Polisolfuri
I polisolfuri sono i composti di formula generale R–[Sn]–R, contenenti una catena di atomi di zolfo, con n ≥ 2 e R ≠ H. Secondo alcuni autori i composti R–S2–R non vanno considerati come polisolfuri.[1] I polisolfuri di idrogeno (R = H) sono denominati polisolfani. Sono chiamati polisolfuri anche gli anioni Sx2-, che si possono considerare derivati dai polisolfani per deprotonazione, anche se la loro sintesi si effettua per altre vie. I composti contenenti catene di atomi di zolfo sono numerosi. La facilità con cui lo zolfo può formare catene di atomi è dovuta alla notevole forza del legame singolo S–S (265 kJ/mol), che è sorpassata solo dai legami singoli H–H (435 kJ/mol) e C–C (330 kJ/mol).[2]
Polisolfuri inorganici, anioni e complessi
[modifica | modifica wikitesto]Gli anioni polisolfuri Sx2- danno luogo a numerosi sali con i metalli alcalini e alcalino-terrosi. Questi sali sono di colore giallo a temperatura ambiente e diventano rossi per riscaldamento. Alcuni esempi sono Na2Sn (n = 2–6) e BaSn (n = 2–4).[4] Si ottengono per sintesi diretta dagli elementi facendo fondere quantità stechiometriche di metallo e zolfo.[2]
Gli anioni polisolfuro possono fungere da leganti nella chimica di coordinazione. Alcuni esempi di polisolfuri complessi dei metalli di transizione sono il pentasolfuro di titanocene, [Ni(S4)2]2−, e [Pt(S5)3]2−. Il legante polisolfuro si coordina in genere come chelato, con le due estremità che si legano allo stesso centro metallico formando un anello. C'è evidenza che in molti di questi composti l'anello sia flussionale in soluzione.[5][6] Anche gli elementi dei gruppi principali possono formare polisolfuri complessi.[7]
Polisolfuri organici
[modifica | modifica wikitesto]I polisolfuri organici hanno formula generale R–[Sn]–R, dove R è un sostituente organico che può essere alchilico o arilico. Si sono preparati polisolfuri organici dove la catena di atomi di zolfo arriva a 35 atomi, ma solo come miscele di composti con catene di zolfo di lunghezza diversa. Come sostanze pure si conoscono polisolfuri che arrivano a catene di 16 atomi.[8][9]
Applicazioni
[modifica | modifica wikitesto]I polisolfuri sono utilizzati o sono implicati in numerose applicazioni di notevole importanza economica.
Vulcanizzazione della gomma
[modifica | modifica wikitesto]Nel processo di vulcanizzazione i polisolfuri organici si formano trattando la gomma (sintetica o naturale) con zolfo elementare e altri additivi. I polisolfuri formati creano ponti che legano tra loro le catene dell'elastomero originale; queste reticolazioni conferiscono elasticità e rigidità al materiale. Questa è l'applicazione industriale più importante che concerne i polisolfuri; ogni anno i processi di vulcanizzazione consumano più di 100000 tonnellate di zolfo.[8][9]
Coloranti allo zolfo
[modifica | modifica wikitesto]I coloranti allo zolfo sono utilizzati per tingere fibre di cellulosa da più di 100 anni, e vengono prodotti annualmente in quantità superiore alle 100000 tonnellate. Si preparano industrialmente facendo reagire polisolfuro di sodio con una varietà di derivati dell'anilina o altri cromofori organici, a seconda del colore che si desidera ottenere.[10]
Il blu oltremare è un pigmento inorganico di colore blu, conosciuto sin dall'antichità, che ora viene prodotto artificialmente. Il colore blu è dato dalla formazione di radicali anioni S3- che contengono un elettrone spaiato.[2]
Polimeri polisolfurici
[modifica | modifica wikitesto]Questi polimeri sono costituiti da catene di atomi di zolfo alternate a frammenti organici. La lunghezza della catena di atomi di zolfo determina la "classe" del materiale. Si ottengono dalla polimerizzazione di composti alifatici dicloruri con polisolfuro di sodio:
- nCl–R–Cl + nNa2Sx → (–R–S–S–)-n + 2n NaCl
Uno dei dicloruri più usati nella polimerizzazione è il bis(2-cloroetossi)metano, ottenuto dalla reazione di 2-cloroetanolo e formaldeide:
- 2Cl––CH2–CH2–OH + CH2O → Cl–CH2–CH2–O––CH2–O–CH2–CH2–Cl + H2O
Il polisolfuro polimerico che si ottiene è un solido gommoso. Se si desidera un polimero liquido si opera la riduzione di parte dei gruppi polisolfuri trasformandoli in tioli terminali:
Questi materiali in forma liquida sono i tipi più comuni di polimeri polisolfuri, hanno una peso molecolare di circa 700-8000 u e sono commercializzati con il nome depositato Thiokol. I polimeri polisolfurici sono insolubili in acqua, olio, e molti altri solventi organici. Per la loro resistenza ai solventi e la loro resistenza alle basse temperature, questi polimeri sono utilizzati come sigillanti per riempire le fughe nelle pavimentazioni, in parabrezza per auto e strutture di aerei.[2][8][9]
Oli additivati
[modifica | modifica wikitesto]I polisolfuri organici contengono zolfo in forma facilmente rilasciabile, e sono utilizzati da anni come additivi in oli per ridurre l'attrito, aumentare la resistenza alla pressione, e conferire proprietà antiusura. Nei polisolfuri le catene di zolfo possono rompersi facilmente ad alta temperatura. Lo zolfo così liberato forma uno strato di solfuri metallici sulle superfici a contatto, abbassando il coefficiente d'attrito del metallo.[8][9]
Materiali da costruzione
[modifica | modifica wikitesto]I polisolfuri sono implicati anche nella formazione del cemento allo zolfo e del calcestruzzo allo zolfo. Il cemento allo zolfo è preparato fondendo a 140 °C zolfo elementare additivato con un 5–10% di una miscela di oligomeri del ciclopentadiene. Durante la fusione si forma una miscela complessa di polisolfuri legati al substrato organico, che conferisce al materiale notevole rigidità. Questo materiale è noto come cemento allo zolfo, e non manifesta la tipica fragilità dovuta ai processi di interconversione tra gli allotropi α- e β-S8. Il calcestruzzo allo zolfo si ottiene mescolando il cemento allo zolfo con materiali inerti. Questi materiali da costruzione allo zolfo si sono rivelati tecnologicamente validi per l'utilizzo in calcestruzzi, rivestimenti e asfalti, e sono più resistenti agli acidi e alle condizioni saline rispetto al cemento Portland e al calcestruzzo convenzionale.[8][9][11] Il loro utilizzo come materiali da costruzione rimane tuttavia limitato a nicchie di mercato.[12] Per la caratteristica di non richiedere acqua per la messa in opera sono stati proposti come possibili materiali da costruzione da usare sulla Luna e su Marte.[13][14]
Batterie allo zolfo-sodio
[modifica | modifica wikitesto]Durante il funzionamento delle batterie allo zolfo-sodio si formano composti Na2Sn a partire dagli elementi sodio e zolfo. Queste batterie possono immagazzinare cinque volte più energia (a parità di peso) rispetto alla classica batteria al piombo e sono costituite da materiali poco costosi. Hanno però lo svantaggio di operare a temperature di 300–350 °C, per cui sono adatte principalmente per applicazioni statiche.[4][15][16]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ McNaught e Wilkinson 1997
- ^ a b c d Lange 2002
- ^ Rosén e Tegman 1988
- ^ a b Greenwood e Earnshaw 1997
- ^ Draganjac e Rauchfuss 1985
- ^ Woollins 2006
- ^ Takeda et al. 2003
- ^ a b c d e Steudel 2002
- ^ a b c d e Steudel 2007
- ^ Nagl 2002
- ^ McBee et al. 1985
- ^ Lockhart e Crescenzi 2005
- ^ Grugel e Toutanji 2008
- ^ Wan et al. 2015
- ^ Sudworth e Tilley 1986
- ^ Wen et al. 2013
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) M. E. Draganjac e T. B. Rauchfuss, Transition Metal Polysulfides: Coordination Compounds with Purely Inorganic Chelate Ligands, in Angew. Chem. Int. Ed. Engl., vol. 24, n. 9, 1985, pp. 742-757, DOI:10.1002/anie.198507421.
- (EN) N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the elements, 2ª ed., Oxford, Butterworth-Heinemann, 1997, ISBN 0-7506-3365-4.
- (EN) R. N. Grugel e H. Toutanji, Sulfur “concrete” for lunar applications – Sublimation concerns, in Advances in Space Research, vol. 41, n. 1, 2008, pp. 103–112, DOI:10.1016/j.asr.2007.08.018.
- (EN) L. Lange e W. Triebel, Sulfides, Polysulfides, and Sulfanes, in Ullmann's Encyclopedia of Industrial Chemistry, Wiley-VCH, 2002, DOI:10.1002/14356007.a25_443.
- T. Lockhart e F. Crescenzi, Gestione di olio e gas ad alto contenuto di zolfo (PDF), in Enciclopedia degli idrocarburi, vol. 3, Treccani, 2005.
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- (EN) A. D. McNaught e A. Wilkinson (a cura di), IUPAC. Compendium of Chemical Terminology (the "Gold Book"), 2ª ed., Oxford, Blackwell Scientific Publications, 1997, DOI:10.1351/goldbook.S05995, ISBN 0-9678550-9-8.
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- (EN) R. Steudel, The Chemistry of Organic Polysulfanes R−Sn−R (n > 2), in Chem. Rev., vol. 102, n. 11, 2002, pp. 3905-3945, DOI:10.1021/cr010127m.
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- (EN) N. Takeda, N. Tokitoh e R. Okazaki, Polysulfido Complexes of Main Group and Transition Metals, in Topics in Current Chemistry, vol. 231, 2003, pp. 153–202, DOI:10.1007/b13184.
- (EN) L. Wan, R. Wendner e G. Cusatis, A Novel Material for In Situ Construction on Mars: Experiments and Numerical Simulations (PDF), in Segim Internal Report No. 15-12/487A, 2015.
- (EN) Z. Wen, Y. Hu, X. Wu, J. Han e Z. Gu, Main Challenges for High Performance NAS Battery: Materials and Interfaces, in Advanced Functional Materials, vol. 23, n. 8, 2013, pp. 1005-1018, DOI:10.1002/adfm.201200473.
- (EN) J. D. Woollins, Sulfur: Inorganic Chemistry, in Encyclopedia of Inorganic Chemistry, 2ª ed., John Wiley & Sons, 2006, DOI:10.1002/0470862106.ia231, ISBN 9780470862100.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) polysulfide, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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