Galassia Nana Ellittica del Sagittario

Galassia Nana Ellittica del Sagittario
Galassia nana ellittica
Galassia Nana Ellittica del Sagittario
Scoperta
Data1994
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneSagittario
Ascensione retta18h 55m 19,5s
Declinazione-30° 32′ 43″
Distanza65.000 ±7.000 a.l.
(20.000 ±2.000 pc)
Magnitudine apparente (V)4.5
Dimensione apparente (V)450′.0 × 216′.0
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia nana ellittica
ClassedSph(t)
Caratteristiche rilevantiIn collisione con la Via Lattea
Mappa di localizzazione
Galassia Nana Ellittica del Sagittario
Categoria di galassie nane ellittiche

La Galassia Nana Ellittica del Sagittario (abbreviata in Sag DEG dal nome in inglese) è una galassia satellite della Via Lattea. Ha un diametro di circa 10.000 anni luce, e si trova adesso a 70.000 anni luce di distanza dalla Terra, in un'orbita polare (rispetto alla Via Lattea) che ha un raggio di 50.000 anni luce.

Al suo interno sono stati scoperti quattro ammassi globulari,[1] il più brillante dei quali, NGC 6715 (M54), era noto già prima della scoperta della galassia avvenuta nel 1994.

Caratteristiche

[modifica | modifica wikitesto]

È una delle più vicine galassie compagne della Via Lattea, ma si trova dalla parte opposta del nucleo galattico rispetto a noi, ed è di conseguenza molto debole e difficile da osservare, anche se copre una grande porzione di cielo. Fu scoperta solo nel 1994 da R. Ibata, Michael J. Irwin, e G. Gilmore[2], ed immediatamente riconosciuta come la galassia esterna più vicina. Sag DEG sembra essere una galassia molto vecchia, con poca polvere interstellare e composta più che altro da stelle di popolazione II, vecchie e povere di metalli rispetto a quelle della Via Lattea. Non è stata rilevata la presenza di idrogeno neutro.[3]

Evoluzione dell'orbita

[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo percorso chiuso a spirale, la galassia sembra essere passata diverse volte attraverso il piano della Via Lattea.[4]

Nel 2018 il progetto Gaia dell'Agenzia spaziale europea ha mostrato che Sag DEG ha causato perturbazioni in una serie di stelle in prossimità del centro della Via Lattea, causando inaspettate increspature nel loro moto innescate al momento del passaggio attraverso la nostra galassia tra 300 e 900 milioni di anni fa.[5]

Basandosi sulla sua traiettoria attuale, Sag DEG sembra destinata a passare attraverso il disco galattico della Via Lattea entro i prossimi cento milioni di anni, ed è in via di lento assorbimento da parte della nostra galassia che ha una massa 10.000 volte più grande. La dissipazione del nucleo centrale di Sag DEG e la sua integrazione nella Via Lattea dovrebbe completarsi nel giro di un miliardo di anni.[6]

All'inizio, molti astronomi pensarono che Sag DEG fosse già ad uno stadio avanzato di disgregazione, cioè che gran parte della sua materia fosse già stata mescolata a quella della Via Lattea. Ma Sag DEG è ancora un'entità a sé, anche se ha la forma di un'ellisse allungata, e sembra muoversi in un'orbita più o meno polare attorno alla Via Lattea, ad appena 50.000 anni luce dal centro galattico. Anche se potrebbe essere stata in origine una palla di stelle in moto verso la Via Lattea, Sag DEG è smembrata dalle forze di marea che hanno agito per centinaia di milioni di anni. Simulazioni numeriche suggeriscono che le stelle strappate alla galassia si troverebbero sparse in filamenti lungo il suo percorso, dove sono state in effetti trovate.

Alcuni astronomi pensano però che Sag DEG sia stata in orbita attorno alla Via Lattea per alcuni miliardi di anni, e che abbia già completato dieci orbite. La sua capacità di rimanere intera nonostante questi stress indicherebbe una concentrazione stranamente alta di materia oscura al suo interno.

D'altra parte, altri fanno notare le similarità tra le stelle di Sag DEG e quelle della Grande Nube di Magellano.

Dal momento della sua scoperta fino al 2003 si pensava che Sag DEG fosse la galassia esterna più vicina alla Terra, ma questo posto potrebbe essere stato preso dalla ipotetica Galassia Nana Ellittica del Cane Maggiore, scoperta in seguito e purché la sua esistenza sia confermata.[7]

Sag DEG non va confusa con Sag DIG, la Galassia Nana Irregolare del Sagittario, una piccola galassia posta a quasi 4 milioni di anni luce da noi.

Ammassi globulari

[modifica | modifica wikitesto]

Sgr DEG contiene almeno nove ammassi globulari. Di questi, M 54 sembra essere posizionato proprio nel suo nucleo, mentre tre si trovano nel corpo centrale della galassia: Terzan 7, Terzan 8 e Arp 2.[8]

Inoltre Palomar 12,[9][10] Whiting 1,[11][12] NGC 2419, NGC 4147 e NGC 5634 sono incluse nella sua corrente stellare.[1] Si tratta comunque di un numero di ammassi stellari insolitamente basso, ma un'analisi dei dati di Vista Variables in the Via Lactea e Gaia EDR3 ne mostra almeno un'altra ventina.[1][13] Gli ammassi stellari di recente scoperta mostrano una maggiore abbondanza di metalli rispetto a quelli precedentemente conosciuti.[13]

Sgr DEG contiene variegate popolazioni stellari, con età che vanno da quella dei più vecchi ammassi globulari (che hanno un'età quasi pari a quella dell'Universo) a tracce di giovani popolazioni con un'età di qualche centinaio di milioni di anni. Mostra inoltre una correlazione tra età e metallicità, in quanto le popolazioni più antiche sono povere di metalli ([Fe/H] = −1,6 ± 0,1), mentre le popolazioni più giovani hanno abbondanze superiori a quelle del Sole.[12][14]

  1. ^ a b c D. Minniti, V. Ripepi, J. G. Fernández-Trincado, J. Alonso-García, L. C. Smith, P. W. Lucas, M. Gómez, J. B. Pullen, E. R. Garro, F. Vivanco Cádiz, M. Hempel, M. Rejkuba, R. K. Saito, T. Palma, J. J. Clariá, M. Gregg e D. Majaess, Discovery of new globular clusters in the Sagittarius dwarf galaxy, in Astronomy & Astrophysics, vol. 647, 2021, pp. L4, Bibcode:2021A&A...647L...4M, DOI:10.1051/0004-6361/202140395, arXiv:2103.08196.
  2. ^ (EN) R. A. Ibata, G. Gilmore e M. J. Irwin, A dwarf satellite galaxy in Sagittarius, in Nature, vol. 370, n. 6486, 21 luglio 1994, pp. 194–196, DOI:10.1038/370194a0. URL consultato il 5 luglio 2016.
  3. ^ Sidney van den Bergh, Updated Information on the Local Group, in Publications of the Astronomical Society of the Pacific, vol. 112, n. 770, aprile 2000, pp. 529–536, Bibcode:2000PASP..112..529V, DOI:10.1086/316548, arXiv:astro-ph/0001040.
  4. ^ Star-Crossed: Milky Way's spiral shape may result from a smaller galaxy's impact, su Scientific American, 15 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2016).
  5. ^ T. Antoja, A. Helmi, M. Romero-Gómez, D. Katz, C. Babusiaux, R. Drimmel, D. W. Evans, F. Figueras, E. Poggio, C. Reylé, A. C. Robin, G. Seabroke e C. Soubiran, A dynamically young and perturbed Milky Way disk, in Nature, vol. 561, n. 7723, 19 settembre 2018, pp. 360–362, Bibcode:2018Natur.561..360A, DOI:10.1038/s41586-018-0510-7, PMID 30232428, arXiv:1804.10196.
  6. ^ Eugene Vasiliev e Vasily Belokurov, The last breath of the Sagittarius d SPH, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 497, n. 4, 2020, pp. 4162–4182, DOI:10.1093/mnras/staa2114, arXiv:2006.02929.
  7. ^ Astronomers find nearest galaxy to the Milky Way, su astro.u-strasbg.fr. URL consultato il 24 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2008).
  8. ^ L. Sbordone, P. Bonifacio, G. Marconi, R. Buonanno e S. Zaggia, Family ties: Abundances in Terzan 7, a Sgr dSph globular cluster, in Astronomy and Astrophysics, vol. 437, n. 3, 3 luglio 2005, pp. 905–910, Bibcode:2005A&A...437..905S, DOI:10.1051/0004-6361:20042315, arXiv:astro-ph/0505307.
  9. ^ Judith G. Cohen, Palomar 12 as a part of the Sagittarius stream: The evidence from abundance ratios, in The Astronomical Journal, vol. 127, n. 3, 2004, pp. 1545–1554, Bibcode:2004AJ....127.1545C, DOI:10.1086/382104, arXiv:astro-ph/0311187.
  10. ^ Sbordone, The exotic chemical composition of the Sagittarius dwarf Spheroidal galaxy, in Astronomy & Astrophysics, vol. 465, n. 3, 5 dicembre 2006, pp. 815–824, Bibcode:2007yCat..34650815S, DOI:10.1051/0004-6361:20066385, arXiv:astro-ph/0612125.
  11. ^ Giovanni Carraro, Robert Zinn e Christian Moni Bidin, Whiting 1:the youngest globular cluster associated with the Sgr dSph, in Astronomy & Astrophysics, vol. 466, 9 febbraio 2007, pp. 181–189, Bibcode:2007yCat..34660181C, DOI:10.1051/0004-6361:20066825, arXiv:astro-ph/0702253.
  12. ^ a b Doug Geisler, George Wallerstein, Verne V. Smith e Dana I. Casetti-Dinescu, Chemical Abundances and Kinematics in Globular Clusters and Local Group Dwarf Galaxies and Their Implications for Formation Theories of the Galactic Halo, in Publications of the Astronomical Society of the Pacific, vol. 119, n. 859, settembre 2007, pp. 939–961, Bibcode:2007PASP..119..939G, DOI:10.1086/521990, arXiv:0708.0570.
  13. ^ a b D. Minniti, M. Gómez, J. Alonso-García, R. K. Saito e E. R. Garro, Eight more low luminosity globular clusters in the Sagittarius dwarf galaxy, in Astronomy & Astrophysics, vol. 650, 2021, pp. L12, Bibcode:2021A&A...650L..12M, DOI:10.1051/0004-6361/202140714, arXiv:2106.03605.
  14. ^ Michael H. Siegel, Aaron Dotter, Steven R. Majewski, Ata Sarajedini, Brian Chaboyer, David L. Nidever, Jay Anderson, Antonio Marín-Franch, Alfred Rosenberg, Luigi R. Bedin, Antonio Aparicio, Ivan King, Giampaolo Piotto e I. Neill Reid, The ACS Survey of Galactic Globular Clusters: M54 and Young Populations in the Sagittarius Dwarf Spheroidal Galaxy, in Astrophysical Journal Letters, vol. 667, n. 1, settembre 2007, pp. 57–60, Bibcode:2007ApJ...667L..57S, DOI:10.1086/522003, arXiv:0708.0027.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Oggetti del profondo cielo: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di oggetti non stellari