Melodia araba
Il tema musicale della melodia araba, pubblicato con questo titolo all'interno di una Fantasia araba (1845) del compositore tedesco Franz Hünten,[1][2] è un motivo popolare di origini antiche e difficilmente tracciabili. Sia esso davvero di derivazione araba o solo di sapore arabeggiante, ebbe notevole fortuna a partire dal 1893, quando si affermò negli Stati Uniti (dove divenne noto anche come Hootchy-Kootchy Dance),[3] e nel XX secolo entrò definitivamente nell'immaginario collettivo come stereotipo della cultura mediorientale.[4] Come tale, è ritenuto da alcuni la melodia esotica (o pseudoesotica) più popolare in Occidente.[2]
La prima celebre semifrase del tema
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il motivo era probabilmente diffuso in Europa da qualche secolo.[5] Ne è un indizio la chiara somiglianza tra il tema e la canzone francese Colin prend sa hotte (1719), il cui inciso iniziale appare identico all'incipit della melodia araba. Colin prend sa hotte, a sua volta, parrebbe derivare dalla perduta Kradoudja, una canzone popolare algerina del XVII secolo ricordata almeno fino al 1857.[3][5][6] La fantasia di Hünten è dichiaratamente ispirata a Kradoudja.[7]
La melodia dev'essere stata un motivo ricorrente nella tradizione europea, che potrebbe averla creata autonomamente come anche averla mutuata dalla Spagna moresca o importata al tempo delle Crociate, forse modificandola.[5] Secondo una diversa ipotesi si tratterebbe invece dell'evoluzione di una canzone pastorale diffusa nei Balcani nel XVIII secolo.[8]
Oltre alla versione di Hünten esiste una trasposizione di Jean-Baptiste Arban, inclusa tra i sessantotto duetti del suo celebre metodo per tromba (1864) e intitolata Canzone araba.[9] Anche Philippe Musard ne trasse una Quadriglia araba (anni 1840), e tutto - non escluse le varie citazioni del brano con il titolo di Kradoudja (1846-1850) da parte di Théodore de Banville -[10] lascia intendere che nella Francia del XIX secolo la melodia fosse già uno stereotipo del Medio Oriente.[2]
La versione moderna della melodia nacque su impulso dell'impresario Sol Bloom, che fu anche membro del Congresso degli Stati Uniti. Nel contesto della Fiera Colombiana di Chicago (1893), Bloom volle usare il motivo per accompagnare un numero di danza del ventre.[4][11] Lo suggerì quindi al pianista che stava per improvvisare un accompagnamento. Ne nacque il brano The Persian Dancers, parte di una fantasia pubblicata per l'occasione a nome di Gustav Lüders.[12] In questa forma il tema fu dotato di un ritmo stereotipato che alle orecchie degli occidentali suonava tipico dell'Oriente in generale.[13]
Nel 1895 James Thornton adattò nuovamente la melodia e vi aggiunse un testo, pubblicandola con il titolo The Streets of Cairo, mutuato da un altro brano della fantasia,[14] e acquistandone anche i diritti d'autore.[4][5][15][16]
Tra le circostanze storiche che legano il motivo all'Algeria e alla Francia si può ricordare lo sviluppo sulla sua base di una canzone a sfondo sessuale da parte dei soldati francesi sul suolo africano intorno agli anni 1910, sotto il titolo di Travadja la moukère.[17] Il testo in francese creolizzato d'arabo era il seguente.
(FR) | (IT) |
Diffusione nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]La versione di Thornton, entrata nell'immaginario collettivo,[15] è stata citata in vari altri brani ed è penetrata nel cinema – specie d'animazione – dov'è impiegata a volte a commento di scene d'atmosfera orientale (si pensi all'incantamento di serpenti).[4][5][11][16][20] Tra gli impieghi parodistici della melodia si segnalano filastrocche in inglese del tipo di Oh they don't wear pants in the Southern part of France,[3][21] o il coro da stadio italiano Te ne vai o no? Te ne vai sì o no?, rivolto ad avversari sportivi e politici, com'è avvenuto ad esempio nella vicenda delle dimissioni del Governo Berlusconi IV.[22]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Hünten, p. 4.
- ^ a b c Bellman, p. 116.
- ^ a b c Fuld, pp. 276-277.
- ^ a b c d Edmondson, p. 572.
- ^ a b c d e Benzon, pp. 252-254.
- ^ Un testo di Kradoudja è reperibile in (FR) Théophile Marion Dumersan e Noël Ségur, Chansons nationales et populaires de France, vol. 2, Parigi, Bourdier, 1866. URL consultato il 4 agosto 2016.
- ^ Hünten, p. 3.
- ^ Saffle-Heintze, p. 295.
- ^ Arban, p. 250.
- ^ (FR) Théodore de Banville, Odes funambolesques, Bibliothèque nationale de France, 2015, ISBN 978-23-4600-207-8. URL consultato il 4 agosto 2016.
- ^ a b (EN) Clayton W. Henderson, The Charles Ives Tunebook, Bloomington, Indiana University Press, 2008, ISBN 978-02-5335-090-9. URL consultato il 1º agosto 2016.
- ^ Lüders, p. 5.
- ^ (EN) Martin Nilsson, The musical cliché figure signifiant the Far East: whence, wherefore, whither?, in chinoiserie.atspace.com. URL consultato il 18 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2018).
- ^ Lüders, p. 9.
- ^ a b Parramore, p. 41.
- ^ a b Saffle-Heintze, p. 277.
- ^ (FR) Jean-Paul Gourévitch, La France en Afrique, Parigi, Acropole, 2008, ISBN 978-27-3570-357-9. URL consultato il 19 gennaio 2019.
- ^ Moukère è gergale per «prostituta».
- ^ Guitoune è gergale per «erezione».
- ^ Hein.
- ^ «Oh, nel sud della Francia non portano le mutande».
- ^ Cori anti-premier anche davanti al Quirinale, in La Repubblica, 12 novembre 2011. URL consultato il 1º agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2013).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Franz Hünten, Fantaisie arabe pour le piano sur l'air Kradoudja op. 136, Parigi, Meissonnier, 1845. URL consultato il 17 gennaio 2019.
- (EN) Gustav Lüders, An afternoon in Midway Plaisance (PDF), Chicago, Henry Detmer Music House, 1893. URL consultato il 18 gennaio 2019.
- (EN) Jonathan Bellman, The exotic in western music, Northeastern University Press, 1998, ISBN 978-15-5553-319-9. URL consultato il 4 agosto 2016.
- (EN) William Benzon, Beethoven's anvil. Music in mind and culture, New York, Basic Books, 2001, ISBN 978-07-8672-277-8. URL consultato il 1º agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
- (EN) James J. Fuld, The book of world-famous music: classical, popular and folk, New York, Dover Publications, 2000, ISBN 978-04-8641-475-1. URL consultato il 4 agosto 2016.
- (EN) Lynn Parramore, Reading the sphynx. Ancient Egypt in nineteenth century literary culture, New York, Palgrave Macmillan, 2008, ISBN 978-02-3061-570-0. URL consultato il 1º agosto 2016.
- (EN) Jean-Baptiste Arban, Arban's complete conservatory method for trumpet, New York, Dover Publications, 2011, ISBN 978-04-8647-955-2. URL consultato il 1º agosto 2016.
- (EN) Jacqueline Edmondson, Music in American life. Encyclopedia of the songs, styles, stars and stories that shaped our culture, vol. 1, Santa Barbara, Greenwood, 2013, ISBN 978-03-1339-348-8. URL consultato il 1º agosto 2016.
- (EN) Michael Saffle e James R. Heintze, Music and culture in America 1861-1918, New York, Routledge, 2013, ISBN 978-11-3559-794-8. URL consultato il 1º agosto 2016.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Spartiti liberi di Fantasia araba op. 136, in International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
- (EN) Spartiti liberi di Metodo Arban, in International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
- (EN) Ethan Hein, Where does the «Egyptian» melody originally come from?, su quora.com, 2 novembre 2011. URL consultato il 1º agosto 2016.