Bissari

Lo stemma della famiglia Bissari

I Bissari furono una famiglia eminente in Vicenza fra il Duecento e l'Ottocento, secolo del suo decadimento. Governò diversi feudi e tenute, in particolare il feudo di Costa Fabrica, ora Costabissara.

Lo stemma gentilizio della famiglia Bissari è:Fasciato di rosso e d'argento, a due bisce affrontate di nero poste in palo, attraversanti sul tutto.[1]

La Torre Bissara nella Piazza dei Signori a Vicenza

Il Basso Medioevo

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I Bissari rappresentano una delle famiglie più antiche di Vicenza - il Mantese la definisce una delle famiglie popolane d'antichissimo ceppo, per differenziarla da quelle dell'antica nobiltà feudale[2] - protagonista nella vita della città durante tutto il Basso Medioevo. Secondo alcuni storici locali[3], proprio in casa dei Bissari nacque la pars comitis, la fazione di coloro che, capeggiati dal conte Uberto Maltraverso, voleva combattere la signoria vescovile[4].

Verso la fine del XII secolo la famiglia era sicuramente tra le più in vista in città perché possedeva, affacciate sul Peronio (cioè la cittadella del potere che racchiudeva al suo interno le residenze dei governanti e le piazze principali dove si tenevano i mercati), una torre difensiva[5] e alcune case, che nel 1211 il Comune di Vicenza avrebbe acquistato per farne la residenza ufficiale del podestà[6]. Nel 1281 la famiglia acquisì i beni dei de Lozzi, tra cui due torri in contrà Vescovado (dove oggi esiste il Palazzo Bissari)[7].

Il periodo della sottomissione di Vicenza ai Padovani (1266-1311) vide la famiglia nuovamente coinvolta nelle lotte cittadine. Nel 1296, subito dopo la morte del vescovo Andrea dei Mozzi, nonostante il papa Bonifacio VIII si fosse espressamente riservata la nomina del successore, con un colpo di mano il capitolo della cattedrale elesse al suo posto Giacomo Bissari, vice priore del convento di Santa Corona (il più importante centro religioso della città, fatto edificare pochi decenni prima da Bartolomeo da Breganze). L'elezione - probabilmente imposta da Padova e confermata dal Patriarca di Aquileia - fu annullata dal papa e Giacomo dovette presentarsi a Roma per la formale rinuncia[8].

A fine secolo il nome dei Bissari e di altre famiglie nobili compare tra gli appartenenti alla Confraternita dei Battuti, che gestiva gli ospedali di San Marcello e di Sant'Antonio[9].

Nello stesso periodo troviamo ancora un Bissari, Guido o Guidone, coinvolto insieme con altri nobili, feudatari vescovili e appartenenti al partito guelfo, in una congiura contro i dominatori padovani[10]. Sgominati questi ultimi con il determinante apporto dell'imperatore Enrico IV e degli Scaligeri, i Bissari sono tra le nobili famiglie vicentine obbligate dagli Statuti comunali del 1311 a risiedere in città[11].

Il periodo veneziano

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Anche dopo la dedizione di Vicenza alla Serenissima la famiglia conservò la sua importanza in città, attestata dallo stemma - murato sulla parete di una cappella costruita agli inizi del Quattrocento nella chiesa cattedrale - che ne indica il patrocinio, insieme con la famiglia Trissino[12].

La potenza della famiglia, grazie alla grande disponibilità di denaro, viene confermata dall'operazione finanziaria compiuta dal padre e dallo zio del conte di Costa Fabrica: Gualdinello e Vito Bissari. I due, infatti, divennero gli acquirenti della villa di Sovizzo (precedentemente dei Trissino) per 27.000 lire. Nel 1510 nel Consiglio dei Nobili i Bissari possedevano ben 8 posti.

Esponenti principali

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Nella famiglia, vengono particolarmente ricordati Matteo e Pietro Paolo.

Cancello d'entrata del Castello Bissari-Sforza-Colleoni a Costabissara.

Matteo Bissari (figlio di Enrico) viene ricordato per le sue qualità di letterato e oratore. Nel 1451 Pietro Barbo che diventerà poi papa Paolo II, fu creato vescovo di Vicenza. Matteo Bissari, come segretario del Barbo fu con lui in Francia. Matteo venne nominato oratore ufficiale del Comune di Vicenza[13].

Un altro Giacomo Bissari (nipote di Odorico) rese celebre la famiglia per la partecipazione all'Accademia Olimpica di Vicenza.

Pietro Paolo Bissari (Vicenza 1595 - 1663). Figlio di Sforza - conte di Costafabbrica (oggi Costabissara) e Castelnuovo - e di Giulia Trento, ricevette in eredità dal padre un cospicuo patrimonio che gli permise di vivere senza dover lavorare. Ebbe una relazione con Isabella Largari, donna sposata dalla quale ebbe dei figli, situazione che gli impedì di formarsi una famiglia legittima.

In vari anni collaborò con l'Accademia Olimpica, nel 1625 divenne commendatore, divenne Principe degli Accademici, partecipò all'Accademia degli Incogniti, fondò l'Accademia dei Rifioriti. Scrisse alcuni melodrammi e spiccò per le capacità sceniche a suo tempo molto apprezzate[14].

L'ultima generazione e il declino

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Dopo tanti secoli di potere, la casata vide la sua ricchezza fondiaria dimezzarsi a causa di una contestazione di titoli feudali, da parte di un'altra linea Bissari. Ciò iniziò al tempo di Enrico Gaetano Bissari (1678-1758), eminentissimo letterato, membro dell'Arcadia, Principe dell'Accademia Olimpica. Studiosissimo, tradusse varie opere teatrali francesi greche e latine.

Leonida Bissari fu un generale al servizio degli Asburgo che si distinse in varie battaglie e nella battaglia di Vienna. Nella Basilica di Monte Berico si conserva sopra l'antica porta di accesso il suo monumento funebre, opera attribuita allo scultore Giusto Le Court. La contestazione feudale si risolse nel 1759 con il furto di alcuni documenti importanti da parte di Gualdinello Bissari, dell'altra linea, cavalier servente della nuora di Enrico, Teresa Capra, moglie di Girolamo Saverio Bissari (1720-1786) e madre degli otto figli: Giovanni, Angelo, Camillo, Luigi, Pietro, Enrico, Mario e Francesco.

Di Giovanni si sa molto poco, era storpio e morì presto. Angelo pur volendo esser prete - non fu accolto dalla gerarchia, ma vestì sempre l'abito ecclesiastico.

Camillo, Commendatore di Malta (1757-1796), primogenito, celibe, fu ucciso dal servo di suo fratello Enrico, Stefano Gennari. Si vociferò che il mandante fosse proprio il secondogenito Enrico, per succedergli nella primogenitura, ma non risultò mai nulla di concreto. Il reo confesso, fu poi giustiziato nel 1797. Nell'archivio, il fascicolo intestato al reo è assolutamente vuoto, il che desta certamente dei dubbi.

Enrico, come anche gli altri suoi fratelli, Pietro (1767-1820), Luigi (1770-1839) e Mario (1769-1835) fu molto attivo durante le occupazioni francesi appoggiando subito la Municipalità Provvisoria ed occupando cariche in prima persona. Tutti furono Cavalieri di Malta.

Pietro si interessava di migliorie in agricoltura. Luigi si occupava di meccanica e fu consigliere di prefettura. Mario, il più giovane si arruolò e divenne capo di battaglione di truppe cispadane.

Francesco (1768-1850) si arruolò nell'esercito savoiardo, ma per una troppo lunga assenza ne fu congedato. Di questi solo Mario e Francesco ebbero discendenza e solo Francesco ebbe un maschio: Girolamo Enrico Sforza. Nel 1851 questi venne investito del feudo di Castelnovo e Costa Fabrica e divenne residenza ufficiale del generale Durando, incaricato di difendere Vicenza durante i moti del 1848. Recatosi a Torino per una promozione militare, morì in circostanze misteriose - afferma Giovanni da Schio- cadendo da una finestra, "forse aiutato da persona ch'era con lui" il 2 maggio 1859.

Con lui, si estinse la discendenza Bissara. La proprietà venne divisa fra le due sorelle. A causa delle controversie delle discendenti, il castello venne affidato a Guardino Colleoni e la proprietà fondiaria venne ripartita fra Francesca Bonacossi, Teresa Dal Bovo Brognoligo e Gabriella Bissari.

Colleoni, nel 1894, vendette il castello alla famiglia del nobile Marchese Aleduse De Buzzaccarini De Vetulis, che lo ampliò e lo arricchì. Il Castello, tuttora la villa più importante del comune di Costabissara, è conosciuto come Castello Sforza-Colleoni ed adesso è di proprietà della famiglia Putin.

Facente parte dei possedimenti bissaresi era anche la Villa San Carlo, ora casa di esercizi spirituali della diocesi di Vicenza.

Fino al 1207, le fonti storiche permettono di ricostruire un albero genealogico:

Famiglia Bissari fino al 1207
Uberto
Umbertaldo
Bertaldo
Olderico
Ravelado
Vito
Gualdinello
Gualdinello
Sigonfredo
Giacomo
Matteo
Rodolfo

Dopo si hanno solo frammenti del proseguimento dello stesso:

Pietro Paolo Bissari

Origini di Pietro Paolo Bissari
Enrico Sforza
Giulia di Camillo Trento
Isabella Largari
Pietro Paolo
Ostilio
Leonida Belli
Doristella
Altri figli
Camillo

Gli ultimi eredi

La Fine della famiglia
Enrico
Girolamo Saverio
Teresa Capra
Luigi
Pietro
Mario
Enrico
Camillo
Giovanni
Angelo
Francesco
Sabina
Teresa
Femmina
Femmina
Femmina
Girolamo Enrico Sforza

Luoghi e architetture

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  1. ^ Sebastiano Rumor, Il blasone vicentino descritto e illustrato, Venezia, 1899, p.30.
  2. ^ Mantese, 1954,  p. 121.
  3. ^ G. Todeschini e F. Lampertico
  4. ^ Mantese, 1954,  p. 65.
  5. ^ Da allora conosciuta come Torre di Piazza o Torre Bissara.
  6. ^ Palazzo che, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato ricostruito e oggi ospita Uffici Comunali.
  7. ^ Barbieri e Cevese, 2004,  pp. 47, 404, 694.
  8. ^ Mantese, 1954,  pp. 316-319.
  9. ^ Mantese, 1954,  p. 395.
  10. ^ Mantese, 1954,  p. 364.
  11. ^ Cracco, 2009,  pp. 450-51.
  12. ^ Barbieri e Cevese, 2004,  p. 286.
  13. ^ Alla Morgan Library di N.Y. esiste il MS 222 (d. 524) De consolatione philosophiae di S. Boezio, che porta uno stemma riferibile a quello dei Bissari. La descrizione del bellissimo manoscritto miniato dice testualmente: Manuscript on vellum, written and illuminated in Northern France in the second half of the 15th century for a member of the Bissari family of Vicenza, Italy. Si può ipotizzare con sufficiente verosimiglianza che questo Matteo Bissari, come segretario del vescovo legato Pietro Barbo, abbia commissionato in Francia il manoscritto.
  14. ^ Treccani.it: Bissari Pietro Paolo, di Gianni Ballistreri, su treccani.it. URL consultato il 14 novembre 2012.
  • 7º centenario dei Bissari, Testimonianze per il centenario, maggio 1985, edito a cura del Comune di Costabissara.
  • Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Vicenza, Angelo Colla editore, 2004, ISBN 88-900990-7-0.
  • Giorgio Cracco, Da Comune di famiglie a città satellite, in Tra Venezia e terraferma, Roma, Viella editore, 2009, ISBN 978-88-8334-396-4.
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, I, Dalle origini al Mille, Vicenza, Accademia Olimpica, 1952.
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, II, Dal Mille al Milletrecento, Vicenza, Accademia Olimpica, 1954.
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/1, Il Trecento, Vicenza, Accademia Olimpica, 1958.
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/2, Dal 1404 al 1563, Vicenza, Accademia Olimpica, 1964.

Voci correlate

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