Adidas

Adidas
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La sede di Adidas a Herzogenaurach
StatoGermania (bandiera) Germania
Borse valoriBorsa di Francoforte: ADS
ISINDE000A1EWWW0
Fondazione18 agosto 1949[1]
Fondata daAdolf Dassler
Sede principaleHerzogenaurach e Linz
Persone chiaveKasper Rorsted (amministratore delegato)
SettoreAbbigliamento
Prodotti
Fatturato21,4 miliardi [2] (2023)
Utile netto268 milioni [2] (2023)
Dipendenticirca 51.780[3] (2022)
Slogan«Impossible is nothing»
Sito webadidas-group.com
Statua di Adi Dassler, scultore Josef Tabachnyk

Adidas è un'impresa multinazionale tedesca con sede a Herzogenaurach (stessa città che ospita la sede principale della Puma, azienda con la quale condivide l'origine). Adidas produce calzature, abbigliamento e altri articoli sportivi, per attività professionale, dilettantistica o per il tempo libero. È il maggiore produttore di abbigliamento sportivo in Europa e il secondo a livello mondiale.

I prodotti dell'azienda sono tutti identificati dalle caratteristiche tre strisce parallele e disposte in modo obliquo, che possono ricordare una forma della lettera sampi del greco antico. Tale identificazione compare anche nel logo ufficiale dell'azienda.[4][5]

Fondazione dell'azienda originaria "Gebrüder Dassler Schuhfabrik"

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Le origini dell'attuale azienda si possono far risalire al 1924 quando Adolf Dassler, figlio del calzolaio Christoph von Wilhelm Dassler, aveva cominciato a produrre scarpe da calcio nella lavanderia della madre Pauline a Herzogenaurach, una cittadina della Baviera.[6][7]

In quell'anno assieme al fratello maggiore Rudolf Dassler, fondò la "Gebrüder Dassler Schuhfabrik" (fabbrica di scarpe dei fratelli Dassler).[1] Adolf si occupava di fabbricare materialmente le scarpe mentre Rudolf si occupava della distribuzione e della parte gestionale.[7]

L'azienda ottenne subito un grande successo e guadagnò la ribalta internazionale già durante le Olimpiadi del 1936, equipaggiando Jesse Owens.[7]

Fondazione dell'"Adidas" e la rivalità con "Puma"

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Nel 1947, a causa di dissapori che erano già sorti durante la Seconda guerra mondiale, i due fratelli si divisero. Rudolf formò una sua azienda che chiamò inizialmente Ruda (dalle prime due lettere rispettivamente del suo nome Rudolf e del cognome Dassler) e che poi nel 1948 ribattezzò in Puma Schuhfabrik Rudolf Dassler, oggi nota semplicemente come Puma. Adolf invece chiamò la sua azienda Adidas, anch'egli utilizzando il suo soprannome, Adi, e le tre prime lettere del cognome Dassler. L'azienda fu ufficialmente registrata il 18 agosto 1949 come Adidas AG.[1]

Puma e Adidas entrarono così in aspra concorrenza. Perfino la cittadina di Herzogenaurach si divise sulla questione, e fu soprannominata "la città dei colli piegati" perché la gente guardava continuamente le scarpe calzate dagli altri.[8] Anche i due club calcistici locali si schierarono: l'ASV Herzogenaurach fu rifornito dall'Adidas, mentre il FC Herzogenaurach scelse le scarpe di Rudolf.[9]

I due fratelli non si riconciliarono mai e, benché siano sepolti nello stesso cimitero, le loro tombe sono separate quanto più possibile.[10]

Alle Olimpiadi del 1960 il velocista tedesco Armin Hary fu pagato dalla Puma per indossare loro scarpe durante la finale dei 100 metri. In precedenza Hary aveva calzato Adidas, chiedendo ad Adolf di essere per questo ricompensato in denaro, ma Adidas aveva respinto la richiesta. Hary vinse la medaglia d'oro con le Puma, ma si presentò alla premiazione con scarpe Adidas, sconcertando i due fratelli Dassler. Hary sperava di ricevere una retribuzione da entrambi, ma Adi si arrabbiò talmente che interruppe i contatti con il campione olimpico.

Il "trifoglio", dal 1972 al 1997, poi logo di Adidas Originals

Dopo le Olimpiadi del 1952 la Adidas comprò il logo a tre strisce dall'azienda di scarpe sportive finlandese Karhu, per due bottiglie di whisky e l'equivalente di 1.600 €.[11]

Il logo a trifoglio fu disegnato nel 1971 e presentato nel 1972, appena in tempo per le Olimpiadi del 1972 svoltesi a Monaco di Baviera. Questo logo durò fino al 1997, quando l'azienda presentò il logo a "tre barre" (disegnato dall'allora direttore artistico Peter Moore), inizialmente usato sui prodotti di tipo "equipaggiamento".

La gestione di Bernard Tapie

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Dopo la morte di Adolf Dassler nel 1978, la società fu guidata dalla moglie Käthe, dal figlio Horst, e dalle figlie di quest'ultimo.

Dopo un periodo problematico seguito alla morte di Horst Dassler nel 1987, la società fu comprata nel 1989 dal finanziere francese Bernard Tapie, per 1,6 miliardi di franchi francesi (oggi circa 240 milioni di euro), che Tapie prese in prestito.[12] A quel tempo, Tapie era un famoso specialista nell'acquistare aziende sull'orlo del fallimento e risanarle.

Tapie decise di spostare la produzione all'estero, in Asia; egli scelse inoltre Madonna come volto pubblicitario per il marchio.[13]

Anni 1990 e la gestione di Robert Louis-Dreyfus

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Nel 1992, divenuto Pierre Bérégovoy il Primo Ministro della Francia, Tapie decise di vendere la società, affidando la vendita alla banca Crédit Lyonnais, controllata dallo Stato francese. Nel 1993 il "Crédit Lyonnais" trovò un acquirente in un gruppo di investitori guidato da Robert Louis-Dreyfus, al prezzo minimo indicato da Tapie.

Louis Dreyfus divenne presidente di Adidas nel 1994. Nel 1995 Adidas entrò in Borsa quotandosi a Parigi e Francoforte sul Meno.

Nel 1997 Adidas acquisì Salomon Group e i suoi marchi Salomon, TaylorMade, Mavic and Bonfire, assumendo il nome di Adidas-Salomon AG.

Anni 2000 e 2010

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Nel gennaio 2006 il gruppo ha acquisito anche la marca inglese Reebok. Il 6 novembre 2010, un giorno prima dell'anniversario della nascita del fondatore Adi Dassler, Adidas ha celebrato negli Stati Uniti e in Canada la prima edizione del National Tracksuit Day, una giornata nella quale consumatori e campioni sportivi sono stati invitati ad indossare le tute da ginnastica classiche col marchio Adidas.[14] L'evento è poi divenuto internazionale e si è ripetuto costantemente negli anni successivi.

Nel novembre 2011 Adidas ha acquistato l'azienda di scarpe di arrampicata e mountain bike Five Ten. Il 6 agosto 2015 l'azienda annuncia l'acquisizione dell'austriaca Runtastic per 220 milioni di euro.[15]

Nel maggio 2016 sono entrati nel consiglio di sorveglianza del gruppo i due principali investitori:[16] Nassef Sawiris, azionista di riferimento con una quota del 6%,[17] appartenente alla famiglia più ricca d'Egitto (secondo la classifica di Forbes è il 421º più ricco al mondo), fratello di Naguib Sawiris, protagonista in Italia di operazioni finanziarie su Seat Pagine Gialle e Wind e, con una quota del 5%, il rappresentante di Albert Frère, l'uomo più facoltoso del Belgio e 286º nella classifica stilata da Forbes.[16]

Dall'ottobre 2016 il danese Kasper Rorsted, nato a Aarhus il 24 febbraio 1962, con studi a Copenaghen e Harvard, ha assunto la guida del gruppo al posto di Herbert Heiner, in carica per 15 anni. Anche la sua strategia è di continuare a puntare sulla crescita negli Stati Uniti con il lancio di una speciale linea, Originals, per le riedizioni dei modelli anni sessanta di scarpe in pelle, da tennis e da pallacanestro, e di collaborare con il rapper e stilista Kanye West, con la linea Yeezy.[18]

Cantanti e gruppi che indossano prodotti del marchio

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Il rapper Chuck D che indossa la tuta Adidas

Vari rapper o gruppi di hip hop hanno indossato scarpe o tute sportive col marchio Adidas durante i loro concerti: Run DMC, Jay-Z, Puff Daddy, Snoop Dogg.

Jonathan Davis, cantante del gruppo Nu metal Korn, indossa abitualmente tute sportive col marchio Adidas. Nel 1996 viene pubblicato il singolo A.D.I.D.A.S., contenuto nel secondo album del gruppo Life Is Peachy.

Freddie Mercury, storico leader dei Queen, sovente utilizzava scarpe Adidas durante le esibizioni dal vivo.

L'Adidas come fornitrice di palloni e sponsor di squadre

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Adidas è da tempo il fornitore dei palloni usati nel campionato mondiale di calcio, nel campionato europeo di calcio, nella UEFA Champions League, nella coppa d'Africa e in varie competizioni calcistiche.

Molte squadre di calcio hanno scelto Adidas come sponsor tecnico. Tra i club in Italia la Juventus, la Roma e L'Aquila 1927, gli spagnoli Real Madrid; i tedeschi Bayern Monaco[19] e Amburgo, gli inglesi Manchester United, Arsenal e Leeds, gli olandesi dell'Ajax e Feyenoord, i portoghesi Benfica, i francesi Olympique Lyonnais, i greci Olympiakos, i danesi FC Copenaghen, i serbi Partizan Belgrado e i turchi Beşiktaş, oltre agli argentini River Plate e Boca Juniors, i brasiliani Flamengo e a tutte le squadre della MLS.

Tra le nazionali, invece, spiccano l'Argentina, la Germania, la Spagna, la Svezia, la Colombia, il Paraguay, il Messico, il Giappone, l'Italia e il Perù (dal 2023). Inoltre, Adidas è sponsor tecnico di tutte le squadre NHL e di numerosi college NCAA.

La gamma produttiva dell'Adidas si è estesa dalle originarie scarpe da calcio, alle calzature per un numero crescente di sport; l'attività si è inoltre successivamente diversificata e ampliata per includere anche le divise di gioco per praticare gli sport e l'abbigliamento sportivo per il tempo libero.

La gamma odierna comprende calzature, abbigliamento e accessori per i seguenti sport: taekwondo, atletica leggera, calcio, corsa, tennis, pallacanestro, golf, hockey su prato, cricket, lacrosse, rugby, ginnastica, skateboard, karate, judo, automobilismo, scherma e sollevamento pesi.

Recentemente a questi prodotti si è affiancata anche l'offerta di accessori sportivi e altri prodotti come profumi, occhiali sportivi, orologi.

Alcuni dei più famosi e pagati calciatori del mondo al momento hanno contratti e sponsorizzano il marchio Adidas: Messi, Di María, Quaresma, James Rodríguez, Lucas, Neuer, Oscar, Benzema, Gabriel Jesus, Lorenzo Insigne, Paulo Dybala, Gianluigi Donnarumma fra gli altri. La Adidas fa da sponsor tecnico tra gli altri alla Roma, al Real Madrid, alla Juventus, al Bayern Monaco, al Manchester United, all'Arsenal e al Lione.

Adidas produce ancora tacchetti a mano per Toni Kroos.

In altri sport come il rugby è sponsor tecnico degli All Blacks e delle cinque franchigie regionali che partecipano al Super Rugby.

Adidas è stata criticata per aver sfruttato lavoratori in diversi paesi, in particolare in Indonesia.

Tra il 2006 e il 2007 l'Adidas ha smesso di collaborare con molti dei suoi fornitori che sostenevano i sindacati a favore di subappaltatori con peggiori diritti dei lavoratori.[20] Subappaltando il lavoro a diversi fornitori, è più difficile per Adidas garantire l'applicazione degli standard di lavoro aziendali.

Nello stabilimento Panarub di Giava, 33 lavoratori sono stati licenziati dopo aver scioperato per una migliore retribuzione nel 2005.[21]

PT Kizone è un'altra fabbrica indonesiana con cui Adidas collaborava ed è stata criticata per il trattamento riservato ai lavoratori, fino alla chiusura nel gennaio 2011. Ai 2.686 lavoratori che sono stati licenziati spettavano 3 milioni di dollari in indennità di licenziamento e benefici. Nike ha contribuito con 1,5 milioni di dollari ma Adidas non ha garantito alcun benefit.[22]

Nell'aprile 2014, uno dei più grandi scioperi nella Cina continentale ha avuto luogo presso la fabbrica di scarpe Yue Yuen Industrial Holdings Dongguan, che produce tra l'altro per Adidas.[23]

Nel 2022, i ricercatori dell'Università di scienze applicate di Nordhausen hanno identificato il cotone dello Xinjiang nelle magliette Adidas.[24]

  1. ^ a b c (EN) Adidas Group History, su adidas-group.com. URL consultato il 24 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2015).
  2. ^ a b Adidas archivia il 2023 a 21,4 miliardi (-5%) e delude il mercato, su Milano Finanza. URL consultato il 29 giugno 2024.
  3. ^ Adidas, su Trading Economics. URL consultato il 28 giugno 2024.
  4. ^ Smit, Barbara, Pitch Invasion, Adidas, Puma and the making of modern sport, Penguin, 2007, p. 44, ISBN 0-14-102368-6.
  5. ^ Simon Chadwick e D Arthur, International cases in the business of sport, Butterworth-Heinemann, 2007, p. 438, ISBN 0-7506-8543-3.
  6. ^ Barbara Smit, Sneaker Wars, New York, Harper Perennial, 2009, ISBN 978-0-06-124658-6.
  7. ^ a b c La città divisa tra Puma e Adidas, su ilpost.it, 18 gennaio 2015. URL consultato il 24 gennaio 2015.
  8. ^ Arjun Ramachandran, Town divided by tale of two shoes, su The Sydney Morning Herald, 18 settembre 2009.
  9. ^ (EN) Kyle James, The Town that Sibling Rivalry Built, and Divided, su dw.com, Deutsche Welle, 3 luglio 2006. URL consultato il 29 ottobre 2020.
  10. ^ Allan Hall, Adidas and Puma bury the hatchet after 60 years of brothers' feud after football match, su telegraph.co.uk, Telegraph, 22 settembre 2009.
  11. ^ Simon Chadwick, Dave Arthur, International cases in the business of sport, Butterworth-Heinemann, 2007, pp. 438, ISBN 978-0-7506-8543-6.
  12. ^ LA TImes 7/16/1990 - French Investor to buy adidas, su articles.latimes.com.
  13. ^ (EN) Menswear Manufacturers/Wholesalers Essay Sample, su blablawriting.com, 24 aprile 2017. URL consultato il 3 agosto 2017.
  14. ^ Brandon Richard, adidas Basketball Celebrates National Tracksuit Day, su complex.com (archiviato il 1º gennaio 2024).
  15. ^ Davide Fasola, Adidas acquista Runtastic per combattere Nike e la sua FuelBand, su Hardware Upgrade, 8 agosto 2015. URL consultato l'8 agosto 2015.
  16. ^ a b Reuters, 12 maggio 2016.
  17. ^ Repubblica.it, 18 gennaio 2016.
  18. ^ Maria Teresa Cometto, L'Economia del Corriere della Sera, 4 settembre 2017.
  19. ^ club di cui la società è inoltre azionista.
  20. ^ (EN) Adidas | Oxfam Australia, su oxfam.org.au, 8 agosto 2011. URL consultato il 30 gennaio 2023.
  21. ^ (EN) Inside adidas' Indonesian factories | Oxfam Australia, su oxfam.org.au, 8 agosto 2011. URL consultato il 30 gennaio 2023.
  22. ^ (EN) Workers at PT Kizone Still Owed $1.8 Million; No Action from adidas and Dallas Cowboys, su Worker Rights Consortium, 26 luglio 2011. URL consultato il 30 gennaio 2023.
  23. ^ (EN) Yue Yuen strikers vow to continue until benefit contribution deficit paid in full, su South China Morning Post, 18 aprile 2014. URL consultato il 30 gennaio 2023.
  24. ^ (EN) Xinjiang cotton found in Adidas, Puma and Hugo Boss tops, researchers say, su the Guardian, 5 maggio 2022. URL consultato il 30 gennaio 2023.

Voci correlate

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