Phoenix (nave da ricerca e soccorso)
Phoenix | |
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Descrizione generale | |
Tipo | ex-peschereccio d'altura, classificato come yacht, impiegato come nave SAR |
Armatore | Tangiers Maritime Ltd.[1] |
Proprietà | Tangiers Maritime Ltd.[1] |
Registro navale | International Naval Surveys Bureau - INSB |
Porto di registrazione | Belize City[1] Majuro |
Identificazione | nominativo internazionale ITU: numero MMSI: 312024000 |
Utilizzatore principale | org. non governativa Migrant Offshore Aid Station |
Costruttori | Davie Shipbuilding |
Cantiere | Lévis, Québec, Canada |
Entrata in servizio | 1973[1] |
Nomi precedenti | GC Bassin (1973 - 01/08/2002) NSS Pattam (01/08/2002 - 01/11/2007) Phoenix I (01/11/2007 - 19/08/2014) |
Caratteristiche generali | |
Stazza lorda | 495 tsl |
Portata lorda | 396 tpl |
Lunghezza | 40 m |
Larghezza | 9 m |
Pescaggio | 4,1 m |
Ponte di volo | 9×11,4 m |
Propulsione | sistema Diesel del tipo detto "padre e figlio"[3] ("father-and-son") da 1213 kW 1 elica tripala in mantello 1 timone compensato articolato |
Velocità | 9,6 nodi (17,78 km/h) |
Equipaggio | 18 |
Armamento | |
Mezzi aerei | 2 droni Schiebel Camcopter S-100 |
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Phoenix è una nave da ricerca e soccorso (SAR) della organizzazione non governativa maltese MOAS[4]; è impiegata nel mar Mediterraneo, dalle cui acque ha salvato la vita a diverse migliaia di migranti operando dai porti italiani di Catania, Lampedusa, Messina, Pozzallo e da quello maltese della Valletta solitamente verso il braccio di mare attorno al campo di Bouri[5] (golfo di Gabès/Piccola Sirte), in cooperazione e sotto stretto coordinamento con la Guardia costiera italiana[6][7][8].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Costruita nel 1973 presso il cantiere navale Davie Shipbuilding di Lévis, nel Québec (Canada) come motopeschereccio d'altura, e battezzata col nome GC Bassin, ha successivamente prestato servizio nella flottiglia peschereccia della Gorden-Pew[9][10], nel 2002 è stata ribattezzata NSS Pattam, per poi assumere il nome di Phoenix I nel 2007[9] venendo impiegata come nave per ricerche e nave scuola.
Dopo un primo ammodernamento tra maggio e luglio 2014[11][12] presso un cantiere navale di Norfolk, Virginia (USA) la Phoenix I salpa per la traversata atlantica, facendo rotta verso l'Europa[13][14] dove, a Malta, verrà modificata con la costruzione del ponte di volo a poppa.
Di proprietà dal 2014[1] della Tangiers Maritime Ltd. con sede alla Valletta, sull'isola di Malta[15][16], operata dalla organizzazione non governativa Migrant Offshore Aid Station (MOAS), che ha sede principale[17] allo stesso numero civico[18] della compagnia di navigazione specializzata nel trasporto e supporto alturiero[19], di cui la Phoenix è l'unica nave della flotta[20][21], peraltro noleggiata a titolo sconosciuto alla stessa MOAS[22]), batte bandiera del Belize[1] (Stato che non ha mai firmato e ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979 sul soccorso marittimo[23], la cui bandiera è considerata "di convenienza" o "di comodo" ed inserita nella "lista nera" dai paesi firmatari del Memorandum di Parigi[24][25], quello di Tokio e tenuta sotto osservazione ["targeted flag"] dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti[26]).
È classificata dall'ente greco: International Naval Surveys Bureau[1] (INSB) sul cui registro navale è rubricata come nave da diporto (yacht).[27]
Contesto operativo
[modifica | modifica wikitesto]Audizione del comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, ammiraglio ispettore Vincenzo Melone innanzi alla 4ª Commissione (Difesa) del Senato nella seduta n. 228 del 4 maggio 2017[7][28][29][30]:
NB. trascrizione audio accorciata e parzialmente rielaborata rispetto all'enunciato, per il quale fa comunque fede l'originale[7][31]:
«[...] La Libia, così come la Tunisia, ha ratificato la Convenzione di Amburgo ma non ha mai dichiarato l'area Seearch and rescue (SAR)[...]. Rilevano poi l'area geografica di provenienza dei migranti (caratterizzata dall'assenza di una stabile «organizzazione SAR» libica in grado di intervenire in quella che dovrebbe essere la propria "area di responsabilità", nonché dalla mancata dichiarazione, da parte della Tunisia e di Malta, dell’area di propria competenza), la presenza di numerosi assetti concorrenti (rappresentati sia da dispositivi aeronavali «pubblici», che da risorse «private»), e l’obbligo di sbarcare i naufraghi in un place of safety (per la cui individuazione deve tenersi in debita considerazione anche lo status giuridico delle persone soccorse) [...], dove finisce quella italiana, dove finisce l'area SAR maltese e dovrebbe iniziare quella libica c'è solo un enorme buco nero. [...] Ecco allora che l'area SAR di competenza italiana si amplia dai 500.000 km² previsti dagli accordi a 1.100.000 km², praticamente la metà del Mediterraneo. [...] E chi ha la responsabilità di intervenire? Chiunque abbia notizia di una situazione di pericolo ha l'obbligo di prestare soccorso e di condurre le persone salvate nel porto più sicuro. Un obbligo che ha qualsiasi comandante di qualsiasi nave. [...] È ovvio che da sole le unità navali a nostra disposizione non ce la fanno e dunque dobbiamo chiamare a raccolta chiunque navighi in vicinanza di un evento SAR, mercantili e navi delle Ong [...].»
Contesto giuridico internazionale
[modifica | modifica wikitesto]Si prosegue il paragrafo precedente con l'esposizione e le precisazioni dell'amm. Melone circa il concetto di posto sicuro in cui sbarcare i naufraghi:
«[...] In particolare, ai sensi delle norme internazionali particolare rilievo assume la tematica del "luogo sicuro" ove sbarcare i migranti soccorsi, punto nodale, per le implicazioni trasversali con il diritto umanitario e le connesse procedure di protezione internazionale [..].
La regola 3.1.9 della Convenzione di Amburgo sul SAR, infatti, prevede che i sopravvissuti cui e stato prestato soccorso vengano sbarcati dalla nave che li ha raccolti e condotti in luogo sicuro, tenuto conto della situazione particolare e delle direttive elaborate dall’Organizzazione Marittima Internazionale. Risulta allora evidente che per "luogo sicuro" debba intendersi un posto in cui sia assicurata la «sicurezza» – intesa come protezione fisica – delle persone soccorse in mare.
Inoltre, laddove le persone soccorse in mare, oltre che "naufraghi", debbano qualificarsi anche come "migranti", l’accezione del termine "sicurezza" del luogo di sbarco si connota anche di altri requisiti. Come affermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2012 (riprendendo peraltro, il contenuto della risoluzione 1821 (2011) del Consiglio d'Europa), nel caso di salvataggio in mare di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in situazione irregolare, la nozione di "luogo sicuro" non può essere limitata alla sola protezione fisica delle persone, comprendendo necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali, che impone agli Stati pena la violazione della Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status di rifugiati del 1951 e della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali – di astenersi dal ricorrere a qualsiasi pratica che possa essere assimilata a un respingimento diretto o indiretto e di considerare "luogo sicuro" un luogo che possa rispondere alle necessita delle persone sbarcate e che non metta in alcun modo a rischio i loro diritti fondamentali. [...]»
Peculiarità caratteristiche della Phoenix
[modifica | modifica wikitesto]La nave, dopo i lavori di adattamento, dispone di:
- 1 clinica d'urgenza attrezzata con medicinali e gestita in passato da personale sanitario di Médecins sans frontières (MSF) con il quale era stato siglato un accordo di collaborazione nell'aprile 2015[32][33], poi conclusosi nel settembre dello stesso anno[34][35], il loro posto è stato preso da squadre di medici e infermieri della Croce Rossa Italiana a partire dal 6 giugno 2016[36][37][38]
- 1 ponte di volo di 9×11,4 m
- 1 isola per lo stoccaggio all'aperto di salvagenti tipo "atollo", "anulari" e a "giubbotto"
- 1 container (TEU) da 6,1 m usato come aviorimessa
- 2 aeromobili a pilotaggio remoto tipo Schiebel Camcopter S-100 per le ricerche SAR in condizioni di scarsa visibilità.
- 2 gommoni a scafo rigido (RHIB) ciascuno dotato di 2 motori fuoribordo Yamaha da 70 CV
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g Cfr. i dati sulla banca dati del sistema Equasis
- ^ Fotogramma tratto da YouTube che mostra il nome del porto di registrazione "Valletta" mentre la nave, come Phoenix I, si trovava ai lavori nel cantiere di Norfolk, Virginia, nel luglio 2014
- ^ Per una spiegazione sul sistema propulsivo detto "padre e figlio" ("father-and-son" in inglese), si veda sulla Rivista Marittima, 1954.
- ^ La ONG è presieduta dalla italoamericana di origine calabrese Regina Egle Liotta in Catrambone; direttore è il brig. gen. Martin Xuereb, già capo di stato maggiore delle Forze armate maltesi (Cfr. MOAS Embarks on First Mission to Assist Migrants in the Mediterranean) e Marco Cauchi coordinatore delle operazioni SAR a bordo della Phoenix ed ex comandante della flottiglia di pattugliatori della Squadra marittima maltese (Cfr. in Stefano Liberti Mare nostrum è ricominciata, ma nessuno lo sa, su Internazionale del 3 luglio 2015; e cfr. in Matthew Vella, Former AFM commander heads life-saving operation for migrants, per maltatoday del 3 luglio 2014).
- ^ Phoenix I - IMO 7234272 su www.shipspotting.com
- ^ Audizione del procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro sui Flussi migratori nel Mediterraneo. 227ª seduta presso la 4ª Commissione (Difesa), mercoledì 3 maggio 2017 ore 14:05-16:40
- ^ a b c Audizione del Comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto, amm. isp. (CP) Vincenzo Melone presso la 4ª Commissione (Difesa) del Senato: Contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo, giovedì 4 maggio 2017, ore 08:30, Seduta n. 228.
- ^ Audizione della responsabile del personale di MOAS, Christina Ramm-Ericson, presso la 4ª Commissione (Difesa) del Senato: Contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo, giovedì 4 maggio 2017, ore 13:05, Seduta n. 229.
- ^ a b Phoenix I - IMO 7234272, su shipspotting.com. URL consultato il 5 novembre 2014.
- ^ (FR) Aliette Geistdoerfer, Pêcheurs acadiens, pêcheurs madelinots: ethnologie d'une communauté de pêcheurs, Presses Université Laval, 1987, p. 319.
- ^ Immagine condizioni carena dal profilo Twitter del Moas
- ^ Immagine della nave in uscita del cantiere
- ^ MOAS in Virginia, USA
- ^ MOAS Team Crosses the Atlantic
- ^ Pagina ufficiale del Gruppo Tangiers
- ^ Pagina ufficiale della Tangiers Maritime
- ^ La MOAS ha anche filiale registrata in Italia come Onlus e dotata di codice fiscale. Cfr. in Regina Catrambone. Intervista per il Corriere della Sera – MOAS ITALIA
- ^ 54 Melita Street, VLT 1122, Valletta, Malta - Cfr. a piè pagina del sito ufficiale della ONG
- ^ Cfr. lo stesso identico numero civico sulla pagina principale del sito della Tangiers Maritime
- ^ Cfr. alla pagina "Vessel" della Tangiers Maritime Ltd.
- ^ L'altra nave utilizzata dalla MOAS, un rimorchiatore d'altura di nome Topaz Responder (IMO: 9544293), batte bandiera delle isole Marshall ed appartiene alla Team XXXVIII Ltd. con sede a Dubai;
- ^ Cfr. alla pagina "Services" della Tangiers Maritime Ltd.
- ^ treaties.un.org: Vol. 1405, 1-23489 - "International Convention on Maritime Search and Rescue, 1979"
- ^ Il Memorandum d'intesa di Parigi in materia di controllo dello Stato di approdo (in inglese: Port State Control, abbreviato come PSC), siglato il 26 gennaio 1982, ha dato vita ad una Organizzazione costituita inizialmente dalle amministrazioni marittime di 14 Paesi costieri europei, oltre al Canada, Islanda e Russia per un totale di 27 stati aderenti oggi; circa il controllo delle navi che giungono negli scali dei paesi firmatari, con particolare riguardo alla consultazione e conformità nei termini di legge e degli accordi internazionali tra Stati della documentazione anagrafica della nave, dei certificati, delle prescrizioni ed esenzioni.
- ^ PSC e Memorandum di Parigi - sul sito www.vts.guardiacostiera.gov.it, su vts.guardiacostiera.gov.it. URL consultato il 7 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2013).
- ^ Cfr. i dati sulla banca dati del sistema europeo Equasis, alla sezione: "Ship info", sottosezione: "Overview" (per la consultazione è necessaria la registrazione)
- ^ Cfr. i dati su MarineTraffic
- ^ Cfr. Migranti, Ong Moas "nego categoricamente contatti con trafficanti". su Tg La7 del 4 maggio 2017
- ^ Sul traffico di migranti (e dossier) irrompe la Guardia costiera: "Soccorrere è un obbligo", su il Foglio del 4 maggio 2017.
- ^ Cfr. in Alessandra Ziniti, Migranti e Ong, l'ammiraglio della Guardia costiera "assolve" tutti. Nuovo fronte a Trapani, su Repubblica.it del 4 maggio 2017
- ^ Resoconto sommario n.729 dell'audizione dell'ammiraglio ispettore Melone innanzi alla 4ª Commissione (Difesa) del Senato, seduta n. 228.
- ^ Cfr. sul sito ufficiale di Médecins sans frontières, MSF & MOAS to launch Mediterranean search, rescue and medical aid operation, 10 aprile 2015
- ^ Cfr. sul sito ufficiale del MOAS, MOAS e MSF danno il via alla missione di ricerca, soccorso e assistenza medica nel Mediterraneo Archiviato il 3 ottobre 2015 in Internet Archive.
- ^ Cfr. sul sito di Doctors Without Borders, MSF Medical Team Concludes Work With Migrant Offshore Aid Station in Mediterranean Archiviato il 1º agosto 2016 in Internet Archive., 23 settembre 2015
- ^ Attualmente (maggio 2017) MSF gestisce la nave Aquarius (IMO: 7600574) precedentemente appartenuta alla Guardia costiera tedesca, ora battente bandiera di Gibilterra; la Dignity I (IMO: 7302225), rimorchiatore d'altura battente bandiera panamense, la Bourbon Argos (IMO: 9390082), battente bandiera lussemburghese e Vos Prudence (IMO: 9664213),
- ^ Cfr. sul sito della CRI, Croce Rossa Italiana su una delle navi di MOAS per garantire assistenza sanitaria a bordo Archiviato il 6 febbraio 2017 in Internet Archive., 6 giugno 2016
- ^ Cfr. sul sito della CRI, Search and Rescue CRI-MOAS Archiviato il 21 gennaio 2017 in Internet Archive. novembre 2016
- ^ Cfr. sul sito della CRI CRI-MOAS: novemila persone migranti salvate in sei mesi Archiviato l'8 maggio 2017 in Internet Archive., 27 dicembre 2016
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Fonti normative internazionali
[modifica | modifica wikitesto]- International Convention on maritime search and rescue, 1979 (with annex). Concluded at Hamburg on 27 April 1979
- Convenzione per migliorare la sorte dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle forze armate di mare. Conchiusa a Ginevra il 12 agosto 1949. (con riguardo all'art. 12, co. 2)
- Convenzione sullo statuto dei rifugiati. Conchiusa a Ginevra il 28 luglio 1951. (con particolare riguardo agli artt. 32 e 33)
- Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali
Fonti normative italiane
[modifica | modifica wikitesto]- Regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, in materia di "Codice della navigazione" aggiornato. (CdN)
- Decreto del presidente della Repubblica 15 febbraio 1952, n. 328, in materia di "Regolamento per l'esecuzione del Codice della navigazione (Navigazione marittima)" aggiornato.
- Legge 3 aprile 1989, n. 147, in materia di "Adesione alla convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, con annesso, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979, e sua esecuzione." (SAR)
- Decreto del presidente della Repubblica 28 settembre 1994, n. 662, in materia di "Regolamento di attuazione della legge 3 aprile 1989, n. 147, concernente adesione alla convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979."
- Legge 23 maggio 1983, n. 313, in materia di "Adesione alla convenzione internazionale del 1974 per la salvaguardia della vita umana in mare, con allegato, aperta alla firma a Londra il 1 novembre 1974, e sua esecuzione." (SOLAS) [si omettono gli emendamenti successivi]
- Legge 12 febbraio 1994, n. 689, in materia di "Ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare fatta a Montego Bay il 10 dicembre 1982." (UNCLOS)
- Legge 12 aprile 1995, n. 129, in materia di "Ratifica ed esecuzione della convenzione 1989 sul salvataggio, atto finale della Conferenza internazionale sul salvataggio, con allegati, fatta a Londra il 28 aprile 1989." (SALVAGE)
Fonti giornalistiche
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Mark Micallef, MOAS rescue mission saves its first migrants sul Times of Malta del 30 agosto 2014.
- (EN) Giles Tremlett, The millionaire who rescues migrants at sea, su the Guardian dell'8 luglio 2015
- (EN) Duncan Robinson, EU border force flags concerns over charities’ interaction with migrant smugglers, sul Financial Times del 15 dicembre 2016.
- (IT) Redazionale, Il milionario che soccorre i migranti in mare, su ilPost.it dell'8 luglio 2015.
- (IT) Laura Pagetti, S.O.S., per Dattualità, 21 settembre 2015.
- (IT) Annalisa Camilli, Perché le ong che salvano vite nel Mediterraneo sono sotto attacco, su Internazionale del 22 aprile 2017.
- (IT) Francesca Roversi, Simone Costa, Ong-migranti, Zuccaro conferma e rilancia: italiane ok, ma c'è chi ha troppi soldi. su Tg LA7 del 3 maggio 2017
- (IT) Alessandra Ziniti, Migranti e Ong, l'ammiraglio della Guardia costiera "assolve" tutti. Nuovo fronte a Trapani su la Repubblica del 4 maggio 2017
- (IT) Redazionale, Ecco le ambiguità di alcune Ong sui migranti dalla Libia. L’audizione di Zuccaro in Senato su Analisi e Difesa del 4 maggio 2017
- (IT) Redazionale Migranti, Ong Moas "nego categoricamente contatti con trafficanti". su Tg La7 del 4 maggio 2017
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Voci generiche
[modifica | modifica wikitesto]- Barcone di migranti
- Christopher Catrambone
- Regina Catrambone
- Martin Xuereb
- Migrant Offshore Aid Station
- Crisi europea dei migranti
- Operazione Mare nostrum (Marina Militare)
- Operazione Mare Sicuro (MM, successiva alla prec.)
- Operazione Sophia (Eunavfor Med)
- Operazione Triton (Frontex)
- Rotte dei migranti africani nel Sahara
- Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo
- Scafista
Navi di ONG
[modifica | modifica wikitesto]- Iuventa (Jugend Rettet)
- Minden (LifeBoat)
- Aquarius (SOS Méditerranée/MSF)
- Bourbon Argos (MSF)
- Dignity I (MSF)
- Vos Prudence (MSF)
- Topaz Responder (MOAS)
- Golfo Azzurro (Proactiva Open Arms)
- Vos Hestia (Save the Children)
- Sea-Eye (Sea-Eye)
- Sea Watch (Sea-Watch)
- Sea Watch 2 (Sea-Watch)
- Sea Watch 3 (Sea-Watch)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Phoenix
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pagina biografica di Cristopher Catrambone
- Infografica interattiva sulle dotazioni di bordo della Phoenix
- Pagina ufficiale della Tangiers Maritime
- Tracciati nave e informazioni su Marine Traffic
- Tracciati nave e informazioni su VesselFinder
- Tracciati nave e informazioni su VesselTracker[collegamento interrotto]
- Umberto Leanza, Fabio Caffio, L'applicazione della convenzione di Amburgo del 1979 sul SAR
- Fulvio Vassallo Paleologo, Migranti respinti in Libia - Italia e Malta si avvitano nelle pratiche di disumanità