Adoratrici del Sacro Cuore di Gesù di Montmartre

Le adoratrici del Sacro Cuore di Gesù di Montmartre (in latino Congregatio Adoratricum Sanctissimi Cordis Iesu de Monte Martyrum; in inglese Adorers of the Sacred Heart of Jesus of Montmartre) sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla O.S.B.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La basilica del Sacro Cuore di Montmartre

Dopo la dedicazione della basilica del Sacro Cuore a Parigi, sotto la guida del frate domenicano Francis Balme, il 21 giugno 1867 si riunì a Montmartre una comunità femminile per l'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento; il 4 marzo 1898 il cardinale François-Marie-Benjamin Richard, arcivescovo di Parigi, eresse canonicamente la compagnia in congregazione religiosa, ne approvò le costituzioni e ne nominò superiora generale Adèle Garnier (1838-1924), che prese il nome religioso di madre Maria di San Pietro ed è considerata fondatrice della congregazione. Il 9 giugno 1899 si ebbe la prima professione dei voti da parte delle prime suore.[2]

Nel 1901 la comunità fu costretta ad abbandonare la Francia a causa delle leggi anticongregazioniste e le religiose si trasferirono in Inghilterra, sotto la protezione del cardinale Herbert Vaughan, arcivescovo di Westminster.[2]

La congregazione ricevette l'approvazione papale il 19 luglio 1930 e venne aggregata alla confederazione benedettina il 24 gennaio 1964.[2]

Nel 1947 la comunità di Louvigné-du-Désert si separò dalla casa-madre dando inizio alla congregazione delle Benedettine del Sacro Cuore di Montmartre.[3]

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le adoratrici del Sacro Cuore di Gesù di Montmartre sono religiose essenzialmente contemplative, ma si dedicano anche a opere liturgiche ed eucaristiche.[2]

Sono presenti in Australia, Irlanda, Nuova Zelanda, Perù e Regno Unito;[4] la sede generalizia è presso il Tyburn Convent di Londra.[1]

Al 31 dicembre 2005 la congregazione contava 72 religiose in 9 case.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ann. Pont. 2007, p. 1684.
  2. ^ a b c d DIP, vol. I (1974), col. 115, voce a cura di G. Rocca.
  3. ^ DIP, vol. I (1974), col. 1278, voce a cura di G. Rocca.
  4. ^ Atlas O.S.B., editio II, Romae 2004 (ZIP), su atlas.osb-international.info. URL consultato il 15-3-2010 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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