Pozzo sacro di Sa Testa

Pozzo sacro di Sa Testa
Pozzo sacro di Sa Testa
Civiltànuragica
Utilizzofonte sacra
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Comune Olbia
Altitudine26 m s.l.m.
Amministrazione
EnteSoprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map

Il pozzo sacro di Sa Testa è un monumento archeologico sito nel comune di Olbia, in Sardegna. È situato in prossimità dal porto industriale lungo la strada che porta da Olbia al lido di Pittulongu.

Il complesso[modifica | modifica wikitesto]

Il pozzo sacro di Sa Testa è stato scoperto negli anni trenta lungo la strada costiera da Olbia a Golfo Aranci, da pastori in cerca d'acqua. Lo scavo fu effettuato da Francesco Soldati nel 1938. L'edificio è stato restaurato da Ercole Contu nel 1969[1].

Il monumento, costruito in blocchi lavorati di granito e scisto è situato in una sella in leggera pendenza tra basse colline, orientato in un asse NNO-SSE. Ha una lunghezza totale di 17,47 m[1]. Sa Testa comprende un cortile circolare, un ingresso trapezoidale, una scala e una thòlos, che racchiude la fonte.

L'accesso avviene sul lato nord mediante quattro scalini discendenti. Il cortile interno, ampio 8,30 × 7,41 m[1] era, probabilmente, destinato ai rituali. È delimitato da un basso temenos circolare, la cui altezza residua è di 30 cm. Lo spessore del muro di cinta del complesso è di 94 cm[1]. È provvisto di una canaletta di drenaggio.

Dal cortile si accede a una scalinata di 17 gradini, la cui larghezza si restringe progressivamente, che porta al livello della sorgente[1]. Il piccolo ambiente trapezoidale misura 2,65 m in lunghezza, 2,62 di larghezza e 1,87 m dietro il fronte; è anch'esso pavimentato e attraversato da una canaletta di scolo[1].

La fonte è coperta per 5,25  da una thòlos che si restringe verso l'alto e si conclude con un foro circolare che, originariamente, comunicava con una seconda thòlos, a livello del terreno, di cui residuano solo alcuni filari di blocchetti di granito. Elementi strutturali proteggono il bene dalla penetrazione di acqua di superficie[1].

La circostanza che la seconda thòlos non sia pervenuta intatta non permette di affermare o di negare che il pozzo sacro di Sa Testa, così come altri pozzi sacri dell'isola, sia astronomicamente associato alla minima e massima declinazione della luna nel corso del suo ciclo di 18,6 anni[2].

Ritrovamenti e cronologia[modifica | modifica wikitesto]

L'esatta cronologia del monumento non è rilevabile con precisione a causa del suo uso continuato sino in epoca romana. La datazione delle forme più antiche – tuttora incerta – sembra confermarne la contemporaneità con gli altri esempi di pozzi sacri rinvenuti nell'isola (Età del bronzo finale, 1200-900 a.C.)[2].

L'utilizzo della struttura in tale epoca sarebbe dimostrata da numerosi frammenti di tazza e da alcuni oggetti in bronzo. Tra questi ultimi si rileva un braccialetto a nastro, un piccolo anello, un ago a spirale e un piccolo pugnaletto "ad elsa gammata"[1].

Il periodo fenicio-punico (850-238 a.C.) è testimoniato da numerosi frammenti di coppe, di piatti a vernice nera con decorazioni e brocchette di argilla figulina. La scoperta, in tale strato, di una statuetta in legno di ginepro è importante per le sue caratteristiche stilistiche, essendo stata recentemente ritenuta uno xoanon raffigurante una kore greco-orientale databile tra la fine del VII e la metà del VI secolo a.C.[1]. Di particolare interesse sono tre thymiateria, sempre attribuibili a questo periodo.

Tra i reperti di epoca romana sono da menzionare accanto vasi minori, numerosi frammenti di una grande anfora e una tazza di produzione aretina.

I reperti rinvenuti durante lo scavo sono conservati nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Fulvia Lo Schiavo, Olbia Loc. Sa Testa, in: Emmanuel Anati (a cura di), I Sardi. La Sardegna dal paleolitico all'Età romana, Jaca Book Collection, Milano, 1999, pp. 303-304
  2. ^ a b Edoardo Proverbio, Pino Calledda, Sugli orientamenti e sulle visuali di pozzi sacri esistenti nella Sardegna centro-meridionale: primi rilievi, in: AA.VV., Rivista italiana di archeoastronomia. I 2003, Quasar, Roma, 2004, pp. 55-67.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pozzo sacro di Sa Testa (Olbia, Sassari), in: AA.VV., 13º Congresso internazionale delle scienze preistoriche e protostoriche, Forlì, A.B.A.C.O, 1996, pp. 98–100.
  • Enrico Acquaro, Sardegna. Una guida alla riscoperta del passato, dagli antichi nuraghi ai monumenti romani, Newton Compton, Roma, 1979, pp. 130–131.
  • Marco Agostino Amucano-Rubens D'Oriano-Antonio Sanciu, Da Olbia a Terra Nova: itinerari storici, archeologici, monumentali, Olbia, Coop. Iolao, 2004, pp. 37–40.
  • Ercole Contu, Restauro di un pozzo sacro in località Sa Testa, in: Bollettino arte, 2-3, 1968, p. 148.
  • Ercole Contu, L'architettura nuragica, in: Ichnussa: la Sardegna dalle origini all'età classica, Milano, Scheiwiller, 1981, p. 116.
  • Doro Levi, Cronaca dei ritrovamenti e dei restauri, in: Le Arti, I-2, 1938, pp. 214–215.
  • Fulvia Lo Schiavo, Olbia Loc. Sa Testa, in: Emmanuel Anati (a cura di), I Sardi. La Sardegna dal paleolitico all'Età romana, Jaca Book Collection, Milano, 1999, pp. 303–304.
  • Fulvia Lo Schiavo, Il pozzo sacro nuragico di Sa Testa, in: Olbia e il suo territorio. Storia e archeologia, Ozieri, Il torchietto, 1991, pp. 133–134.
  • Francesco Nicosia: La Sardegna nel mondo classico. In: Enrico Atzeni (a cura di): Ichnussa. La Sardegna dalle origini all'età classica, Scheiwiller, Milano, 1981, p. 116.
  • Dionigi Panedda: L'agro di Olbia nel periodo preistorico punico e romano, in: Collana di studi storici 2), Roma, L'Erma, 1954, pp. 65–68.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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