Aracne

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Aracne in un'incisione di Gustave Doré per il dodicesimo canto (c. XII) del Purgatorio

Aracne (in greco antico: Ἀράχνη; era detta anche Aragne) è una figura mitologica. Ovidio narra la sua storia nel VI libro delle Metamorfosi,[1] ma pare che il personaggio, già citato nelle Georgiche virgiliane, sia d'origine greca.

Mito[modifica | modifica wikitesto]

Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. La fanciulla, figlia del tintore Idmone e sorella di Falance, era abilissima nel tessere, tanto che girava voce che avesse imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era tanto sicura che sfidò la dea a duello.

Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l'ira della dea. Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.

Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei e le loro colpe; il suo lavoro era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.

Aracne, disperata, cercò di impiccarsi, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l'arroganza dimostrata (hýbris) nell'aver osato sfidare la dea.

Esiste anche una versione minore del mito, molto diversa da quella sopra narrata. In questa Aracne, insieme al fratello Falance, era allieva di Atena, lei nella tessitura e lui nelle arti belliche. I due, tuttavia, furono sorpresi dalla dea mentre consumavano un amore incestuoso, e per questo puniti con la metamorfosi lei in ragno e lui in vipera[2].

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Aracne è citata da Virgilio nelle Georgiche, da Ovidio nelle Metamorfosi, da Dante nell'Inferno (Canto XVII) nel Purgatorio (Canto XII), da Boccaccio nel De mulieribus claris, da Torquato Tasso nella Gerusalemme liberata e da Giambattista Marino nella poesia Donna che cuce.

Il ragno nero (Die schwarze Spinne), è una novella o romanzo breve scritto dallo svizzero Jeremias Gotthelf (1841), che tratta questi argomenti, riprendendo una tradizione popolare simile presente tra i contadini del bernese, il luogo delle sue origini.

Arti visive[modifica | modifica wikitesto]

Affresco "Trionfo di Minerva" di Francesco del Cossa, Ferrara
Aracne di Paolo Veronese, Palazzo Ducale, Venezia
Il mito di Aracne in una tela di Velázquez

Le raffigurazioni antiche del mito di Aracne scarseggiano: potrebbe riferirsi a lei ad esempio un fregio marmoreo del foro di Nerva a Roma.

Raffigurazioni della gara tra Aracne e Atena[modifica | modifica wikitesto]

Raffigurazioni a carattere politico[modifica | modifica wikitesto]

Incisioni e illustrazioni[modifica | modifica wikitesto]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Il tema di Aracne è stato rappresentato in due balletti di Roussel (1944) e Alfred Koerppen (1968)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Versi 1-145
  2. ^ Franco Montanari, Περί Σχημάτων, Walter de Gruyter, 1988, pp. 115-116, ISBN 978-3-11-010721-0.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fernando Palazzi, Giuseppe Ghedini, Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche, 15ª ed., Milano, Arnoldo Mondadori, luglio 1940 [agosto 1924].
  • Libro Di Messer Giovanni Boccaccio Delle Donne Illustri, di Giovanni Boccaccio, ed. Filippo Giunti, 1596, p. 45.
  • Aracne e L'uomo Nero - Poesie, di Tiziana Aliffi, ed. Lulu.com, 2011, pp. 7–10.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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