Antonio Superchi

Antonio Superchi (Parma, 11 gennaio 1816Parma, 5 luglio 1893) è stato un baritono italiano.

Antonio Superchi in costume di scena

Ebbe carriera internazionale dal 1836 al 1855, cantò nei più importanti teatri italiani e spagnoli e al His Majesty's Theatre di Londra.[1]

Nato da una famiglia benestante di Parma, era il quinto di sette figli di Paolo, commissario di polizia, e di Gaetana Menghi, piccola proprietaria terriera. Seguì un normale ciclo di studi e frequentò anche l'università. Si iscrisse alla Ducale Scuola di musica del Carmine di Parma ma dopo un anno continuò gli studi di canto privatamente con i maestri Antonio De Cesari e Luigi Tartagnini. Debuttò nel 1836 nella Lucia di Lammermoor di Donizetti, nella parte di Raimondo, al Teatro Apollo di Venezia.[1]

Nel 1844, su precisa richiesta di Giuseppe Verdi, ebbe la parte di Don Carlo nella prima mondiale di Ernani, alla Fenice di Venezia. Godette del favore della critica e con Verdi instaurò un duraturo rapporto di amicizia testimoniato da diverse lettere[2]. Il suo vasto repertorio comprendeva oltre sessanta opere.

Nel corso di una lunga turnée in Spagna (1853-54) a Cadice, Granada e Barcellona, scrisse una commedia in due atti I tre lupi della società, che tradotta dallo scrittore catalano Víctor Balaguer (Tres lobos de la societad) venne pubblicata in spagnolo e rappresentata con successo al Gran Teatre del Liceu il 3 e il 16 maggio 1854; egli stesso recitò in una delle parti principali.[3]

Con la moglie Erminia Socè, già ballerina e commediante fiorentina sposata nel 1839, ebbe sette figli. Per stare più vicino alle necessità di una famiglia cosi numerosa, nel 1855 si ritirò precocemente dalle scene e aprì un'apprezzata scuola di canto: l'anno successivo fu nominato ispettore del Teatro Regio di Parma. Nel 1885 il giovane studente Arturo Toscanini gli dedicò 8 liriche per canto e pianoforte. Lasciò l'incarico al Regio nel 1889 e si spense quattro anni dopo nella sua città natale. La Gazzetta Musicale di Milano, il 23 luglio 1893, nel necrologio scrisse: "in Antonio Superchi l'uomo non era inferiore all'artista; e pochissimi furono così spontaneamente, così teneramente amati, perché pochissimi come lui, nessuno più di lui era degno di amore e di stima".[3]

Ruoli in prime rappresentazioni assolute

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  1. ^ a b Gaspare Nello Vetro, Superchi Antonio - Dizionario della musica del Ducato di Parma e Piacenza, su lacasadellamusica.it. URL consultato il 17 aprile 2022.
  2. ^ Giuseppe Micheli, Tre lettere di Verdi ad Antonio Superchi, in AUREA PARMA - Numero Speciale - Nella ricorrenza del 40º anniversario della morte di Giuseppe Verdi, vol. 25, n. 1, 1941, pp. 54-65.
  3. ^ a b Mario Oliveri, Antonio Superchi, storia di un baritono verdiano., Milano, 2004.
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