Nembo (cacciatorpediniere 1927)
Nembo | |
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Il Nembo nel Mar Grande di Taranto, poco prima dello scoppio della guerra | |
Descrizione generale | |
Tipo | cacciatorpediniere |
Classe | Turbine |
In servizio con | Regia Marina |
Identificazione | NB |
Costruttori | CNT, Riva Trigoso |
Impostazione | 21 gennaio 1925 |
Varo | 27 gennaio 1927 |
Entrata in servizio | 24 ottobre 1927 |
Destino finale | affondato da attacco aereo il 20 luglio 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | standard 1 210-1 220[1] t in carico normale 1 560 t pieno carico 1 670-1 715-1 780 t |
Lunghezza | tra le perpendicolari 91,3 m fuori tutto 93,2-93,6 m |
Larghezza | 9,21 m |
Pescaggio | 3,0-3,85-3,9 m |
Propulsione | 3 caldaie Thornycroft 2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi potenza 40 000 hp |
Velocità | 36 (in realtà 31-33) nodi |
Autonomia | 3 800 miglia a 20 nodi Altre fonti: 3 200 miglia a 14 nodi |
Equipaggio | 6 ufficiali, 139 sottufficiali e marinai (permanente effettivo) 12 ufficiali, 167 sottufficiali e marinai (di complemento) |
Armamento | |
Artiglieria |
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Siluri |
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Altro |
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Navypedia, Regia Marina Italiana, Navyworld, Trentoincina e | |
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Il Nembo è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1929 il Nembo costituiva, insieme ai gemelli Turbine, Euro e Aquilone, la II Squadriglia della 1ª Flottiglia della I Divisione Siluranti, inquadrata nella 1ª Squadra navale, con base a La Spezia.[2] Negli anni compresi tra il 1929 e il 1932 il cacciatorpediniere prese parte ad alcune crociere in Mediterraneo.[3]
Nel 1931 il Nembo, unitamente ai gemelli Zeffiro, Espero ed Euro e all'esploratore Ancona, nonché a due flottiglie di cacciatorpediniere (composte rispettivamente da un esploratore e sei cacciatorpediniere e da un esploratore e quattro cacciatorpediniere), formava la II Divisione della 1ª Squadra[2].
Nel 1932 il cacciatorpediniere fu tra le prime unità della Regia Marina a ricevere una centralina di tiro di tipo «Galileo-Bergamini», progettata dall'allora capitano di vascello Carlo Bergamini (di cui il Nembo era nave di bandiera, come caposquadriglia della I Squadriglia Cacciatorpediniere)[4]. Non si trattò dell'unica modifica che la nave subì nei primi anni di servizio: l'armamento contraereo venne infatti incrementato con l'imbarco di una mitragliera binata da 13,2/76 mm e le sistemazioni di bordo vennero migliorate[5]. Sotto il comando di Bergamini, dal 25 marzo al 15 settembre 1932, la I Squadriglia, composta da Nembo, Aquilone, Turbine ed Euro, venne sottoposta a un intenso periodo di addestramento con le nuove centrali di tiro, che portò a formare equipaggi altamente qualificati e alla decisione di dotare molte altre navi della Regia Marina delle centraline «Galileo-Bergamini»[4].
Nel 1934 il Nembo, insieme a Turbine, Aquilone ed Euro, costituiva la VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, assegnata, insieme alla IV (composta dalle altre quattro unità della classe Turbine), alla II Divisione navale (incrociatori pesanti Fiume e Gorizia)[2]. Nel corso dello stesso anno la nave fu temporaneamente dislocata in Mar Rosso insieme al capoclasse Turbine[3].
Nel 1936-1938 la nave partecipò alla guerra di Spagna, operando a contrasto del contrabbando di rifornimenti per le truppe spagnole repubblicane[3][5]. Nel novembre 1937 l'unità fu sottoposta a lavori nei cantieri di Napoli[6].
All'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale il Nembo apparteneva, insieme ai gemelli Turbine, Euro e Aquilone, alla I Squadriglia Cacciatorpediniere, avente base a Tobruk, dov'era stata dislocata nel marzo 1940[7]. Le unità della classe Turbine, in considerazione della loro anzianità e della loro velocità, ridottasi, a causa dell'intenso servizio negli anni trenta, da 33-36 a 31 nodi, vennero giudicate ormai inadeguate all'impiego con la squadra navale, e, considerate unità spendibili, furono pertanto dislocate in Libia[5]: la I Squadriglia dipendeva operativamente da Marina Tobruk[7].
Immediatamente dopo l'entrata in guerra il Nembo venne adibito a compiti di scorta convogli[5], ma ebbe il tempo di svolgere solo una missione[3]. Tra il 6 giugno e il 10 luglio le quattro unità della I Squadriglia, insieme al posamine ausiliario Barletta, effettuarono la posa in acque libiche (specialmente attorno a Tobruk) di 14 campi minati, per complessive 540 mine[8].
Nella notte tra il 14 e il 15 giugno 1940 il Nembo, al comando del capitano di corvetta Emanuele Marzio Ventura Messia De Prado (che sarebbe rimasto al comando dell'unità sino alla sua perdita)[9], prese parte al bombardamento navale, effettuato tra le 3:49 e le 4:05 insieme al Turbine e all'Aquilone, delle posizioni britanniche a Sollum[10][11]. Nel corso dell'attacco furono sparati complessivamente 220 proiettili da 120 mm[12].
Il 17 giugno il cacciatorpediniere venne infruttuosamente attaccato dal sommergibile HMS Parthian nelle acque di Tobruk[13].
Il 26 giugno l'unità partecipò a un secondo bombardamento navale di Sollum[12]. Tali attacchi erano intesi a indebolire le difese britanniche in tale zona prima dell'offensiva italiana che si sarebbe dovuta tenere di lì a poco[7].
Il 19 luglio 1940 il Nembo si trovava a Tobruk, ormeggiato alla boa C3, sul lato meridionale della baia, a proravia del gemello Ostro, che era ormeggiato alla boa C4[7]. A bordo del cacciatorpediniere, così come delle altre unità militari, vigevano i servizi di difesa e di sicurezza: le mitragliere da 40/39 e da 13,2 mm erano armate e pronte al fuoco, i locali presidiati e portelleria e porte stagne chiuse[7]. Si trattava delle procedure regolamentari per gli attacchi aerei all'ormeggio[7]. Il personale non necessario a tali servizi era stato trasferito sui piroscafi Sabbia e Liguria[7]. Due settimane prima, durante un'incursione da parte di aerosiluranti Fairey Swordfish effettuata il 5 luglio, erano stati affondati il cacciatorpediniere Zeffiro e il piroscafo Manzoni e danneggiati gravemente il cacciatorpediniere Euro e i piroscafi Liguria e Serenitas (il Nembo, che si trovava ormeggiato nella medesima posizione alla boa C3, non era invece stato attaccato)[7].
Alle 21:54 del 19 luglio la base libica fu messa in allarme in seguito all'arrivo di sei aerosiluranti Fairey Swordfish dell'824th Squadron della Fleet Air Arm, decollati da Sidi el Barrani: i velivoli erano stati inviati sulla base con lo specifico scopo di attaccare le navi ormeggiate in rada e giunsero sui cieli della base alle 22:30[7]. Dopo aver dovuto compiere diversi passaggi sulla rada per evitare il forte tiro contraereo delle difese di terra, per localizzare i bersagli e per prepararsi ad attaccare, gli aerosiluranti passarono all'attacco verso l'1:30 del 20 luglio, mentre anche le navi all'ormeggio aprivano il fuoco con le rispettive armi contraeree[7]. L'incrociatore corazzato San Giorgio aprì il fuoco verso sud con alzo molto ridotto, spostando celermente il tiro verso ovest, e a bordo del Nembo ciò fece comprendere che era in corso un attacco di aerosiluranti[7].
La prima nave a essere silurata, all'1:32, fu il piroscafo Sereno, che affondò lentamente di poppa[7]. All'1:34 fu colpito l'Ostro, che affondò in seguito alla deflagrazione di un deposito munizioni, lanciando schegge anche sul Nembo: mentre su quest'ultima unità si organizzavano i soccorsi da portare all'Ostro, anche il Nembo, all'1:37, fu raggiunto da un siluro, sganciato dallo Swordfish del tenente di vascello E. S. Ashley, a centro nave, sul lato dritto, tra i locali delle caldaie 2 e 3[7][14]. Il cacciatorpediniere sbandò fortemente sul lato opposto gettando in acqua numerosi uomini (il parapetto della mitragliera da 40/39 mm di sinistra fu sommerso quasi subito), toccò il fondale (profondo sette-otto metri), si abbatté sul fianco sinistro e affondò sui bassi fondali all'1:45[7][14][3]. Parte della fiancata di dritta e dei fumaioli rimasero emergenti dall'acqua[7][3].
Le ricerche dei dispersi, iniziate prima ancora della conclusione dell'attacco, continuarono sino al mattino successivo[7]. Dell'equipaggio del Nembo rimasero uccisi 25 uomini, mentre 4 restarono feriti[7]. A contenere le perdite contribuì il fatto che parte degli equipaggi dei cacciatorpediniere fossero stati alloggiati non a bordo delle rispettive unità, ma sul Sabbia e sul Liguria[7].
In seguito all'affondamento, due medaglie d’argento al valor militare furono conferite ad altrettanti membri dell'equipaggio della nave: una, a vivente, al comandante De Prado, prodigatosi per salvare l'equipaggio, cedendo anche il proprio salvagente, e una al secondo capo cannoniere Luigi Brignolo, che, gravemente ferito nell'attacco, riportò l'amputazione dell'arto inferiore destro.[9]
Le artiglierie del Nembo e dell'Ostro, rimosse dai relitti dei due cacciatorpediniere, vennero portate in postazioni di terra e utilizzate nella difesa di Bardia.
Comandanti
[modifica | modifica wikitesto]Capitano di corvetta Emanuele Marzio Ventura Messia De Prado (nato a Marina di Pisa il 1º giugno 1905) (10 giugno - 20 luglio 1940)
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]- Il varo del cacciatorpediniere, il 27 gennaio 1927
- Il Nembo fotografato negli anni trenta
- La nave dopo l'aggiunta della centrale di tiro
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ altre fonti indicano un dislocamento standard di 1 070 tonnellate, ma si tratta del dislocamento standard di progetto, aumentato a oltre 1 200 tonnellate con la costruzione.
- ^ a b c Pier Paolo Ramoino, La Regia Marina tra le due guerre mondiali (PDF), su marina.difesa.it, Rivista Marittima. URL consultato il 21 novembre 2023 (archiviato il 4 novembre 2023).
- ^ a b c d e f Trentoincina - Nembo e Bengasi - Una giornata di guerra del 1940.
- ^ a b Appendici
- ^ a b c d Ct classe Turbine. Archiviato il 18 giugno 2012 in Internet Archive.
- ^ Ricordi e memorie di guerra.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Franco Prosperini, 1940: l'estate degli Swordfish, in Storia Militare, n. 209, febbraio 2011, pp. 18-20.
- ^ Seekrieg 1940, Juni.
- ^ a b Betasom
- ^ English Channel sea battles, June 1940
- ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 12
- ^ a b Le prime operazioni Archiviato l'11 novembre 2009 in Internet Archive.
- ^ Meidterranean, June 1940
- ^ a b Le Operazioni Navali nel Mediterraneo Archiviato il 18 luglio 2003 in Internet Archive.
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