Mario Piana

La targa marmorea della via intitolata a Mario Piana nel quartiere di Cornigliano, a Genova

Mario Piana (Sampierdarena, 1925Santo Stefano d'Aveto, 13 aprile 1945) è stato un partigiano italiano.

Mario Piana nacque nell'allora comune di Sampierdarena nel 1925. Svolse gli studi presso la scuola professionale e divenne tornitore. Quindicenne, fu assunto presso gli stabilimenti Ansaldo del proprio comune, ma fu in seguito all'Armistizio di Cassibile del settembre 1943 che iniziò la propria attività nella resistenza partigiana, col nome di battaglia di Salita.[1]

Entrato nella terza Brigata Garibaldi "Cichero", nelle file del distaccamento "Peter", nell'agosto 1944 passò come staffetta al servizio del comando del distaccamento "Mario" della Brigata "Berto".[1]

Fra i primi a far parte della resistenza ligure, per le varie missioni a cui partecipò divenne molto celebre fra i partigiani.[1] Salvò in più occasioni reparti partigiani e svolse pericolose azioni di pattugglia. Durante una di queste, venne individuato da una pattuglia nazifascista durante il tentativo di allertare un dottore per un compagno ferito. Uccisi due componenti della pattuglia nel tentativo di fuga, fu ferito e poi abbandonato creduto morto, ma fu salvato da altri partigiani giunti a cercarlo. Fu poi successivamente ricatturato, torturato, e condannato a morte per fucilazione. Si salvò dal plotone di esecuzione, ferito gravemnente, confondendosi fra i cadaveri dei compagni. Raggiunse a stento il proprio reparto e fu ricoverato nell'ospedale partigiano da campo di Santo Stefano d'Aveto. Dopo un mese di agonia non sopravvisse, morendo, ventenne, il 13 aprile 1945.

Gil fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Una via di Genova è a lui intitolata.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fra i primi ad iniziare la lotta contro il nazi-fascismo divenne subito campione della causa della libertà. Quale staffetta del Comando di una valorosa Brigata garibaldina, ponendo in gioco la propria vita, riusciva varie volte a salvare interi reparti partigiani da critiche situazioni. Intrepido animatore di rischiose azioni di pattuglia e autore di temerari atti di valore personale, sorpreso da una pattuglia di nazi-fascisti mentre si recava in pietosa missione a cercare un medico per un compagno gravemente ferito, reagiva ad ogni intimazione ed abbatteva due nemici. Ferito e stremato di forze, dopo alterna vicenda della mischia da lui solo sostenuta, cadeva al suolo e riceveva il colpo di grazia dal suo sicario. Ancor vivo veniva raccolto dai compagni arrivati in soccorso. Nuovamente catturato dal nemico che sempre lo ricercava era sottoposto a disumana tortura e condannato a morte per fucilazione, che affrontò con la serenità dei forti. Miracolosamente si salvava evitando, con estremo, coraggioso stratagemma, la scarica del plotone nemico. Coperto dal mucchio dei cadaveri sanguinanti, che quasi in sublime fraterno amplesso celarono il suo corpo risparmiandogli il colpo di grazia che il comandante tedesco era già pronto ad infliggergli, ancora una volta evitava la morte. Straziato nelle membra ma con l'animo indomito, trovava la forza di raggiungere il proprio reparto e di farsi ricoverare in un ospedale ove chiedeva ai medici di tenerlo in vita fino al giorno della vittoria, che era per sorgere radiosa all'orizzonte arrossato del sangue di tanti eroi. Fra inaudite sofferenze la morte lo colse e le sue ultime parole furono di incitamento ai compagni di lotta e di amore per la Patria per cui offriva la vita.»
— [1]
  1. ^ a b c d Mario Piana, su Anpi.

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