I Vaccari

I Vaccari
frazione
I Vaccari – Veduta
I Vaccari – Veduta
La chiesa di San Martino al Nure
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Piacenza
Comune Piacenza
Territorio
Coordinate44°59′40″N 9°44′36″E / 44.994444°N 9.743333°E44.994444; 9.743333 (I Vaccari)
Altitudine76 m s.l.m.
Abitanti688[1] (2015)
Altre informazioni
Cod. postale29100
Prefisso0523
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
I Vaccari
I Vaccari

I Vaccari, o anche Ivaccari, è una frazione del comune italiano di Piacenza, situata a 76 m s.l.m. a poca distanza dal torrente Nure.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Già feudo della famiglia Volpe-Landi[2], a partire dal 1806, con l'istituzione della Mairie francese, e, dopo che con un decreto napoleonico nel 1812 la città di Piacenza era stata limitata alla circonvallazione attorno alle mura, è frazione del comune di San Lazzaro Alberoni[3].

Con l'unione del comune di San Lazzaro Alberoni con quello di Piacenza, nel 1923, diventa frazione di Piacenza[4].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa di San Martino al Nure, detta anche della Beata Vergine della Cintura, già menzionata in un documento del 1343 come dipendente dalla pieve di San Polo, è stata, in seguito, ricostruita tra il XVI e il XVII secolo e, poi, rimaneggiata nel XIX secolo. Presenta una facciata a capanna con mattoni a vista. Al centro del timpano si trova un dipinto raffigurante san Martino. Lateralmente sono addossate le cappelle votive, più basse del corpo centrale e un battistero di forma semicircolare[5].

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

I palazzi più significativi della frazione sono:

  • Palazzo Scotti: risalente al XVII secolo, appartenne prima ai conti Douglas Scotti di Vigoleno, poi ai Radini Tedeschi; è stato successivamente adibito annesso alla Casa del Fanciullo, una struttura operante nel campo dell'assistenza ai minori in difficoltà[6].
  • Palazzo Salvatico: risalente al XVII secolo
  • Palazzo Guglieri: casa padronale a due piani risalente al XVII secolo e originariamente di proprietà della famiglia nobile dei Guglieri, comprende un oratorio, una torre colombaia e alcuni edifici a vocazione agricola. Di proprietà del comune di Piacenza, dopo anni di abbandono è stata inserita nel piano di alienazione delle opere pubbliche comunali[7]. Due aste per la vendita del fabbricato, avvenute nel 2014 sono, tuttavia, andate deserte[8].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

La località fu servita, fra il 1897 e il 1938 da una fermata dedicata lungo la tranvia a vapore Piacenza-Lugagnano.

Ivaccari è servita dalla linea 11 del servizio urbano di Piacenza, operato da SETA.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tav 1_21 popolazione residente per zone, su comune.piacenza.it. URL consultato il 25 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2019).
  2. ^ Zuccagni-Orlandini, pp.323.
  3. ^ Guida dell'archivio di stato di Piacenza - Parte III, su archiviodistatopiacenza.beniculturali.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2016).
  4. ^ Regio decreto 8 luglio 1923, n. 1729, in materia di "Unione dei comuni di Piacenza, S. Lazzaro Alberoni, S. Antonio Trebbia e Mortizza."
  5. ^ Chiesa di San Martino Vescovo <San Martino al Nure - Ivaccari, Piacenza>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 9 agosto 2019.
  6. ^ Sciascia, pp. 19.
  7. ^ Il comune di Piacenza mette all'asta palazzo Guglieri a Ivaccari, in Piacenzasera, 27 febbraio 2014.
  8. ^ Comune, nessuno vuole Palazzo Guglieri: anche la seconda asta deserta, in Libertà, 13 giugno 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carmelo Sciascia, Piacenza, le sue frazioni ed altre storie, 2019.
  • Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole corredata di un atlante di mappe geografiche e topografiche e di altre tavole illustrative - Parte VI, Firenze, 1839.

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