Ibrahim ibn Ya'qub
Ibrāhīm ibn Yaʿqūb (in arabo إبراهيم بن يعقوب الإسرائيلي الطرطوشي?, Ibrāhīm b. Yaʿqūb al-Isrāʾīlī aṭ-Ṭurṭūšī; in ebraico אברהם בן יעקב?, Abraham ben Jacov) (Tortosa, 912 – 966) fu un inviato del Califfato di Cordova, dalla musulmana Tortosa, per stilare relazioni di viaggio sulle città che avrebbe visitato in tale veste nell'Europa centrale, e sui costumi dei popoli visitati.
Le sue relazioni sui viaggi, in particolare quelle dalla Franconia orientale, tra cui dalle città di Magonza, Spira e Worms, così come quelle dalle zone slave dell'Europa centro-orientale, soprattutto dalle città di Praga e Cracovia e dalla capitale obodrita della Rocca di Meclemburgo, nonostante i problemi di trasmissione, appartengono alle fonti d'informazione più importanti su quei tempi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Ibrāhīm b. Yaʿqūb era di origini ebraiche. Sulla sua vita non si quasi nulla, cosicché sulla sua formazione e sulle funzioni connesse ai suoi viaggi si possono fare solo congetture basate sui suoi scritti.
Nei suoi rapporti egli dedica molta attenzione ai commerci ed alle questioni economiche, il che porta a ritenere che si trattasse di un mercante. D'altro canto egli mostra anche interesse all'etnografia, alle malattie ed alle condizioni climatiche, il che indica una buona formazione di base. Gli storici Leopold von Ranke ed Eliyahu Ashtor[1] ritengono possibile, che egli fosse un ebreo sefardita, quindi anche medico. Peter Engels, in una sua pubblicazione del 1991, lascia intendere che Ibrāhīm b. Yaʿqūb non fosse proprio ebreo, bensì un ebreo convertito alla fede islamica, solo dall'indicazione nel suo nome, al-Israʾīlī, che avrebbe lasciato quale consapevolezza delle sue origini.[2]
Nei suoi rapporti Ibrāhīm ibn Yaʿqūb cita due incontri avuti con l'imperatore Ottone I. La datazione, basata sui viaggi, e la loro forza espressiva per le relazioni diplomatiche fra musulmani spagnoli e Mitteleuropa nel X secolo sono però controversi.[3] Il primo incontro ebbe luogo nel 350º anno del Calendario islamico, il che significa fra il 20 febbraio 961 ed l'8 febbraio 962, a Roma.
Su incarico del califfo di Cordova ʿAbd al-Raḥmān III, Ibrāhīm b. Yaʿqūb incontrò qui Ottone I come re di Bisanzio (mālik al-Rūm),[4] evidentemente poco dopo la sua incoronazione, avvenuta il 2 febbraio 962.[5]
Più volte fu ritenuto, come da Abdurrahman Ali al-Hajji, che l'interlocutore di Ibrāhīm b. Yaʿqūb a Roma sia stato non Ottone ma papa Giovanni XII.
Helmut G. Walther però provò con simili indicazioni, che malik al-Rūm indicava originariamente un sovrano laico.[6]
Ancora controversi nelle ricerche sono luogo e tempo del secondo dei due incontri fra Ibrāhīm b. Yaʿqūb e Ottone I. Questo ebbe luogo o a Magdeburgo nel 965 o il 1º maggio 973 presso la corte di Ottone in Merseburg.[7] Questo è nello stesso tempo il posto-chiave per la datazione di quasi tutti gli altri viaggi di Ibrāhīm b. Yaʿqūb.
Per questo sembra soprattutto necessario parlare sulle successive rotte di Ibrāhīm b. Yaʿqūb, che presumibilmente seguì verso valle l'Elba e la Saale (S. láwa) oltre Calbe (forse K.l.í.wí) e certamente oltre Nienburg (Saale) (Núb Gh.rád) fino alle saline (gestite da ebrei) presso Halle e successivamente oltre Wurzen (Búr.džín) sulla Mulde (M.l.dáwá) fin verso Praga (Brágha).
In confronto Helmut G. Walther riferisce che nel 965 non esiste alcuna fonte occidentale che suggerisca di una delegazione islamica, per cui M. Canard, André Miquel e Abdurrahman Ali el-Hajji lo ritengono null'altro che un viaggio per scopi privati.
Per il 973 sono state invece tramandate missioni sia arabe che polacche e bulgare, e fra queste anche quella di Ibrāhīm. Questi è il primo che riferisce dell'esistenza del duca di Polonia, Mieszko I. Vitichindo di Corvey riferisce di un'assemblea di corte nella Pasqua del 973, alla quale parteciparono inviati di numerosi popoli, provenienti da Bisanzio, Roma, Benevento, Polonia, Boemia, Ungheria, Bulgaria e Danimarca.[8] Ottone I diede inizio alla festività dell'Assunzione a Merseburg, ove egli ricevette inviati dall' Africa ai quali egli dimostrò con doni onori regali e che esortò a trattenersi presso la sua corte, affinché essi dopo un po' di tempo con una risposta e presumibilmente contraccambiando l'ambasciata potessero rientrare in patria.[9] Walther poteva ora probabilmente realizzare, che non si trattava, come per lo più ritenuto, di una legazione del califfo fatimide al Muʿizz (vedi anche Ifriqiya).[10] Secondo il suo punto di vista sono «…i moderni interpreti […] qui vittime della particolare terminologia di Vitichindo. Per molti contemporanei l'Andalusia islamica faceva parte dell'Africa.»[11] Contemporaneamente non vengono citate in altre fonti ambasciate fatimidi ad Ottone I che, viste le instabili circostanze politiche dei tempi, erano altamente improbabili.[12] Walther partì da questo per affermare che il secondo incontro fra Ibrāhīm b. Yaʿqūb ed Ottone I doveva essere avvenuto nel 973 a Merseburg, ove un incontro con le legazioni polacche e bulgare sarebbe stato scontato.
Secondo gli usi degli spagnoli omayyadi vi sarebbe stata, in congiunzione con il viaggio a Roma del 961/62, un'ulteriore legazione su incarico del califfo al-Ḥakam II, figlio e successore di ʿAbd al-Raḥmān III. Il carattere frammentario della relazione di viaggio non esclude l'esistenza di altri viaggi di Ibrāhīm b. Yaʿqūb nella Franconia orientale.
Tradizione
[modifica | modifica wikitesto]Ibrāhīm b. Yaʿqūb redasse le descrizioni dei suoi viaggi presumibilmente dopo il suo rientro in Spagna dietro consiglio del califfo. Questo rapporto però non si è conservato né singolarmente né nella sua interezza, ma solo frammentariamente come singole citazioni in lavori di giovani geografi e cosmografi arabi.
La gran parte di esso è presentata nella rielaborazione del geografo arabo-andaluso Abū ʿUbayd ʿAbd Allāh al-Bakrī (vissuto nell'XI secolo), che lo aggiunse al capitolo sugli slavi del suo libro Kitāb al-mamālik wa l-masālik (Libro dei regni e delle strade).
Il libro fu completato nel 1068 e consiste in due manoscritti che si trovano a Istanbul più un terzo, andato perduto, ma noto nelle sue varianti. Altre informazioni sono utilizzate e citate da al-ʿUdhrī (m. 1085). Alcuni frammenti, che riguardano soprattutto le attuali Francia, Germania e Paesi Bassi, le tramandò il cosmografo Zakariyya al-Qazwini († 1283) nella sua descrizione panoramica Kitāb āthār al-bilād e anche Ibn ʿAbd al-Munʿim al-Himyarí (XIV-XV secolo) nel suo dizionario Kitāb al-rawḍ al-mitār fī khabar al-aktār.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Eliyahu Ashtor: The Jews of Moslem Spain, Vol. 1. Philadelphia, The Jewish Publication Society of America, 1973, 344 e segg.
- ^ (DE) Peter Engels, Der Reisebericht des Ibrahim ibn Ya'qub (961/966), 1991, S. 416.
- ^ Riassunto di una vecchia ricerca: A. Miquel, s. v. «Ibrāhīm b. Yaʿqūb», in: The Encyclopaedia of Islam, III (1971), pp. 1015-1017. Le indicazioni bibliografiche vanno integrate con B. Spuler, Ibrāhīm ibn Yaʿqūb. Orientalistische Bemerkungen. in: Jahrbücher für Geschichte Osteuropas 3, 1938, ISSN 0021-4019, S. 1-10.; vedere anche: Bernard Lewis: The Muslim Discovery of Europe. New York, Norton, u.a. 1982, ISBN 0-393-01529-7 e Bernard Lewis: Die Welt der Ungläubigen. Wie der Islam Europa entdeckte. Frankfurt/M., Propyläen, 1983, ISBN 3-549-07637-1, S. 95 mit Anm.
- ^ Così le indicazioni del manoscritto con parti dell'opera di al-Udhrī, edita da ʿAbd al-ʿAzīz al-Ahwanī a Madrid nel 1965.
- ^ Traduzione in lingua inglese del testo di el-Hajji, Ibrāhīm ibn Yaʿqūb, 1970, S. 26 e del medesimo Relazioni diplomatiche andaluse, 1970.
- ^ (DE) Helmut G. Walther: Der gescheiterte Dialog. Das ottonische Reich und der Islam, 1985, S. 38 Anm. 5 con rimando alla denominazione sāḥib Rūma per Ugo di Provenza nel testo di al-Masʿūdī Libro delle osservazioni e delle rielaborazioni, edito da Aleksandr Aleksandrovič Vasilev: Byzance et les Arabes 2. La dynastie macédonienne (867-959) (Corpus Bruxellense historiae Byzantinae). Bruxelles, Fondation byzantine, 1968.
- ^ Così riferisce Jacob, Arabische Berichte, 1927, e B. Spuler, Orientalistische Bemerkungen, 1938, S. 9.
- ^ Die Sachsengeschichte des Widukind von Korvei. Vitichindus Corbeiensis. In collaborazione con Hans-Eberhard Lohmann, nuova rielaborazione di Paul Hirsch (Monumenta Germaniae Historica. Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi Bd. 60. Hannover 1935. Unveränderter Nachdruck Hahn, Hannover 1977, ISBN 3-7752-5294-0. III, 75: ubi diversarum gentium multitudo conveniens (152). Elenchi dettagliati delle singole legazioni in altri annali e cronache, cf. Regesta Imperii (come Anm. 76) Nr. 562a, 247, Rudolf Köpke ed Ernst Dümmler: Kaiser Otto der Große (Annuari di storia germanica vol. 9). Leipzig, Duncker & Humblot, 1876, S. 501-505.
- ^ Vitichindus III,75: «... descendit inde ascensionem Domini apud Merseberg celebraturus … Post susceptus ab Africa legatos eum regio et munere visiantes secum fecit manere.» (S. 152)
- ^ Köpke/Dümmer S. 509; Harald Zimmermann: Das dunkle Jahrhundert. Ein historisches Porträt. Styria, Graz u.a. 1971, S. 187 e K. Reindel in: Handbuch der europäischen Geschichte 1, 1976, S. 695.
- ^ Helmut G. Walther, Dialog 1985, S. 40. Egli rinvia in proposito soprattutto a Rodolfo il Glabro, che faceva provenire i saraceni da Fraxinetum ab Africanis partibus, ma la dinastia fatimide dalla Spagna. Come origine della disastrosa campagna militare degli abitanti di al-Andalus contro i regni cristiani della Spagna settentrionale, sotto il Reggente al-Mansūr, Rodolfo il Glabro indica nuovamente l'Africa. Da (FR) Raoul Glaber, Les cinq livres de ses histoires (900 - 1044). Publ. par Maurice Prou (Historiarum libri 5. Collection des textes pour servir à l'étude et à l'enseignement de l'histoire 1). Parigi, Picard, 1886, I,4 «Sarraceni ab Affricanis partibus occupavere tutiora Alpium montium loca» (10); I,5: «...egressus ab Hispania rex Sarracenorum Agalif, veniensque cum exercitu maximo in Italiam» (17) – si intendono però anche le razzie dei Kalbiti dal 986 in nell'Italia meridionale – «reversi cum suo principe ad Affricam Sarraceni …» (18); II,9: «…gens Sarracenorum cum rege suo Almuzor nomine egressus est ex Affricanis partibus, occupans pene universam Hispanie regionem usque in australes Galliarum fines.» (44); IV,7: «…consurgens rediviva Sarracenorum in Affrica partibus adversus Christianorum populum perfidia.»
: (109). - ^ Così la capitale del regno fatimide nell'agosto del 972 fu spostata dal quarto califfo fatimide, al-Muizz, nella città egiziana di nuova fondazione al-Qāhira (l'odierna Il Cairo). La strada del nord era complicata, dato che la Sicilia era in mano all'emiro kalbita Ahmad b. Hasan, mentre nel contempo iniziava in Nordafrica l'egemonia dei Berberi Sanhaja che costituirono la dinastia degli Ziriti.
Walther attribuì fra l'altro ad al-Muʿizz, con un certo grado di improbabilità, visti i rapporti piuttosto buoni fra bizantini e germani di Ottone I, un tentativo di alleanza antibizantina.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]- (RU) Arist Aristovič Kunik e barone Viktor Romanovič Rozen (Hrsg.), Izvěstija al-Bekri i drugich avtorov o Rusi i Slavjanach (Zapiski Imperatorskoj Akademii Nauk; 32, Pril. 2). Sankt Petersburg 1878.
- (PL) Tadeusz Kowalski, Relacja Ibrāhīma Ibn Jakūba z podróży do krajów słowiańskich w przekazie al-Bekrīego (Pomniki dziejowe Polski Ser. 2, T. 1. Wydawnictwa Komisji Historycznej. Polska Akademia Umieje̜tności Bd. 84). Skład Główny w Ksie̜garniach Gebethnera i Wolffa, Kraków u.a. 1946.
- Lemma «Ibrāhīm b. Yaʿqūb» in (H. H. Ben-Sasson (ed.), The World History of the Jewish People, 2nd series, II, Tel Aviv, Dvir Publishing House, 1966, p. 305 e segg.
Traduzioni
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Arabische Berichte von Gesandten an germanische Fürstenhöfe aus dem 9. und 10. Jahrhundert. Ins Deutsche übertragen und mit Fußnoten versehen von Georg Jacob, Berlin, Leipzig 1927.
- (CS) Zpravá o slovanech Ibráhíma ibn Jakúba. In: Magnae Moraviae fontes historici Teil 3. Diplomata epistolae textus historici varii. Curaverunt Dagmar Bartoňková, Lubomír Havlík, Ivan Hrbek, Jaroslav Ludvíkovský und Radoslav Večerka, Spisy University J. E. Purkyně v Brně, Filos. fak. Bd. 134. Státní pedagog. Naklad., Pragae 1969, S. 410-420.
- (SK) Ján Pauliny: Arabské správy o Slovanoch (9.-12. storočie). Veda, Bratislava 1999. ISBN 80-224-0593-0.
Ricerche
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Abdurrahman Ali el-Hajji: Ibrāhīm ibn Yaqūb at-Turtūshi and his diplomatic activity. In: The Islamic quarterly. A review of Islamic culture 14, 1970, ISSN 0021-1842 , S. 22-40.
- (EN) Abdurrahman Ali el-Hajji: Andalusian diplomatic relations with western Europe during the Umayyad period (A.H. 138-366/A.D. 755-976). An historical survey. Dar al-Irshad, Beirut 1970, S. 228-271].
- (FR) André Miquel: L'Europe occidentale dans la relation arabe d'Ibrahim b. Ya'qub (Xe siècle). In: Annales. Economies, sociétés, civilisations 21, 1966, ISSN 0003-441X ISSN 0395-2649, S. 1048-1064 (Online
- (DE) Adolf Böhm, Die Reise des jüdischen Händlers Ibrahim ibn Jakub 973 von Magdeburg nach Prag - Der Versuch der Rekonstruktion einer alten Handelsstraße. In: Erzgebirgische Heimatblätter 5/1980, S. 106-109, ISSN 0232-6078
- (DE) Helmut G. Walther: Der gescheiterte Dialog. Das ottonische Reich und der Islam. In: Albert Zimmermann (Hrsg.): Orientalische Kultur und europäisches Mittelalter (Miscellanea mediaevalia 17). de Gruyter, Berlin, New York u. a. 1985, ISBN 3-11-010531-4, S. 20–44. Online bei google Books
- (DE) Peter Engels, Der Reisebericht des Ibrahim ibn Ya'qub (961/966), in: Anton von Euw & Peter Schreiner (Hrsg.): Kaiserin Theophanu. Begegnung des Ostens und Westens um die Wende des ersten Jahrtausends. Gedenkschrift des Kölner Schnütgen-Museums zum 1000. Todesjahr der Kaiserin. Schnütgen-Museum, Köln 1991, S. 413-422.
- (EN) Fuat Sezgin in collaboration with Mazen Amawi: Studies on Ibrāhīm ibn Yaʿqūb (2nd half 10th century) and on his account of Eastern Europe (Publications of the Institute for the History of Arabic-Islamic Science. Islamic Geography Bd. 159). Inst. for the History of Arabic-Islamic Science at the Johann Wolfgang Goethe Univ., Frankfurt am Main 1994.
- (EN) Petr Charvát und Jiří Prosecký (Hrsg.): Ibrahim ibn Ya'qub at-Turtushi. Christianity, Islam and Judaism meet in East-Central Europe, c. 800 - 1300 A.D. Proceedings of the International Colloquy 25. - 29. April 1994. Praha 1996. ISBN 80-85425-20-3.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Ibrāhīm ibn Yaʿqūb, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (PL) Ibrahim ibn Jakub i Tadeusz Kowalski w sześćdziesiątą rocznicę edycji, Andrzej Zaborski (ed.), Kraków 2008
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