Giuseppe D'Urso (ingegnere)
Giuseppe D'Urso (Catania, 19 luglio 1935 – Catania, 16 giugno 1996) è stato un ingegnere italiano, docente di pianificazione urbanistica e territoriale all'Università di Catania, Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per la Sicilia (INU), fondatore della storica Associazione “I Siciliani“ ed esponente del movimento antimafia, è ricordato per le sue prime denunce al CSM e alle massime cariche dello Stato contro la mafia, e quel sistema di potere che egli definì col termine «massomafia»[1].
Impegno civile
[modifica | modifica wikitesto]A partire dagli anni sessanta, D'Urso studiò gli investimenti di capitali in grandi operazioni immobiliari, soprattutto acquisti di terreni e costruzioni di opere pubbliche, e rivelò «le interconnessioni fra mafia, massoneria e sistema giudiziario, quale collante del controllo politico-economico-mafioso del territorio», redigendo documentati dossier sugli appalti pubblici pilotati, le irregolarità amministrative e gli abusi edilizi, fatti pervenire al CSM e all'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini[2].
D'Urso, affermava che «le mafie non sono solo una patologia tipica delle Regioni del Sud Italia, ma un vero e proprio 'braccio armato' di un regime di malaffare, un 'male endemico' diffuso e istituzionalizzato, protetto e organizzato su basi ben precise, espressione di una parte consistente della classe dirigente locale e nazionale», secondo le parole del sociologo milanese Pietro Palau Giovannetti[3], e la testimonianza di Claudio Fava.
I Siciliani
[modifica | modifica wikitesto]Nell'autunno 1984, D'Urso fondò l'Associazione «I Siciliani» (in continuazione con il giornale di Giuseppe Fava che era stato assassinato)[4], di cui fu presidente. L'Associazione si radicò rapidamente ed acquistò peso ed influenza in tutta Italia[5]. Insieme al Coordinamento Antimafia di Palermo e al Centro Peppino Impastato, godette della collaborazione di studiosi e magistrati, come il prof. Franco Cazzola e il giudice Giambattista Scidà, ma anche di religiosi e persone comuni.
Nel 1990, D'Urso sostenne la nascita del movimento La Rete.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ avvocatisenzafrontiere.it; peacelink.it Archiviato il 10 settembre 2007 in Internet Archive.
- ^ girodivite.it; sottovoce.it; Archiviato il 9 ottobre 2006 in Internet Archive.
- ^ Giovannetti, presidente dell'Associazione antimafia e anticorruzione Movimento per la Giustizia Robin Hood e della rete «Avvocati senza Frontiere», in «Massomafia: "Mi dicevano di lasciar perdere". In onore di Giuseppe D'Urso» (vd. avvocatisenzafrontiere.it).
- ^ eymerich.com Archiviato il 6 gennaio 2009 in Internet Archive.
- ^ lastoriasiamonoi.rai.it Archiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive.; ilsussidiario.net
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Massomafia. Il teorema. Mi dicevano di lasciar perdere, I Siciliani settimanale, 19.3.86
- Claudio Fava, La mafia comanda a Catania, Laterza, Roma-Bari 1991
- Luciano Violante, Non è la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane, Einaudi, Torino, 1994
- Peppe Sini, peacelink.it Esempi per una cultura antimafia
- Claudio Fava, La Procura di Catania può saltare in aria, I Siciliani, febbraio 1983
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Esempi per una cultura antimafia: Giuseppe D'Urso in peacelink.it
- Giambattista Scidà, Il caso Catania (PDF), su isiciliani.it. URL consultato il 30 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2017). Memoriale sul trentennio catanese 1981-2011 (supplemento telematico a i Cordai, Reg. Trib. Catania, 6/10/2006, nº 26, febbraio 2011).
Controllo di autorità | SBN PALV071667 |
---|