. VV., che sta per "autori vari", un tempo molto diffusa, oggi non deve più essere utilizzata»
  2. ^ Gabriele Gatti, La sindrome AA.VV.: utenti finali tra sindrome della disintermediazione e trappole bibliografiche, in Biblioteche Oggi, ottobre 1977, p. 39.[1].
  3. ^ Secondo Luigi Crocetti, Il terrore del titolo e lo stile citazionale, in Il nuovo in biblioteca, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1994, pp. 143-154., la sigla AA. VV. è divenuta di fatto uno degli "autori" più prolifici nei cataloghi italiani.
  4. ^ Si veda ad esempio Espressione di ricerca: (AU=AA ANDF AU=VV) Risultato ricerca: 2061, su opac.comune.firenze.it. URL consultato il 3 novembre.oppure indicazione nel record bibliografico prive di senso quale Indicazione di A. sul dorso: AA.VV. dell'OPAC dell'Università di Milano
  5. ^ ricerca di AA. VV., su amazon.com. URL consultato il 3 novembre 2013.
  6. ^ La sigla AA.VV. non è mai menzionata, né nel paragrafo "Opere di più autori", né nella lista di abbreviazioni in appendice.
  7. ^ (EN) ISO 690:2010, Information and documentation -- Guidelines for bibliographic references and citations to information resources, su iso.org. URL consultato il 3 novembre 2013.
  8. ^ ISO 690:2010, paragrafo 5.4.3
  • Luigi Crocetti, Il terrore del titolo e lo stile citazionale, in Il nuovo in biblioteca, Milano, Associazione Italiana Biblioteche, 1994, ISBN 978-88-7812-027-3.
  • Alessandro Olschki, Gli ineffabili "AA. VV.", in Bibliofilia, vol. 100, n. 1, 1998, ISSN 0006-0941 (WC · ACNP).
  • (EN) AA. VV., in Collins Italian Dictionary, Londra, Collins, 2005.

Voci correlate

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