Eremo di San Secondo del Rio Adaja

Eremo di San Secondo del Rio Adaja
Ermita de San Segundo del Río Adaja
Vista generale
StatoBandiera della Spagna Spagna
Comunità autonomaCastiglia e León
LocalitàAvila
Coordinate40°39′32.05″N 4°42′27.88″W
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Secondo
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneXIII secolo

L'eremo di San Secondo del Rio Adaja è un eremo sito fuori le mura della città spagnola di Avila, nella comunità autonoma di Castiglia e León.[1] Nel 1985 è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità, come elemento facente parte integrante della Città vecchia di Avila con le sue chiese fuori le mura.

Storia e caratteristiche

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Nonostante abbia subito un'importante ristrutturazione nel XVI secolo, mantiene alcuni elementi romanici nella facciata del XIII secolo.[2] Secondo la tradizione, nel 1519 venne trovato, nell'eremo, il sepolcro con i resti di San Secondo, legendario primo vescovo di Avila. Fino ad allora l'eremo era stato dedicato a San Sebastiano[3] e prima ancora a Santa Lucia[2] durante il corso di opere di ristrutturazione degli spazi interni.[4] Presenta una tripla abside semicircolare.[2]

La chiesa parrocchiale è stata dichiarata monumento storico-artistico prima ancora di essere annoverata come bene di interesse culturale dal 23 giugno 1923 per decreto Reale.[1][5]

Galleria d'immagini

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  1. ^ a b Ministerio de Educación, Cultura y Deporte (a cura di), Consulta a la base de datos de bienes inmuebles, su mcu.es.
  2. ^ a b c Cristina Rodicio Rodríguez, Ermita de San Segundo del Río Adaja, su servicios.jcyl.es, Junta de Castilla y León. URL consultato il 6 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  3. ^ Fernández del Hoyo, 2006, p. 26.
  4. ^ Hernando Sobrino, 2001, p. 716.
  5. ^ Gobierno de España (a cura di), Reales órdenes declarando monumentos arquitectónico-artísticos la iglesia de Ujo (Oviedo), la ermita de San Segundo, iglesias de San Andrés y Santo Domingo y el palacio de D. Blasco Núñez Vela, de Avila (PDF), in Gaceta de Madrid nº 178 del 27 giugno 1923, pp. 1193-1194.

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