Il Giro d'Italia 1956, trentanovesima edizione della "Corsa Rosa", si svolse in 23 tappe dal 19 maggio al 10 giugno 1956, su un percorso totale di 3 523,45 km, e fu vinto dal lussemburghese Charly Gaul.
Gaul conquistò la maglia rosa nella famosa ventunesima tappa Merano-Monte Bondone. In una giornata epica, con neve e freddo invernali e quattro passi da scalare, arrivò al traguardo con quasi 8 minuti di vantaggio sul secondo classificato (Alessandro Fantini) e più di 12 minuti su Fiorenzo Magni, che con una spalla fratturata reggeva il manubrio attraverso un tubolare stretto fra i denti. Gaul risalì in classifica generale dal ventiquattresimo posto, e si aggiudicò una delle più memorabili edizioni del Giro.
Coppi cadde durante la sesta tappa e fu costretto al ritiro.
Partecipano alla corsa quindici squadre composte da sette ciclisti ciascuna, per un totale di 105 ciclisti al via. Oltre alla Nazionale francese, tre formazioni (Eldorado-Elvé, Italcover e Girardengo-ICEP) gareggiano in rappresentanza rispettivamente di Belgio, Paesi Bassi e Spagna.[2]
Il Giro prese il via da Milano dopo il consueto raduno in Piazza del Duomo. I ciclisti al via erano 105, in rappresentanza di diciassette squadre. Nessuno di essi era indicato come principale favorito alla vittoria finale: nel novero dei "papabili" venivano comunque inclusi Pasquale Fornara (reduce dalla vittoria al Tour de Romandie), Agostino Coletto, Bruno Monti e Nello Lauredi, oltre a Gastone Nencini, Nino Defilippis, Aldo Moser, Jean Brankart e Charly Gaul;[3] anche Carlo Clerici e Fiorenzo Magni erano considerati tra i favoriti.[2] Il già cinque volte vincitore della corsa, il "Campionissimo" Fausto Coppi, ormai trentaseienne e rientrante dalla convalescenza dopo aver contratto il tifo a inizio anno, si dovette ritirare dopo una caduta durante la sesta tappa.
Gaul conquistò la maglia rosa l'8 giugno, al termine della ventunesima tappa: 242 km con il Passo di Costalunga (1753 m s.l.m.), il Rolle (1970 m), il Gobbera (988 m), lo sterrato del Passo Brocon (1616 m) e l'arrivo in quota ai 1300 m s.l.m. del Monte Bondone.[4][5] Alla partenza a Merano pioveva e spirava un vento gelido, poi, con l'ingresso dei ciclisti nella Val d'Ega, le precipitazioni aumentarono di intensità: già sulla prima salita arrivarono i primi ritiri, tra cui quelli di Carlo Clerici, Raoul Rémy e Giancarlo Astrua.[6] Primi a transitare sul Costalunga furono Gaul, Bahamontes e Dotto, seguiti dalla maglia rosa Fornara a circa 40"; si formò comunque un gruppo di trenta atleti ai piedi della seconda ascesa, quella verso il Passo Rolle. Qui primo a scollinare fu ancora Gaul, questa volta in solitaria, poi a due minuti e mezzi Bruno Monti e a tre Bahamontes.[6] Monti però raggiunse e superò Gaul in discesa, quindi approcciò tutto solo il Gobbera, scollinando con tre minuti su Maule, Defilippis e Bahamontes.[6]
Intanto la pioggia e il vento continuavano a sferzare i ciclisti. Sul Brocon Gaul tornò all'attacco, sorpassò tutti gli avversari e transitò per primo in vetta con un minuto di margine su Padovan e Defilippis, e con ben 5 minuti e mezzo su Maule e su Fornara.[6] Defilippis, in quel momento maglia rosa virtuale, era però stremato, e poco prima del transito a Strigno salì su una vettura e si ritirò. Gaul si involava verso l'ultima salita, aumentando progressivamente il vantaggio, Fornara invece abbandonò la corsa in vista di Trento. Sul Bondone la pioggia divenne neve, Gaul riuscì comunque a proseguire la sua azione, vincendo la tappa dopo 9 ore, 7 minuti e 28 secondi in sella.[6][7] Appena tagliata la linea dell'arrivo (la temperatura era di 4 °C sotto lo zero) il lussemburghese, semiassiderato, venne preso di peso e tirato giù di sella, e sorretto dal suo meccanico e da un poliziotto fu condotto fino in albergo; qui venne aiutato a riprendersi con tuta, coperte e bagno in acqua calda,[7][5] e poté apprendere i dettagli dell'impresa di cui era stato protagonista.[7]
Il secondo classificato di giornata, Alessandro Fantini, arrivò al traguardo con 7 minuti e 44 secondi di ritardo da Gaul; a 12 primi e 15 secondi arrivò invece il terzo, Fiorenzo Magni, che reggeva il manubrio tramite un tubolare stretto fra i denti a causa di una frattura alla clavicola procuratosi in una caduta lungo la discesa di Volterra, nella tredicesima tappa. Dopo di loro Agostino Coletto e Pierino Baffi. Oltre ai ciclisti già citati, si ritirarono tra gli altri anche Miguel Poblet, Federico Bahamontes, Gastone Nencini e Giuseppe Buratti, nonché tutti i compagni di squadra di Gaul.[6] In totale ben 45 degli 86 ciclisti partiti al mattino dovettero abbandonare la corsa (43 ritiri, 2 fuori tempo massimo), mentre 41 furono i "superstiti".[8][6] Gaul risalì così in un sol giorno dal ventiquattresimo posto in classifica, che occupava alla partenza della tappa (aveva 17 minuti di ritardo da Fornara), al primo, con 3 minuti e 27 secondi su Magni e 6 minuti e 53 secondi su Coletto.[6] Nelle ultime due tappe i distacchi rimasero immutati, e Gaul poté così festeggiare la vittoria del Giro.
- ^ Giro, appunti di viaggio, su paneegazzetta.gazzetta.it. URL consultato il 3 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2019).
- ^ a b Sei i nomi per il gioco del pronostico (PDF), in L'Unità, 19 maggio 1956. URL consultato il 3 gennaio 2018.
- ^ Vittorio Varale, Si inizia oggi il Giro d'Italia con la tappa Milano-Alessandria, in La Stampa, 19 maggio 1956, p. 4. URL consultato il 20 luglio 2012.
- ^ Mimmo Carratelli, Gaul, l'angelo della montagna una danza per domare il vulcano, in ricerca.repubblica.it, 28 maggio 2009. URL consultato il 19 luglio 2012.
- ^ a b Eugenio Capodacqua, Addio indimenticabile Gaul l'eroe di ghiaccio del Bondone, in ricerca.repubblica.it, 7 dicembre 2005. URL consultato il 19 luglio 2012.
- ^ a b c d e f g h Vittorio Varale, I corridori flagellati dall'uragano sulle Dolomiti arrivano a Trento sotto una tempesta di neve, in La Stampa, 9 giugno 1956, p. 5. URL consultato il 17 maggio 2022.
- ^ a b c Gigi Boccacini, Gaul era come inebetito e piangeva sull'ultima salita della tappa verso la vittoria, in La Stampa, 9 giugno 1956, p. 5. URL consultato il 17 maggio 2022.
- ^ Leonardo Coen, Quel Bondone del ' 56: Il gelo ci uccideva, in ricerca.repubblica.it, 23 maggio 2006. URL consultato il 19 luglio 2012.
- Pier Bergonzi, Elio Trifari (a cura di), Un secolo di passioni - Giro d'Italia 1909-2009, Il libro ufficiale del centenario, Milano, Rizzoli, 2009.