L'erede (film 1973)

L'erede
Titolo originaleL'Héritier
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1973
Durata110 min e 111 min
Generedrammatico, azione
RegiaPhilippe Labro
SoggettoPhilippe Labro
SceneggiaturaJacques Lanzmann, Philippe Labro
ProduttoreJacques-Eric Strauss
Casa di produzionePrésident Films, Euro International Films, Cinetel
FotografiaJean Penzer
MontaggioClaude Barrois, Nicole Saunier
MusicheMichel Colombier
ScenografiaThéobald Meurisse
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

L'erede (L'Héritier) è un film del 1973 diretto da Philippe Labro.

Hugo Cordell, industriale e proprietario di un impero finanziario, trova la morte nell'esplosione del suo aereo tra Ginevra e Parigi. L'esame dei rottami non permette di stabilire con certezza la causa dell'incidente.

A Parigi i dirigenti del Globe, il quotidiano del gruppo Cordell, attendono con ansia l'arrivo di Bart, l'erede dell'impero Cordell, che ha espresso il desiderio di prendere visione dell'ultimo numero prima della sua stampa. Nell'aereo che lo riporta dagli Stati Uniti, Bart flirta con la seducente Lauren, che gli fa scivolare il biglietto di un bagaglio nella tasca. All'aeroporto Bart viene accolto dallo staff di direzione del Globe e dai giornalisti della televisione. Il biglietto del bagaglio viene intercettato da un doganiere che scopre corrispondere ad una valigetta contenente droga, per cui si accusa Bart di dedicarsi al traffico di stupefacenti. Si comprende quindi che la sua scalata all'impero Cordell non piace a tutti.

Aiutato dal suo amico David, Bart decide di iniziare a investigare in proprio. Scoprirà che l'aereo del padre è stato sabotato da un gruppo di industriali legati all'estrema destra, tra i quali c'è anche il suo ricco suocero, per impedirgli di rivelare l'esistenza di un complotto guidato da questo gruppo. Dopo diverse peripezie, Bart decide di partire, ma poco prima di imbarcarsi, all'aeroporto, un killer mandato proprio dal suocero gli spara e lo uccide.

Distribuzione

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«[...] Il gusto dell'incastro e del contrappunto è spinto con rara bravura a coprire l'inconsistenza psicologica e narrativa di un «giallo» hollywoodiano camuffato a ritratto europeistico di «eroe del nostro tempo»; dall'arruffio (espresso in termini di eleganza figurativa) esce il divertimento. Alle stesse leggi dell'artificio risponde non meno efficacemente la prestazione, volutamente narcisistica, di Belmondo, a cui convergono tutti gli effetti del film, come a beniamino del pubblico rosolato a fuoco lento da un soggetto fatto su misura. Con dignità si disimpegna nell'ombra Carla Gravina (la segretaria innamorata), circondata da altre vaghe donne e da azzeccati ceffi, fra i quali spicca la maschera falcata, spugnosa e rigorosamente muta di Fosco Giochetti, in una parte di vecchio perticone da tenere d'occhio.»

«Costruito su di un soggetto e una sceneggiatura volutamente frantumati, il film non ha una progressione lineare ma segue un procedimento narrativo a va e vieni, spezzando le sequenze e gli episodi con incastri o richiami predisposti da un'artificiosa, e tuttavia scintillante, abilità registica. L'esito, assai effettistico, serve bene a mascherare la fragilità o la scarsa attendibilità di certe fasi d'un racconto più esteriore che è concretamente centrato su accadimenti plausibili e su personaggi psicologicamente approfonditi. Peraltro il ritmo è sciolto e vivace, i colpi di scena (e d'armi da fuoco) non mancano; e, anche se ci son morti, la gente esce divertita. Jean-Paul Belmondo (Bart) padroneggia la storia con quella bravura un po' strafottente che gli è propria, bene assecondato da caratteristi precisi (l'ancor giovane Charles Denner, Jean Rochefort e il vecchio, ma tutt'altro che suonato Fosco Giachelti). Le donne sono rimarchevoli: Carla Gravina e brava, ma come avvenenza è messa un poco in ombra dalla splendida Maureen Kervin ch'è la vendicativa amante Lauren.»

Collegamenti esterni

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