Carlotta di Borbone-Montpensier

Carlotta di Borbone-Montpensier
Principessa consorte d'Orange
Stemma
Stemma
In carica24 giugno 1575 –
5 maggio 1582
PredecessoreAnna di Sassonia
SuccessoreLouise de Coligny
Nome completoCharlotte de Bourbon-Montpensier
TrattamentoSua Altezza Reale
Nascita1546 circa
MorteAnversa, 5 maggio 1582
Casa realeBorbone-Montpensier per nascita
Orange-Nassau per matrimonio
PadreLuigi III di Montpensier
MadreJacqueline de Longwy
ConsorteGuglielmo I d'Orange
FigliLuisa Giuliana
Elisabetta
Caterina Belgica
Carlotta Fiandrina
Carlotta Brabantina
Emilia Anversiana

Carlotta di Borbone-Montpensier (1546 circa – Anversa, 5 maggio 1582) era la terza moglie di Guglielmo il Taciturno, Principe d'Orange, il principale leader della rivolta olandese contro gli spagnoli.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era la quarta figlia femmina di Luigi, Duca di Montpensier e Jacqueline de Longwy, contessa di Bar-sur-Seine. I suoi nonni materni erano Giovanni IV di Longwy, barone di Pagny, e Giovanna d'Angoulême, una sorellastra naturale (ma legittimata dal decreto reale del 1501) di Francesco I di Francia.

Sua madre credeva nelle dottrine Riformate e le insegnò segretamente ai suoi figli. Secondo alcuni resoconti, il padre di Carlotta decise di contrastare l'influenza di sua moglie inviando tre delle sue figlie a dei conventi. Carlotta, che allora aveva solo tredici anni, implorò il permesso di stare con sua madre, che morì durante il periodo in cui era in convento[1]. Suo padre, influente nella corte di Caterina de' Medici, la mandò nell'abbazia di Notre-Dame de Jouarre, nei pressi di Meaux, perché fosse cresciuta dalle suore e prendesse i voti da adulta. Quando fu professata come suora all'età di tredici anni, fece una formale protesta scritta[2].

Altre fonti sostengono che Luigi volesse semplicemente evitare di pagare le doti per conservare il patrimonio per il suo unico figlio. Il piano era quello di rinunciare alla sua eredità e succedere a sua zia come badessa, cosa che avvenne nel 1565. Mentre era badessa, Carlotta fu segretamente istruita al calvinismo da un prete dissidente[3].

La giovane Carlotta scioccò sia la sua famiglia che la corte reale fuggendo dal convento nel 1572, annunciando la sua conversione al calvinismo e, su consiglio di Jeanne d'Albret, fuggendo all'elettorato del Palatinato[4][5].

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 giugno 1575 divenne la terza moglie del principe calvinista Guglielmo I d'Orange al quale diede sei figlie:

Il matrimonio fu molto felice - si dice che sia stato l'unico dei quattro matrimoni di Guglielmo che fu per amore - e l'evidente felicità della coppia portò a un aumentato della popolarità di Guglielmo[6].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Morì il 5 maggio 1582[7] per stanchezza mentre si prendeva cura di suo marito dopo un attentato. Sebbene Guglielmo fosse esteriormente stoico, si temeva che il suo dolore potesse causare una ricaduta fatale. La morte di Carlotta fu ampiamente pianta.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni VIII di Borbone-Vendôme Luigi I di Borbone-Vendôme  
 
Giovanna di Monfort-Laval  
Luigi di Borbone-Vendôme  
Isabella di Beauvau Luigi di Beauvau  
 
Margherita di Chambley  
Luigi III di Montpensier  
Gilberto di Borbone-Montpensier Luigi I di Montpensier  
 
Gabriella di La Tour d'Auvergne  
Luisa di Borbone-Montpensier  
Chiara Gonzaga Federico I Gonzaga  
 
Margherita di Baviera  
Carlotta di Borbone-Montpensier  
Filippo di Longvy Giovanni III di Longwy  
 
Giovanna di Vienne  
Giovanni IV di Longwy  
Giovanna di Bauffremont Pietro di Bauffremont  
 
Maria di Borgogna  
Giacomina di Longwy  
Carlo di Valois-Angoulême Giovanni di Valois-Angoulême  
 
Margherita di Rohan  
Giovanna d'Angoulême  
Antonietta di Polignac Folco di Polignac  
 
Agnese di Chabannais  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Famous Women of the Reformed Church|data=1901 page=103}
  2. ^ Robin, Larsen and Levin, Encyclopedia of Women in the Renaissance: Italy, France, and England, 2007, p. 56.
  3. ^ Wedgwood, C.V. William the Silent, Jonathan Cape, 1944, p. 153
  4. ^ (FR) Pierre Miquel, Les Guerres de religion, Club France Loisirs, 1980. ISBN 978-2-7242-0785-9 , p. 286
  5. ^ Charmarie Blaisdell, ‘Religion, Gender, and Class: Nuns and Authority in Early Modern France’, in Michael Wolfe (ed.), Changing Identities in Early Modern France (London, 1997), pp.147–168, p155
  6. ^ Wedgwood, C.V. William the Silent Phoenix Press 2001 p.152
  7. ^ Wedgwood p. 235

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN70143396 · ISNI (EN0000 0000 1988 6295 · CERL cnp01142578 · GND (DE134287363 · WorldCat Identities (ENviaf-70143396