Diocesi di Rafia

Rafia
Sede vescovile titolare
Dioecesis Raphiensis
Patriarcato di Gerusalemme
Sede titolare di Rafia
Mappa della diocesi civile d'Oriente (V secolo)
Vescovo titolaresede vacante
Istituita1933
StatoPalestina
Diocesi soppressa di Rafia
Suffraganea diCesarea
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Rafia (in latino Dioecesis Raphiensis) è una sede soppressa del patriarcato di Gerusalemme e una sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Rafia, corrispondente al Tell Rafah nei pressi della città di Rafah nei territori della Palestina (striscia di Gaza), è un'antica sede vescovile della provincia romana della Palestina Prima nella diocesi civile d'Oriente. Faceva parte del patriarcato di Gerusalemme ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Cesarea.

Sono tre i vescovi conosciuti di questa antica diocesi. Romano partecipò al concilio di Efeso del 431 e verso la fine dello stesso anno sottoscrisse la lettera sinodale dell'arcivescovo Massimiano di Costantinopoli diretta al clero della diocesi di Tenedo per annunciare la deposizione del loro vescovo Anastasio.[1] Epifanio sottoscrisse nel 518 la lettera sinodale del patriarca Giovanni di Gerusalemme contro Severo di Antiochia e prese parte al concilio riunito a Gerusalemme nel 536 dal patriarca Pietro per condannare Antimo I di Costantinopoli dopo la sua adesione al monofisismo. Stefano prese parte al concilio di Costantinopoli del 553.

Dal 1933 Rafia è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 25 novembre 1964.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Romano † (menzionato nel 431)
  • Epifanio † (prima del 518 - dopo il 536)
  • Stefano † (menzionato nel 553)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Acta Conciliorum Oecumenicorum, I, 1, 7 (Collectio Seguierana. Collectio Atheniensis. Collectiones minores), Berlin-Boston, 1962, p. 138, nº 15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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