Emilio Vesce
Emilio Vesce | |
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Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 2 luglio 1987 – 20 giugno 1990 |
Legislatura | X |
Gruppo parlamentare | Federalista Europeo, poi Misto |
Circoscrizione | Veneto |
Collegio | Verona-Padova |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Radicale |
Professione | giornalista |
Emilio Vesce (Cairano, 17 maggio 1939 – Padova, 11 maggio 2001) è stato un politico e giornalista italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Direttore responsabile del giornale di Potere Operaio, di Controinformazione e Autonomia, promotore e direttore di Radio Sherwood fino al 7 aprile 1979, fu arrestato a Padova il 7 aprile 1979 insieme a Toni Negri ed Oreste Scalzone in seguito ad un mandato di cattura del giudice Pietro Calogero.[1]
Il cosiddetto processo 7 aprile, tenutosi a Roma e Padova, si concluse in primo grado, per Vesce, il 12 giugno 1984 con una condanna a quattordici anni di reclusione per associazione sovversiva, ma l'uomo viene rimesso in libertà provvisoria il 12 settembre dello stesso anno sulla base di una nuova normativa sulla carcerazione preventiva, e inviato al "soggiorno obbligato" a Pontedera.[1] Vesce venne assolto in appello il 12 giugno 1987, sentenza confermata in Cassazione nel 1988.[1]
Fu esponente del Partito Radicale, venendo eletto deputato nel 1987, si dimette nel 1990 dopo essere stato eletto Consigliere Regionale in Veneto della Lista Antiproibizionista, in seguito è nominato Assessore regionale alle politiche Sociali e presidente del Comitato Regionale per il Servizio Radiotelevisivo del Veneto.
La notte dell'8 novembre 2000 Vesce ha un grave infarto cardiaco, mentre sta guardando in casa i risultati delle elezioni presidenziali statunitensi: da quel momento in poi cade in coma irreversibile, seguito da uno stato vegetativo permanente.[2]
I mesi che lo porteranno alla morte sono contrassegnati da un serrato dibattito tra gli esponenti radicali e il mondo della Chiesa sul tema dell'eutanasia, con Marco Pannella che si dichiara "pronto all'eutanasia per Vesce", proprio negli ultimissimi giorni dell'agonia dell'esponente radicale.[2] Vesce muore la mattina dell'11 maggio 2001 nella sua casa di Padova, da dove non s'era più svegliato. Venne presentato un "esposto" per accanimento e violazione dei diritti proprio al Procuratore Pietro Calogero, ma venne archiviato.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Processo 7 aprile: il prototipo dell'emergenza
- ^ a b c Emilio Vesce: un calvario di Stato, su associazionelucacoscioni.it. URL consultato il 26 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Toni Negri
- Oreste Scalzone
- Giovanni Nuvoli
- Piergiorgio Welby
- Eluana Englaro
- Luca Coscioni
- Autonomia Operaia
- Processo 7 aprile