Battaglia di Beirut
Battaglia di Beirut parte della guerra italo-turca | |||
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Mappa delle operazioni navali | |||
Data | 24 febbraio 1912 | ||
Luogo | Beirut | ||
Causa | Invasione italiana della Libia | ||
Esito | Vittoria Italiana | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Effettivi | |||
Perdite | |||
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66 perdite civili | |||
Voci di battaglie presenti su Wikipedia | |||
La battaglia di Beirut fu uno scontro navale combattuto al largo della costa libanese durante la guerra italo-turca; a seguito della dimostrazione di forza italiana, il quadrante navale del Canale di Suez rimase al sicuro dagli attacchi navali ottomani durante il resto del conflitto.
Durante la battaglia, i due incrociatori corazzati italiani Ferruccio e Garibaldi sorpresero in porto la cannoniera corazzata Avnillah o Avni Illah (grafia diversa a seconda delle fonti, cioè "Divina Provvidenza") e una torpediniera, affondandole a cannonate senza possibilità di reazione da parte turca per l'obsolescenza della Avnillah e la disparità delle forze.
La battaglia
[modifica | modifica wikitesto]Già dal 23 ottobre le due squadre principali della flotta italiana rientrate ad Augusta dalla Libia erano state spostate a Taranto per operare nel Mar Egeo; il governo italiano tuttavia frenava qualsiasi tentativo di azione militare marittima fuori dalle acque già controllate dalla Regia Marina[1].
Il 20 febbraio il comandante della squadra dell'Egeo, contrammiraglio Paolo Thaon di Revel, ricevette l'ordine di catturare o distruggere la Avnillah (una grossa e obsoleta corvetta a casamatta riclassificata cannoniera corazzata da 2400 t[2]) e la torpediniera Angora (nome ottomano di Ankara) di base a Beirut. La formazione italiana composta dai due incrociatori Giuseppe Garibaldi e Francesco Ferruccio si presentò il 24 febbraio davanti al porto di Beirut e, dopo aver intimato la resa senza ricevere risposta, alle 09:00 aprì il fuoco affondando entrambe le navi turche; nonostante l'ordine di non cannoneggiare la città, alcuni tiri lunghi arrivarono a terra uccidendo due gendarmi e 52 civili[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Gabriele 1998, pp. 101-105.
- ^ (EN) Segnaletica navale turca durante la grande guerra, su forum.gallipoli-association.org, 5 gennaio 2011. URL consultato il 25 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2014).
- ^ Gabriele 1998, p. 140.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mariano Gabriele, La Marina nella Guerra Italo-Turca, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1998.
Altri progetti
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