Salvo Andò

Salvo Andò

Ministro della difesa
Durata mandato28 giugno 1992 –
28 aprile 1993
Capo del governoGiuliano Amato
PredecessoreVirginio Rognoni
SuccessoreFabio Fabbri

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato20 giugno 1979 –
14 aprile 1994
LegislaturaVIII, IX, X, XI
Gruppo
parlamentare
PSI
CircoscrizioneSicilia
CollegioCatania
Incarichi parlamentari
  • VIII
    • vicepresidente della VIII commissione istruzione e belle arti (22 maggio 1980 - 15 luglio 1981)
    • vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sella loggia massonica P2 (9 dicembre 1981 - 11 luglio 1983)
    • segretario della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa 9 agosto 1979 - 11 luglio 1983
    • componente della giunta per il regolamento (20 novembre 1979 - 11 luglio 1983)
    • componente della I commissione affari costituzionali (5 aprile 1980 - 11 luglio 1983)
    • componente della VIII commissione istruzione e belle arti (11 luglio 1979 - 15 luglio 1981, 28 giugno 1981 - 18 gennaio 1982)
    • componente della commissione d'indagine, richiesta dal deputato Francesco Antonio De Cataldo, a norma dell'art. 58 del regolamento (13 gennaio 1983 - 23 febbraio 1983)
  • IX
    • vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 (12 agosto 1983 - 1º luglio 1987)
    • segretario della commissione parlamentare per le riforme istituzionali (30 novembre 1983 - 29 gennaio 1985)
    • componente della I commissione affari costituzionali (12 luglio 1983 - 1º luglio 1987)
    • componente della commissione parlamentare per le riforme istituzionali (24 novembre 1983 - 29 gennaio 1985)
  • X
    • segretario del comitato parlamentare di controllo per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di stato (8 maggio 1991 - 22 aprile 1992)
    • componente della II commissione giustizia (4 agosto 1987 - 27 novembre 1991)
    • componente della III commissione esteri (9 maggio 1991 - 22 aprile 1992)
    • componente della XI commissione lavoro (27 novembre 1991 - 22 aprile 1992)
    • componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari (13 luglio 1988 - 6 maggio 1991)
    • componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulla mancata individuazione dei responsabili delle stragi (13 luglio 1988 - 9 maggio 1991)
    • componente della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa (22 ottobre 1987 - 18 gennaio 1989)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Democratico (dal 2008)
In precedenza:
PSI (fino al 1994)
Liberalsocialisti (1998-2003)
SDI (2003-2007)
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
UniversitàUniversità di Catania
ProfessioneDocente universitario

Salvatore Andò, detto Salvo (Giarre, 13 febbraio 1945), è un politico e giurista italiano, deputato dal 1979 al 1994 ed ex ministro della difesa dal 1992 al 1993 nel Governo Amato I. Dal 2005 al 2011 è stato rettore dell'Università "Kore" di Enna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La prima repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Esponente di primo piano del Partito Socialista Italiano, è figlio del primo sindaco socialista di Giarre Biagio Andò. È stato consigliere comunale dal 1970 al 1991, prima a Giarre e poi a Catania. Eletto alla Camera per la prima volta nel 1979, è stato deputato per quattro legislature. È stato vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. È stato presidente del gruppo parlamentare del PSI dall'aprile al giugno 1992, già membro della direzione e della segreteria nazionale del partito.

Fu ministro della Difesa nel primo governo Amato dal giugno 1992 all'aprile 1993. Nel corso del suo mandato, a seguito dell'inasprimento della guerra alla mafia segnata dagli attentati in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fu deciso per la prima volta l'intervento massiccio dell'Esercito per svolgere funzioni di ordine pubblico con l'Operazione Vespri Siciliani.[1]

In merito alla strage di via D'Amelio, in cui rimasero uccisi Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, Andò ha dichiarato di aver incontrato il giudice Borsellino poche settimane prima della sua uccisione, informandolo di un rapporto investigativo che parlava di un potenziale pericolo per entrambi. A tal proposito l'ex Ministro ha dichiarato: «Ebbi l'impressione che Borsellino non sapesse nulla della circostanza e che nessuno gliene avesse fatto cenno».[2]

Nella seconda repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo lo scioglimento del Partito Socialista Italiano è rimasto nell'area socialista, promuovendo la nascita (1998) dei Liberalsocialisti, movimento poi confluito (2003) nei Socialisti Democratici Italiani, divenendo presidente della commissione per il programma dello SDI e componente della Direzione della Rosa nel Pugno.[3] Nel 2008 ha presieduto la commissione per l'elaborazione del programma del candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Anna Finocchiaro.[4]

Nel 2012 ha fondato il Movimento Territorio insieme al sindaco di Ragusa Nello Dipasquale. Con esso ha partecipato alle elezioni regionali siciliane del 2012, inserendo propri candidati all'interno de "Il Megafono - Lista Crocetta" ed eleggendo quattro deputati regionali che hanno poi dato vita al gruppo autonomo del Movimento Territorio all'interno dell'Assemblea Regionale Siciliana.[5]

Nel gennaio 2013 Nello Dipasquale decide di lasciare il gruppo parlamentare del Movimento Territorio, aderendo al gruppo della Lista Crocetta. Poiché il Dipasquale è depositario del nome e del simbolo del movimento, i militanti e i parlamentari vicini a Salvo Andò, insieme ad altri parlamentari facenti riferimento all'ex ministro Salvatore Cardinale, fondano un nuovo movimento e un nuovo gruppo parlamentare: i Democratici e Riformisti per la Sicilia.[6]

Nel 2013 Salvo Andò ha partecipato alle elezioni amministrative della città di Giarre in qualità di candidato sindaco alla guida di una coalizione civica denominata "Per un'altra Giarre"[7]. Al primo turno ottiene il 27.63% dei consensi; al ballottaggio non risulta eletto in luogo del candidato di centrodestra Roberto Bonaccorsi[8].

Nel 2014 viene eletto Presidente nazionale di Laboratorio Democratico succedendo a Gianni Pittella[9].

È stato fondatore ed è presidente della Fondazione "Nuovo Mezzogiorno".[10] È presidente dell'Osservatorio Internazionale Sui Diritti Umani Nei Paesi Del Mediterraneo.[11]

Procedimenti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Nel contesto del periodo di Mani pulite degli anni novanta, fu arrestato e poi messo agli arresti domiciliari, con l'accusa di voto di scambio con il clan mafioso «Santapaola». Successivamente è stato processato dal tribunale di Catania: il procedimento, durato 7 anni, è terminato il 6 giugno 2000 con l'assoluzione. Il pubblico ministero nella sua requisitoria aveva definito non provato il fatto del voto di scambio "utilizzando la forza di intimidazione". La sentenza ha poi demolito punto per punto analiticamente la originaria tesi accusatoria, fondata sulla base delle affermazioni fatte dai pentiti; in quella sede è emerso che Andò era stato vittima di una aggressione costruita a tavolino basata su dichiarazioni false concordate dai pentiti. L'avvocato Sandro Attanasio allora dichiarò che si era trattato di un vero e proprio trappolone politico, organizzato da un movimento politico da sempre ostile al leader socialista.[12]

Nella sentenza di assoluzione si può leggere inoltre che «il quadro accusatorio risulta infatti contrastato e smentito dalle dichiarazioni rese da numerosi ed autorevoli testi sentiti su richiesta della difesa dell'Andò (tra i quali gli onorevoli Fernanda Contri e Giuseppe Ayala), che hanno fornito un quadro preciso e puntuale dell'attività politica svolta da Salvo Andò ed hanno descritto un impegno costante dello stesso nel perseguire forme di lotta alla criminalità organizzata in evidente contrasto con la contestata tesi accusatoria, impegno testimoniato non soltanto dalla pubblicazione di numerosi scritti contro la struttura e la mentalità mafiosa, ma altresì dall'operazione dei cosiddetti Vespri siciliani, espressione concreta dell'intervento della struttura statale a salvaguardia della sicurezza e della legalità in Sicilia».[13]

Inoltre, è stato rinviato a giudizio per una vicenda di tangenti relative alla costruzione del Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Per questo procedimento il 5 dicembre 1995 Andò fu condannato insieme all'ex presidente della Regione siciliana Rino Nicolosi e all'ex leader andreottiano Nino Drago; il 30 settembre 1999 la sentenza fu annullata con rinvio dalla Corte di cassazione[14]. Nel corso del secondo appello è intervenuta la prescrizione, grazie anche alle attenuanti generiche. Nel 2004 la Cassazione conferma la prescrizione affermando tuttavia che i fatti oggetto del processo sono stati provati[15].

Docente universitario[modifica | modifica wikitesto]

Salvo Andò consegna la laurea honoris causa al patriarca di Gerusalemme Twal

Dal 1972 al 1974 è stato professore incaricato di Diritto degli Enti Locali, presso la SPISA, Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna; dal 1974 al 1975 è stato professore incaricato di Diritto pubblico americano presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1975 al 1977 è stato professore incaricato di Diritto costituzionale italiano e comparato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1977 al 1980 è stato professore incaricato di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1980 al 2002 è stato professore associato di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania; dal 1994 al 2007 è stato Visiting Professor presso la Facoltà di Legge dell'Università di Malta, ove ha tenuto il corso ufficiale di Comparative Constitutional Law.

Nominato professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Catania[16] nel 2005, è stato eletto rettore dell'Università Kore di Enna già nel 2004.[17] È stato anche docente presso la facoltà di scienze politiche della Libera Università degli Studi Per l'Innovazione e le Organizzazioni di Roma.[18] È titolare dalla cattedra di diritto pubblico comparato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Kore di Enna. È General Editor del Mediterranean Journal of Human Rights, edito dall'Università di Malta. È inoltre condirettore della Collana delle Pubblicazioni giuridiche dell'Università di Malta, edita dalla Cedam.[18]

Nel luglio del 2010 Andò, nel suo ruolo di rettore, entra in disaccordo con il consiglio di amministrazione dell'Università Kore di Enna a causa di una firma in un accordo prevedeva che la Kore diventasse punto di riferimento di una rete di scuole universitarie a Siracusa e Ragusa, potenziando così il quarto polo universitario siciliano. L'accordo prevedeva anche la statalizzazione della Kore da concretizzarsi nel lungo periodo. Il consiglio di amministrazione della Kore di Enna ne smentisce la firma in quanto non appartiene al rettore il potere legale di firma ma al presidente della Fondazione Kore[19][20]. Il 17 dicembre 2011 l'Università Kore di Enna ha votato a maggioranza contro la proroga di mandato di Andò a rettore, nominando sei giorni dopo Giovanni Antonino Puglisi al suo posto.[21]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Prospettive costituzionali del caso Watergate. Napoli, 1974
  • Conflitti collettivi ed ordinamento costituzionale. Università di Catania, 1974
  • Crisi politica e riforma delle istituzioni. Dal caso italiano alla Comunità Europea. Tirrenia-Stampatori, Torino, 1981
  • Partito dei giudici e giudici di partito. Maggioli Editore, 1989
  • La droga illecita. Sugarco, 1991
  • Regionalismo e federalismo, due modelli a confronto. Il Ponte, 1993
  • Il declino della neutralità nell'attuale fase del costituzionalismo europeo. Il caso di Malta. Cedam, 2002
  • Human Rights what Future. Università di Malta, 2005
  • con Ciro Sbailò. Oltre la tolleranza. Torino, 2005. ISBN 88-87509-68-9
  • con Ciro Sbailò. Detràs de la Tolerancia. Cordoba, 2006
  • La resa della Repubblica. Koinè Nuove Edizioni, 2006. ISBN 88-87509-68-9
  • con AA.VV. Il Dizionario Riformista - agenda per un riformismo solidale e moderno. Nuova editrice MondOperaio, Roma, 2006
  • con Ciro Sbailò, Anna Lucia Valvo, Elio Rossitto e Lucia Corso. "Il mondo nuovo di Barak Hussein Obama", Città Aperta, Troina 2009
  • Democrazia,educazione e populismo. Kore University Press, 2012
  • Orazio Longo. Salvo Andò. Dall'inchiesta sulla P2 al crollo del PSI. Edizioni Efesto, 2020. ISBN 9788833811925

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Operazione "Vespri Siciliani" - Sito Web dell'Esercito Italiano Archiviato il 5 gennaio 2010 in Internet Archive.
  2. ^ Stragi '92: ex ministro Ando' interrogato da pm nisseni - Antimafia
  3. ^ Angelo Severino, I Liberalsocialisti in congresso a Enna, su ennaonline.com, Enna Online, 23 novembre 2003. URL consultato il 9 gennaio.
  4. ^ La scelta è stata contestata dal giornalista Marco Travaglio: Marco Travaglio, Andò e tornò, su espresso.repubblica.it, l'Espresso, 29 febbraio 2008. URL consultato il 19 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2010).
  5. ^ Carlo Passarello, Da Salvo Andò a Dipasquale Ecco il "Movimento Territorio", su livesicilia.it, Live Sicilia, 14 novembre 2012. URL consultato il 9 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2012).
  6. ^ Live Sicilia, Democratici riformisti siciliani Nasce il movimento politico, su livesicilia.it, Live Sicilia, 27 marzo 2013. URL consultato il 20 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  7. ^ Salvo Andò per Giarre, su salvoandopergiarre.it, 2013. URL consultato il 3 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2013).
  8. ^ SCRUTINIO TURNO DI BALLOTTAGGIO ELEZIONE DEL SINDACO
  9. ^ Sud Press, Salvo Andò Presidente di Lab Dem, su sudpress.it.
  10. ^ Fondazione Nuovo Mezzogiorno, Sito ufficiale Fondazione Nuovo Mezzogiorno, su nuovomezzogiorno.it, Fondazione Nuovo Mezzogiorno, 2012. URL consultato il 9 gennaio 2013.
  11. ^ CONVEGNO INTERNAZIONALE “IMMIGRATI: DALL'ACCOGLIENZA ALLA TUTELA” LE FORME DI TUTELA DEGLI IMMIGRATI NEL DIRITTO INTERNO ED INTERNAZIONALE, su consiglionazionaleforense.it, Consiglio Nazionale Forense, 21 settembre 2012. URL consultato il 14 gennaio (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  12. ^ Radio Radicale, audio delle dichiarazioni dell'avvocato Sandro Attanasio
  13. ^ Tribunale della Repubblica di Catania Sentenza di assoluzione 6 giugno 2000
  14. ^ Fonte: Centro Impastato Copia archiviata, su centroimpastato.it. URL consultato il 20 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). e Copia archiviata, su centroimpastato.it. URL consultato il 20 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  15. ^ Marco Travaglio, Andò e tornò, L'Espresso 29 febbraio 2008, su espresso.repubblica.it. URL consultato il 5 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2008).
  16. ^ Home page, su fscpo.unict.it. URL consultato il 26 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2009).
  17. ^ Unikore - Organi centrali
  18. ^ a b Pagina del docente, dal sito dell'Università Kore.
  19. ^ CdA Kore disponibile per università a rete centrata su Enna | Vivienna.it
  20. ^ Kore Enna. Netto dissenso del CdA della Fondazione sul IV Polo. Sconfessata firma Rettore | Vivienna.it
  21. ^ Pagina del rettore Archiviato il 9 dicembre 2012 in Internet Archive., dal sito dell'Università Kore.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro della difesa della Repubblica Italiana Successore
Virginio Rognoni 28 giugno 1992 - 28 aprile 1993 Fabio Fabbri
Predecessore Rettore dell'Università Kore di Enna Successore
fondazione università 2005 - 2011 Giovanni Antonino Puglisi
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