Battaglia di Fossalta
Battaglia di Fossalta parte delle battaglie tra Guelfi, Ghibellini e Impero | |||
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Re Enzo e altri prigionieri imperiali vengono scortati dalle truppe bolognesi all'interno delle mura cittadine (Codice Chigi, XIII sec.). | |||
Data | 26 maggio 1249 | ||
Luogo | Fossalta sul Panaro, presso Modena | ||
Esito | Vittoria dei Guelfi | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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La battaglia di Fossalta, svoltasi nel 1249, fu lo scontro tra lo svevo re Enzo e l'esercito del Comune di Bologna.
La battaglia
[modifica | modifica wikitesto]Il 25 maggio 1249, nella piccola località di Fossalta presso le sponde del Torrente Tiepido, avvenne uno scontro storico tra gli schieramenti dei guelfi di Bologna e le forze dei ghibellini di Modena e Cremona e le truppe imperiali di Enzo, Re di Sardegna e Riccardo, vicario imperiale della Marca anconitana e della Romagna, figli naturali dell'imperatore Federico II Hohenstaufen. Nel pomeriggio il giovane re attaccò un gruppo di bolognesi intenti a costruire un ponte sul Panaro per farvi passare carri e macchine d'assedio essendo il Ponte di Sant'Ambrogio difeso dai templari modenesi.
Il grosso delle truppe bolognesi, vedendo il massacro delle avanguardie, guadò il fiume cogliendo le truppe imperiali sui fianchi e a re Enzo non rimase altro da fare se non ordinare la ritirata del grosso delle truppe verso Modena; essendo il torrente Tiepido ingrossato, la cavalleria Ghibellina non riuscì a manovrare e dovette fuggire disordinatamente verso la città. Il sovrano rimase con i suoi cavalieri a coprire la ritirata delle truppe.
Dalla furibonda battaglia uscirono vincitori i bolognesi, capeggiati da Filippo degli Ugoni,[1] che non si fecero scappare la succulenta occasione: catturarono Enzo e lo portarono in città, tenendolo come prigioniero (seppur di riguardo) in uno degli edifici che da lui tuttora ne conserva il nome, Palazzo Re Enzo; ancora peggiore fu la sorte di Riccardo che, una volta catturato presso Modena, venne immediatamente ucciso.
Sotto le insegne guelfe del comune di Bologna, parteciparono alla battaglia anche miles della Società d’Armi dei Lombardi, della società dei Toschi, della società della Stella e della società dei Beccai. Dopo la battaglia i guelfi modenesi tornarono in città e presero il potere, tra essi vi era il vescovo di Modena Alberto Boschetti. Nell'ottobre seguente i bolognesi posero l'assedio a Modena che venne difesa dal vescovo il quale riuscì tramite la mediazione del papa ad ottenere gli accordi di pace nel dicembre 1249.
La prigionia di Re Enzo
[modifica | modifica wikitesto]Quella funesta battaglia a Fossalta ad Enzo costò molto cara: non riottenne più la libertà, nonostante le ripetute minacce del padre Federico II nei confronti dei bolognesi. Di questo ci rimane l'epistolario diplomatico fra la cancelleria imperiale e Bologna, la quale alle richieste dell'imperatore rispose con orgoglio civico:
«Exurgat Deus, et inimici sui penitus dissipentur qui confidunt de potentia potius quam de jure; de furore maximo jam elati terroribus atque minis sibi credunt alios subjugare, sed non sic nec semper feriet quodcumque minabitur arcus nec lupus rapiet quod intendit. Nolite ventosis verbis igitur nos terrere, qui non sumus arundines paludine que vento modico agitantur, nec plumis similes nec brume ut a solaribus radiis dissolvamur. Preterea noveritis quod regem Hentium tenuimus, tenebimus et tenemus, tanquam fore creditur nostri juris; sed si vestram vultis injuriam vindicare, uti viribus vos oportet, et vim vi expeliere nobis licebit. Accingemus enim gladium super femur et rugitum dabimus ut leones ad expugnandum vos hostiliter oppugnantes, nec magnificentie vestre suffragium dabit innumerabilis multitudo, quia ubi multitudo, ibi debet confusio assignari, et sic dicitur in proverbiis antiquorum: "A cane non magno sepe tenetur aper".»
«Insorga Dio, e siano completamente dispersi i suoi nemici, che confidano nel potere piuttosto che nel diritto; inorgogliti da una smisurata furia, credono di poter soggiogare gli altri con intimidazioni e minacce, ma tuttavia né l'arco riuscirà sempre a colpire ciò che minaccerà, né il lupo ghermirà ciò verso cui si scaglierà. Non sperate di atterrirci con le vostre vane parole: non siamo canne palustri tremole a ogni spira di vento, né siamo simili a piume, né a nebbie che si dileguano ai raggi del sole. Sappiate che re Enzo lo tenemmo, lo teniamo e lo terremo, come ci spetta per diritto; ma se volete punire l’offesa, vi sarà necessario usare la forza, e opporre forza a forza. Infatti noi cingeremo le nostre spade e ruggiremo come leoni, affrontando ancora più ostilmente il vostro attacco; né varrà alla vostra magnificenza l'innumerevole moltitudine: poiché dove sono molti nasce facilmente la confusione, e come dice l’antico proverbio: "Da un piccolo cane è spesso immobilizzato il cinghiale."»
I bolognesi trattarono Enzo molto onorevolmente, consentendogli di ricevere visite, avere servitori e relazioni femminili, non gli concessero però mai di uscire dalle sue stanze. Alla sua morte, nel 1272, gli furono dedicate solenni onoranze funebri e fu seppellito nella Basilica di San Domenico della stessa città che l'aveva tenuto prigioniero per ventitré lunghi anni.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Giancarlo Piovanelli, Casate bresciane nella storia e nell'arte del medioevo, Rezzato, 1981.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giancarlo Piovanelli, Casate bresciane nella storia e nell'arte del medioevo, Rezzato, 1981, ISBN non esistente.