Mura di Bivona
Mura di Bivona | |
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I resti delle mura del castello, che formavano un unico sistema difensivo con il tratto settentrionale delle mura cittadine | |
Localizzazione | |
Stato | Regno di Sicilia |
Stato attuale | Italia |
Regione | Sicilia |
Città | Bivona |
Coordinate | 37°37′10″N 13°26′21″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Mura difensive |
Condizione attuale | Rovine |
Visitabile | no |
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Le mura di Bivona costituivano il sistema difensivo e la cinta muraria di Bivona, comune italiano della provincia di Agrigento in Sicilia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La cinta muraria di Bivona risale alla prima metà del XIV secolo: nel 1358, infatti, il paese fu classificato come terra, che indicava un abitato cinto di mura e munito di un castello[1]; nella Descriptio Feudorum di re Federico III, risalente ai primi anni del Trecento, Bivona era ancora indicata come casale, cioè un abitato aperto e a carattere agricolo[2].
La necessità di innalzare le mura difensiva del paese fu dovuta all'espansione demografica di Bivona nel periodo della guerra del Vespro[3]: divenuta una cittadina di media grandezza già nella prima metà del Trecento, il castello non era sufficiente a fornire la dovuta protezione agli abitanti e si rese necessaria l'erezione della cerchia muraria[1].
Le mura di Bivona cinsero il nucleo più antico della città almeno fino alla fine del Cinquecento[4].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il circuito delle mura di Bivona può essere ricostruito grazie alla presenza di documenti in cui è citata l'esistenza di alcune chiese o cappelle intra ed extra moenia[1] o di toponimi in uso in età medievale[5]. Il perimetro delle mura costituisce, grosso modo, il centro storico cittadino: la struttura urbanistica assai irregolare di questa parte dell'abitato si distingue nettamente dai quartieri del paese costruiti successivamente[6].
Tratto settentrionale
[modifica | modifica wikitesto]Il tratto settentrionale delle mura, identificabile con la cortina di case di via Sirretta, formava verosimilmente un unico sistema difensivo con il castello; al di fuori delle mura, in prossimità dei quartieri Castello, Fontanza Pazza e Sant'Agata, si trovava il quartiere denominato Rabatello, che nei paesi siciliani indica un sobborgo posto fuori la cerchia muraria[5].
Tratto occidentale
[modifica | modifica wikitesto]Nel tratto occidentale insisteva la cosiddetta Porta dei Cavalieri, attestata fino al XVII secolo, nonostante non svolgesse più la sua funzione originaria[5]. Fino alla seconda metà del Novecento erano visibili i ruderi di un bastione appartenuto alla parte occidentale delle mura cittadine; il bivonese Giovan Battista Sedita, nel 1909, affermò[7]:
«Non minore curiosità mi destano quei ruderi di un bastione, che tali mi sembrano, soprastanti al ponte Pisciato, e sottostanti al fabbricato degli eredi del Prof. Paolo Picone. E qui mi si presenta la curiosità: a quale scopo sarà stato eretto quel bastione isolato, se non ad oggetto di difesa e di sicurezza?»
Tratto meridionale
[modifica | modifica wikitesto]La parte meridionale delle mura si trovava poco a valle della chiesa madre chiaramontana[5]; un rogito del 1488 ne conferma tale localizzazione[8]:
«subtus Matricem ecclesiam dicte terre Bibone, sutta li mura vecchi.»
Nel tratto sud-occidentale doveva esserci una postazione di guardia, come attestato dal toponimo Garita (documentato per la prima volta nel 1593), il cui significato, "torretta di legno per il ricovero delle sentinelle"[9], rimanda al sistema di fortificazioni[10]. Ancora oggi un quartiere bivonese è denominato dei Garitani.
Tratto orientale
[modifica | modifica wikitesto]Il tratto orientale si trovava nei pressi del fiume Alba, che attraversava da nord a sud il paese lungo le attuali via Lorenzo Panepinto e piazza Guglielmo Marconi. Al di fuori di questo tratto di mura fu costruita la chiesa di Santa Rosalia, come descritto in una lettera del 1607[11]:
«[...] dicono alcuni antichi che a una peste antica comparve la santa a questo luogo dove è hoggi la chiesa, la quale allora era fuori le mura. Bivona anticamente era rinserrata intorno come già si vedono li muri antichi [...]»
I resti delle mura orientali erano ancora visibili fino alla prima metà del XIX secolo: sono citati, infatti, in documenti del 1714, del 1752 e del 1838[12].
Porte
[modifica | modifica wikitesto]Le porte, poste in corrispondenza delle vie di accesso nel paese, dovevano essere almeno quattro, anche se ne risultano documentate solo due (Porta dei Cavalieri e Porta dei Ferri)[6].
- Porta dei Cavalieri, nel tratto occidentale delle mura: si trova notizia di essa in alcuni documenti del XVI secolo ed esisteva ancora nel 1664. La porta si trovava in corrispondenza della via che da Bivona conduceva verso Burgio e Sciacca[6]. Il toponimo, di origine incerta, si riscontra anche nel nome di una porta della cinta muraria medievale di Agrigento[5].
- Porta dei Ferri, nel tratto orientale delle mura: documentata in un atto notarile del 1547[13] e in uno del 1555[14], da essa iniziava la via che conduceva a Santo Stefano, Cammarata e Palermo[15]. Il toponimo potrebbe indicare la presenza di ferraioli nel quartiere[16].
- Porta meridionale, di cui si sconosce il nome: si trovava in corrispondenza della via per Girgenti, nei pressi della vecchia chiesa madre chiaramontana[15].
- Porta settentrionale, di cui si sconosce il nome: al di fuori delle mura settentrionali si trovava il quartiere Rabatello[15].
A Bivona esistono, inoltre, due toponimi, Porta Palermo e Porta Vecchia, che, riscontrandosi per la prima volta nella toponomastica cittadina nella seconda metà dell'Ottocento, non dovrebbero riferirsi ad antiche porte esistenti lungo il circuito murario del paese[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Marrone, 75.
- ^ Definizione di Henri Bresc in Varvaro, 206.
- ^ Marrone, 74.
- ^ Marrone, 194.
- ^ a b c d e Marrone, 78.
- ^ a b c d Marrone, 79.
- ^ Sedita, 9.
- ^ Atto di notar Calogero Portuleva del 20 ottobre 1488.
- ^ Definizione di Giuseppe Biundi; cfr. Biundi, 111.
- ^ Un'altra garita (torretta di guardia) era attestata a Palermo, sul braccio del molo sporgente sul lato destro della Cala. Fu costruita nel 1597; cfr. Marrone, 78, nota 183.
- ^ Lettera del 13 luglio 1607 inviata da padre Barnaba La Vecchia, rettore del collegio dei gesuiti di Bivona, a padre Ottavio Caetani; quest'ultimo aveva spedito una lettera da Palermo al gesuita bivonese per sapere ulteriori notizie sul culto di santa Rosalia in Bivona.
- ^ Nel documento del 1714 si fa riferimento a un edificio vicino le case delle muri della città e di la Pitrusa; in quello del 1752 si parla dei resti delle mura siti tra la fontana dei Ferri e il monastero di Santa Chiara.
- ^ Atto notarile del 3 gennaio 1547, in cui si afferma:
«... li casalini collaterali cum ianua di li ferri [...]»
- ^ Atto notarile di notar Geronimo Tinchinella del 5 settembre 1555, in cui si afferma:
«... in quarterio Porta de li Ferri [...]»
- ^ a b c Marrone, 80.
- ^ A Palermo esisteva una Porta del Ferro, così denominata per la vicinanza del quartiere dei ferraioli.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Biundi, Vocabolario manuale completo Siciliano-Italiano: seguito da un'appendice e da un elenco di nomi proprj Siciliani, Palermo, Stamperi Carini, 1856.ISBN non esistente
- Antonino Marrone, Bivona città feudale voll. I-II, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1987.ISBN non esistente
- Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, Bivona, 1909.ISBN non esistente
- Alberto Varvaro, Lingua e storia in Sicilia, Palermo, Sellerio, 1981.ISBN non esistente