Ircana in Julfa

Ircana in Julfa
Tragicommedia in cinque atti
AutoreCarlo Goldoni
Lingua originale
Generetragicommedia in versi
Composto nel1755
Prima assolutaautunno 1755
Teatro San Luca di Venezia
Personaggi
  • Ircana
  • Demetrio, mercante armeno
  • Zulmira, moglie di Demetrio
  • Tamas, giovane persiano
  • Alì, amico di Tamas
  • Carico, mercante armeno
  • Zaguro, mercante armeno
  • Bulganzar, eunuco nero
  • Kiskia, vedova, sorella di Demetrio
  • Creona, figliuola di Kiskia
  • Marliotta, figliuola di Kiskia
  • Misio, servitore di Demetrio
 

Ircana in Julfa è una tragicommedia in cinque atti in versi martelliani di Carlo Goldoni del 1755, rappresentata per la prima volta durante l'autunno di quell'anno nel Teatro San Luca di Venezia, con Caterina Bresciani nel ruolo di Ircana[1].

Secondo capitolo della Trilogia persiana, la tragedia fu scritta per venire incontro alle richieste del pubblico che desiderava conoscere il destino della schiava Ircana. Nonostante ciò, l'opera non replicò il clamoroso successo della precedente La sposa persiana:

«Se è vera l'impazienza che tanti e tanti, e in voce e per lettera, mi han dimostrato di vedere alla luce la Ircana in Julfa, spero che ora saranno contenti. Ella non ebbe, a dir vero tutta quella gran sorte che favorì estraordinariamente la prima; però i Comici ed io ne restammo contenti, perché eglino in parecchie sere ne ritrassero utile non ordinario, ed a me furono fatte delle graziose congratulazioni. »

A Julfa, città della Persia abitata da una colonia di Armeni che lo scià Abbas aveva accolto per maggior vantaggio del commercio[2], Ircana, camuffata da maschio e con il nome di Ircano, viene comprata come schiavo dal mercante armeno Demetrio, ma sopraggiunge Tamas, che ha abbandonato la sua sposa Fatima nella capitale ed ha ottenuto l'annullamento del matrimonio. Dopo varie vicende, Tamas e Ircana finalmente si sposano.

Scrisse l'autore nella prefazione per l'edizione a stampa: Trovasi scritto nella Prefazione alla Sposa Persiana il modo onde è nata questa sua seconda Sorella, ed è inutile che qui lo ripeta. Dirò bene non avere osservato in questa l'unità della Scena, come fatto avea nella prima, per quella ragione che più volte ho detto, di non esser io attaccato a un simile precetto in modo che la unità della Scena mi sconcerti l'ordine della favola che ho divisato; bastami che le mutazioni convengano alla unità dell'azione, che è il primo precetto che devesi rigorosamente osservare. Siccome nella prima ho posto in veduta moltissime accostumanze degli Persiani, così in questa parecchie ne ho esposte degli Armeni. Tutto ciò aveva io di già accennato e sparso nella prima Commedia, senza idea di aver in seguito ad immaginar la seconda, e le cose scritte mi hanno somministrato l'idea per le posteriori; e se il più delle volte devesi affaticare per condur bene sopra di un dato argomento una Commedia sola, questa volta emmi riuscito sopra di un solo argomento formarne tre[3].

Giuseppe Ortolani sottolinea che, nonostante non abbia raggiunto la notorietà delle altre due della serie, l'opera ha il pregio di alcuni dialoghi e della buona costruzione drammatica dei personaggi[4].

  1. ^ Non era possibile rappresentare una passione così viva e travolgente con maggior forza, energia e verità della signora Bresciani. E invero tale fu l'impressione che fece [...] che non si chiamò in seguito con altro nome, se non con quello di Ircana (Carlo Goldoni, Mémoires)
  2. ^ C. Goldoni, Mémoires
  3. ^ Carlo Goldoni, prefazione a Ircana in Julfa
  4. ^ G. Ortolani, Tutte le opere di C. Goldoni, 1950, Mondadori Editore

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